IL PENSIERO DEL GIORNO

16 Gennaio 2018

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Marco 2,23-28: Ancora un rimbrotto, ancora una polemica: per i farisei, che interpretavano lo sfamarsi con delle spighe come una mietitura proibita dalla Legge, Gesù è un trasgressore dei comandi del Signore, e come tale va punito. Invece per Gesù, nel rispondere ricorda quanto fece il re David in tempo di necessità e di fame, la Legge non deve essere un cappio, ma come dono di Dio deve condurre l’uomo ad una profonda e sincera libertà del cuore e della mente.


Jacques Hervieux: Ecco l’episodio in questione. I discepoli di Gesù, lungo la strada attraverso i campi, raccolgono delle spighe (v. 23). Il lettore non avveduto non vede come questo semplice episodio possa creare problemi: gli amici di Gesù,
che sono per strada, saziano la loro fame mentre camminano. Ma i farisei, esperti delle prescrizioni della legge
giudaica, sono colpiti da questo comportamento: essi lo denunciano immediatamente a Gesù (v. 24). La rigorosa legge del sabato è violata: secondo la legge di Mosè il sabato è un giorno di riposo assoluto consacrato a Dio (Es 20,8-11). Dall’esilio di Babilonia (VI secolo a.C.), il popolo di Dio ha fatto del sabato una delle pietre di paragone della propria fedeltà alla volontà di Dio che risale alle origini (Gn 2,1-4a). E col tempo, la tradizione israelitica ha ratificato il divieto di una grande quantità di azioni ritenute incompatibili col rispetto del riposo sacro del sabato. All’epoca di Gesù, i farisei vigilano con una cura scrupolosa su ciò che, ai loro occhi, non è compatibile per conservare al sabato la sua santità. In questo giorno santo sono vietate trentanove attività: tra di esse, si trovano tutte quelle relative alla mietitura. E così che il semplice fatto di spigolare è proibito: esso viene assimilato al lavoro dei mietitori.
Gesù, come i rabbini dell’epoca, è chiamato a condannare la raccolta delle spighe da parte dei suoi discepoli.
Invece, il riferimento è d’obbligo, egli rimanda gli esperti della legge a celebri deroghe nelle Scritture (vv. 25-26): portando come esempio una violazione specifica della legge da parte di Davide in persona (cfr. 1Sam 21,1-7), Gesù intende legittimare l’alto dei suoi discepoli, e in primo luogo il suo. Davide è una delle più rilevanti figure del messia che verrà. Ai pignoli seguaci della legge di Mosè Gesù fa sapere che, con lui, i tempi nuovi sono giunti: ecco il messia che - al di là della legge - instaura un’epoca nuova.
Questo messaggio - per chi non lo avesse ancora compreso - Gesù lo rende esplicito al culmine del racconto.
Con un di quei detti che resteranno nei secoli, egli dichiara: «Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (v. 27). È un completo rovesciamento di prospettiva per chi lo ascolta. Il riposo sabbatico era diventato un’istituzione gravosa; Gesù rammenta il suo scopo primario: conservare l’uomo libero per il servizio di Dio e degli uomini. E, in conclusione, il maestro giustifica questa presa di posizione: «Pertanto il Figlio dell’uomo è padrone anche del sabato» (v. 28). Questa rivendicazione è fondamentale! Senza mezzi termini, Gesù afferma di avere autorità su un’istituzione la cui origine si riteneva risalire a Dio stesso (Gn 2,1-4a). Decisamente, questo misterioso «Figlio dell’ uomo» (come in 2,10) si arroga poteri eccessivi che solo Dio detiene. Chi può mai essere questo rabbì che - senza timori reverenziali - rivendica privilegi che non appartengono che alla divinità? La domanda sulla natura della sua personalità è rilanciata con forza: chi è dunque quest’uomo?


