IL PENSIERO DEL GIORNO

2 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio delluomo» (Cfr. Lc 21,36 - Acclamazione al Vangelo).  


Vangelo secondo Luca 21,34-36: La pagina evangelica è un forte appello alla vigilanza. Nella attesa della venuta del Giudice divino i discepoli di Gesù non devono lasciarsi sopraffare da dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Se i cristiani non saranno vigilanti, anche per loro il giorno della fine del mondo sopravverrà improvvisamente come su tutti gli abitanti della terra. Il brano evangelico si conclude con un invito alla preghiera. I discepoli non solo devono essere svegli, ma devono anche pregare in ogni momento: solo così sarà loro possibile sottrarsi alla catastrofe che sta per accadere nell’imminenza della venuta del Figlio dell’uomo. La preghiera è qui presentata qui come l’antidoto per evitare il rilassamento dei costumi connesso con il ritardo della parusia: proprio il prolungarsi dell’attesa fa comprendere ai cristiani che la preghiera deve essere incessante (cfr. 1Ts 5,17).


La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Dobbiamo stare allerta, perché non sappiamo né il giorno né l’ora in cui il Signore verrà a chiederci conto delle nostre azioni. Occorre perciò vivere sempre docili alla volontà divina, facendo in ogni momento le cose che è doveroso fare. Bisogna vivere in modo che la morte, quando verrà, ci trovi preparati. Per coloro che vivono con questa disposizione la morte improvvisa non è mai una sorpresa. A costoro san Paolo dice: «Voi. fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro» (lTs 5,4). Viviamo, dunque, in continua vigilanza. Questa consiste nella lotta incessante per non attaccarci alle cose di quaggiù (la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita: cfr lGv 2,16) e nella pratica assidua della preghiera, che ci rende uniti a Dio. Se viviamo in tal maniera, “quel giorno” sarà per noi un giorno di gaudio e non di terrore; infatti la vigilanza continua avrà avuto come risultato, mercé l’aiuto di Dio, che le nostre anime siano preparate, cioè in grazia. per ricevere il Signore. Così l’incontro con Cristo non sarà sancito da un giudizio di condanna, ma da un abbraccio definitive, col quale Gesù ci introdurrà nella casa del Padre. «Non brilla nella tua anima il desiderio che tuo Padre Dio abbia a rallegrarsi quando dovrà giudicarti?» (Cammino, n. 746).


Catechismo della Chiesa Cattolica

n. 672 Vegliate: Prima dell’ascensione Cristo ha affermato che non era ancora giunto il momento del costituirsi glorioso del regno messianico atteso da Israele, regno che doveva portare a tutti gli uomini, secondo i profeti, l’ordine definitivo della giustizia, dell’amore e della pace. Il tempo presente è, secondo il Signore, il tempo dello Spirito e della testimonianza, ma anche un tempo ancora segnato dalla necessità e dalla prova del male, che non risparmia la Chiesa e inaugura i combattimenti degli ultimi tempi. È un tempo di attesa e di vigilanza.

n. 2612 Preghiera e vigilanza: In Gesù «il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15); egli chiama alla conversione e alla fede, ma anche alla vigilanza. Nella preghiera, il discepolo veglia attento a colui che è e che viene, nella memoria della sua prima venuta nell’umiltà della carne e nella speranza del suo secondo avvento nella gloria. La preghiera dei discepoli, in comunione con il loro Maestro, è un combattimento, ed è vegliando nella preghiera che non si entra in tentazione.

n. 2742 Vegliate in ogni momento pregando: «Pregate incessantemente» (1Ts 5,17), «rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 5,20); «pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi» (Ef 6,18). «Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi». Questo ardore instancabile non può venire che dall’amore. Contro la nostra pesantezza e la nostra pigrizia il combattimento della preghiera è il combattimento dell’amore umile, confidente, perseverante. Questo amore apre i nostri cuori su tre evidenze di fede, luminose e vivificanti.

n. 2743 Pregate in ogni momento: Pregare è sempre possibile: il tempo del cristiano è il tempo di Cristo risorto, che è con noi «tutti i giorni» (Mt 28,20), quali che siano le tempeste. Il nostro tempo è nelle mani di Dio: «È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate».

n. 2744 Pregare è una necessità vitale: Pregare è una necessità vitale. La prova contraria non è meno convincente: se non ci lasciamo guidare dallo Spirito, ricadiamo sotto la schiavitù del peccato. Come può lo Spirito Santo essere la « nostra vita », se il nostro cuore è lontano da lui? «Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile. [...] È impossibile che cada in peccato l’uomo che prega». «Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna».

n. 2745 Preghiera e vita cristiana: Preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perché si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione che scaturisce dall’amore. La medesima conformità filiale e piena d’amore al disegno d’amore del Padre. La medesima unione trasformante nello Spirito Santo, che sempre più ci configura a Cristo Gesù. Il medesimo amore per tutti gli uomini, quell’amore con cui Gesù ci ha amati. «Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo concederà. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,16-17). «Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera. Soltanto così possiamo ritenere realizzabile il principio di pregare incessantemente».


Vieni, Signore Gesù - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): Oggi termina il discorso escatologico secondo la versione di Luca e finisce l’anno liturgico, che lascia il passo all’avvento. Da quando è arrivato nella città di Gerusalemme, Cristo ha insegnato ogni giorno nel tempio. La sua passione e la sua morte sono ormai imminenti. Oggi termina l’istruzione ai suoi discepoli e alla gente con questi avvertimenti: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso ... Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
In questa esortazione alla vigilanza c’è un particolare proprio dell’evangelista Luca: la preghiera. Vigilanza e preghiera sono virtù sorelle e inseparabili che si sostengono a vicenda; devono andare insieme, come atteggiamenti fondamentali del cristiano, vere virtù cardinali, perno e caposaldo di una vita animata dalla fede e dalla speranza. «Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie», raccomandava san Paolo ai Colossesi (4,2).
La preghiera sostiene la fede e la speranza vigilante, mantenendo il nostro contatto e il nostro dialogo con Dio, come faceva Gesù. Perciò la preghiera è il miglior antidoto contro la sonnolenza e il letargo spirituale che ci privano dell’acutezza, della sensibilità e dei riflessi cristiani necessari a discernere l’ora di Dio nella nostra vita personale e comunitaria. La preghiera è anche una grande forza per superare le tentazioni quotidiane che anticipano già il grande combattimento escatologico finale.
Il supremo modello cristiano di veglia e preghiera vigilante è Cristo nella sua agonia (= lotta) del Getsemani, in contrapposizione alla sonnolenza dei suoi discepoli. Per questo li avvertì: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41). Già prima, nella preghiera per antonomasia che è il «Padre nostro», Gesù aveva fatto riferimento a questo nella sesta invocazione al Padre che dice: «Non c’indurre in tentazione».


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «Il Figlio dell’uomo verrà con certezza. Lo si vedrà con i propri occhi. Nessuno potrà sottrarsi a tale evento. E tutti coloro che lo vedranno, comprenderanno chiaramente che è proprio lui. [...] Gesù non verrà più nella debolezza della sua figura terrena, ma in tutta la grandezza e lo splendore della sua glorificazione» (Alois Stoger).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera  di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia.  Per il nostro Signore...