7 Aprile 2025
Lunedì V Settimana di Quaresima
Dn 13,1–9.15–17.19–30.33–62; Salmo Responsoriale Dal Salmo 22 (23); Gv 8,12-20 (Anno C)
Colletta:
O Padre, che con il dono del tuo amore
ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove,
per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Diffondere Cristo, Luce delle genti: Benedetto XVI (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2009): Alle Chiese antiche come a quelle di recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli estremi confini della terra. La missio ad gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali [...]. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr. Redemptoris missio, 2). È necessario, tuttavia, riaffermare che l’evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo (cfr. Redemptoris missio, 26) da parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione. Invito, allo stesso tempo, tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità. Ci guidi nella nostra azione missionaria la Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza “sino all’estremità della terra” (At 13,47).
I Lettura: Susanna non cede ai due anziani, e preferisce andare incontro alla morte anziché esporsi all’infamia. Preferendo «“cadere innocente” nelle mani dei giudici, testimonia non solo la sua fede e fiducia in Dio, ma anche la sua obbedienza alla verità e all’assolutezza dell’ordine morale: con la sua disponibilità al martirio, proclama che non è giusto fare ciò che la legge di Dio qualifica come male per trarre da esso un qualche bene. Essa sceglie per sé la “parte migliore”: una limpidissima testimonianza, senza nessun compromesso, alla verità circa il bene e al Dio di Israele; manifesta così, nei suoi atti, la santità di Dio» (Veritatis splendor 91).
Vangelo
Io sono la luce del mondo.
Le parole di Gesù lo autorivelano come luce del mondo e come Dio: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. I farisei non conoscendo Gesù automaticamente si accusano di non conoscere il Padre, perché Gesù e il Padre sono una cosa sola (cfr. Gv 10,30).
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,12-20
In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera.
Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Parola del Signore.
I farisei provano astio verso Gesù perché comprendono bene le sue affermazioni. Innanzi tutto, Io Sono è la stessa espressione con la quale Dio si rivelò agli Israeliti, quando inviò Mosè a liberarli dal paese di Egitto (Es 3,14). Proclamarsi luce del mondo nel contesto della festa delle Capanne assume, infine, un significato particolarissimo. Alla sera dell’ultimo giorno della festa delle Capanne, il popolo con una grandiosa luminaria, faceva memoria della nube luminosa che aveva accompagnato Israele nel deserto. Era il segno della presenza del Signore, Luce di Israele, che di notte indicava la via da percorrere (Es 13,20-22). Ma non era solo memoria di un passato, era anche un’esperienza perenne per il popolo eletto: «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36,9); ed era anche struggente attesa (cfr. Mt 4,16), e Gesù da Simeone era stato indicato «luce per illuminare le genti» (Lc 2,32). In questo contesto, appare chiaro che Gesù era cosciente di portare a compimento le antiche profezie e che sarà la sua luce a fugare le tenebre in chi lo accoglie. I farisei vogliono prove, e soltanto una testimonianza solida, così come sta scritto nella loro Legge, può provare la sincerità delle affermazioni di Gesù. I farisei non possono penetrare il mistero di Gesù, il Figlio di Dio, perché non conoscono il Padre, non conoscono Gesù, il Figlio di Dio, perché giudicano secondo la carne. I farisei sono nell’errore perché giudicano Gesù dall’apparenza, che è quella di un uomo comune; «essi non vedono risplendere nella carne la gloria del Figlio di Dio» (sant’Agostino) perché accecati dall’odio e dalla vanagloria. Un errore che si perpetua ancora oggi in molte menti che credono di essere illuminate.
Lumen gentium 1: Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. [...].
3. È venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale ci ha scelti in lui prima della fondazione del mondo e ci ha predestinati ad essere adottati in figli, perché in lui volle accentrare tutte le cose (cfr. Ef 1,4-5 e 10). Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione. La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo. Questo inizio e questa crescita sono significati dal sangue e dall’acqua, che uscirono dal costato aperto di Gesù crocifisso (cfr. Gv 19,34), e sono preannunziati dalle parole del Signore circa la sua morte in croce: « Ed io, quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me » (Gv 12,32). Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato (cfr. 1Cor 5,7), viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione. E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo (cfr. 1Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per mezzo suo viviamo, a lui siamo diretti.
Io sono - Paolo VI (Omelia 30 Giugno 1968): Noi crediamo in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri (Dz-Sch. 150); e per mezzo di Lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo l’umanità (Cfr. Dz.-Sch. 76), ed Egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature ma per l’unità della persona (Cfr. Ibid.).
Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in Sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo Comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri com’Egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo Sangue Redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risolto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all’Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto.
La fede nell’Io sono - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): Nel dramma grandioso di Gv 8,12-59, Gesù si rivela come il Signore, il vero Dio. I piloni portanti di questo dialogo, dalle scene così vive e polemiche, sono costituiti dalle. tre proclamazioni del Maestro di essere l’IO SONO (Gv 8,24.28.58). In questi passi, il Maestro si rivela come il Signore, per invitare i suoi interlocutori a una fede esistenziale nella sua persona divina. Questo è l’elemento essenziale e caratterizzante della fede cristiana. I giudei purtroppo si ostinano nel rifiuto della luce, preferiscono le tenebre dell’incredulità, si lasciano soggiogare completamente dal padre dell’odio e della menzogna; quindi rigettano il loro Dio, l’IO SONO. Il tentativo di lapidazione sigilla bene questo atteggiamento ostile dei nemici del Cristo (Gv 8,59). Noi, pur condannando l’incredulità dei giudei, pur aderendo con la mente alla verità rivelata dal Verbo incarnato, con la nostra vita pratica tante volte rigettiamo il Signore.
Tommaso d’Aquino (In Jo. ev. exp., VIII): ... se infatti non crederete che IO SONO ... : usa l’espressione “Io sono”, per affermare la propria eternità. Infatti in tutte le cose che hanno un inizio c’è una certa mutabilità, e una certa potenza a non essere, per cui si può riscontrare in esse il passato e il futuro: mancano quindi del vero essere per se stesso. Al contrario in Dio non c’è nessuna potenza a non essere, né Egli inizia mai ad essere; perciò è l’Essere stesso, che viene designato dal verbo al presente.
Il Santo del giorno - 7 Aprile 2025 - San Giovanni Battista de la Salle: Nasce a Reims il 30 aprile 1651 da genitori nobili, ma non ricchi, e con dieci figli. Si laurea in lettere e filosofia; è sacerdote nel 1678, e a Reims assume vari incarichi, collaborando anche all’attività delle scuole fondate da Adriano Nyel, un laico votato all’istruzione popolare. Scuole gestite però da maestri ignoranti e senza stimoli. E proprio dai maestri parte la sua opera. Riunisce quelli di Nyel in una casa comune, vive con loro, studia e li fa studiare, osserva metodi e organizzazione di altre scuole. Insegna un metodo e abolisce le lezioni in latino, introducendo in ogni disciplina la lingua francese. Nel 1680 nasce la comunità dei «Fratelli delle Scuole Cristiane». In genere non sono preti, vestono una tonaca nera con pettorina bianca, con un mantello contadino e gli zoccoli, e sotto la guida del La Salle aprono altre scuole. Nel 1687 hanno già un loro noviziato. Nel 1688 sono chiamati a insegnare a Parigi dove in un solo anno i loro allievi superano il migliaio. A causa di critiche e ostacoli esterni da Parigi dovrà portare la sua comunità nel paesino di Saint-Yon, presso Rouen, dove morirà il 7 aprile 1719. (Avvenire)
Rinvigoriti dalla benedizione dei tuoi sacramenti,
ti preghiamo, o Signore:
la loro forza ci purifichi sempre dal male
e la sequela di Cristo affretti i nostri passi verso di te nella gloria.
Per Cristo nostro Signore.
Orazione sul popolo ad libitum
O Signore, libera dai peccati il popolo che ti supplica,
perché conduca una vita santa
e non sia oppresso da alcuna avversità.
Per Cristo nostro Signore.