IL PENSIERO DEL GIORNO

16 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Elia è già venuto, e non l’hanno riconosciuto» (Vangelo).  


Vangelo secondo Matteo 17,10-13: I capi religiosi del popolo d’Israele non hanno accolto Giovanni Battista, non gli hanno creduto, e il lussurioso Erode lo ha ammazzato perché la parola del Battista gli rimproverava la sua vita di adultero. Gesù, come Giovanni Battista, dovrà soffrire molto per opera del sinedrio e dovrà spartire con il precursore lo stesso destino. Giovanni Battista morirà decollato, Gesù sul legno infame di una croce. I cristiani, a loro volta, dovranno condividere la sorte del loro Maestro, e per giungere nel regno del Padre dovranno passare attraverso il fuoco della sofferenza e della persecuzione.


Angelo Lancellotti (Matteo; cfr. Mc 9,9-13): Giovanni Battista, incarnazione dello «spirito» e della missione di Elia, precursore e prefigura del Messia. La domanda fatta dai discepoli su Elia venturo sembra provenire dalla sua apparizione sul monte insieme a Mosè (v. 3); ma può avere anche un altro contesto storico; la sua trattazione qui è dovuta soprattutto all’accenno, nel v. 12, della futura passione, che indica ancor più chiaramente qual è il senso della trasfigurazione.
v. 10:  prima deve venire Elia: la tradizione ha origine dalla profezia di Ml 3,23, che Gesù accerta, ma precisandone il senso: non la persona, ma lo spirito di Elia (cf Lc 1,17) deve tornare come precursore del Messia e ciò è già avvenuto nella persona del Battista (v. 12).
v. 12: Così anche ... : secondo l’affermazione di Gesù c’è uno stretto parallelismo fra lui e il suo precursore, e ciò non tanto nella predicazione, ma soprattutto nel trattamento subito da entrambi da parte dei capi della nazione eletta.


Elìa deve venire: Catechismo della Chiesa Cattolica 717-720: «Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni» (Gv 1,6). Giovanni è riempito «di Spirito Santo fin dal seno di sua madre» (Lc 1,15) da Cristo stesso che la Vergine Maria aveva da poco concepito per opera dello Spirito Santo. La «visitazione» di Maria ad Elisabetta diventa così visita di Dio al suo popolo. Giovanni è «quell’Elia che deve venire»: il fuoco dello Spirito abita in lui e lo fa «correre avanti» (come «precursore») al Signore che viene. In Giovanni il Precursore, lo Spirito Santo termina di «preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,17). Giovanni è «più che un profeta». In lui lo Spirito Santo termina di «parlare per mezzo dei profeti». Giovanni chiude il ciclo dei profeti inaugurato da Elia. Egli annunzia che la consolazione di Israele è prossima; è la «voce» del Consolatore che viene. Come farà lo Spirito di verità, egli viene «come testimone per rendere testimonianza alla Luce» (Gv 1,7). In Giovanni, lo Spirito compie così le «indagini dei profeti» e il «desiderio» degli angeli: «L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio. [...] Ecco l’Agnello di Dio» (Gv 1,33-36).  Infine, con Giovanni Battista lo Spirito Santo inaugura, prefigurandolo, ciò che realizzerà con Cristo e in Cristo: ridonare all’uomo «la somiglianza» divina. Il battesimo di Giovanni era per la conversione, quello nell’acqua e nello Spirito sarà una nuova nascita.


