IL PENSIERO DEL GIORNO

10 Novembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16,8).  


Vangelo secondo Luca 16,1-8: La parabola dell’amministratore disonesto pone una domanda alla quale sembra che non sia facile dare una risposta: è mai possibile che il vangelo presenti un uomo disonesto come un modello da cui imparare? Ma in verità le cose non stanno proprio così. Difatti Gesù non approva la falsificazione dei conti, ma l’elogio si riferisce alla furbizia e all’avvedutezza dell’amministratore, non alla disonestà. Si tratta di un consiglio che suggerisce ai credenti come usare il denaro: con accortezza e nella prospettiva del Regno. Se l’amministratore disonesto ha saputo servirsi delle ricchezze di questo mondo per farsi degli amici e provvedere così al suo futuro su questa terra, quanto più il discepolo deve pensare al suo avvenire eterno adoperando i suoi beni terreni per aiutare quelli più poveri di lui, in modo che essi lo accolgono un giorno nel Regno futuro.


Rendi conto della tua amministrazione - Un uomo ricco aveva un amministratore: la parabola va compresa collocandola nel suo originale contesto palestinese dove l’amministratore, solitamente un servo nato nella famiglia, agendo per conto del suo padrone, usava dei beni a lui affidati con una grande libertà. Come l’esattore delle tasse, il servo amministratore, oltre ad assicurare un profitto per il suo padrone, poteva accumulare ingenti guadagni personali ricorrendo anche all’usura.
Costretto da una delazione a rendere conto dell’amministrazione, il servo, vedendo dinanzi a sé un futuro di fame e stenti, decide di giocare d’astuzia.
L’amministratore disonesto, decurtando notevolmente i debiti ai debitori del padrone, spera di mettere da parte un buon capitale di amicizie. Lo sconto operato è certamente una sostanziosa regalia, ma, come avviene in altre storie evangeliche, tutto è appositamente gonfiato, debiti e sconti, per rendere più chiara la «morale» del racconto.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto: il padrone non può non lodare l’astuzia del servo il quale ha agito con scaltrezza. Ed è appunto la scaltrezza o l’accortezza l’insegnamento che Gesù ricava dalla parabola per i discepoli.
Non vuole essere un giudizio morale: l’imbroglio è imbroglio e non è consentito fare il male perché ne derivi un bene. L’amministratore rimane disonesto e anche imbroglione; la morale della parabola è ben altra: i figli delle tenebre, i mondani, i non credenti, per conseguire i loro obiettivi, spesso malvagi o disonesti, sono capaci di aguzzare l’ingegno mettendo in campo fantasia, capacità intellettive e professionali, denaro, amicizie..., mentre i figli della luce, i credenti, i cristiani, spesso conoscono la sola forza dell’abulia, dell’inerzia.


L’amministratore infedele - Giorgio De Capitani: 93 - Nel capitolo 16 Luca riunisce alcune parabole e sentenze di Gesù intorno al tema dell’uso delle ricchezze.
Non vengono condannati i beni terreni in sé, quanto il loro abuso. Le ricchezze possono costituire un pericolo, se distolgono il discepolo dall’unico vero valore: il Regno di Dio. Perciò occorre avere accortezza e prudenza. Nella prima parabola, quella dell’amministratore infedele, che si rifà agli usi e costumi dei tempi di Gesù, bisogna cogliere il vero messaggio, senza farsi condizionare dai particolari descrittivi che fanno parte della concretezza del racconto. In altre parole, Gesù non intende proporre come modello il comportamento - chiaramente disonesto - del fattore, ma la sua estrema accortezza, considerata in sé e non secondo i fini che egli si è proposto di raggiungere.
Pur non condividendo affatto la loro dottrina, spesse volte diciamo: Se noi cristiani avessimo la perseveranza dei Testimoni di Geova! E che dire dell’impegno indefesso, del darsi da fare senza riserve, del non dormire di notte e di giorno dei mafiosi, dei terroristi, dei politici corrotti? Per loro non esistono né famiglia, né Stato, né figli, né doveri, ma solo lo scopo iniquo che si prefiggono. E noi cristiani? Troviamo tutte le scuse, comprese quelle della famiglia, dello Stato, dei figli, dei propri doveri professionali, pur di mettere all’ultimo posto Dio e la nostra fede. Se avessimo un po’ della caparbietà, dell’ostinazione, della risolutezza, della dedizione dei “figli delle tenebre” e le mettessimo al servizio del Regno di Dio! Gli atleti si sottopongono a enormi sacrifici pur di raggiungere una medaglia, e il cristiano borbotta, contesta, si appella ai diritti della coscienza e della libertà appena gli si chiede di sacrificare un po’ del suo tempo ozioso per l’impegno comunitario. Ammiro la coerenza di chi mette al prima posto il denaro e si sacrifica totalmente per esso, e rimango esterrefatto davanti all’incoerenza di tanti, tantissimi credenti che riducono la loro fede ad una stanca pratica domenicale, e per tutto il resto della settimana si sottomettono alle regole ferree del profitto, della palestra, della dieta.


Un modello molto speciale - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): La parabola dell’amministratore infedele, che il padrone licenzia per aver sperperato i suoi averi, ha una conclusione sconcertante, che ne rende difficile la comprensione: «Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Gesù sembra unirsi alla stupita meraviglia del padrone, quando viene a conoscenza degli sconti che l’amministratore ha fatto ai debitori, dato che lo cita come esempio per i figli della luce. Ma è possibile presentare come modello un simile sfrontato?
Chiariamo il malinteso. Il padrone non approva la precedente gestione del suo amministratore, dato che lo sta licenziando proprio per frode, ma loda la sua previdenza per il futuro che gli fa desiderare di conquistarsi degli amici per i cattivi tempi che si avvicinano.
Riducendo la cifra delle ricevute, probabilmente non truffava il suo padrone, ma rinunciava al suo guadagno. Gli amministratori di allora non avevano sempre uno stipendio fisso, ma una commissione sulle transazioni commerciali che ottenevano.
La riflessione di Gesù si basa su questo: i figli della luce, cioè i buoni, devono imitare l’acume, l’astuzia e la previdenza che i figli di questo mondo, cioè i cattivi (o i figli delle tenebre, negli scritti degli esseni di Qumran), mettono nei loro affari. Non è la corruzione o la mancanza di onestà che viene presa a modello, ma la sagacia. Questa è la lezione di fondo o insegnamento globale della parabola: un avvertimento ai figli della luce, ai buoni.
Nell’impegno per ottenere i beni e la meta definitiva del regno, il credente deve imitare lo sforzo e la dedizione che tanti altri prodigano per raggiungere obiettivi terreni e provvisori: guadagnare denaro, ottenere influenza e potere, arrivare al culmine di una carriera, avere un posto di prestigio, assicurarsi il successo politico o sportivo. Perché, se questi interessi risvegliano tali energie nell’uomo, tanto più lo deve fare il regno di Dio, che deve avere il primato nella nostra vita ed è fonte di beni che si possiedono per sempre. Per essi vale la pena di sacrificare tutto.


I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce: Omelia di  S. Em. Ennio Card. Antonelli (19 settembre 2010): Gesù ci esorta ad essere industriosi come l’amministratore infedele; ma in senso molto diverso da lui, in senso opposto. Essere ingegnosi come lui, ma nella carità, facendo partecipare alle nostre ricchezze i poveri, perché essi diventino nostri intercessori presso il Padre celeste. Così si mettono veramente a frutto i beni che si possiedono. Per il regno di Dio, regno di amore e di comunione fraterna, bisogna impegnarsi con coraggio, intelligenza, volontà decisa e perseverante, almeno in misura pari a quella degli affaristi di questo mondo. “Il padrone - dice Gesù nella parabola - lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”. Non lo lodò certo per la disonestà; ma per la scaltrezza e la prontezza con cui aveva saputo reagire a una situazione difficile.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Ammiro la coerenza di chi mette al prima posto il denaro e si sacrifica totalmente per esso, e rimango esterrefatto davanti all’incoerenza di tanti, tantissimi credenti che riducono la loro fede ad una stanca pratica domenicale, e per tutto il resto della settimana si sottomettono alle regole ferree del profitto, della palestra, della dieta.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che non permetti alle potenze del male di prevalere contro la tua Chiesa, fondata sulla roccia di Pietro, per l’intercessione del papa san Leone Magno fa’ che resti salda nella tua verità e proceda sicura nella pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo.