IL PENSIERO DEL GIORNO


17 Novembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Venite, benedetti del Padre mio, ero malato e mi avete visitato. In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,34.36.40 - Antifona).  


Vangelo secondo Luca 17,27-35:Continuando il tema iniziato ieri, Gesù parla del «giorno del Figlio dell’uomo», cioè della sua ultima venuta. Luca, a differenza di Matteo e Marco, ha mantenuto separate due tradizioni orali primitive, che si riferiscono una alla caduta di Gerusalemme e l’altra alla fine del mondo, quando avverrà il ritorno glorioso di Cristo come signore e giudice. Ritorno che i sinottici indicano con l’espressione profetica e veterotestamentaria «giorno del Figlio dell’uomo» e san Paolo chiama «parusia», termine ellenistico.
Il testo evangelico di oggi sottolinea un aspetto di quel giorno: il giudizio, la cui caratteristica è la sorpresa delle cose inaspettate. Per esprimere questo concetto, Gesù usa due paragoni storici. Come la gente viveva senza preoccuparsi della fine che l’attendeva, con il diluvio al tempo di Noè, e con la distruzione di Sodoma al tempo di Lot, così avverrà nel giorno del Figlio dell’uomo.
Come allora, anche oggi gli uomini vivono immersi nelle realtà temporali che assorbono completamente la loro attenzione: sostentamento quotidiano, famiglia, affari, denaro e piacere. Dio è assente dal loro orizzonte, ma un giorno si manifesterà all’improvviso con il suo giudizio. Allora sarà chiaro il vero valore dell’esistenza umana e, soprattutto, ciò che giace in fondo a ognuno e alla sua condotta. Fino al punto che sarà molto diversa la sorte di quelli che vivono e lavorano insieme, dividendo le stesse preoccupazioni, ma non gli stessi atteggiamenti davanti a Dio” (Basilio Caballero, La Parola per ogni giorno).


Dove, Signore? - Benedetto Prete (Vangelo secondo Luca): Non si vede con chiarezza a che cosa voglia alludere questa domanda dei discepoli - riferita soltanto da Luca - la quale, con molta probabilità, è qui inserita dall’evangelista per offrire un contesto opportuno a una risposta data da Gesù e riferita subito dopo; la domanda infatti giunge inattesa nel racconto. I discepoli desiderano sapere dove avverrà il giudizio, oppure dove saranno raccolti gli eletti; queste in breve sono le due spiegazioni più probabili indicate dagli esegeti. Dove (sarà) il corpo, ivi pure si raccoglieranno gli avvoltoi; la risposta ha il tono di un detto proverbiale a cui il Maestro ricorre per illustrare il suo pensiero. L’immagine tuttavia rimane imprecisa, poiché essa costituisce un semplice paragone, anche se maestoso ed espressivo, non già un’affermazione fatta con termini chiari e diretti. La proposizione non può essere intesa in modo allegorico, come se il corpo indicasse Gesù stesso e gli avvoltoi, i discepoli o gli uomini in genere. Con tale risposta il Maestro indica in modo vago dove si avrà il giudizio; in questo caso il detto va parafrasato nel modo seguente: in qualunque luogo si troveranno gli uomini, là si avrà anche il giudizio; oppure se si preferisce mantenere un parallelismo tra l’insegnamento e la superba immagine usata dal Maestro si può cosi spiegare il testo: nel giorno della venuta gloriosa di Gesù, il giudizio verrà compiuto improrogabilmente - per cosi dire il giudizio piomberà inesorabilmente sugli uomini in qualunque luogo essi si troveranno - come avviene di uno stormo di avvoltoi che, appena avvistato un cadavere, si calano con rapido volo su di esso. Altri invece nella stessa immagine preferiscono vedere un’indicazione del modo con il quale gli eletti si raccoglieranno intorno a Cristo glorioso; la risposta del Maestro, in questo secondo caso, assume quest’altro senso: come gli avvoltoi si precipitano sul luogo dove hanno avvistato un cadavere, cosi gli eletti si raccoglieranno rapidamente intorno al Figlio dell’uomo, quando questi, al termine del tempo, ritornerà con tutta la sua gloria e potenza.
Questa seconda interpretazione può essere parzialmente chiarita con l’immagine di S. Paolo quando afferma che nel giorno della parusia, gli eletti, portati dalle nubi, andranno incontro al signore per stare perennemente con lui cf 1Ts 4,17). Il corpo indica qui il cadavere di un animale; Matteo dice apertamente «cadavere» nel testo parallelo (cfr. Mt 24,28). Gli avvoltoi, la Volgata traduce con  «aquile»; è meglio pensare ad avvoltoi che volano a stormi e sono comuni in Palestina.


Attendere con pazienza la venuta di Gesù Cristo - Partecipazione dei laici alla funzione profetica del Cristo: Lumen gentium 35: Cristo, il grande profeta, il quale con la testimonianza della sua vita e con la potenza della sua parola ha proclamato il regno del Padre, adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si mostrano figli della promessa quando, forti nella fede e nella speranza, mettono a profitto il tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e con pazienza aspettano la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E questa speranza non devono nasconderla nel segreto del loro cuore, ma con una continua conversione e lotta «contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni» (Ef 6,12), devono esprimerla anche attraverso le strutture della vita secolare.
Come i sacramenti della nuova legge, alimento della vita e dell’apostolato dei fedeli, prefigurano un cielo nuovo e una nuova terra (cfr. Ap 21,1), così i laici diventano araldi efficaci della fede in ciò che si spera (cfr. Eb 11,1), se senza incertezze congiungono a una vita di fede la professione di questa stessa fede. Questa evangelizzazione o annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo.
In questo ordine di funzioni appare di grande valore quello stato di vita che è santificato da uno speciale sacramento: la vita matrimoniale e familiare. L’esercizio e scuola per eccellenza di apostolato dei laici si ha là dove la religione cristiana permea tutta l’organizzazione della vita e ogni giorno più la trasforma. Là i coniugi hanno la propria vocazione: essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della fede e dell’amore di Cristo. La famiglia cristiana proclama ad alta voce allo stesso tempo le virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata. Così, col suo esempio e con la sua testimonianza, accusa il mondo di peccato e illumina quelli che cercano la verità.
I laici quindi, anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo. Alcuni di loro, in mancanza di sacri ministri o essendo questi impediti in regime di persecuzione, suppliscono alcuni uffici sacri secondo le proprie possibilità; altri, più numerosi, spendono tutte le loro forze nel lavoro apostolico: bisogna tuttavia che tutti cooperino all’estensione e al progresso del regno di Cristo nel mondo. Perciò i laici si applichino con diligenza all’approfondimento della verità rivelata e domandino insistentemente a Dio il dono della sapienza.


“Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate” (1Ts 5,9-11) - Settimio Cipriani (Le Lettere di Paolo): Il timore dell’ultimo giorno non deve perciò fiaccare le speranze del cristiano, irrigidendolo in un clima di trepidante timore al pensiero della «collera» di Dio (v. 9). Cristo-Giudice non cessa di essere Cristo-Redentore, che «è morto per noi» perché «viviamo insieme con lui» (v. 10) per l’eternità (cfr. Fil. l,23). Tutto preso dal brivido di questa idea, l’Apostolo non desidera più neppure di non morire: «Sia che vigiliamo (non in senso morale come al v. 6, ma in senso fisico: essere vivo) sia che dormiamo», l’importante è «vivere» sempre con Cristo (v. 10) nella intimità del suo amore e nella luce della sua grazia. Ecco un motivo più che sufficiente di consolazione e di edificazione (v. 11).
Anche la trepidazione per l’ultimo giorno si converte dunque per il cristiano in una gioia serena e letificante.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Dei Verbum 4: L’economia cristiana in quanto è l’alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non si dovrà attendere alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cf. ITm 6,14 e Tt 2,13).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che a sant’Elisabetta hai dato la grazia di riconoscere e onorare Cristo nei poveri, concedi anche a noi, per sua intercessione, di servire con instancabile carità coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno. Per il nostro Signore Gesù Cristo.