Giovanni Paolo II (Angelus 9 Dicembre 1990): 1. San Giovanni Battista, che contempliamo in questa seconda domenica d’Avvento, presenta Gesù al popolo come l’“Agnello di Dio”, venuto ad addossarsi i peccati del mondo; venuto per liberare gli uomini dal male (cf. Gv 1,29).
Liberazione che non aveva solo un contenuto interiore, ma si estendeva a ogni dimensione sociale della vita. È interessante vedere affrontati nella predicazione del Battista alcuni dei problemi sui quali alla fine del secolo XIX sarebbe intervenuto Leone XIII con l’enciclica Rerum novarum.
2. “Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui”, Giovanni insegnava a cercare la salvezza dall’“ira imminente” non nell’appello a un privilegio etnico-religioso: “Abbiamo Abramo per padre!”, ma nel compimento di “opere degne della conversione”. Alle folle in generale diceva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Lc 3,7.8.10): anticipo del Vangelo della condivisione dei beni, della loro subordinazione al diritto alla vita.
Ai pubblicani che si occupavano della esazione delle tasse e che in qualche modo rappresentavano i responsabili della pubblica amministrazione, rispondeva: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato” (Lc 3,13): ossia comportatevi secondo le leggi, fatte per rispondere alle esigenze della giustizia; siate corretti, rispettosi dei diritti della gente, specialmente dei poveri.
Ad alcuni soldati che lo interrogavano: “E noi che dobbiamo fare?”, raccomandava di non maltrattare e non estorcere niente a nessuno, contentandosi delle loro paghe (Lc 3,14). Chiaro ammonimento a non abusare del potere, a rispettare le persone, non conculcandone i diritti, ma servendole.
3. Nella dottrina di Giovanni, preannunciatrice di quella di Gesù, emerge una visione fondamentalmente positiva della società, delle classi e delle professioni: nessuna di esse esclude dalla salvezza, se ci s’impegna a praticare la giustizia e la carità. Tuttavia il Battista è severo, persino rude, nel suo annuncio del Cristo che verrà col ventilabro a pulire l’aia e a mettere la scure alle radici. Si tratta di un messaggio schietto e forte che delinea i nuovi rapporti di giustizia tra gli uomini.
Da quello stesso messaggio deriva la dottrina sociale di Leone XIII che continua l’opera del Battista, del quale Luca (3,18) scrive che “con molte altre esortazioni annunciava al popolo la buona novella”.
Chiediamo a Maria di rendere anche la presente generazione attenta alle esigenze del Vangelo, che è annuncio di amore non come indebolimento della giustizia, ma come sua più perfetta attuazione.


Richard Gutzwiller (Meditazioni su Matteo): 1. Elia è venuto, nella persona di Giovanni il Battista, preparatore della strada e precursore del Messia.
Infatti entrambe le figure e la loro azione rivelano una grande somiglianza. Anche esteriormente Giovanni si veste come Elia, con una pelle trattenuta da una cinghia di cuoio grezzo. Conduce in povertà una vita di dura penitenza e in questo senso predica con la sua sola apparizione esteriore. Come Elia ha combattuto Acab e Ge­zabele, così il Battista attacca Erode ed Erodiade. Come Elia sostenne con zelo ardente l’onore di Jahvé, così Giovanni il Battista si batte per la legge e la volontà di Dio. Come Elia annunzia minacciosamente la punizione così il Battista parla dell’ascia già posata accanto alla radice, dell’aia che verrà ripulita. L’annunzio del ritorno di Elia è quindi esatto, ma gli Ebrei lo comprendono esteriormente, troppo alla lettera. Elia ritorna, perché una figura simile adempie lo stesso compito di predicare la penitenza, nello stesso spirito.
2. Il destino del nuovo Elia è simile a una meteora, la quale indica la tempesta che si sta per scatenare contro il Figlio dell’uomo.
«Non l’hanno voluto riconoscere». Si sono recati in fitte schiere alle rive del Giordano, dove il Battista ha predicato e battezzato. Lo hanno ascoltato, ricevendo perfino da lui il battesimo della penitenza. Eppure non l’hanno riconosciuto. L’hanno ritenuto tutto al più uno dei profeti ma non il precursore immediato del Signore. Non hanno compreso ch’egli è l’ultimo dito della mano profetica che indica Cristo. Di conseguenza non riconosceranno neppure il Messia. Non hanno compreso l’annunzio dell’araldo e non sono pronti ad accogliere il Re. La solitudine e l’incomprensione sono il destino del profeta.
Anche Giovanni lo condivide. Lo stesso avverrà ai discepoli. L’esempio del Maestro e dei suoi precursori de­ve aprire gli occhi ai successori.
Perciò anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per loro colpa. All’incomprensione passiva si unisce l’opposizione attiva, che giunge fino alla condanna a morte.
Hanno assassinato i profeti, hanno decapitato Giovanni il Battista. Non risparmieranno neppure il Figlio dell’uomo. Di nuovo risuona il motivo della sofferenza e di nuovo i discepoli vengono ammaestrati al dolore.
Gli uomini non vogliono esser disturbati nelle loro idee sbagliate, bensì rafforzati. Non vogliono essere istruiti, ma lodati. Chi pensa e parla in modo diverso è un nemico e deve aspettarsi non solo incomprensione, ma odio. La scena sul monte della Trasfigurazione indica soltanto la mèta. La strada che vi conduce passa attraverso la valle oscura del dolore. Elia, Giovanni il Battista, Cristo stesso la percorrono. Anche i discepoli dovranno passarvi. Non soltanto i dodici, ma tutti i discepoli di Gesù, in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Chi non comprende e non accetta il senso del dolore e la necessità della croce, non è cristiano.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Chi non comprende e non accetta il senso del dolore e la necessità della croce, non è cristiano.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Sorga in noi, Dio onnipotente, lo splendore della tua gloria, Cristo tuo unico Figlio; la sua venuta vinca le tenebre del male e ci riveli al mondo come figli della luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo