IL PENSIERO DEL GIORNO

12 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Chiedete e vi sarà dato » (Lc 11,9).


Vangelo secondo Luca 11,5-13: La parabola del visitatore importuno serve a mettere in evidenza la bontà, la provvidenza e la misericordia di Dio. Per gli orientali in genere l’ospitalità è sacra, per cui, nonostante l’ora tarda, l’amico esaudisce la richiesta inopportuna. Nel racconto parenetico non si deve ricercare l’equivalente di ogni particolare, essendo sufficiente cogliere il messaggio centrale: una ostinata richiesta di aiuto che alla fine viene esaudita. Come nella parabola della vedova e del giudice disonesto (cfr. Lc 18,1-8), nel testo lucano si trova «il cosiddetto argomento a fortiori che si pone in parallelo con un altro argomento più debole; si argomenta più o meno in questo modo: se quel tale si è alzato di notte per soddisfare le richieste dell’amico importuno [quindi contro voglia] a maggior ragione [a fortiori] Dio interverrà per soccorrere i suoi figli. La parabola infonde quindi serena fiducia nel sicuro intervento di Dio» (Don Mauro Orsatti). I tre imperativi posti di seguito, chiedete... cercate... bussate, oltre a mettere in evidenza l’insistenza con cui bisogna cercare sottolineano la certezza dell’intervento divino. Per Luca il dono dei doni è lo Spirito Santo che il Padre elargisce largamente a tutti coloro che lo chiedono. L’affermazione di Gesù, voi, che siete cattivi, non deve risultare offensiva per l’uomo perché vuole solo mettere in evidenza la deficienza creaturale dell’uomo (cfr. Gv 15,5: «Senza di me non potete far nulla»). È una spinta ad aprirsi alla potenza di Dio il quale non farà mai mancare la sua presenza, il suo amore, il suo aiuto quotidiano, anche nelle situazioni più disperate (cfr. 2Cor 12,7-9).


La parabola dell’amico importuno: CCC 2613-2615: Tre parabole sulla preghiera di particolare importanza ci sono tramandate da san Luca: La prima, «l’amico importuno», esorta ad una preghiera fatta con insistenza: «Bussate e vi sarà aperto». A colui che prega così, il Padre del cielo «darà tutto ciò di cui ha bisogno», e principalmente lo Spirito Santo che contiene tutti i doni. La seconda, «la vedova importuna», è centrata su una delle qualità della preghiera: si deve pregare sempre, senza stancarsi, con la pazienza della fede. «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». La terza parabola, «il fariseo e il pubblicano», riguarda l’umiltà del cuore che prega: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». La Chiesa non cessa di fare sua questa preghiera: «Kyrie eleison!». Quando Gesù confida apertamente ai suoi discepoli il mistero della preghiera al Padre, svela ad essi quale dovrà essere la loro preghiera, e la nostra, allorquando egli, nella sua umanità glorificata, sarà tornato presso il Padre. La novità, attualmente, è di « chiedere nel suo nome ». La fede in lui introduce i discepoli nella conoscenza del Padre, perché Gesù è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). La fede porta il suo frutto nell’amore: osservare la sua parola, i suoi comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù. Ancor più, quando la nostra preghiera è unita a quella di Gesù, il Padre ci dà un «altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14,16-17). Questa novità della preghiera e delle sue condizioni appare attraverso il discorso di addio. Nello Spirito Santo, la preghiera cristiana è comunione di amore con il Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui: «Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24).


... il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono: CCC 727-728: Tutta la missione del Figlio e dello Spirito Santo nella pienezza del tempo è racchiusa nel fatto che il Figlio è l’Unto dello Spirito del Padre dal momento dell’incarnazione: Gesù è Cristo, il Messia. Tutto il secondo articolo del Simbolo della fede deve essere letto in questa luce. L’intera opera di Cristo è missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo. Qui si menzionerà soltanto ciò che concerne la promessa dello Spirito Santo da parte di Gesù e il dono dello Spirito da parte del Signore glorificato. Gesù rivela in pienezza lo Spirito Santo solo dopo che è stato egli stesso glorificato con la sua morte e risurrezione. Tuttavia, lo lascia gradualmente intravvedere anche nel suo insegnamento alle folle, quando rivela che la sua carne sarà cibo per la vita del mondo. Inoltre lo lascia intuire a Nicodemo, alla Samaritana e a coloro che partecipano alla festa delle Capanne. Ai suoi discepoli ne parla apertamente a proposito della preghiera e della testimonianza che dovranno dare.


Il Padre celeste ci dona lo Spirito che porta novità: Papa Francesco (Omelia, 19 maggio 2013): La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare, a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti. E questo avviene anche con Dio. Spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte; abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove, ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci ai suoi orizzonti. Ma, in tutta la storia della salvezza, quando Dio si rivela porta novità - Dio porta sempre novità -, trasforma e chiede di fidarsi totalmente di Lui: Noè costruisce un’arca deriso da tutti e si salva (Gen 6-8); Abramo lascia la sua terra con in mano solo una promessa (Gen 12); Mosè affronta la potenza del faraone e guida il popolo verso la libertà (Es 3-14); gli Apostoli, timorosi e chiusi nel cenacolo, escono con coraggio per annunciare il Vangelo (At 2). Non è la novità per la novità, la ricerca del nuovo per superare la noia, come avviene spesso nel nostro tempo. La novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza, ciò che ci dona la vera gioia, la vera serenità, perché Dio ci ama e vuole solo il nostro bene. Domandiamoci oggi: siamo aperti alle “sorprese di Dio”? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza?


Chiedete e vi sarà dato - Paolo VI (Angelus, 1° settembre 1974): Noi non faremo oggi commenti alle condizioni presenti del nostro mondo, alcune tanto penose [...] altre invece, e per fortuna non poche, più serene e promettenti. Noi vi diremo soltanto d’una impressione spirituale che a tale riguardo noi sentiamo nel cuore, e che supponiamo sia da voi stessi condivisa. Ed è l’impressione dominante dell’insufficienza intrinseca delle nostre cose temporali, sia a promuovere sapientemente, sia a reggere efficacemente l’ordine giusto ed umano per esse desiderato, sia poi a rendere gli uomini più virtuosi e davvero più fraternamente uniti fra loro. Sforzi poderosi e meritori sono certamente in atto, e su larga scala, per risolvere le sempre nuove e rinascenti questioni; ma sembra che tutto sia una fatica di Sisifo, se certe sperate soluzioni sembrano destinate a preparare malanni futuri, piuttosto che a rimediare davvero a quelli presenti (l’idea, ad esempio, quasi ossessiva in molti, di qualche nuova rivoluzione, ovvero lo sviluppo della produzione e del mercato degli armamenti, oppure a certi programmi immorali e inumani per ridurre la natalità, o anche al fatale equivoco che qualifica moderna liberazione la licenziosità dei costumi, ecc.]. Si deve riconoscere che manca qualche cosa nel grande e meraviglioso meccanismo della nostra raffinata e fragile civiltà. Per noi è facile identificare questo attuale ancor più potenziale disordine nella mancanza [voluta da molti, ahimé!) di coefficienti spirituali e morali. Diciamo meglio: religiosi. Il timor di Dio, la concezione religiosa della vita, la presenza operante del Vangelo nella dinamica della storia dell’umanità, la fede. E per noi emerge da tutto ciò un dovere semplicissimo, ma fondamentale, la preghiera, cioè il riferimento della nostra vita al Dio vivo e vero, al Padre trascendente e assistente, che, nell’atto stesso di imputare alle nostre coscienze un’incombente e formidabile responsabilità, effonde nei nostri cuori un’ineffabile virtù di sapervi corrispondere con virile energia e, in ogni caso, con meritorio profitto. In altri termini, Figli e Fratelli carissimi, bisogna pregare, pregare di più, pregare meglio, con umiltà, con fiducia. Ascoltiamo, nel frastuono delle nostre presenti vicende, la limpida voce di Gesù Signore: «Chiedete, e vi sarà dato ... E chi è quel Padre tra voi, che al figlio, il quale domanda del pane, gli dia una pietra? Quanto più il Padre celeste darà lo Spirito buono a coloro che glielo domandano» [Luc. 11,11]. Così, così, con umiltà, con fiducia, in compagnia con la Madonna, che tutto può sublimare, tutto ottenere.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O  Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza te e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo.