IL PENSIERO DEL GIORNO

18 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Cfr. Gv 15,-16; Cfr. Acclamazione al Vangelo).


Vangelo secondo Luca 10,1-9: Il compito di annunciare Cristo rientra nella vocazione cristiana di ogni battezzato e deve estendersi a tutta la terra. I missionari sono mandati come agnelli in mezzo ai lupi: l’impatto col mondo sarà sempre gravido di malevolenza e di odio, non è ad armi pari perché i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce (Lc 16,8), ma il cristiano deve avere fede nella Parola che annuncia, anche se questa sembra non adeguata al compito. Spesso è la mancanza di fede che impedisce alla Parola di manifestare la forza di Dio che essa nasconde.


Vi mando come agnelli in mezzo a lupi - Dopo la missione dei Dodici (cfr. Lc 9,3-5), Gesù manda settantadue discepoli ad annunziare il regno di Dio che è già vicino. Il numero dei discepoli forse è intenzionale. Gen 10, nella versione dei Settanta, elenca settantadue nazioni, se Luca si attiene a questo dato il numero dei discepoli inviati vuole indicare l’universalità della missione: la salvezza supera gli angusti confini d’Israele per raggiungere tutti gli uomini. Sono mandati a due a due perché, per la legge mosaica, sono necessari due testimoni per attestare la veridicità di un avvenimento (cfr. Dt 19,15). I settantadue sono mandati davanti a Gesù come precursori.
La missione già si presenta ardua in quanto le forze sono impari: «vi mando come agnelli in mezzo a lupi». I discepoli si trovano come pecore tra i denti affilati dei lupi. E i lupi quando azzannano scarnificano la preda.
Una missione che parte con il piede sbagliato, tutta in salita. La persecuzione sarà sempre in agguato (cfr. Lc 6,22-23). Gli inviati avranno in eredità il destino di Colui che li manda nel mondo: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non è una probabilità, è pura certezza: «Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio» (Gv 16,2). Dalla loro parte avranno soltanto lo Spirito Santo: «Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12,11-12).
Il loro sangue non sarà sparso invano, testimonierà contro i carnefici perché ricada su di loro «tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria [...] ucciso tra il santuario e l’altare» (Mt 23,35).
Gesù esige, data l’urgenza della missione, la massima povertà e anche essenzialità nelle relazioni: non bisogna perdersi in chiacchiere inutili.
Gesù poi tratteggia il bon ton del missionario.
Innanzi tutto egli è un uomo di pace; è colui che porta la pace che per un israelita è la pienezza dei doni divini. Non bisogna vagabondare di casa in casa e di buon grado mangiare quello che sarà messo dinanzi. Una regola d’oro con la quale viene abrogata la distinzione mosaica tra cibi puri e impuri (cfr. Mc 7,19). Ridonare la salute agli infermi entra nell’opera missionaria: con essa si attesta il potere affidato agli inviati. Gesù è sempre presente e continua a insegnare e a guarire (cfr. Mc 16,20).
Essere missionari e servi della Parola non è facile, e a volte nel conto bisogna mettere il dono della vita, ma non è impossibile, perché “tutto possiamo in colui che ci dà la forza” (cfr. Fil 4,13).


... li inviò...: Lumen gentium 20: La missione divina affidata da Cristo agli apostoli durerà fino alla fine dei secoli (cfr. Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa il principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli apostoli, in questa società gerarchicamente ordinata, ebbero cura di istituire dei successori. Infatti, non solo ebbero vari collaboratori nel ministero ma perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, affidarono, quasi per testamento, ai loro immediati cooperatori l’ufficio di completare e consolidare l’opera da essi incominciata raccomandando loro di attendere a tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo li aveva posti a pascere la Chiesa di Dio (cfr. At 20,28). Perciò si scelsero di questi uomini e in seguito diedero disposizione che dopo la loro morte altri uomini subentrassero al loro posto. Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l’ufficio di quelli che costituiti nell’episcopato, per successione che decorre ininterrotta fin dalle origini sono i sacramenti attraverso i quali si trasmette il seme apostolico. Così, come attesta S. Ireneo, per mezzo di coloro che gli apostoli costituirono vescovi e dei loro successori fino a noi, la tradizione apostolica in tutto il mondo è manifestata e custodita.


il Signore designò altri settantadue: Giovanni Paolo II (Messaggio, 15 Ottobre 2000): Per Luca esser cristiani significa seguire Gesù sulla via che Egli percorre (Lc 19,57; 10,38; 13,22; 14,25). È Gesù stesso che prende l’iniziativa e chiama a seguirlo, e lo fa in modo deciso, inconfondibile, mostrando così la sua identità del tutto fuori dal comune, il suo mistero di Figlio, che conosce il Padre e lo rivela (cfr Lc 10,22). All’origine della decisione di seguire Gesù vi è l’opzione fondamentale in favore della sua Persona. Se non si è stati affascinati dal volto di Cristo è impossibile seguirlo con fedeltà e costanza, anche perché Gesù cammina per una via impervia, pone condizioni estremamente esigenti e si dirige verso un destino paradossale, quello della Croce. Luca sottolinea che Gesù non ama compromessi e richiede l’impegno di tutta la persona, un deciso distacco da ogni nostalgia del passato, dai condizionamenti familiari, dal possesso dei beni materiali (cfr. Lc 9,57-62; 14,26-33). L’uomo sarà sempre tentato di attenuare queste esigenze radicali e di adattarle alle proprie debolezze, oppure di desistere dal cammino intrapreso. Ma è proprio su questo che si decide l’autenticità e la qualità della vita della comunità cristiana. Una Chiesa che vive nel compromesso sarebbe come il sale che perde il sapore (cfr Lc 14,34-35). Occorre abbandonarsi alla potenza dello Spirito, capace d’infondere luce e soprattutto amore per Cristo; occorre aprirsi al fascino interiore che Gesù esercita sui cuori che aspirano all’autenticità, rifuggendo dalle mezze misure. Questo è certo difficile per l’uomo, ma diventa possibile con la grazia di Dio (cfr Lc 18,27). D’altra parte, se la sequela di Cristo implica che si porti ogni giorno la Croce, questa a sua volta è albero di vita che conduce alla risurrezione. Luca, che accentua le esigenze radicali della sequela di Cristo, è anche l’Evangelista che descrive la gioia di coloro che diventano discepoli di Cristo (cfr Lc 10,20; 13,17; 19,6.37; At 5,41; 8,39; 13,48).


Pace a questa casa: Nella Sacra Scrittura l’espressione «avere pace» significa: «vivere bene, senza danno, perfettamente». L’opposto di pace perciò non è guerra, ma perdizione, imperfezione. Forme di pace sono la non-guerra (1Sam 7,14; Lc 14,32; Ap 6,4), il sonno (Sal 4,9) e la morte (Gn 15,15). La pace manca nella discordia (Mt 10,34) e nella malattia (cfr. Mc 5,34). La pace viene da Dio (Nm 6,26), con cui è stato conchiuso il patto. Perciò la speranza di Dio è anche speranza di pace (Lv 26,6; Is 52,7). In Cristo è venuta la pace (Lc 2,14; Gv 14,27; 16,33; At 10,36ss), poiché Dio e l’umanità si uniscono l’uno con l’altro in maniera nuova (Ef 2,17; per mezzo del sangue della croce: Col,20). Il messaggio di Cristo è messaggio di pace (Ef 2,17; 6,15), con l’impegno di fare tutto ciò che serve alla pace (Mt 5,9; Rm 12,18; 1Pt 3,11). La Chiesa è inviata a portare la pace nel mondo, cioè a rinnovarlo nel “sangue del Figlio di Dio”.


San Luca: Giovanni Paolo II (Omelia 18 Ottobre 1986): La festa e il ricordo di san Luca Evangelista, che oggi celebriamo, costituisce un pressante invito a far nostra l’ansia missionaria di tutti coloro che hanno permesso alla parola di Cristo di risonare nel mondo e di riempire il cuore dell’uomo di luce e di consolazione. Cristo infatti è la risposta adeguata e vera agli interrogativi e alle aspirazioni più profondi del cuore dell’uomo. Cristo dona all’uomo molto più di quanto l’uomo possa sperare e desiderare. Egli solo rivela a noi il vero volto di Dio e dell’uomo. Egli che ha vinto il peccato e la morte è la nostra speranza e la nostra salvezza. Egli è la via, la verità e la vita. Per questo, non possiamo rimanere indifferenti al pensiero che uomini, donne, giovani, nel mondo, ma anche nei confini della propria Chiesa locale, non hanno la gioia di fare esperienza di Gesù Cristo, redentore e amico dell’uomo. Tale pensiero, anzi tale inquietudine, deve risvegliare in noi le migliori energie per individuare e promuovere con generosità e creatività, dovunque sia possibile, occasioni, luoghi, iniziative per annunciare a tutti la buona notizia del Vangelo.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Tutto posso in colui che mi dà forza.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo
con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola,e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo.