IL PENSIERO DEL GIORNO

31 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Il Signore è fedele al suo patto» (Salmo Responsoriale).  


Vangelo secondo Luca 2,22-40: I primi due capitoli di Matteo e di Luca sono conosciuti come i Vangeli dell’infanzia. La gioia di Giuseppe e di Maria viene turbata dalle parole oscure di Simeone, il quale non fa che indicare agli ignari sposi la via della croce: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione” (v. 34). Gesù apre questa via, la percorre fino alla fine e la propone a noi, suoi discepoli. Maria, per prima, la seguirà in piena fedeltà e disponibilità.


Santa Famiglia - Nella lingua ebraica, la famiglia è chiamata ordinariamente «casa del padre». Essa, per l’Israelita, è tutto. È il luogo dove si vivono le gioie del quotidiano e dove, insieme, perché uniti dai legami della più stretta solidarietà, si affrontano le difficoltà e le prove che la vita largamente dona ad ogni uomo. La famiglia è anche un’entità politica ed allo stesso tempo una associazione religiosa dove si celebrano le feste del Signore. Il padre ne era in un certo senso il sacerdote (Cf. Gb 1,5). Nato «e vissuto in una famiglia umana, Gesù ne rispetta la struttura e le leggi che le tradizioni del suo popolo avevano formato. Più volte egli deve intervenire in un quadro familiare. Lo vediamo insieme a sua madre e ai discepoli partecipare al momento in cui nasce una nuova famiglia, alle nozze di Cana [Gv 2,1-2]. Interviene nella famiglia degli amici, per ristabilire la serenità e la pace compromessa dalla malattia e dalla morte. Così guarisce la suocera di Pietro [Mc 1,29-31] e resuscita l’amico Lazzaro, restituendolo all’affetto delle sorelle Marta e Maria [Gv 11]. Anche altre famiglie vengono a conoscere l’intervento salvifico di Gesù: la figlia di Giairo [Mc 5,35-42] e il figlio della vedova di Naim [Lc 7,11-17] vengono riconsegnati alla vita e all’affetto dei loro. Ancora, la sua azione non conosce limiti di appartenenza etnico-religiosa: la donna siro-fenicia, per la sua fede, ottiene la guarigione della figlia [Mt 15,22]» (Bruno Liverani).
La festa della “Santa Famiglia” vuole sottolineare un dato fondante della famiglia: essa è associata alla missione apostolica della Chiesa, missione che è «radicata nel battesimo e riceve dalla grazia sacramentale del matrimonio una nuova forza per trasmettere la fede, per santificare e trasformare l’attuale società nella quale è inserita» (Familiaris consortio n. 52).
È soprattutto il Nuovo Testamento a mostrarci la famiglia come «comunità credente ed evangelizzante» (Familiaris consortio n. 51), al servizio del Vangelo e dell’uomo.
Spesso l’accoglimento del Vangelo da parte del capofamiglia comportava l’entrata di tutto il nucleo familiare nella salvezza (Cf. At 10,2; 16,1ss). A Tiro, Paolo, in viaggio verso Gerusalemme, viene accompagnato dai discepoli «con le mogli e i figli sin fuori della città» (At 21,5-6). Stefana riceve dall’apostolo Paolo il battesimo con tutti i suoi (Cf. 1Cor 1,16). Anche Lidia, una credente in Dio, «commerciante di porpora, della città di Tiàtira» (At 16,14-15), viene battezzata da Paolo insieme alla sua famiglia.
Una volta accolta la fede da parte della famiglia, è in essa che si sviluppa e matura. Ed è proprio per questo motivo che i pericoli che minacciano la fede dei singoli, minacciano anche la pace e l’unità della famiglia, che rischia di essere trascinata e coinvolta nell’errore, così come, unita era arrivata alla fede: «Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare» (Tt 1,10-11). La famiglia che accoglie il Vangelo a sua volta diventa missionaria; così la famiglia di Stefana che diventa un vero centro di irradiamento del vangelo nell’Acaia, un punto di riferimento per i “fratelli” che vogliono impegnarsi in tale opera missionaria: «Fratelli: conoscete la famiglia di Stefana, che è primizia dell’Acaia; hanno dedicato se stessi a servizio dei fedeli; siate anche voi deferenti verso di loro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro» (1Cor16,15-16). Aquila e Priscilla, dopo aver ascoltato Paolo, lo accolgono nella loro casa e gli espongono con «maggiore accuratezza la via di Dio» (At 18,26).
Quindi, la missione è stata sempre un dato costitutivo della famiglia. Un dato sempre accolto e sollecitato dal magistero della Chiesa: «La famiglia come la Chiesa deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell’intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita» (Evangelii nuntiandi n. 71).
È urgente, quindi, che la famiglia scopra la sua dimensione missionaria e per fare questo è necessario superare «la concezione che una famiglia è “buona”, quando tutto va bene al suo interno, ma è chiusa verso l’esterno. Si può trattare di un “egoismo comunitario” invece che semplicemente individuale. L’amore non può essere consumato tutto solo fra i componenti della famiglia. La famiglia non è un mondo a sé stante, ma cellula del mondo e della Chiesa» (Costanzo Donegana).


Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione...: Mons. Vincenzo Paglia (Omelia, 29 dicembre 2007): L’evangelista. nei primi due capitoli del suo Vangelo ci fa incontrare quattro figure di anziani: all’inizio Zaccaria ed Elisabetta, ed ora Simeone ed Anna. È singolare che tutti e quattro questi anziani svolgano un ruolo importante nell’accogliere Gesù nei primi momenti della sua vita terrena. Accade esattamente il contrario di quel che la nostra società riconosce agli anziani, buoni solo ad essere accantonati e, se va bene, compatiti. Comunque non degni di particolare attenzione e rispetto, anche perché sono considerati del tutto inutili. Per il Vangelo sono tra i primi ad incontrare il Signore, a volergli bene quando ancora era indifeso e a comunicare la notizia della sua nascita agli altri. L’anziano Simeone l’accoglie tra le sue braccia; e l’accoglie a nome di tutti gli anziani. Sì, il Signore Gesù diviene il consolatore degli anziani mentre sono al termine della vita siano confortati. E Simeone, consolato da questa presenza, ci ha lasciato uno degli inni di lode a Dio più belli. Anche da vecchi si può incontrare il Signore e ricevere da questo incontro una consolazione profonda e uno sguardo di sapienza che si può comunicare a chi è più giovane. È singolare infatti che Simeone, illuminato dallo Spirito, si rivolge alla giovane madre e le illumina sia il futuro del figlio che il suo futuro. C’è bisogno di recuperare l’incontro con gli anziani: mentre si porta consolazione ai loro giorni ultimi, si riceve anche una sapienza che nasce dalla lunga esperienza di vita.


Familiaris consortio

La situazione della famiglia nel mondo di oggi

6. La situazione, in cui versa la famiglia, presenta aspetti positivi ed aspetti negativi: segno, gli uni, della salvezza di Cristo operante nel mondo; segno, gli altri, del rifiuto che l’uomo oppone all’amore di Dio.
Da una parte, infatti, vi è una coscienza più viva della libertà personale, e una maggiore attenzione alla qualità delle relazioni interpersonali nel matrimonio, alla promozione della dignità della donna, alla procreazione responsabile, alla educazione dei figli; vi è inoltre la coscienza della necessità che si sviluppino relazioni tra le famiglie per un reciproco aiuto spirituale e materiale, la riscoperta della missione ecclesiale propria della famiglia e della sua responsabilità per la costruzione di una società più giusta. Dall’altra parte, tuttavia non mancano segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: una errata concezione teorica e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga dell’aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l’instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva.
Alla radice di questi fenomeni negativi sta spesso una corruzione dell’idea e dell’esperienza della libertà, concepita non come la capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma come autonoma forza di affermazione, non di rado contro gli altri, per il proprio egoistico benessere.
Merita la nostra attenzione anche il fatto che, nei Paesi del così detto Terzo Mondo, vengono spesso a mancare alle famiglie sia i fondamentali mezzi per la sopravvivenza, quali sono il cibo, il lavoro, l’abitazione, le medicine, sia le più elementari libertà. Nei Paesi più ricchi, invece, l’eccessivo benessere e la mentalità consumistica, paradossalmente unita ad una certa angoscia e incertezza per il futuro, tolgono agli sposi la generosità e il coraggio di suscitare nuove vite umane: così la vita è spesso percepita non come una benedizione, ma come un pericolo da cui difendersi.
La situazione storica in cui vive la famiglia si presenta, dunque, come un insieme di luci e di ombre.
Questo rivela che la storia non è semplicemente un progresso necessario verso il meglio, bensì un evento di libertà, ed anzi un combattimento fra libertà che si oppongono fra loro, cioè, secondo la nota espressione di san Agostino, un conflitto, fra due amori: l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé, e l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio (cfr. S. Agostino «De civitate Dei», XIV, 28: CSEL 40, II, 25s).
Ne consegue che solo l’educazione all’amore radicato nella fede può portare ad acquistare la capacità di interpretare «i segni dei tempi», che sono l’espressione storica di questo duplice amore.


Catechismo della Chiesa Cattolica

La Chiesa domestica

1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. Per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un’antica espressione, chiama la famiglia «Ecclesia domestica» - Chiesa domestica. È in seno alla famiglia che «i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale».


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  La famiglia non è un mondo a sé stante, ma cellula del mondo e della Chiesa.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo...