IL PENSIERO DEL GIORNO
  
15 Novembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio» (1Ts 5,18 - Acclamazione al Vangelo).  


Vangelo secondo Luca 17,11-19: La guarigione dei dieci lebbrosi e l’ingratitudine dei nove giudei mettono in risalto la durezza di cuore del popolo ebreo che non vuole accogliere il Messia. Israele, rifiutando il Cristo, rifiuta ogni dono che viene dall’alto autoescludendosi in questo modo dalla salvezza.


Hugues Cousin (Vangelo di Luca): Per la terza volta, viene a scandire il racconto un ritornello sul viaggio di Gesù verso Gerusalemme (v. 11).
Invece di proseguire il cammino verso sud, Gesù sembra deviare verso est, tra la Galilea e la Samaria, per rag­giungere la valle del Giordano. La precisazione serve a giustificare la presenza di un samaritano in un gruppo di lebbrosi giudei.
Il racconto della guarigione propriamente detto (vv. 12-14) è breve ed è simile a quello di 5,12-16, dove Gesù si è trovato per la prima volta davanti a uno di quei «paria» esclusi dalla comunità. Certo, qui essi non si getta­no ai suoi piedi, ma salutano Gesù come «maestro»: è così che lo chiamano i discepoli. Gli rivolgono una sup­plica, senza chiedere esplicitamente la guarigione (cfr. 5,12) né l’elemosina. Gesù li manda dai sacerdoti che, secondo la legislazione di Lv 14,2ss, devono constatare la guarigione. Gesù, tuttavia, non compie alcun gesto di guarigione e quindi la purificazione non è istantanea (cfr. 5,13). Seguendo le istruzioni di Gesù, i dieci uomini danno quindi prova di fiducia, di una fede che contrasta con quella del comandante dell’esercito siriano Naaman (cfr. 4,27) che inizialmente aveva rifiutato di compiere quello che gli prescriveva il profeta Eliseo (2Re 5,10-12). Ed ecco che, a distanza, avviene la guarigione.


Catechismo della Chiesa Cattolica

I segni del regno di Dio

547 Gesù accompagna le sue parole con numerosi «miracoli, prodigi e segni» (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato.

548 I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni. 

549 Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, dell’ingiustizia, della malattia e della morte, Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato,  che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.

550 La venuta del regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: «Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio» (Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul «principe di questo mondo». Il regno di Dio sarà definitivamente stabilito per mezzo della croce di Cristo: «Regnavit a ligno Deus - Dio regnò dalla croce».


Catechismo degli Adulti

Storicità dei miracoli

192 Nella Chiesa delle origini i miracoli accompagnano normalmente la diffusione del vangelo e sostengono l’attività missionaria. Tuttavia non vengono sopravvalutati; rimangono in secondo piano rispetto alla vita nuova, alla santità. Gli stessi miracoli compiuti da Gesù durante la vita pubblica vengono narrati con sorprendente sobrietà. È un indizio di autenticità storica. Di indizi ve ne sono anche altri e molto solidi: le numerose sentenze evangeliche, assai antiche e attendibili, che menzionano l’attività taumaturgica di Gesù e il suo significato; le varie controversie con i farisei, che presuppongono guarigioni miracolose effettivamente compiute; le manifestazioni di entusiasmo da parte della gente, altrimenti inspiegabili; l’elevato numero di miracoli ricordati nei quattro Vangeli, globalmente nei sommari e distintamente in una trentina di episodi. Tutta la narrazione evangelica viene meno se si tolgono i racconti dei miracoli. Perfino una fonte ebraica menziona l’attività taumaturgica di Gesù, ricordando che fu giustiziato perché «ha praticato magia e ha sedotto Israele».


