IL PENSIERO DEL GIORNO
27 Novembre 2017
Oggi Gesù ci dice: «Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Mt 24,42).
Vangelo secondo Luca 21,1-4: La piccola offerta della vedova è gradita a Dio perché nel dono vi è tutta la sua sussistenza, al contrario l’offerta del ricco è meno gradita perché l’uomo ricco non rischia nulla con i suoi doni. Luca ama mette in prima fila i poveri, la vedova così diventa per i discepoli modello da seguire: nella sequela cristiana il discepolo deve saper offrire tutto, anche la vita.
Pierre Sandevoir: Sola (Bar 4,12-16), la vedova rappresenta un caso tipico di sventura (Is 47,9). La sua condizione rende manifesto un duplice lutto: a meno di contrarre un nuovo matrimonio, essa ha perduto la speranza della fecondità; è rimasta senza difesa.
1. L’assistenza alle vedove. - Come l’orfano e lo straniero, la vedova è oggetto di una particolare protezione da parte della legge (Es 22,20-23; Deut 14,28-29; 24,17-22) e di Dio (Deut l0,17s) che ascolta il suo lamento (Eccli 35,14 s) e si fa il suo difensore e vendicatore (Sal 96,6-10). Guai a coloro che abusano della sua debolezza (Is 10,2; Mt 12,40 par.). Gesù, come Elia, restituisce a una vedova il suo unico figlio (Lc 7,11-15; 1Re 17, 17-24) e affida Maria al discepolo prediletto (Gv 19,26s). Nel servizio quotidiano della Chiesa primitiva, ci si preoccupa di sovvenire alle necessità delle vedove (Atti 6,1). Se non hanno più parenti (1Tim 5,16; cfr. Atti 9,36-39), la comunità deve assumersene la responsabilità, come esige la pietà autentica (Giac 1,27; cfr. Deut 26,12s; Giob 31,16).
2. Valore riconosciuto alla vedovanza. - Già verso la fine del Vecchio Testamento, si assiste alla nascita di una particolare stima per la vedovanza definitiva di Giuditta (Giudit 8,4-8; 16,22) e di Anna la profetessa (Lc 2,36s), consacrata a Dio nella preghiera e nella penitenza. In Giuditta balza agli occhi il contrasto tra la naturale debolezza e la forza attinta in Dio.
Allo stesso modo Paolo, pur tollerando un secondo matrimonio, per evitare i pericoli di una cattiva condotta (1Cor 7,9.39), e arrivando fino ad auspicarlo per le giovani vedove (1Tim 5,13-15), considera però migliore la vedovanza (1Cor 7,8) e vi vede una provvidenziale indicazione della necessità di rinunciare al matrimonio (7,17.24). Infatti, la vedovanza, al pari della verginità, è un ideale spirituale che apre all’azione di Dio e libera per il suo servizio (7,34).
3. L’istituzione delle vedove. - Nella Chiesa, tutte le vedove devono essere irreprensibili (1Tim 5,7.14). Certune, veramente sole, libere da ogni impegno familiare e aliene da ogni dissipazione, si dedicheranno alla preghiera (5,5s). Esiste anche un impegno ufficiale alla vedovanza permanente (5,12). Vi sono ammesse solo vedove che siano state sposate una volta sola e abbiano raggiunto i sessant’anni (5,9); è probabile che esercitassero funzioni caritative, perché dovevano fornire per il passato garanzie di dedizione (5,10).
L’ideale proposto alle vedove all’ultima tappa della loro esistenza si riassume quindi nella preghiera, nella castità, nella carità.
I due spiccioli della vedova - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): La povertà e l’altruismo, incarnati dalla povera vedova del vangelo di oggi, che Gesù addita come esempio ai suoi discepoli, costituiscono il cammino di una religiosità autentica, come ci mostrò ripetutamente Cristo. La scena è riferita anche da Marco (12,38ss). Il comportamento generoso della povera vedova che dà a Dio tutto quello che ha per vivere, depositandolo nel tesoro del tempio, contrasta con l’atteggiamento egoistico e indifferente di tanti altri che pensano solo ad accumulare beni e denaro per se stessi.
Nella conclusione della parabola del ricco insensato, Gesù diceva: ugualmente stolto è chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio (cfr. Lc 12,21). Per questo la povera vedova che offre due spiccioli è molto ricca davanti a lui. Nella rivelazione biblica, ricchezza e povertà non sono concetti puramente quantitativi; vale anche l’atteggiamento di attaccamento o distacco nei confronti di quello che si ha. Questo ci fa poveri o ricchi in spirito davanti a Dio.
Il denaro, insieme al consumismo che su di esso si basa, è giunto a costituire per molti il surrogato dell’autentica religione. Da sempre, e oggi più che mai, si rende culto al dio denaro con un vero rituale sacrificale all’idolo tiranno. Tutto è immolato sul suo altare: lavoro e salute, principi morali, famiglia e amicizia; tutto, pur di trionfare, apparire socialmente, avere potere di consumo, divertirsi e godersi la vita.
Una società del consumo, in un mondo che adora il mito del progresso illimitato, sfortunatamente favorisce la tendenza che tutti portiamo dentro e trasmettiamo ai bambini e ai giovani: avere e consumare. Per questo tutti ammirano e invidiano i vincenti, quelli che fanno soldi e raggiungono una posizione agiata.
Il tema della povertà e gli avvertimenti di Gesù sui pericoli della ricchezza sono frequenti nel vangelo, specialmente in Luca. Anche se in molti brani dell’Antico Testamento la ricchezza è reputata un segno della benedizione di Dio per chi lo serve fedelmente, come nel caso dei patriarchi e dei re (cfr. libri storici e del Pentateuco), in molte altre parti vengono formulate delle riserve sulla ricchezza e sono apertamente denunciati i ricchi cattivi (cfr. salmi, profeti e libri sapienziali).
Giovanni Paolo II (Messaggio alle vedove del Movimento “Speranza e Vita”, 17 Maggio 1982): La maggior preoccupazione deve essere quella di sostenere le vedove nella vita della loro propria famiglia secondo la missione affidata da Dio dalle origini a tutte le famiglie. Una cura particolare deve essere rivolta ai bambini. La donna deve rappresentare per loro insieme la tenerezza e l’affetto materno, e la forza e la sicurezza paterne. Le vedove sono diventate i veri capi-famiglia: alle autorità civili spetta di riconoscere loro e di far pienamente rispettare questa condizione, per evitare che i loro diritti siano gravemente lesi. L’esortazione apostolica Familiaris Consortio (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 22-24) parla in modo speciale del posto delle donne nella comunità familiare. L’esperienza che vivono a questo proposito le donne vedove deve arricchire quella degli altri, la pastorale familiare deve tenerne conto. Così la pienezza della personalità femminile potrà manifestarsi nel mondo e nella Chiesa.
Ma a loro volta, le famiglie delle vedove devono offrire senso e gioia alla loro vita. Grande è la responsabilità di ragazzi divenuti adulti di fronte alla loro madre vedova! Sono loro che portano la prima e principale responsabilità di vegliare su di essa. “Se qualcuno non si prende cura dei suoi, soprattutto di coloro che vivono con lui, egli ha rinnegato la fede: egli è peggio di un infedele” (1Tm 5,8). Colgo dunque l’occasione di ricordare specialmente ai figli la cui madre è vedova questo dovere filiale così importante che costituisce uno dei comandamenti della legge divina: “Onora tuo padre e tua madre”. Troppo spesso si constata, soprattutto nei paesi ricchi, la triste situazione di vedove anziane che, non potendo più restare nella casa dei propri figli, passano i loro ultimi anni nella solitudine, frammezzata da rare visite, anche se le case per anziani che le accolgono sono confortevoli.
“La vera vedova, dice l’apostolo Paolo, mette la sua speranza nel Signore” (cf. 1Tm 5,5). Con lo sguardo volto spesso verso l’Aldilà, verso la Casa del Padre che il loro sposo ha già raggiunto, le donne vedove possono portare questa speranza in un mondo che molto spesso l’ha perduta o l’ha posta in idoli effimeri incapaci di colmare la sete di amore e di comunione che alberga nel cuore dell’uomo. “Speranza e vita”, sono i termini stessi con i quali avete voluto definire il vostro movimento e questa è già una potente testimonianza per molti.
Avete, più che chiunque altro, la missione di testimoniare la vostra fede nella vita perché ne conoscete la destinazione trascendente e la dimensione d’eternità. E voi restate allo stesso tempo al servizio della vita cercando di illuminare quella di ciascun membro della vostra famiglia. È un impegno che la morte del vostro sposo non abolisce, ma trasforma.
La vedova, continua l’apostolo, “persevera notte e giorno nella preghiera e nell’orazione” (cf. 1Tm 5,5). È un magnifico richiamo a coltivare in profondità la vostra vita interiore fino ad intrattenere un contatto vitale e intimo con il Cristo, lo Sposo della Chiesa e delle anime. che abita in voi e nel quale ritrovate tutti coloro che a lui sono uniti nella comunione dei santi. Vi trasmette la sua propria vita, e con essa la forza e la gioia. La Vergine Santissima si presenta a voi come modello ed educatrice della vera preghiera, ella che “conservava tutte queste parole e le meditava nel suo cuore” (Lc 2,51).
Sì, c’è in voi una notevole capacità di preghiera. A volte, in ragione delle stesse circostanze della vostra vita, avete dei lunghi momenti di solitudine, e alcune possono essere tentate di colmare questo pesante vuoto con attività simili a quelle che San Paolo ricorda nella sua lettera a Timoteo (cf. 1Tm 5,13). Ma questa solitudine esteriore vinta talvolta in un lavoro assorbente e in molteplici servizi, può anche trasformarsi in una preghiera più frequente, alimentata dalla lettura della Sacra Scrittura e esprimentesi nella partecipazione alla celebrazione eucaristica e in altri impegni di fede. La semplice e bella preghiera del rosario può essere per voi una compagnia inestimabile, come anche la preghiera delle Ore (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 60-61).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** La semplice e bella preghiera del rosario può essere per voi una compagnia inestimabile, come anche la preghiera delle Ore.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...