IL PENSIERO DEL GIORNO

26 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Beato l’uomo che confida nel Signore» (Salmo Responsoriale - Dal Salmo 1).


Salmo 1 - Gianfranco Ravasi: Aperta nell’originale ebraico da una parola che inizia con la prima lettera dell’alfabeto, ‘alef, questa composizione sapienziale è quasi la chiave di lettura di tutta la collezione dei Salmi. Due vie, due destini, due umanità si confrontano: il giusto che canta i Salmi è come un albero alto che non vede avvizzire le sue foglie, l’ingiusto è arido come pula dispersa dal vento. L’ultima lettera con cui si chiude la lirica è la tau, l’ultima dell’alfabeto ebraico: il salmo è, quindi, l’alfabeto della morale e delle scelte dell’uomo nella storia.


Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53: Gesù è in cammino verso Gerusalemme e parla ai suoi discepoli della sua missione che porterà al mondo pace e salvezza, ma che dovrà passare attraverso il crogiuolo della abnegazione, della rinunzia e della sofferenza. La pace che Gesù dona agli uomini non è pacifismo, ma è un frutto che si può cogliere soltanto sull’albero della croce. Il Vangelo è tutt’altro che comodo: accoglierlo comporta il rinnegamento di sé, la piena vittoria sul peccato e l’esigenza di fedeltà alla parola data a Dio e al suo Cristo. Il battesimo che Gesù deve ricevere è la sua Passione. Egli è angosciato «non per timore della propria morte, ma per il ritardo del compimento della nostra redenzione» (Sant’Ambrogio).


Sono venuto a portare il fuoco sulla terra - Gesù parla ai discepoli del significato profondo della sua missione sulla terra, e insegnando prosegue instancabilmente il suo cammino che lo condurrà sul Calvario.
Gesù ‘sale’ verso la Città santa dove l’attendono la morte ignominiosa di croce e la gloria, durante questo tragitto ammaestra e prepara i discepoli al compimento del suo mistero pasquale.
Il fuoco nelle manifestazioni divine «è spesso un segno della presenza di Iahvé e ne rivela la santità sotto il duplice aspetto, attraente e terribile: Iahvé si manifesta all’uomo e gli parla, ma esige santità e purità» (R. T.). Invece, il fuoco che Gesù ha portato sulla terra è un po’ più misterioso: può essere il fuoco del giudizio escatologico, che purifica o castiga secondo ci si schiera pro o contro il Cristo.
Potrebbe essere invece il fuoco dello Spirito Santo che discende sui credenti immersi nelle acque salutari del Battesimo: un dono promesso e inviato da Gesù a compimento della sua missione di salvezza (cfr. At 1,5). Un’altra ipotesi potrebbe essere quella del fuoco purificatore della Passione e della morte attraverso il quale Gesù brama di passare per portare a compimento la sua missione di salvezza. In questo modo fuoco e battesimo si saldano in un binomio inscindibile. Infatti, il battesimo che Gesù deve ricevere va inteso nel senso generico del termine battesimo, che in greco significa «immersione». Nella Passione, Gesù sarà come immerso in un mare indicibile di dolori.
Il linguaggio di Gesù ricorda «quello di Giovanni Battista, quando presentava il Messia appunto come colui che avrebbe battezzato i credenti “in Spirito Santo e fuoco” [Gv 3,16]. È tuttavia difficile sapere se in questo caso è al giudizio o allo Spirito che si riferisce il fuoco, per quanto concerne il testo di Luca. Ma un battesimo di nuovo tipo attende il Messia: il martirio. Gesù non ha certo un desiderio di morte; però il martirio non gli fa paura. E gli va incontro, perché la prova che segnerà la fine della sua missione terrena è indispensabile perché possa venire lo Spirito Santo - sotto forma di lingue di fuoco: At 2,3 - e possa continuare il tempo della Chiesa, un tempo di prova per tutti coloro che crederanno in lui» (Hugues Cousin).
La pace che Gesù dona al mondo non è una pace a buon mercato, perché comporta lacerazioni, divisioni, rotture di relazioni con gli amici, con i familiari, anche con i più intimi: «Gesù è un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) che, senza volere le discordie, le provoca necessariamente per le esigenze di scelta che richiede» (Bibbia di Gerusalemme).
Forse i discepoli avranno capito ben poco, forse sono stati assaliti dalla tristezza o dalla paura, tant’è, questa è la missione del Figlio di Dio, morire su una croce per liberare gli uomini dai ceppi del peccato e della morte, un progetto che Gesù porterà a compimento in perfetta obbedienza alla volontà del Padre.
Colui, per mezzo del quale «sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili» (Col 1,16), vero Dio e vero Uomo (cfr. Gv 1,14; Rom 9,5), è «disceso sulla terra» (Ef 4,9) ed è decisivo ai fini della salvezza pronunziarsi su di lui. È di massima urgenza perché è in gioco la salvezza, la decisione non va presa secondo preconcetti e velleità che nulla hanno a che fare con un giusto giudizio (cfr. Lc 4,16-30).


Il fuoco - R. T. (Fuoco in Schede Bibliche - Edizioni Dehoniane - Bologna): Il fuoco è un elemento presente fin dal tempo di Abramo nella storia delle relazioni tra Dio e il suo popolo; esso però «ha soltanto valore di segno, che bisogna superare per trovare Dio». Nelle teofanie, il fuoco è spesso un segno della presenza di Iahvé e ne rivela la santità sotto il suo duplice aspetto, attraente e temibile: Iahvé si manifesta all’uomo e gli parla, ma esige santità e purità.
Nei sacrifici, il fuoco è il segno della benevolenza e dell’amore di Dio, che accetta e gradisce l’offerta della creatura e la sua volontà di purificazione.
Il fuoco è anche il simbolo della collera divina, il fuoco dell’ira che divora gli empi e punisce il popolo eletto, quando si comporta da peccatore impenitente.
Gesù è annunciato da Giovanni Battista come il vagliatore che getta la paglia nel fuoco e come colui che battezza nello Spirito santo e nel fuoco: «Io vi battezzo con l’acqua per farvi convertire; ma colui che viene dopo di me è più potente di me ed io non sono degno neanche di portargli i calzari; lui vi battezzerà con lo Spirito santo e col fuoco. Ha in mano il suo ventilabro e monderà la sua aia, e raccoglierà il suo grano nel granaio e brucerà la pula con un fuoco inestinguibile» (Mt. 3,11-12).
Giovanni, nella sua predicazione, presentava il regno dei cieli, ormai imminente (Mt. 3,1-2), come una discriminazione ed un giudizio che si compiono in base alle opere di ognuno. L’era messianica è un tempo di discriminazione che purifica l’aia, ammassando il grano da una parte e gettando invece la paglia nel fuoco. Il messia dunque è il vagliatore; è il santificatore e, nello stesso tempo, il giudice. Egli inaugura il giorno di Iahvé, che porta la salvezza ai credenti, ma che riserva il fuoco della geenna a chi rifiuta la grazia. Dopo questa attestazione del Battista in suo favore, Gesù riceve il battesimo nel Giordano.
Questo atto dà inizio alla sua azione redentrice, ed è anche un segno precursore della sua passione e morte sulla croce, l’altro battesimo che egli attende di ricevere (Mc. 10, 38).
Nel vangelo di Luca, il battesimo di sangue che Gesù deve ricevere è accostato alla sua missione di portare il fuoco sulla terra (Lc. 12,49-50). È questo il solo testo in cui Gesù paragona la sua opera all’azione del fuoco. Il battesimo che egli riceverà sulla croce, accenderà un fuoco nel mondo.
L’offerta sul Calvario, infatti, è la prova del fuoco, in cui la vittima pura viene consumata e diviene purificante per gli uomini, ai quali porta il dono della grazia e della vita nuova. Attraverso il batte-simo di sangue di Gesù, «il fuoco è acceso»; esso diventerà operante per i credenti grazie all’azione dello Spirito. Per questo occorre essere battezzati nello Spirito santo e nel fuoco.
La chiesa ormai vive di questo fuoco che infiamma il mondo grazie al sacrificio di Cristo.
Tale fuoco ardeva nel cuore dei pellegrini di Emmaus, mentre ascoltavano il Maestro risorto: «Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc. 24,32). È disceso sui discepoli nel giorno della Pentecoste (Atti 2,3), realizzando per essi il battesimo nello Spirito e nel fuoco (cfr. Atti 1,5).
La vita cristiana è anch’essa sotto il segno del fuoco: non più quello del Sinai, ma quello che consuma l’olocausto delle nostre vite in un culto accetto a Dio (Ebr. 12,18.28-29).
Per coloro che hanno accolto il fuoco dello Spirito, la distanza tra l’uomo e Dio è superata da Dio stesso, che si è interiorizzato perfettamente nell’uomo. In questo senso è necessario essere «salati» per mezzo del fuoco, il fuoco del giudizio e quello dello Spirito, attraverso i quali si condanna l’uomo vecchio e si entra a far parte del regno come  fedeli: «Perché ciascuno sarà salato col fuoco. Buona cosa è il sale: ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace tra voi» (Mc. 9,49-50).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Ciascuno sarà salato col fuoco. Buona cosa è il sale: ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace tra voi.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...