Il miracolo e la scienza

193 Del resto, miracoli nel nome di Gesù avvengono nella storia della Chiesa fino ai nostri giorni, rendendo credibili quelli attribuiti a lui nella sua vita terrena.
Molti nostri contemporanei ritengono che fatti del genere siano incompatibili con la conoscenza scientifica della natura. Al più sono disposti ad ammettere alcuni fenomeni eccezionali, come effetto di suggestione o di altre forze psichiche e fisiche ancora sconosciute.
Una così radicale diffidenza non appare giustificata. Il mondo si presenta come un processo evolutivo, sempre aperto a molte possibilità, caratterizzato dalla continuità e nello stesso tempo dalla novità. In questa prospettiva è possibile concepire il miracolo come superamento creativo di una data situazione, per virtù divina, valorizzando le stesse cause naturali. Non dunque un sovvertimento, ma una ricomposizione dell’ordine delle cose, quasi un anticipo del compimento definitivo.
Quanto alla suggestione, non è difficile rendersi conto che si tratta di una spiegazione insostenibile. Nessuna fiducia, per quanto grande, può causare guarigioni istantanee di gravi malattie organiche, come la lebbra, il cancro, le fratture ossee. Senza dire che a volte vengono guarite persone non coscienti o in coma, vengono risuscitati i morti, viene trasformata la natura inanimata.
È sempre possibile ipotizzare l’intervento di forze sconosciute. Gli scienziati si limitano a constatare che il fatto prodigioso è scientificamente inspiegabile, oltre le costanti della nostra osservazione. L’interpretazione rimane aperta. Ma se l’evento straordinario avviene in un contesto religioso di serietà morale, di bontà, di umile fiducia in Dio, di preghiera, allora diventa un segno inequivocabile. Non per niente Gesù reagisce con indignazione quando gli scribi attribuiscono a Satana i suoi miracoli, che invece sono gesti evidenti di potenza benevola e misericordiosa, liberatrice e dispensatrice di vita.


Paolo VI (Omelia 29 Gennaio 1978): La lebbra! Il solo nome, ancor oggi, ispira a tutti un senso di sgomento e di orrore. Sappiamo dalla storia che tale sentimento era fortemente percepito presso gli antichi, in particolare presso i popoli dell’Oriente, ove, per motivi climatici ed igienici, tale morbo era molto avvertito. Nell’Antico Testamento (Cfr. Lev. 13-14) riscontriamo una puntuale e minuta casistica e legislazione nei confronti dei colpiti dalla malattia: le paure ancestrali, la concezione diffusa circa la fatalità, l’incurabilità ed il contagio, costringevano il popolo ebraico ad usare le opportune misure di prevenzione, mediante l’isolamento del lebbroso, il quale, considerato in stato di impurità rituale, veniva a trovarsi fisicamente e psicologicamente emarginato ed escluso dalle manifestazioni familiari, sociali e religiose del popolo eletto. Inoltre, la lebbra si configurava come un marchio di condanna, in quanto la malattia era considerata un castigo di Dio. Non rimaneva se non la speranza che la potenza dell’Altissimo volesse guarire i colpiti.
Gesù, nella sua missione di salvezza, ha spesso incontrato i lebbrosi, questi esseri sfigurati nella forma, privi del riflesso dell’immagine della gloria di Dio nell’integrità fisica del corpo umano, autentici rottami e rifiuti della società del tempo.
L’incontro di Gesù con i lebbrosi è il tipo e il modello del suo incontro con ogni uomo, il quale viene risanato e ricondotto alla perfezione dell’originaria immagine divina e riammesso alla comunione del popolo di Dio. In questi incontri Gesù si manifestava come il portatore di una nuova vita, di una pienezza di umanità da tempo perduta. La legislazione mosaica escludeva, condannava il lebbroso, vietava di avvicinarlo, di parlargli, di toccarlo. Gesù, invece, si dimostra, anzitutto, sovranamente libero nei confronti della legge antica: avvicina, parla, tocca, e addirittura guarisce il lebbroso, lo sana, riporta la sua carne alla freschezza di quella di un bimbo. «Allora venne a lui un lebbroso - si legge in Marco -, lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione Gesù stese la mano lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì» (Marc. 1,40-42; cfr. Matth. 8,2-4; Luc. 5,12-15). Lo stesso avverrà per altri dieci lebbrosi (Cfr. Luc. 17,12-19). «I lebbrosi sono guariti!», ecco il segno che Gesù dà per la sua messianicità ai discepoli di Giovanni il Battista, venuti ad interrogarlo (Matth. 11,5). E ai suoi discepoli Gesù affida la propria stessa missione: «Predicate che il regno dei cieli è vicino.., sanate i lebbrosi» (Matth 10,7ss.). Egli inoltre affermava solennemente che la purità rituale è completamente accessoria, che quella veramente importante e decisiva per la salvezza è la purezza morale, quella del cuore, della volontà, che non ha nulla a che vedere con le macchie della pelle o della persona (Cfr. Ibid. 15, 10-20).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Egli inoltre affermava che la purità rituale è completamente accessoria, che quella veramente importante e decisiva per la salvezza è la purezza morale, quella del cuore, della volontà, che non ha nulla a che vedere con le macchie della pelle o della persona.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso,allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito,possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo.