IL PENSIERO DEL GIORNO

3 Novembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27; Cf. Canto al Vangelo).  


Vangelo secondo Luca 14,1-6: Gesù accettando di entrare «in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare» fa bene intendere che la sua opposizione verso di essi non è per partito preso o per pregiudizi, ma che si fonda su ragioni molto più profonde delle solite diatribe scolastiche (cfr. Mt 23,13-36; Lc 11,37-52). C’è da ricordare che quel giorno era un sabato e Gesù, appena entrato in casa del fariseo, guarisce un idropico. Una guarigione che è accettata unanimemente anche se malvolentieri. Tutto questo costituiva una miscela esplosiva, i farisei non demordono e sono così eternamente alla ricerca di qualcosa per potere incastrare il giovane Rabbi di Nazaret.


Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): L’inaspettata presenza dell’uomo malato di idropisia - accumulo di acqua nei tessuti - ricorda la scena della guarigione del paralitico nella sinagoga (Lc 6,6ss) e della donna incurvata (13,10ss). In ognuno di questi casi - forse varianti di uno solo - si può indovinare un secondo piano di lettura.
I malati incarnano la situazione del popolo, oppresso dai giuristi con le prescrizioni della legge mosaica, e non solo quella riguardante il sabato, così come essi le spiegavano alla gente. Gesù viene a liberarli da questo giogo insopportabile. Libertà di spirito che allieta i semplici ed è rifiutata dalle guide religiose; per questo decidono di eliminare un soggetto così «sovversiva» come Gesù.
Dato che Gesù è consapevole che scribi e farisei lo spiano per poterlo accusare, prima di curare l’idropico fa loro questa domanda diretta e impegnativa: «È lecito a no curare di sabato?». Egli conosceva molto bene i trentanove lavori proibiti di sabato secondo le tradizioni rabbiniche riepilogate nella Mishnah: curare era tra questi, dato che era considerato come esercizio della medicina. Ma conosceva anche i sotterfugi e le eccezioni a cui ricorrevano i legulei per salvaguardare la proprietà privata; così permettevano di soccorrere un animale infortunato di sabato.
Allora Gesù, che valutava più l’uomo che non i beni, disse loro: «Chi di voi, se un asino (suo figlio, secondo i migliori manoscritti) o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?». A maggior ragione sarà permesso curare un malato restituendogli la salute, che è, insieme alla vita, il maggior bene umano. «Perciò è permesso fare del bene anche di sabato» (Mt 12,12); perché fare del bene al prossimo non può violare nessuna legge Dio.


Gesù e la Legge: Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 581-582: Gesù è apparso agli occhi degli Ebrei e dei loro capi spirituali come un «rabbi». Spesso egli ha usato argomentazioni che rientravano nel quadro dell’interpretazione rabbinica della Legge. Ma al tempo stesso, Gesù non poteva che urtare i dottori della Legge; infatti, non si limitava a proporre la sua interpretazione accanto alle loro; «egli insegnava come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Mt 7,29). In lui, è la Parola stessa di Dio, risuonata sul Sinai per dare a Mosè la Legge scritta, a farsi di nuovo sentire sul monte delle beatitudini. Questa Parola non abolisce la Legge, ma la porta a compimento dandone in maniera divina l’interpretazione definitiva: «Avete inteso che fu detto agli antichi [...]; ma io vi dico» (Mt 5,33-34). Con questa stessa autorità divina, Gesù sconfessa certe «tradizioni degli uomini» care ai farisei i quali annullano la parola di Dio. Spingendosi oltre, Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso «pedagogico» con una interpretazione divina: «Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo [...]. Dichiarava così mondi tutti gli alimenti [...]. Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell’uomo,escono le intenzioni cattive» (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche, che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio o del prossimo, servizio che le guarigioni da lui operate compiono.


Gesù perfeziona la Legge: Catechismo degli Adulti n. 156: Gesù riprende e concentra tutta la Legge nei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo, tra loro intimamente congiunti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40). Le norme particolari sono più o meno importanti secondo che più o meno si avvicinano al cuore della Legge. «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23,23-24).
Su alcune cose Gesù è estremamente severo, su altre è sorprendentemente libero, condiscendente. Ma non c’è in lui nessuna incoerenza: la volontà di Dio è il bene vero e concreto, non un sistema intangibile di regole astratte; le norme cessano di avere valore, quando non favoriscono più la crescita autentica dell’uomo. Colui che inasprisce la condanna dell’adulterio è lo stesso che rifiuta la pena di morte, prevista dalla legge, per la donna adultera; colui che, come un pio giudeo osservante, frequenta la sinagoga ogni sabato è lo stesso che non esita a trasgredire il riposo del sabato, senza tener conto delle sottili distinzioni casistiche, quando si tratta di curare e guarire i malati: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?» (Mc 3,4). Il criterio che segue è questo: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,27).


