IL PENSIERO DEL GIORNO

13 Gennaio 2018

FERIA DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)



Oggi Gesù ci dice: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Marco 2,13-17: La chiamata del pubblicano Matteo e la successiva festa in casa del gabelliere suscita l’ira e l’indignazione dei farisei. Gesù per rispondere agli scribi dei farisei “ricorre all’ironia dicendo che sono i «peccatori» che hanno bisogno del medico. I «puri» - coloro che si considerano giusti, chiamando virtù persino i loro peccati - non ricorreranno mai al medico del quale, secondo loro, non hanno bisogno. Davvero, non vi è cosa più impura che il puritanesimo. Per questo, Gesù era assolutamente puro, ma punto puritano” (José Maria Gonzáles-Ruiz).
 

I Quattro Vangeli Commentati (Elledici): Dato che Levi è un pubblicano (esattore delle imposte) questo racconto di vocazione fa parte di una nuova tappa del ministero di Gesù, e Marco lo colloca nella sezione dedicata a una serie di controversie.
versetto 13. Di nuovo. Come per la vocazione dei primi discepoli (1,16-20), la scena della chiamata di Levi si svolge in riva lago. I due racconti si presentano simili anche per altri aspetti: Gesù passa; Levi è al lavoro; Gesù chiama; Levi lo segue
versetto 14. Levi. Da Marco e Luca (5,27, che però non fa la precisazione «figlio di Alfeo»), quest’uomo è chiamato Levi. Nessuno dei due evangelisti lo mette in rapporto con i dodici apostoli. Il vangelo secondo Matteo, riportando questa scena è l’unico a dare al pubblicano chiamato da Gesù il nome di Matteo, uno dei Dodici.
Banco delle imposte. Cafarnao si trovava al confine di dei territori dai quali il re Erode Antipa e suo fratello Filippo sotto il controllo delle forze romane di occupazione, percepivano le tasse di dogana. Le persone, alle quali era affidata la raccolta, come paga, trattenevano per sé una parte di quanto riscuotevano. Questo lavoro comportava necessariamente contatti con i pagani (e quindi un’impurità legale per gli Ebrei che lo svolgevano), e spesso dava anche occasione numerosi abusi.
Seguimi. Come nei miracoli, precedentemente compiuti l’autorità di Gesù si manifesta nella risposta immediata, senza condizioni, di Levi (vedi 1,17).

  
Catechismo della Chiesa Cattolica

La misericordia e il peccato

1846 Il Vangelo è la rivelazione, in Gesù Cristo, della misericordia di Dio verso i peccatori. L’angelo lo annunzia a Giuseppe: “Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21 ). La stessa cosa si può dire dell’Eucaristia, sacramento della Redenzione: “Questo è il mio sangue dell’Alleanza, versato per molti in remissione dei peccati” (Mt 26,28).

1847 “Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi”. L’accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe. “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa” (1Gv 1,8-9).

1848 Come afferma san Paolo: “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”. La grazia però, per compiere la sua opera, deve svelare il peccato per convertire il nostro cuore e accordarci “la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Rm 5,20-21 ). Come un medico che esamina la piaga prima di medicarla, Dio, con la sua Parola e il suo Spirito, getta una viva luce sul peccato:
«La conversione richiede la convinzione del peccato, contiene in sé il giudizio interiore della coscienza, e questo, essendo una verifica dell’azione dell’azione dello Spirito di verità nell’intimo dell’uomo, diventa nello stesso tempo il nuovo inizio dell’elargizione della grazia e dell’amore: “Ricevete lo Spirito Santo”. Così in questo “convincere quanto al peccato” scopriamo una duplice elargizione: il dono della verità della coscienza e il dono della certezza della redenzione. Lo Spirito di verità è il Consolatore».

Gesù venuto a chiamare i peccatori

545  Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”(Mc 2,17). Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l’infinita misericordia del Padre suo per loro e l’immensa “gioia” che si fa “in cielo per un peccatore convertito” (Lc 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita “in remissione dei peccati” (Mt 26,28).


588 Gesù ha scandalizzato i farisei mangiando con i pubblicani e i peccatori con la stessa familiarità con cui pranzava con loro. Contro quelli tra i farisei “che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9), Gesù ha affermato: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5,32). Si è spinto oltre, proclamando davanti ai farisei che, essendo il peccato universale, coloro che presumono di non aver bisogno di salvezza, sono ciechi sul proprio conto.

589 Gesù ha suscitato scandalo soprattutto per aver identificato il proprio comportamento misericordioso verso i peccatori con l’atteggiamento di Dio stesso a loro riguardo. È arrivato a lasciar intendere che, sedendo a mensa con i peccatori, li ammetteva al banchetto messianico. Ma è soprattutto perdonando i peccati, che Gesù ha messo le autorità religiose di Israele di fronte a un dilemma. Costoro non erano nel giusto quando costernati, dicevano: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo” (Mc 2,7). Perdonando i peccati, Gesù o bestemmia perché è un uomo che si fa uguale a Dio, oppure dice il vero e la sua Persona rende presente e rivela il Nome di Dio.

1443 Durante la sua vita pubblica, Gesù non ha soltanto perdonato i peccati; ha pure manifestato l’effetto di questo perdono: egli ha reintegrato i peccatori perdonati nella comunità del Popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati o persino esclusi. Un segno chiaro di ciò è il fatto che Gesù ammette i peccatori alla sua tavola; più ancora, egli stesso siede alla loro mensa, gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dioe, nello stesso tempo, il ritorno in seno al Popolo di Dio.


Peccato e peccatori - Matteo capì di essere un peccatore e si fece agguantare dalla grazia, ma oggi, in un mondo dove tutto, o quasi tutto, è lecito, quanti hanno la consapevolezza di essere peccatori? Rino Cammilleri, «uno degli scrittori più apprezzati per le sue doti di ironico e irriverente polemista», nel suo libro Nuovi consigli del diavolo custode a proposito dell’Anticristo e dell’apostasia propone, facendo parlare un immaginario diavolo custode, avanza un’accattivante ipotesi.
«Paolo nella sua seconda lettera ai Tessalonicesi parla del futuro, dell’“apostasia” che dovrà venire e dell’“uo­mo dell’iniquità, il figlio della perdizione, colui che si oppone e si innalza su tutto ciò che è chiamato Dio o che è oggetto di culto”. Tutti hanno sempre pensato che si riferisse all’Anticristo, e quest’ultimo è stato sempre im­maginato come un essere titanico. E se invece si trattasse non di uno ma di molti? E se questi fossero non titani ma figure scialbe e perfino ridicole nel loro attivismo petulante? Se non fossero che dei fastidiosi insetti, cocciuti come mosche e insistenti come zanzare che, dài e dài, riescono a sfinirti, a farti chiudere in casa, a cedere loro per amore di una tranquillità che, dài e dài, si riduce sempre più? Se ci foste già in mezzo, all’“apostasia”?». E più avanti, argutamente, fa balenare l’idea che questo processo di secolarizzazione, nel tempo in cui viviamo, «ha ormai superato la fase esclusivamente religiosa e scava ben più a fondo ... l’autorità, l’esercito, la morale, la famiglia ... Perfino la differenza tra maschi e femmine» (pp.151-155).
Questa ultima affermazione è solo cronaca scontata. Il cancro che ha scavato «ben più a fondo» è sotto i nostri occhi: aborto, divorzio, eutanasia, droga, unioni gay e lesbiche, pornografia e pedofilia che impazzano su televisione, cinema, cellulari e internet, prostituzione dilagante ... cancro che ha corrotto la famiglia, la scuola, i giovani ... Cronaca che da sempre come gas nervino aggredisce e paralizza l’uomo, e che forse oggi è più asfissiante a causa della perdita del senso del peccato così come ebbe a dire Pio XII: «Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato» (Discorsi Radio Messaggi, VIII - 1946 ).
Quella della perdita del senso del peccato, è una denuncia rinnovata da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Non tanto tempo fa lo ha fatto anche Benedetto XVI con queste parole: «Sebbene le manifestazioni del peccato abbondino, avidità e corruzione, rapporti rovinati dal tradimento e sfruttamento di persone, il riconoscimento della peccaminosità individuale viene meno. Oltre a questo affievolirsi del riconoscimento del peccato, con il corrispondente indebolirsi del bisogno di ricercare il perdono, si verifica, in definitiva, un affievolirsi del nostro rapporto con Dio ... Non sorprende che questo fenomeno sia particolarmente pronunciato in società caratterizzate da una ideologia secolarista postilluminista. Laddove Dio viene escluso dalla sfera pubblica, il senso di offesa a Dio - l’autentico senso del peccato - svanisce e proprio quando il valore assoluto delle norme morali viene relativizzato, le categorie di bene o di male svaniscono insieme alla responsabilità individuale. Tuttavia, la necessità umana di riconoscere ed affrontare il peccato non viene mai meno, indipendentemente da quanto un individuo possa, come il fratello maggiore, razionalizzare il contrario. Come ci dice san Giovanni “se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi” (1Gv 1,8). Ciò è parte integrante della verità sulla persona umana. Quando la necessità di cercare il perdono e la disponibilità a perdonare vengono dimenticate, al loro posto sorge una inquietante cultura del biasimo e della litigiosità». La citazione è lunga, ma valeva la pena farla, almeno per riflettere un po’.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi.  
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...