IL PENSIERO DEL GIORNO

12 Gennaio 2018

FERIA DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)



Oggi Gesù ci dice: “Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Marco 2,1-12: “2,1-3,6: Il clima di idillio in cui sembra essersi svolta la prima attività di Gesù in Galilea incomincia ad attenuarsi con il comparire di altri personaggi (scribi, farisei ed erodiani), la cui opposizione alla sua opera rinnovatrice appare subito dettata da spirito di orgoglio e di risentimento per il timore di perdere le proprie, comode posizioni. Il gruppo va sotto il nome, complessivo di «controversie galilaiche per distinguerle da altri casi di conflitto, avvenuti nella zona di Gerusalemme (11,27-12,37).
“Comprende cinque quadri, al cui centro sta sempre un insegnamento impartito da Gesù in risposta alle critiche dei suoi avversari, le quali a loro volta prendono l’avvio da un gesto o da qualche detto dello stesso Gesù o dei suoi discepoli. Il testo è importante non solo perché ci mostra la superiorità dottrinale e apologetica del Maestro, ma anche perché nella contrapposizione delle idee viene sempre più manifestandosi e precisandosi il mistero della sua persona e della sua missione.
“1-12: Il primo caso di conflitto si inquadra in un nuovo tipo di guarigione, quella di un paralitico, ed è originato dalle parole con cui Gesù risponde alla fede di costui e dei suoi accompagnatori: Figliuolo, ti sono rimessi i tuoi peccati (v. 5). E sicuramente il più interessante dei cinque, perché dalla controversia che ne scaturisce, si evince con tutta evidenza che Gesù, presentato qui come Figlio dell’uomo, ha un potere che non appartiene ad alcun uomo, ma solo a Dio: rimettere i peccati” (C. Ghidelli).


Giuseppe Ghiberti (Peccato, in Schede Bibliche Pastorali, Vol. VI - EDB): La natura del peccato secondo i sinottici è rappresentata ancora sovente con le categorie antico testamentarie. Tipica categoria ripresa da quell’ambiente è quella del peccato inteso come «debito», secondo Mt 6,12: «e rimetti a noi i nostri debiti», dove Lc 11,4 ha: «rimetti a noi i nostri peccati». Il termine «debito» indica quanto noi dobbiamo a Dio e suggerisce quanto più grande sia la colpa del peccato (Cf. la specificazione del parallelo di Luca!), quando provenga da debitori quali siamo noi. Il concetto del debito torna spesso nell’insegnamento di Gesù, per esempio nella parabola del servitore spietato (Mt 18,23-35), del grande e piccolo debitore (Lc 7,41ss), ecc. Pur essendo apparentato con l’antica economia dell’alleanza, si tratta di un concetto chiarificatore, perché aiuta a superare l’idea d’un peccato ristretto solo all’ambito degli ordinamenti pur complicati della legge. E intanto esso serve a esprimere una giustificazione della necessità del perdono reciproco.
Dall’aspetto di «bene sottratto ingiustamente», inerente al concetto di peccato, si passa a quello di ostilità a Dio: non solo egli ha tutti i diritti verso di noi, ma ci ha fatto il dono della sua parola, dei suoi comandi, e noi gli rifiutiamo adesione e ubbidienza. Siamo pertanto iniqui e ci allontaniamo da lui.
Un recupero dei suoi beni, particolarmente della sua amicizia, sarà possibile solo con la conversione. I passi che documentano queste idee sono numerosi. In Mt 7,21-23 leggiamo che nel giudizio finale Cristo allontanerà da sé per sempre quanti non hanno fatto la volontà del Padre suo, siano essi carismatici straordinari. In 23,28 il primo evangelista testimonia che Cristo ha messo sotto denuncia l’ipocrisia dei farisei, giusti solo in apparenza. Dalla parabola del figlio prodigo emerge soprattutto la descrizione della situazione miserevole in cui si trova chi ha abbandonato Dio (Cf. Lc 15,11-25).
Noteremo che, in base a quanto s’è detto precedentemente, tutto il bene a cui il peccato si oppone è considerato in categorie di Regno. E siccome il Regno viene attraverso Gesù, già si intravede che commettere il peccato è prendere posizione contro l’opera di Gesù. Non farà stupire che, per contropartita, il peccato porti schiavitù nei riguardi di Satana. Il caso più evidente è rappresentato da Giuda che secondo Lc 22,3 ha tradito Gesù perché Satana entrò in lui; ma la legge generale è espressa da Gesù nella parabola del seminatore: chiunque ascolta la parola di Dio senza comprenderla (comprensione pratica) si vede derubato dal maligno del seme seminato nel suo cuore (Mt 13,19).
Le conseguenze del peccato, secondo i sinottici, possono essere accennate brevemente.
Avendo sottolineato che tra gli aspetti del peccato, il più doloroso è la delusione data all’amore di Dio e l’abbandono e allontanamento da lui, si comprende ora come gli effetti vengano nuovamente segnalati come infelicità nell’uomo causata dall’assenza di Dio. E ciò non solo nelle tipiche «parabole della misericordia» (e in particolare nel figlio prodigo), ma anche nell’«andate lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato al diavolo» (Mt 25,41), dove l’accento è posto, più che sul fuoco terrificante, sull’impossibilità di rimanere con Dio e sul cambio della sua compagnia con quella del demonio. Restano certo valide molte cose della riflessione veterotestamentaria, ma le novità non sono meno rilevanti. Così effetto del peccato sarà la necessità del perdono; ma Gesù avverte che la grande remissione sarà lui a effettuarla (Cf. sopra Mt 26,28).
L’origine del peccato non è fatta oggetto di particolare attenzione nei sinottici, che si preoccupano solo di sottolinearne la natura intima all’uomo. Il peccato ha le sue radici nel cuore dell’uomo e non in tanti aspetti secondari, esterni e formalistici, suggeriti dalla mentalità legalistica farisaica (Cf. Mt 15,10-20 e Mc 7,14-23). Quando però si sia insistito sull’interiorità e volontarietà dell’atto peccaminoso, non si è ancora chiarito se questa interiorità sia universalmente toccata da una presenza o predisposizione al male.


Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio

Il peccato

391. Che cosa comporta per noi l’accoglienza della misericordia di Dio?: Essa comporta che riconosciamo le nostre colpe, pentendoci dei nostri peccati. Dio stesso con la sua Parola e il suo Spirito svela i nostri peccati, ci dona la verità della coscienza e la speranza del perdono.

392. Che cos’è il peccato?: Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant’Agostino). È un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.

393. Esiste una varietà dei peccati?: La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente Dio, il prossimo o noi stessi. È possibile inoltre distinguerli in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.

394. Come si distingue il peccato, quanto alla gravità?: Si distingue in peccato mortale e veniale.

395. Quando si commette il peccato mortale?: Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell’inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.

396. Quando si commette il peccato veniale?: Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, oppure anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale consenso. Esso non rompe l’alleanza con Dio, ma indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene purificatorie temporali.

397. Come prolifera in noi il peccato?: Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.

398. Che cosa sono i vizi?: I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia.

399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?: Esiste questa responsabilità, quando vi cooperiamo colpevolmente.

400. Che cosa sono le strutture di peccato?: Sono situazioni sociali o istituzioni contrarie alla legge divina, espressione ed effetto di peccati personali.


Benedetto XVI (Angelus, 19 Febbraio 2006): In queste domeniche la liturgia presenta nel Vangelo il racconto di varie guarigioni operate da Cristo. Domenica scorsa, il lebbroso; oggi è la volta di un paralitico, che quattro persone portano a Gesù su un lettuccio. Vista la loro fede, Egli dice al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2, 5). Così facendo mostra di voler guarire prima di tutto lo spirito. Il paralitico è immagine di ogni essere umano a cui il peccato impedisce di muoversi liberamente, di camminare nella via del bene, di dare il meglio di sé. In effetti, il male, annidandosi nell’animo, lega l’uomo con i lacci della menzogna, dell’ira, dell’invidia e degli altri peccati, e a poco a poco lo paralizza. Per questo Gesù, suscitando lo scandalo degli scribi presenti, dice prima: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, e solo dopo, per dimostrare l’autorità conferitagli da Dio di rimettere i peccati, aggiunge: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2, 11) e lo guarisce completamente. Il messaggio è chiaro: l’uomo, paralizzato dal peccato, ha bisogno della misericordia di Dio, che Cristo è venuto a donargli, perché, guarito nel cuore, tutta la sua esistenza possa rifiorire.
Anche oggi l’umanità porta i segni del peccato, che le impedisce di progredire speditamente in quei valori di fraternità, di giustizia, di pace che pure si è proposta in solenni dichiarazioni. Perché? Che cosa blocca il suo cammino? Che cosa paralizza questo sviluppo integrale? Sappiamo bene che, sul piano storico, le cause sono molteplici e il problema è complesso. Ma la Parola di Dio ci invita ad avere uno sguardo di fede e a confidare, come quelle persone che portarono il paralitico, che solo Gesù può guarire veramente. La scelta di fondo dei miei Predecessori, specialmente dell’amato Giovanni Paolo II, è stata di condurre gli uomini del nostro tempo a Cristo Redentore perché, per intercessione di Maria Immacolata, li potesse risanare. Anch’io ho voluto proseguire su questa strada. In modo particolare, con la prima Enciclica Deus caritas est, ho inteso additare ai credenti e al mondo intero Dio come fonte di autentico amore. Solo l’amore di Dio può rinnovare il cuore dell’uomo, e solo se guarisce nel cuore l’umanità paralizzata può rialzarsi e camminare. L’amore di Dio è la vera forza che rinnova il mondo.
Invochiamo insieme l’intercessione della Vergine Maria, affinché ogni uomo si apra all’amore misericordioso di Dio, e così la famiglia umana possa essere sanata in profondità dai mali che l’affliggono.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  L’amore di Dio è la vera forza che rinnova il mondo.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...