Gesù e la Nuova Legge. L’atteggiamento personale di Gesù - Pierre Grelot (Legge, Dizionario di Teologia Biblica): Nei confronti della legge antica, l’atteggiamento di Gesù è netto ma con sfumature diverse. Se egli si oppone con forza alla tradizione degli antichi, di cui gli scribi ed i farisei sono i paladini, non fa però altrettanto per la legge. Al contrario: rifiuta questa tradizione perché porta gli uomini a violare la legge e ad annullare la parola di Dio (Mc 12,28-34 par.). Ora, nel regno di Dio, la legge non dev’essere abolita, ma portata a compimento sino all’ultimo iota (Mt 5,17 ss), e Gesù stesso l’osserva (cfr. 8,4). Nella misura in cui gli scribi sono fedeli a Mosè, la loro autorità deve quindi essere riconosciuta, anche se non bisogna imitare la loro condotta (23,2s). E tuttavia, annunziando il vangelo del regno, Gesù inaugura un regime religioso radicalmente nuovo: la legge ed i profeti hanno avuto fine con Giovanni Battista (Lc 16,16 par.); il vino del vangelo non può essere versato negli otri vecchi del regime sinaitico (Mc 2,21s par.). In che consiste quindi il compimento della legge che Gesù apporta sulla terra? Anzitutto nel rimettere in ordine i diversi precetti. Tale ordine differisce molto dalla gerarchia dei valori che gli scribi hanno stabilita, trascurando il principale (giustizia, misericordia, buona fede) per salvare l’accessorio (Mt 23,16-26). Inoltre le imperfezioni che la legge antica comportava ancora a motivo della durezza dei cuori (19,8) devono sparire nel regno: la regola di condotta che vi si osserverà è una legge di perfezione, ad imitazione della perfezione di Dio (5,21-48). Ideale impraticabile se lo si commisura alla condizione attuale dell’uomo (cfr. 19,10). Gesù quindi, assieme a questa legge, apporta un esempio trascinatore ed una forza interna che permetterà di osservarla: la forza dello Spirito (Atti 1,8; Gv 16,13). Infine, la legge del regno si riassume nel duplice Comandamento, già formulato anticamente, che prescrive all’uomo di amare Dio e di amare il prossimo come se stesso (Mc 12,28-34 par.); tutto viene ordinato attorno a questo, tutto ne deriva. Nei rapporti degli uomini tra loro, questa regola aurea di carità positiva contiene la legge e i profeti (Mt 7,12).
Attraverso queste prese di posizione, Gesù appare già sotto i tratti di un legislatore. Senza contraddire affatto-Mosè, lo spiega, lo continua, ne perfeziona gli insegnamenti; come quando proclama la superiorità dell’uomo sul sabato (Mc 2,23-27 par.; Gv 5,18; 7,21ss). Capita tuttavia che, andando oltre la lettera dei testi, egli vi oppone norme nuove; ad esempio, sconvolge le regole del codice di purità (Mc 7,15-23 par.). Simili atteggiamenti stupiscono i suoi uditori, perché contraddicono quelli degli scribi e rivelano la consapevolezza di un’autorità singolare (1,22 par.). Ora Mosè si eclissa; nel regno non c’è più che un solo dottore (Mt 23,10). Gli uomini devono ascoltare la sua parola e metterla in pratica (7,24ss), perché in tal modo faranno la volontà del Padre (7,21ss). E come i Giudei fedeli, secondo l’espressione rabbinica, si addossavano il giogo della legge, così ora bisogna prendere il giogo di Cristo e mettersi alla sua scuola (11,29). Più ancora, come la sorte eterna degli uomini era sino allora determinata dal loro atteggiamento nei confronti della legge, così ormai lo sarà dal loro atteggiamento nei confronti di Gesù (10,32s). Indubbiamente c’è qui più che Mosè; la nuova legge annunziata dai profeti è ora promulgata.  
                                                                                                                                                                    
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Fare del bene al prossimo non può violare nessuna legge Dio.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa:  Dio onnipotente ed eterno,accresci in noi la fede, la speranza e la carità,e perché possiamo ottenere ciò che prometti,fa’ che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo...