6 Marzo 2025
Giovedì dopo le Ceneri
Dt 30,15-20; Salmo responsoriale Dal Salmo 1; Lc 9,22-25
Colletta
Ispira le nostre azioni, o Signore,
e accompagnale con il tuo aiuto,
perché ogni nostra attività
abbia sempre da te il suo inizio
e in te il suo compimento.
Per il nostro Signore Gesù Cristo
Papa Francesco (Angelus, 30 agosto 2020): «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua» (v. 24). In questo modo Egli indica la via del vero discepolo, mostrando due atteggiamenti. Il primo è «rinunciare a sé stessi», che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori. L’altro atteggiamento è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. Lottare contro il Male. Così l’impegno di “prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo. Pensando a questo, facciamo in modo che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili. La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo.
I Lettura: La Bibbia di Navarra: Il finale del discorso rivolge questo solenne e commosso appello a Israele, mettendolo davanti alle proprie responsabilità: è pienamente libero di scegliere tra il bene e il male; ma dalla fedeltà o dalla infedeltà dipenderanno le benedizioni del Signore o i suoi castighi.
L’esortazione conclusiva (vv. 19-20) è particolarmente toccante: «Scegli dunque la vita», vivendo nell’ amore per il Signore, «perché è Lui la tua vita». Nel Nuovo Testamento vi sono passi in cui risuonano le medesime parole: «Io sono la Vita», dirà il Signore (Gv 14,6); e san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20); «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21).
Si tenga presente che, all’inizio del v. 16, la Neovolgata (come peraltro la versione della Cei) ha seguito il teste più ampio della traduzione greca dei Settanta. Nel testo ebraico non si rinvengono le parole: «… di osservare i suoi comandi», che tuttavia sottolineano il contrasto con quanto si dirà al v. 17.
Vangelo
Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.
Chi vuole salvare la propria vita, la perderà... Gesù deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso per giungere alla risurrezione. Il discepolo di Cristo non può pensare di percorrere un cammino diverso. Anche lui, come il suo Maestro, deve portare ogni giorno la sua croce, continuando in sé il martirio e la passione del Signore: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 2,24).
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,22-25
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
Parola del Signore.
Benedetto Prete: 22 Il figlio dell’uomo deve soffrire molto; per la profezia della passione … Luca si attiene a Marco … Luca scrive «al terzo giorno», correggendo così l’espressione di Marco «dopo tre giorni» che sembra essere la primitiva e che dipende da Giona, 2, 1. Su questa predizione del destino doloroso riservato al Messia, l’evangelista ritornerà più volte in seguito (cf. Lc., 9, 44; 12, 50; 17, 25; 18, 31-33) per dar rilievo al significato che hanno la passione e morte di Gesù nell’economia divina; cf. Lc., 24, 7, 25-27. Dopo questa predizione i primi due Sinottici riferiscono il duro rimprovero che il Maestro indirizza a Pietro, il quale, nel suo zelo intemperante, desiderava allontanare da lui il penoso ed umiliante destino della passione (cf. Mt., 16, 22-23; Mc., 8, 32-33). Luca omette questo episodio, poiché egli, per il suo carattere dolce ed umano, tratta con rispetto i discepoli di Gesù passando sotto silenzio le parole severe rivolte ad essi.
23 Poi disse a tutti; la pericope, comune ai tre Sinottici (si veda il commento ai testi di Mt., 16, 24-27 e di Mc., 8, 34-38), è introdotta da Luca con una espressione con la quale dichiara che il suo contenuto interessa «tutti» (contrariamente a Matteo che scrive: «disse ai discepoli»; Marco invece abbina «la folla con i... discepoli»). Per l’evangelista non vi è dubbio che gli ammonimenti riferiti nel presente passo interessano indistintamente tutti. La sua formula, come quella di Marco, riflettono chiaramente la convinzione della primitiva comunità cristiana per la quale il seguire Gesù implicava per tutti, e non già per il ristretto numero dei discepoli, l’imitazione della vita del Maestro, anche nei suoi aspetti più dolorosi. Due sono i doveri di chi vuol seguire Gesù; rinunzi a se stesso, cioè: non pensi a sé, né ai suoi particolari interessi, bensì guardi a colui che intende seguire, e prenda... la sua croce (il verbo greco ἀγάτω può avere anche un senso più forte e realistico e, conseguentemente, va tradotto con: «si carichi della sua croce»). L’espressione è molto ardita anche per i discepoli; infatti la profezia della passione, riportata nel vers. precedente, non accennava alla crocifissione; la croce tuttavia era un’immagine nota ai discepoli, perché questo supplizio veniva inflitto dall’autorità romana soprattutto contro i sudditi ribelli. Luca inserisce nella frase l’espressione «ogni giorno»; tale determinazione accentua il senso spirituale dell’ammonimento ed in pari tempo illustra la portata di esso. La prontezza al sacrificio e l’intera dedizione della vita costituiscono un dovere abituale di ogni giorno, non già rappresentano un atteggiamento eccezionale per qualche circostanza particolarmente difficile. Mi segua; l’espressione riprende il concetto già indicato all’inizio della frase («chi vuol venire dietro a me»), perciò non designa una terza condizione per essere discepoli di Gesù.
24 Per me, oppure: per causa mia; la precisazione è determinante per il senso dell’intero vers. che compie l’idea espressa antecedentemente; lo spirito di rinunzia si deve spingere fino al sacrificio della vita per Cristo. Luca omette l’aggiunta di Marco: «(...per causa mia) e del vangelo», poiché la considera come una spiegazione.
25 Se poi si perde o danneggia se stesso; non sembra che l’evangelista voglia considerare due eventualità (una rovina totale ed un’altra parziale), ma soltanto intende esprimere la stessa idea con due verbi distinti («si perde o danneggia»). In Luca al termine del vers. è omessa la dichiarazione riferita dagli altri due Sinottici, che suona: «poiché qual cosa può dare l’uomo in cambio della propria anima?» (Mc., 8, 37; cf. Mt., 16, 26).
Chi vuole essere mio discepolo prenda la sua croce ogni giorno e mi segua - Gesù annunciando la sua futura passione, morte e risurrezione si compromette con gli uomini per la loro salvezza e lo fa nel modo più pieno: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto… esser messo a morte». Si fa solidale con l’uomo attraversando la via della croce in pienezza di libertà (Cf. Gv 10,18), portando nel suo corpo le stigmate del peccato e della follia omicida degli uomini. Prendere la croce di Cristo, in questa visuale, significa essere sollecitati a dichiarare fino a che punto si è disposti a compromettersi con lui, il Messia trafitto per la salvezza degli uomini. Si tratta di assumere esistenzialmente il destino di Gesù come destino proprio.
Il discepolo deve accettare senza scandalizzarsi che Gesù porti la croce; ma deve a sua volta portare la croce con Gesù; deve rinnegare se stesso e quindi smettere di porre se stesso al centro delle sue attenzioni e delle sue preoccupazioni; deve assumere la sua croce ogni giorno se vuol seguire davvero il suo Signore, il quale «si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12,2).
Prendere la croce di Cristo, per l’uomo è una dolorosa e difficile vocazione da assumere e accettare di prenderla significa interrogarsi sulla “quantità e qualità” del proprio amore verso Cristo Gesù e se questo amore lo attira alla croce e gli fa desiderare di percorrere lo stesso cammino.
Gesù esige una risposta dai suoi amici mostrando loro un orizzonte di sofferenza e di morte perché capiscano che il vero valore della croce va colto nella perseveranza e nella fedeltà, e anche questo è un compromettersi per Dio: “ogni giorno”, senza lasciarsi sedurre dalle promesse del mondo o spaventare dalle sue minacce.
Gesù vuole che la risposta sia data in una visione di un destino di dolore e di morte perché i discepoli capiscano che il legame con Gesù deve mostrarsi indissolubile in un sì pieno e totale, un sì che deve essere rinnovato “ogni giorno”, di fronte a ogni nuova situazione di ostacolo o di prova o di tentazione diabolica, un sì pieno che nasca dall’amore e dalla profonda convinzione che perdere la propria vita per Gesù non si rivelerà una perdita ma un autentico guadagno.
Il Figlio dell’uomo..., è spesso usato nel Nuovo Testamento e Gesù amava riferirlo a stesso, «ora per descrivere le sue umiliazioni [Mt 8,20; 11,19; 20,28], soprattutto quelle della passione [Mt 17,22, ecc.], ora per annunziare il suo trionfo escatologico della risurrezione [Mt 17,9], del ritorno glorioso [Mt 24,30] e del giudizio [Mt 25,31]. Questo titolo infatti, di sapore aramaico e che in origine significa “uomo” [Ez 2,1], per l’originalità della locuzione attirava l’attenzione sull’umiltà della sua condizione umana; ma nello stesso tempo, applicato da Dn 7,13 e in seguito dall’apocalittica giudaica [Enoch] al personaggio trascendente, d’origine celeste, che riceve da Dio il regno escatologico, esso suggeriva, in maniera misteriosa ma sufficientemente chiara [cfr. Mc 1,34; Mt 13,13], il carattere del suo messianismo» (Bibbia di Gerusalemme).
L’Imitazione di Cristo (Libro II, Cap XII, 2): Ecco, tutto dipende dalla croce, tutto è definito con la morte. La sola strada che porti alla vita e alla vera pace interiore, è quella della santa croce e della mortificazione quotidiana. Va’ pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, ma non troverai, di qua o di là, una strada più alta e più sicura della via della santa croce. Predisponi pure ed ordina ogni cosa, secondo il tuo piacimento e il tuo gusto; ma altro non troverai che dover sopportare qualcosa, o di buona o di cattiva voglia troverai cioè sempre la tua croce.
Il Santo del Giorno - 6 Marzo 2025 - San Marciano, vescovo e martire - Marciano (o Marziano) è indicato dalla tradizione come protovescovo di Tortona (Alessandria), diocesi di cui è patrono. Di famiglia pagana, sarebbe stato convertito da san Barnaba, compagno di san Paolo e confermato poi nella fede da san Siro, vescovo di Pavia. Per 45 anni pastore di Tortona, sarebbe morto martire sotto l’imperatore Adriano tra il 117 e il 138. Da alcuni documenti del secolo VIII che ne parlano, non risulta vescovo. È Valafrido Strabone che, in occasione della costruzione di una chiesa in onore del santo, lo indica come primo vescovo della comunità derthonese e martire. Le reliquie, ritrovate sulla riva sinistra della Scrivia dal vescovo sant’Innocenzo (suo successore del IV secolo), sono nella cattedrale di Tortona. L’osso di un indice è conservato dalla fine del XVII secolo a Genola (Cuneo), di cui è anche patrono. (Avvenire)
Il pane del cielo che abbiamo ricevuto,
Dio onnipotente, ci santifichi
e sia per noi sorgente inesauribile
di perdono e di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
e sia per noi sorgente inesauribile
di perdono e di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.