Sabato - Karl Pauritsch: Antiche tradizioni testuali fanno ritenere che in Israele già in tempi antichissimi dopo sei giorni lavorativi si osservasse il settimo, il sabato, come giorno di riposo (jahwistico è Es 34,21; cf. nel codice dell’alleanza Es 23,12ss). Da dove provenga non è ancora chiaro. Manca ogni parallelismo coevo. La Bibbia lo fa risalire a Mosè e lo giustifica teologicamente o nel senso della settimana della creazione (Es 20,8ss: il settimo giorno, compiuta la creazione, Dio riposò), o richiamandosi alla permanenza in Egitto (Dt 5,12). In origine il sabato presenta soltanto un aspetto sociale, non teologico. Uomo (schiavo) e animale devono riposare. Dovevano essere lasciati reciprocamente liberi.
In questo giorno anche il più umile doveva essere garantito nei confronti del suo prossimo. Soltanto un po’ alla
volta il sabato si trasformò in festività caratterizzata dal sacrificio. Con l’esilio si compì definitivamente un cambiamento di significato e divenne il “giorno santificato a Dio”. Secondo Ezechiele e il documento sacerdotale, il sabato, come la circoncisione, divenne segno della professione di fede e dell’alleanza con Dio, segno caratteristico dell’appartenenza a JHWH. Soprattutto nel tempo tardo giudaico si introdussero molte prescrizioni (cammino di un sabato, divieto di accendere il fuoco e altro) per evitare una “profanazione” del sabato (Es 31,5). Gesù si contrappose a un’interpretazione gretta del sabato: il comandamento dell’amore ha la precedenza (Mc 2,27; 3,4; Lc 13,15s ecc.). Per la chiesa primitiva la domenica divenne ben presto riconosciuta come giorno del Signore (1Cor 16,2).


Catechismo della Chiesa Cattolica

Il terzo comandamento

«Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro» (Es 20,8-10). 
«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato » (Mc 2,27-28).

Il giorno di sabato

2168 Il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato: «Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore» (Es 31,15).

2169 La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione: «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro » (Es 20,11).

2170 La Scrittura rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto: «Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato» (Dt 5,15).

2171 Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell’Alleanza perenne. Il sabato è per il Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche in favore di Israele.

2172 L’agire di Dio è modello dell’agire umano. Se Dio nel settimo giorno « si è riposato » (Es 31,17), anche l’uomo deve « far riposo » e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, « possano goder quiete ». Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. È un giorno di protesta contro le schiavitù del lavoro e il culto del denaro. 

2173 Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno. Egli con autorità ne dà l’interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27). Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male, salvare una vita anziché toglierla. Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell’onore di Dio. «Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,28).


Le mediazioni e il mediatore - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): È l’uomo che, aprendosi a Dio, dà valore e misura alla legge del sabato, dice Gesù, perché questa legge fu fatta per l’uomo e non viceversa. L’uomo deve, effettivamente, osservare il sabato - cioè la legge in generale, quando è giusta - ma non essere reso schiavo da tale obbligo. E se, come nel caso evangelico di oggi, la legge va contro l’uomo, ha deviato dalla finalità datale dal legislatore e non obbliga alla sua osservanza.
Questo era ciò che non capivano né ammettevano i rigidi farisei. È fariseismo cercare di conseguire la salvezza assolutizzando alcuni mezzi, tempi e luoghi, come il sabato e il tempio, e sacralizzando alcune mediazioni, come quella della legge, per assicurarsi il favore divino. Così la religione, invece di essere liberatrice, diventa obbligo schiavizzante per l’uomo, modello evidente del «giogo insopportabile» denunciato da Gesù.
Il Salvatore, invece, relativizza questi mezzi e mediazioni in funzione dell’uomo. L’unica cosa sacra, dopo Dio, è l’uomo stesso, che Cristo ha liberato dall’alienazione della legge per la legge,
«La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17).
Il cristiano sa che il suo unico Signore, la sua unica legge e il suo unico mediatore è Cristo. La nostra salvezza non dipende da mediazioni esterne, ma dall’offerta amorosa di Dio in Cristo e da una risposta personale incondizionata a questa iniziativa di Dio, al dono del suo amore che precede sempre. Cristo fu il sì totale a Dio, e il suo discepolo deve seguire il suo esempio con ubbidienza della fede.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Gesù rammenta il suo scopo primario: conservare l’uomo libero per il servizio di Dio e degli uomini.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa:  Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...