IL PENSIERO DEL GIORNO

19 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6; cfr. Acclamazione al Vangelo).


Dal Vangelo secondo Luca 11,47-54: Gli scribi e i farisei innalzavano monumenti ai profeti e si ritenevano per questo diversi dai loro padri che invece li avevano uccisi. Ma è tutto ipocrisia: al tempo di Gesù, infatti, i farisei veneravano i profeti solo perché costoro erano morti e sepolti, e quindi non davano più fastidio. Se i profeti fossero stati in mezzo a loro li avrebbero uccisi, così come uccideranno Gesù, profeta scomodo. Agli occhi di Gesù balza netto un altro difetto dei dottori della legge: la cavillosità nella speculazione teologica e  nella interpretazione della morale. Non solo rendevano complicata l’osservanza della legge, turbando in tal modo la coscienza dei semplici, ma quello che era diabolico era il fatto che in questo modo insegnavano come mettere in pace la coscienza: bastava osservare pedissequamente la legge, naturalmente solo nell’apparenza e non nella sostanza.


Una casistica ipocrita: Catechismo della Chiesa Cattolica 579: Il principio dell’integralità dell’osservanza della Legge, non solo nella lettera ma nel suo spirito, era caro ai farisei. Mettendolo in forte risalto per Israele, essi hanno condotto molti ebrei del tempo di Gesù a uno zelo religioso estremo. E questo, se non voleva risolversi in una casistica «ipocrita», non poteva che preparare il popolo a quell’inaudito intervento di Dio che sarà l’osservanza perfetta della Legge da parte dell’unico Giusto al posto di tutti i peccatori.


Le invettive contro gli scribi e i farisei mentre condannano specifici comportamenti dei farisei, vogliono additare quello spirito farisaico, cioè l’ipocrisia, che rappresentava e rappresenta un rischio reale, e concreto, per ogni cristiano. Perciò la pagina evangelica acquista un valore universale, per i cristiani e le comunità di tutti i tempi. Possiamo pensare a un esame di coscienza che coinvolge i cristiani di tutti i tempi. Questa pagina ci chiama in causa, dobbiamo guardarci dentro e vedere con grande onestà se i difetti degli uomini del tempo di Cristo, che si chiamino ebrei, scribi e farisei non importa un gran che, si rinnovino anche in noi. In ogni caso lo scontro verbale tra Gesù e i farisei è un fatto realmente accaduto, ed è importante salvaguardare la realtà storica in sé e per sé, ma sarebbe un grossolano errore ricordarlo come si può ricordare la battaglia di Canne o la morte di Napoleone Bonaparte, perché i fatti raccontati nei Vangeli non si possono mettere sullo stesso piano di un qualsiasi evento storico. La Bibbia non è un libro di storia, ma una Parola che è rivolta agli uomini di tutti i tempi, un messaggio universale, che “oggi” ci tocca da vicino. Questa operazione possiamo chiamarla “attualizzazione” della Parola di Dio, o possiamo impiegare un’altra parola, non importa, quello che interessa che l’uomo si lasci interrogare dalla Parola di Dio e che dia una risposta onesta e sincera. Ed è in questa risposta, più con la vita che con le parole, che corriamo il rischio di essere adescati dalla ipocrisia. In poche parole, il brano di Luca non dovrebbe lasciarci tranquilli e ben addormentati sul sofà. La Parola di Dio ci sta dicendo che c’è un peccato che non muore mai, ed è l’ipocrisia. E anche noi corriamo il rischio di essere “belli fuori e non altrettanto dentro. Col sorriso sulle labbra e nel cuore tanta invidia e vendetta. Preoccupati che le confezioni di biscotti siano perfettamente igieniche, e incollati davanti a un talk-show che propugna i vizi peggiori; difensori accaniti della cultura degli Indios e altrettanto accaniti accusatori del dirimpettaio che tiene la radio a tutto volume; attentissimi nel controllare il conto del ristorante e velocissimi nel fare la preparazione [ammesso che la facciamo] alla confessione [ammesso che ci confessiamo]; intransigenti sulla marca del dentifricio e permissivi in fatto di morale” (Giorgio De Capitani). Piccoli esempi, ma la morte, sia fisica che spirituale, arriva sempre a piccoli passi.


Guai a voi - Paolo VI (Udienza Generale 7 Novembre 1973): E il cuore, che cosa è? La nostra domanda si pone per il discorso religioso e morale, che si estende a quello psicologico e ideale. Qual è il significato di questo termine tanto usitato?
Siamo tentati di far nostra la definizione di S. Agostino, che fa coincidere il senso della parola cuore con l’Io: … cor meum, ubi ego sum quicumque sum (Conf. X, 3: PL 32, 781). E siamo confortati a scegliere questo senso pregnante, indicativo della personalità sentimentale, intellettuale e soprattutto operativa dell’uomo, dal linguaggio biblico, che prescinde dal significato puramente fisiologico di questo organo per indicare ciò ch’è vivo, genetico, operante, morale, responsabile, spirituale nell’uomo. Il cuore è la cella interiore della psicologia umana; è la sorgente degli istinti, dei pensieri, e soprattutto delle azioni dell’uomo. Di ciò ch’è buono, e di ciò ch’è cattivo: ricordiamo la parola di Gesù Maestro: «È dal cuore infatti che escono i mali pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le menzogne, le bestemmie; e queste sono le cose che contaminano l’uomo» (Matth. 15,19-20). Quale triste introspezione! E ciò che la rende grave è la parola biblica che ci ammonisce come l’occhio di Dio veda in trasparenza il nostro cuore, questo segreto nascondiglio della nostra realtà morale. Dice la S. Scrittura: «l’uomo guarda all’apparenza, il Signore guarda al cuore» (1Sam 16,17); legge nelle nostre intenzioni (Ier. 17,10). Potremmo addurre moltissime altre citazioni incalzanti circa la penetrazione dello sguardo giudicante di Dio nell’interno più ermetico dei nostri cuori; ma ora ci preme osservare come in questa spalancata interiorità si pronunci il giudizio di Dio a nostro riguardo. Nessuna indulgenza è riservata da Cristo all’ipocrisia, alla falsa virtù, alla giustizia formale e bugiarda. Il Vangelo è pieno di espressioni intolleranti del Signore verso una pseudo-osservanza della religione disgiunta dalla verità del bene e dalla schiettezza dell’amore. Dovremmo rileggere il capo XXIII di S. Matteo per risentire la forza delle invettive di Cristo verso le astute finzioni di due gruppi sociali, i farisei e gli scribi di quel tempo, emblema per tutti i tempi, per tremare circa l’esigenza fondamentale del vero rapporto con Dio, la sincerità del cuore, espressa dalla coerenza del pensiero, della parola e dell’opera. E dobbiamo pertanto rifarci allo studio di quella parola, diventata ormai d’uso corrente, la «metànoia», che vuol dire la conversione interiore, il mutamento del cuore, di cui abbiamo altra volta parlato. E non possiamo tacere il nostro doloroso stupore per l’indulgenza, anzi per la pubblicità e la propaganda, oggi tanto ignobilmente diffusa, per ciò che conturba e contamina gli spiriti, con la pornografia, gli spettacoli immorali, e le esibizioni licenziose. Dov’è l’«ecologia» umana?


La chiave per entrare nelle Scritture e nella vita...: Mons. Vincenzo Paglia, vescovo (Omelia, 18 ottobre 2007): Un dottore della legge, ascoltando le dure parole di Gesù contro il ritualismo farisaico, ribatte che in quel modo offende lui e tutti i suoi colleghi. Con questa reazione egli mostra di avere ascoltato Gesù con l’orgoglio di chi deve difendere la sua posizione e non come un uomo bisognoso d’aiuto. La Parola di Dio, come dice Paolo, è come una spada a doppio taglio che penetra sin nelle midolla e non lascia indifferenti. Se è ascoltata con l’orgoglio e l’autosufficienza di chi vuole difendere se stesso, viene sentita come un rimprovero che offende e non come una forza salutare e buona che aiuta a cambiare il cuore. Se si resta schiavi del proprio orgoglio è facile maltrattare i profeti e i giusti; è facile cioè eliminare la loro voce, dimenticare la loro parola e, in ogni caso, allontanarla perché porta disturbo. E si giunge sino a farli tacere con la violenza, magari costruendo loro delle belle tombe. La “chiave” per entrare nelle Scritture e nella vita è l’ascolto umile e docile.


Gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile...: Pio XII (Messaggio Urbi et Orbi Pasqua 1957): Anche la notte, che precedette la risurrezione di Gesù, fu notte di desolazione e di pianto, fu notte di tenebra. I nemici di Lui erano soddisfatti di aver chiuso finalmente, nella tomba, il «seduttore del popolo». Percosso il Pastore, il piccolo gregge era andato disperso. Desolati, sconcertati, gli amici di Gesù sono costretti a nascondersi per il timore degli scribi e dei farisei. Gesù è nella tomba. La salma giace sulla roccia fredda e tutto il suo corpo è ancora piagato; le labbra sono mute. Che rimane più delle sue parole, che sapevano animare, confortare, illuminare; le sue parole così piene di maestà e di sapienza? Dove sono i suoi comandi ai venti e alle tempeste; dove è il suo potere di sfuggire alle diaboliche insidie dei suoi nemici o di far fronte coraggiosamente ai loro furori? Dove è la sua facoltà di sanare i malati, di risuscitare í morti? Tutto (pareva) è finito; e sono stati sepolti con Lui, nella tomba, non solo gli ambiziosi progetti di alcuni, ma anche le discrete speranze di molti. Tutto è finito, vanno mormorando gli uomini; e nella loro voce è l'espressione di una disperata tristezza. Tutto è finito, par che rispondano le cose. Eppure chi avesse potuto guardare oltre la pietra che chiudeva il sepolcro, avrebbe avuto l’impressione che gli occhi di Gesù non fossero chiusi per la morte, ma per il sonno; né vi era traccia di corruzione nelle sue membra e il suo volto aveva ancora ben visibili i segni della sua sovrumana bellezza, della sua infinita bontà.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Dov’è l’«ecologia» umana?
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo...