IL PENSIERO DEL GIORNO

6 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Sento compassione di questa folla: non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada» (Mt 15,32).  


Vangelo secondo Matteo 15,29-37: Questa seconda moltiplicazione dei pani è  simile, anche nei dettagli, “alla prima da portarci alla conclusione che si tratti di una variante del medesimo episodio... Le divergenze sono poche: la presenza della folla per la durata di tre giorni, l’iniziativa presa da Gesù, il numero dei pani, il numero dei cesti avanzati, il numero delle persone. I punti in comune sono numerosi: il motivo di Gesù è espressamente indicato nella compassione, la folla si trova in un luogo disabitato, la gente si adagia sulla terra, viene usata la formula eucaristica, la scena è vicina al lago e il miracolo è seguito da un viaggio in barca” (www.corsobiblico.it). Senza voler forzare il testo come non vedere nello spezzare il pane un preludio all’istituzione dell’Eucarestia? Gesù è il pane disceso dal cielo per saziare tutti gli uomini e donare loro con questo cibo divino la vita eterna.


Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande? - Pastores gregis 73: Di fronte a scenari umanamente tanto complessi per l’annuncio del Vangelo, torna quasi spontaneamente alla memoria il racconto della moltiplicazione dei pani narrata nei Vangeli. I discepoli espongono a Gesù le loro perplessità riguardo alla folla, che affamata della sua parola lo ha seguito sin nel deserto, e gli propongono: «Dimitte turbas [...] Congeda la folla [...]» (Lc 9,12). Hanno, forse, timore e non sanno davvero come sfamare un numero così grande di persone. Un analogo atteggiamento potrebbe insorgere nell’animo nostro, quasi sconfortato dall’enormità dei problemi, che interpellano le Chiese e noi Vescovi personalmente. Occorre, in questo caso, fare ricorso a quella nuova fantasia della carità che deve dispiegarsi non solo e non tanto nell’efficienza dei soccorsi prestati, ma più ancora nella capacità di farsi vicini a chi è nel bisogno, permettendo ai poveri di sentire ogni comunità cristiana come la propria casa. Gesù, però, ha una maniera sua propria di risolvere i problemi. Quasi provocando gli Apostoli, dice loro: « Dategli voi stessi da mangiare » (Lc 9,13). Conosciamo bene la conclusione del racconto: «Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste» (Lc 9,17). Quell’abbondanza residua è presente ancora oggi nella vita della Chiesa!


Wolfagang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Il cerimoniale è lo stesso della prima volta. Gesù prende il pane e, recitata la preghiera di ringraziamento, lo spezza e lo dà ai discepoli perché lo distribuiscano alla folla. Anche questa volta si raccolgono i pezzi avanzati e si stabilisce il numero di quelli che hanno mangiato. La prima volta cinquemila uomini, la seconda quattromila, senza contare le donne e i bambini. In Israele si contano gli omini, come capofamiglia. li numero elevato non solo vuol dare l’idea della grandezza del miracolo, ma sottolineare che qui si è radunato ed è stato nutrito il popolo. Naturalmente non tutto il popolo di Israele, ma una gran numero, così da poter essere considerato una significativa rappresentanza.
Come «popolo» Israele era stato condotto attraverso il deserto verso la terra promessa. La scena risveglia nei cuori questo ricordo; nello stesso tempo si presenta un’immagine per il futuro: Dio si prenderà cura del suo popolo, se questi gli sarà nuovamente fedele e sottomesso. In lui non c’è penuria, ma ogni abbondanza: egli ci risana e sazia la nostra fame; è un Dio amico degli uomini; Gesù ha guarito le malattie fisiche e saziato la fame corporale.
L’amore di Dio non va interpretato solo in senso spirituale!
Dio vede l’uomo anche nelle sue necessità materiali e se ne rende partecipe con una passione più profonda di quella che abbiamo noi, gli uni per gli altri. Egli vuole che tutti gli uomini siano sazi e sani. Nel regno di Dio non esistono solo i valori spirituali e gli atteggiamenti interiori; i suoi discepoli non devono dimenticare le molteplici necessità e miserie degli uomini che hanno fame e freddo e vivono nell’indigenza. Tutto l’uomo è chiamato alla salvezza e deve giungere al banchetto celeste.
Nella prima moltiplicazione dei pani Gesù scende dalla barca, nutre la folla e sale sul monte a pregare. Ora discende dal monte, congeda la folla, dopo il miracolo, e sale in barca per passare all’altra riva. Non è ancora giunto il tempo di restare: Gesù è ancora solo di passaggio in mezzo ai suoi. Ci sono certamente momenti privilegiati, in cui il semplice stare assieme rappresenta un anticipo del possesso eterno; come «i tre giorni» che la folla ha trascorso al seguito di Gesù. Ma ora il viaggio deve proseguire; il Messia è chiamato a pellegrinare, affinché tutti ricevano la buona novella. «Andiamocene altrove, per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38). Gesù è pellegrino tra i pellegrini.



Il pane dei poveri - Basilio Caballero (Il Pane per ogni giorno): Seguendo l’esempio di Cristo, che solidarizzò con la folla esausta, la comunità ecclesiale, cioè tutti noi che siamo invitati a partecipare alla mensa del Signore, ha un impegno con i poveri e gli affamati di questo mondo. Celebrare la cena del Signore significa dividere il suo e il nostro pane. Perciò, se vogliamo che le nostre eucaristie siano autentiche e degne, non possiamo sottrarci alla realizzazione dell’utopia messianica che annunciava il profeta Isaia e che è prefigurata nella mol­tiplicazione dei pani.
Così contribuiremo a rendere effettiva la partecipazione di tutti ai beni della terra, la cui destinazione è comune e non tollera monopoli. La crisi economica è, nella sua origine, una crisi d’amore e di solidarietà; così il pane smette di essere mezzo di comunione tra gli uomini, come simbolo per eccellenza del sostentamento umano. Il pane è la mensa condivisa nei momenti allegri e tristi; da qui la sua grandezza di segno. Il pane condiviso in solidarietà, specialmente con i più poveri, è inoltre un gesto sacro, espressione di religione autentica, secondo san Giacomo apostolo.
Non è in nostro potere moltiplicare i pani, ma lo è dividere il nostro con gli altri, moltiplicare il pane del­l’amore e dell’affetto. La fame e la povertà sono multiformi. Solidarizzare con chi ha bisogno del pane quotidiano significa impegnarsi a ottenere per tutti ciò che racchiude l’espressione «fame di pane», cioè: lavoro e cibo, casa e famiglia, cultura e libertà, dignità personale e diritti umani. Senza dimenticare nemmeno i nuovi poveri della società attuale: anziani soli, malati terminali, bambini senza famiglia, madri abbandonate, delinquenti, drogati, alcolisti...
Queste sono al giorno d’oggi le opere di misericordia verso il povero, nel quale Gesù si identifica, secondo la parabola del giudizio finale.

Già asciutto il solco delle nostre lacrime,
ti benediciamo, Signore Dio, padre dei poveri,
perché tu solo salvi la vita dell’indigente,
tu che, in Cristo, sei il pane dell’affamato.

Il tuo popolo pellegrino nel deserto
ha pane in abbondanza. Manca solo
che sappiamo dividerlo in amore e solidarietà.

Beato chi apre le sue mani
nel gesto di dividere! Perché questo fu lo stile
misericordioso di Cristo con i bisognosi.

Concedici, Padre, di imitarlo fedelmente
perché quando arriverà Gesù Cristo, tuo Figlio,
ci trovi degni di sederci alla sua mensa. Amen.


Catechismo della Chiesa Cattolica

I segni del regno di Dio

547 Gesù accompagna le sue parole con numerosi «miracoli, prodigi e segni» (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato.

548 I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni.

549 Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, dell’ingiustizia, della malattia e della morte, Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Gesù è il pane disceso dal cielo per saziare tutti gli uomini e donare loro con questo cibo divino la vita eterna.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, prepara con la tua potenza il nostro cuore a incontrare il Cristo che viene, perché ci trovi degni di partecipare al banchetto della vita e ci serva egli stesso nel suo avvento glorioso. Per il nostro Signore Gesù Cristo...