9 Aprile 2025
 
Mercoledì V Settimana di Quaresima
 
Dn 3,14–20.46–50.91–92.95; Salmo Dn 3,52–56; Gv 8,31-42
 
Colletta
Dio misericordioso,
che susciti nei tuoi figli la volontà di servirti,
illumina i nostri cuori purificati dalla penitenza
e nella tua bontà ascolta le nostre invocazioni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Catechismo della Chiesa Cattolica 1741 Liberazione e salvezza. Con la sua croce gloriosa Cristo ha ottenuto la salvezza di tutti gli uomini. Li ha riscattati dal peccato che li teneva in schiavitù. «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5,1). In lui abbiamo comunione con la verità che ci fa liberi” Ci è stato donato lo Spirito Santo e, come insegna l’Apostolo, «dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà » (2 Cor 3,17). Fin d’ora ci gloriamo della libertà dei figli di Dio.
1742 Libertà e grazia. La grazia di Cristo non si pone affatto in concorrenza con la nostra libertà, quando questa è in sintonia con il senso della verità e del bene che Dio ha messo nel cuore dell’uomo. Al contrario, e l’esperienza cristiana lo testimonia specialmente nella preghiera, quanto più siamo docili agli impulsi della grazia, tanto più cresce la nostra libertà interiore e la sicurezza nelle prove come pure di fronte alle pressioni e alle costrizioni del mondo esterno. Con l’azione della grazia, lo Spirito Santo ci educa alla libertà spirituale per fare di noi dei liberi collaboratori della sua opera nella Chiesa e nel mondo: «Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio». 
 
I Lettura: Il racconto veterotestamentario, parenetico per certi versi, vuole mettere in evidenza la provvidenza e la giustizia di Dio. Dio salva i suoi fedeli: questo è il tema che il racconto vuole sviluppare, infatti, il riferimento all’angelo, un uomo simile nell’aspetto a un figlio di dèi, è un modo di puntualizzare la presenza salvifica di Dio fra i suoi fedeli anche nel momento della morte: “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera” (Sal 34,8). La confessione finale del re Nabucodònosor è il cuore dell’insegnamento morale a cui tende tutto il racconto: “Benedetto Dio … il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio”. Dio ancora una volta ha trionfato sugli empi, i giusti sono stati salvati e il santo Nome di Dio è benedetto da tutti i popoli.
 
Vangelo
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno: si contrappongono due filiazioni, la stirpe di Abramo,  e quindi viene da Dio, e quella che rimanda a Satana. I Giudei sono convinti di appartenere alla discendenza di Abramo e di essere liberi, ma Gesù, pur convenendo che sono discendenti di Abramo, dimostra loro che di fatto sono figli del diavolo perché hanno l’odio e la menzogna nel cuore. Quindi non liberi, ma schiavi, perché chi commette il peccato è schiavo del peccato. Sono schiavi del peccato perché omicidio e menzogna sono l’espressione della presenza demoniaca insediata nei loro cuori. Il dibattito serrato di Gesù con i Giudei che gli avevano creduto si avvia verso una conclusione drammatica. Egli ha denunciato la falsa fede che costoro ostentavano: più che figli di Abramo, essi sono discendenti di Satana, omicida fin da principio e menzognero e padre della menzogna. Invece di resipiscenza queste parole suscitano rabbia, livore, odio, infatti, di lì a poco cercheranno di lapidare Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,31-42
 
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Parola del Signore.
 
Le parole di Gesù impongono alcune domande, per esempio, cos’è esattamente la libertà di cui parla Egli nel brano del Vangelo di oggi? Da che cosa e da chi Gesù ci libera? Siamo, come uomini, veramente liberi? O esistono gioghi che rendono l’uomo schiavo? Da quali potenze è dominato? Sono domande che attraversano il tempo e raggiungono anche noi, oggi. Domande alle quali dobbiamo dare una risposta. Ma per dare una risposta dobbiamo percorre all’inverso il cammino dei Giudei, i quali sembrano ancora una volta non capire e spostare l’asse del discorso. Noi invece dobbiamo sforzarci di capire le parole di Gesù: la libertà è legata al riconoscimento della Verità, mentre il rifiuto della Verità conduce alla schiavitù. E la Verità è Cristo. Essere liberi significa accogliere e vivere nella Verità e secondo lo Spirito del Signore (2Cor 3,17), superare le strettoie dalla Legge che conduce alla morte (Rm 6,14; 7,6; Gal 2,4); essere liberi significa spezzare il giogo della carne (Rm 8,5-9), e aprire il cuore e la mente alla signoria dello Spirito Santo (Rm 8,13). La libertà è legata alla liberazione dall’ansietà proveniente dal mondo (Col 2,20) e dagli elementi del mondo (Gal 4,3.9), dall’“amicizia con il mondo” (1Cor 7,29-32). Gesù oggi ci invita a fare un serio esame di coscienza, e senza patemi d’animo, riconoscerci “schiavi” di mille cose, riconoscerci bisognosi di libertà. E questo bisogno diventerà impellente se guarderemo con sincerità ai nostri difetti e alle nostre insufficienze, se guarderemo alla nostra storia personale impastata di peccato e di infedeltà. Se metteremo in evidenza tutto questo, allora ci apriremo a Gesù, a Colui che libera l’uomo e che fa veramente libero l’uomo. Riconoscersi peccatore e bisognosi di tutto è un atto di liberazione e può restituire una nuova dimensione di vita, centrata su Gesù. Certamente convincerci che il peccato abita in noi (Rm 7,17) è doloroso e umiliante,  ma Gesù ci dice che questo dolore, questa umiliazione, valgono la pena e portano frutto di salvezza perché ci aprono all’amicizia con Colui che veramente libera l’uomo e lo statuisce nella libertà perfetta.
 
Libertà non è vivere secondo i propri capricci: Paolo VI (Udienza Generale, 9 luglio 1969): Noi dobbiamo educarci all’uso schietto e magnanimo della libertà del cristiano, sottratto al dominio delle passioni (cfr. Rm 8,21) e alla servitù del peccato (Gv 8,34), e interiormente animato dal gioioso impulso dello Spirito Santo, giacché, come dice San Paolo, «coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio» (Rm 8,14). dovremo nello stesso tempo essere coscienti che la nostra libertà cristiana non ci sottrae alla legge di Dio, nelle sue supreme esigenze di umana saggezza, di sequela evangelica, d’ascetismo penitenziale, e d’obbedienza all’ordine comunitario, proprio della società ecclesiale. La libertà cristiana non è carismatica, nel senso arbitrario, che oggi alcuni si arrogano: siate «liberi, c’insegna l’apostolo Pietro, senza farvi della libertà un mantello per coprire la vostra malizia, ma come servi di Dio» (1Pt 2,16); non è la sfida spregiudicata alla norma vigente nella società civile, la cui autorità, - è San Paolo che parla, - obbliga in coscienza (Rm 13,1-7), e nella società ecclesiastica, plasmata dalla fede e dalla carità, e governata da un’autorità rivestita di poteri non provenienti dalla base, ma da origine divina, per istituzione di Cristo e successione apostolica; poteri, se occorre indiscutibili (Lc10,16; 1Gv 4,6), e gravi (1Cor 4,2l), anche se sempre rivolti piuttosto che al dominio (cfr. 2Cor 1,23; 1Cor 13,10), all’edificazione, cioè alla liberazione spirituale dei fedeli. Dunque riassumiamo: il nostro tempo, di cui il Concilio si fa interprete e guida, reclama libertà. Noi dobbiamo sentirci felici e pensosi di questa nostra fortuna storica. Dove poi troveremo la vera libertà, se non nella vita cristiana? Ora la vita cristiana esige una comunità organizzata, esige una Chiesa, secondo il pensiero di Cristo, esige un ordine, esige una libera ma sincera obbedienza; esige perciò un’autorità, la quale custodisca e insegni la verità rivelata (2Cor 10,5); perché questa verità è l’intima e profonda radice della libertà, come ha detto Gesù: «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
 
Libertà - Marco Vergottini: Nel vocabolario cristiano indica carattere gratuito e incondizionato della rivelazione di Dio; più frequentemente, il termine rinvia alla dimensione costitutiva che abilita l’uomo alla realizzazione di sé, il cui compimento è costituito dalla comunione con Dio. In realtà i due aspetti sono correlati, in quanto la libertà sovrana di Dio non soltanto riconosce la realtà del libero agire dell’uomo, ma ne costituisce il fondamento reale. Non va poi sotto, valutato che l’elaborazione del concetto cristiano di libertà suppone il confronto, non di rado critico e polemico, con la tradizione del pensiero occidentale, a partire dalla nozione socio-giuridica di libertà, caratteristica della tradizione greca, fino all’ideale moderno di libertà come autonomia del soggetto. 
Antico e Nuovo Testamento. L’Antico Testamento non elabora un discorso filosofico sulla libertà umana in quanto l’accento viene posto sull’iniziativa gratuita di Dio che libera Israele dalla schiavitù. Nondimeno, l’appello alla conversione e all’obbedienza a Dio suppone che la condizione di peccato non sia insuperabile, dunque che si riconosca lo spazio per l’agire responsabile del credente. Nel Nuovo Testamento la libertà del credente assume una connotazione salvifica; senza Gesù Cristo l’uomo è schiavo del peccato, mentre alla luce della Pasqua egli è liberato dal peccato (Rm 6, 16, 21, 23; 7, 9 ss.). Grazie all’azione salvifica di Dio, la condizione dell’uomo redento da Cristo diviene la figliolanza (Gal 4, 7; Rm 8, 14 ss.), la libertà (Gal 2, 4; 5, 1; Rm 6, 14; 7, 6; 8, 15). Nel Vangelo di Giovanni la libertà del discepolo non è altro che il risultato della fede; l’espressione “la verità vi farà liberi” (8, 32) indica non soltanto che Gesù-verità ha il potere di liberare l’uomo dal male, ma è in grado di rivelargli la sua autentica vocazione di figlio di Dio. 
 
M. Eckhart (Ex p. ev. Jo., VIII): Chi fa il peccato, è schiavo del peccato: chi pecca è vinto dalla passione e dal vizio ... e bisogna notare quanto turpe sia l’esser vinto dal vizio, mentre non vogliamo esser vinti da un uomo. Di questo ci vergogniamo, me tre quello è di gran lunga più turpe. Cosi Agostino scrive: Chi vince i suoi vizi non può esser vinto neppure dagli uomini. Infatti viene vinto soltanto colui cui il nemico può togliere quello che ama ... All’uomo giusto invece il nemico può togliere solo i beni temporali, dai quali il giusto non dipende per nulla ... Ma chi ama questo mondo è necessariamente schiavo: innanzitutto della cupidigia, della superbia e di simili passioni; poi di tutte le cose che desidera lo voglia o no. Infatti deve seguirle dovunque lo conducano, e gli fa paura chiunque possa portargliele via.
 
Il Santo del Giorno - 9 Aprile 2025 - San Liborio Vescovo di Le Mans (Sec. IV): Secondo alcune fonti antiche Liborio sarebbe stato il quarto vescovo di Le Mans in Francia, ma non è possibile tracciarne una cronologia precisa. Il suo pontificato durò 49 anni, intorno al 380. Secondo alcuni documenti un suo successore, il vescovo Aldrico, consacrando la cattedrale nell’835 volle che uno degli altari fosse dedicato ai santi di Le Mans fra cui Liborio. Nell’836 il vescovo di Paderborn inviò una delegazione a Le Mans per avere delle reliquie del santo. In occasione della traslazione avvennero dei miracoli. San Liborio divenne così patrono anche di Paderborn. L’iconografia lo rappresenta come un vescovo anziano, caratterizzato dalla presenza di piccole pietre: è, infatti, protettore dei malati di calcolosi renale. Viene raffigurato anche assieme a un pavone o a qualche penna di pavone in ricordo del leggendario uccello che accompagnò la traslazione delle reliquie. Il culto è particolarmente diffuso in Francia, Germania, Spagna e Italia. (Avvenire)
 
I santi misteri che abbiamo ricevuto, o Signore,
siano per noi medicina di salvezza
per guarire i vizi del nostro cuore
e per confermarci nel tuo eterno amore.
Per Cristo nostro Signore.
 
Orazione sul popolo ad libitum
 
Ascolta le suppliche del tuo popolo, Dio onnipotente,
e a quanti concedi di sperare nella tua clemenza
dona con bontà il frutto
della tua incessante misericordia.
Per Cristo nostro Signore.