13 Marzo 2025
 
Giovedì I Settimana di Quaresima

Est 4,17n.p-r.aa-bb.gg-hh (NV) [gr. 4,17ka.ke.l.s]; Salmo Responsoriale Dal Salmo 137 (138);
Mt 7,7-12
 
Colletta
Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi
e donaci la forza di attuarli prontamente,
e poiché non possiamo esistere senza di te,
fa’ che viviamo secondo il tuo volere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
La preghiera di domanda - Catechismo degli Adulti 980: La preghiera di domanda esprime l’atteggiamento di fede nella concretezza dei nostri bisogni. Non modifica la volontà di Dio, perché egli da sempre la conosce e ne tiene conto. Ci prepara piuttosto a ricevere i doni da lui predisposti. «Egli vuole che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci». Dobbiamo dunque desiderare seriamente, chiedere con insistenza e pazienza, pronti a cooperare con lui e a fare la sua volontà.
«Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Mt 21,22). Con queste parole il Signore non si è impegnato a esaudire tutti i nostri desideri, ma a compiere tutte le sue promesse. Dobbiamo chiedere innanzitutto il regno di Dio, la presenza dello Spirito Santo in noi. Possiamo anche chiedere con semplicità e fiducia qualunque cosa buona, secondo le nostre necessità; ma senza pretese, subordinando il desiderio alla volontà di Dio, lasciandoci condurre per le vie misteriose della Provvidenza.
Dio spesso non esaudisce la nostra richiesta concreta; ma ci viene incontro in un modo più alto, come fece con Gesù che fu liberato dalla morte in maniera diversa da come umanamente desiderava. Così veniamo trasformati interiormente; ci conformiamo alla divina volontà di salvezza; riceviamo energie e motivazioni più pure. Questa è la prima efficacia della preghiera. In questo senso è sempre efficace e «rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile».
 
I Lettura: La regina Ester eleva la sua fiduciosa e umile preghiera a Dio perché venga in soccorso del popolo ebreo, minacciato da grave persecuzione. E Dio è pronto ad accogliere la supplica, e a liberare Israele dai lacci dell’empio Aman. Come insegnerà Gesù, la preghiera umile e perseverante, fatta con fede, è efficace presso il cuore di Dio.
 
Vangelo
Chiunque chiede, riceve.  
 
Gesù vuol insegnarci la necessità della preghiera, la sua efficacia, e con la ripetizione della triplice formula chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, vuol assicurarci che la preghiera verrà esaudita. La certezza dell’esaudimento è illustrata da due esempi casalinghi di vita familiare: il padre dà ai figli ciò che essi chiedono e certamente non darà loro nulla di nocivo in risposta alle loro richieste. I genitori, anche se cattivi, si prendono cura dei loro figli, molto di più il Padre nostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono. L’ultima raccomandazione di Gesù, Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro, conosciuta come la regola d’oro, era ben nota nell’antichità, specialmente nel giudaismo (cfr. Lv 19,18; Tb 4,15), ma sotto forma negativa: Non fare ad altri quello che non vorresti fatto a te. Gesù, e dopo di lui gli scrittori cristiani, danno a questa massima un senso positivo, che è molto più esigente.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,7-12
 
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
 
Parola del Signore.
 
Se voi dunque, che siete cattivi... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): vv. 9-11: La preghiera, quando contiene le richieste indicate nella formula insegnata da Cristo (il Pater, cf. 6, 9-13), sarà certamente esaudita. Chi dubitasse dell’efficacia della preghiera offenderebbe la paternità di Dio. Se i padri terreni, nonostante il loro amore imperfetto, esaudiscono i figli, quanto più il Padre celeste ascolterà la preghiera degli uomini! L’avvicinamento delle idee pietra-pane poté essere suggerita dalla somiglianza delle forme, quello invece di pesce-serpe non presenta una somiglianza immediata. La serpe potrebbe indicare una carne immangiabile oppure qualche pesce pescato con altri, ma che veniva gettato vis, perché non commestibile. In quest’ultimo caso l’idea della pesca avrebbe determinato l’avvicinamento: pesce-serpe (cf. Revue Biblique, 55, 1948, pp. 195-198).
 
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» - Ortensio da Spinetoli (Matteo): La cosiddetta “regola d’oro” dei rapporti interpersonali riprende un principio della legge naturale che ha trovato un’analoga formulazione nella letteratura di molti popoli, nel vecchio Testamento e negli scritti giudaici. Nel contesto attuale il passo sembra fuori posto, ma esso va ricollegato con l’intero discorso della montagna più che con ciò che lo precede immediatamente. La “regola” segna infatti il perfezionamento della legge e dei profeti, il principio che comanda tutta la prima parte di Matteo (cfr. 5, 17). Gesù ora asserisce che la perfezione ultima della nuova economia o nuovo Testamento si ha nella perfezione dell’amore del prossimo.
La formulazione può indicare un’attenuazione del precetto della carità quasi che venga subordinata o rapportata al bene di chi l’esercita. Ma il riferimento personale non è una subordinazione, bensì il criterio limite della carità. L’amore egoistico del proprio bene è la misura più larga e più sicura dell’amore del prossimo.
L’esortazione non fa che anticipare, in maniera più concreta, quel che Gesù dirà più tardi: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (cfr. 19, 19; 22, 39). Anche egli esorta ad anteporre il bene altrui al proprio, poiché pone in primo piano gli interessi del prossimo.
Il primato della carità è il principio che Gesù esalterà sempre più nel suo insegnamento e che gli evangelisti hanno cercato di ricordare e porre in rilievo con la massima cura. Tutto l’insegnamento evangelico si riassume nel servizio prestato all’altro anche a prezzo e a discapito del proprio bene perché l’altro è un proprio fratello.
L’accento cade sul verbo “fare”; si richiede quindi un amore concreto, operoso. Vari annunci evangelici possono rimanere ancora enigmatici ma quello dell’amore del prossimo non lascia equivoci. L’uomo non può realizzarsi da solo prescindendo da ogni riferimento ai propri simili; Dio non vuole gli individui, ma il popolo, la comunità. Ognuno per questo deve costruire la sua strada in collaborazione con gli altri, dando e ricevendo il necessario aiuto. Isolarsi, chiudersi è rigettare la progettazione divina, agire contro il suo piano. L’amo e cristiano è più di una semplice comprensione o benevolenza verso i bisognosi e i deboli, è considerare l’altro come qualcosa di se stesso, parte integrante del proprio essere. Il peccato più grande è per questo l’egocentrismo, la prima virtù l’impegno sociale o comunitario.
 
La preghiera come è insegnata da Gesù - Paul Beauchamp (Preghiera in Dizionario di Teologia Biblica): Mediante l’incarnazione, il Figlio di Dio è collocato al centro della richiesta incessante degli uomini. Egli la nutre di speranza rispondendovi; nello stesso tempo loda, incoraggia, od educa la fede (Lc 7,9; Mt 9,22.29; 15,28). Collocato su questo sfondo vissuto, il suo insegnamento si estende anzitutto sul modo di pregare, più abbondantemente che sulla necessità della preghiera: «quando pregate, dite ...» (Lc 11,2).
I sinottici. - Il Pater è il centro di questo insegnamento (Lc 11,2ss; Mt 6,9-13). Dall’invocazione di Dio come Padre, che prolunga, superandola, l’intimità dei salmi (Sal 27,10; 103,13; cfr. Is 63,16; 64,7), deriva tutto l’atteggiamento dell’orante. Questa invocazione è un atto di fede e già un dono di sé, che immette nel circuito della carità. Ne deriva che, perfettamente in linea con la preghiera biblica, egli fa passare dinanzi a tutto la preoccupazione del disegno di Dio: del suo nome, del suo regno (cfr. Mt 9,38), dell’attuazione della sua volontà. Ma domanda pure il pane (che egli offre nell’eucaristia), poi il perdono, dopo essersi riconciliato con i figli dello stesso Padre, ed infine la grazia di non essere travolto dalle prove del tempo futuro.
Le altre prescrizioni inquadrano o completano il Pater noster, nominano sovente il Padre. L’impressione dominante è che la certezza di essere esauditi è fonte e condizione della preghiera (Mt 18,19; 21,22; Lc 8,50).
Marco lo esprime nel modo più diretto: «se egli non esita in cuor suo, ma crede che accadrà ciò che dice, l’otterrà» (Mc 11,23; cfr. 9,23 e soprattutto Giac 1,5-8). Ora, si è sicuri perché si prega il Padre (Lc 11,13; Mt 7,11). L’interiorità si fonda sulla presenza del Padre che vede nel segreto (Mt 6,6; cfr. 6,4. 18). Non accavallare e ripetere le parole (Mt 6, 7) quasi che Dio sia lontano da noi, come Baal deriso da Elia (1Re 18,26ss), mentre è il nostro Padre. Perdonare (Mc 11,25 par.; Mt 6,14). Pregare in unione fraterna (Mt 18,19). Ricordare le proprie colpe in una preghiera contrita (Lc 18,9-14).
Bisogna pregare senza interruzione (Lc 18,1; cfr. 11,5-8): la nostra perseveranza deve essere provata, la vigilanza del cuore espressa. La necessità assoluta della preghiera è insegnata nel contesto degli ultimi tempi (Lc 18,1-7), resi vicini dalla passione; senza di essa si sarebbe sommersi da «tutto ciò che deve accadere» (Lc 21,36; cfr. 22,39-46); cosi pure il Pater termina implorando Dio contro la tentazione insostenibile degli ultimi tempi.
 
Chiedete e vi sarà dato - Giuseppe Barbaglio: Preghiere di domanda. Il quarto Vangelo, in particolare, adopera frequentemente aitéô, «domando», per introdurre la preghiera di Cristo al Padre o per parlare della preghiera dei cristiani (cf. c. 17).
Sarebbe dunque esagerato escludere ogni domanda dalla preghiera cristiana, col pretesto che la domanda sarebbe una manifestazione di egoismo, o anche semplicemente tollerarla come una forma inferiore di preghiera. D’altra parte, è inammissibile che il cristiano pretenda di cambiare la volontà di Dio e conformarla ai propri desideri, poiché saremmo allora agli antipodi della preghiera e della religione.
In Gc 4,2-3 si riprovano le domande «cattive», egoiste, che non sono fatte in nome di Cristo, in piena conformità con la sua volontà (cf. 1Gv 5,14-15). È vero, però, che Gesù insegna l’insistenza nella preghiera di domanda, specialmente nelle parabole dell’amico inopportuno e della vedova che ottiene giustizia da un giudice iniquo (Lc 11,5-8; 18,1-18). Poiché sappiamo che la volontà del cristiano deve conformarsi a quella di Dio e che le sue richieste devono essere in armonia col disegno divino, sembra giusto considerare queste due parabole come espressioni della pedagogia di Cristo: egli esorta i suoi discepoli a ripetere la loro preghiera per scoprire in se stessi il desiderio di ciò che domandano, divenendo in tal modo più recettivi all’azione di Dio che li esaudirà. Tutte le nostre richieste dovrebbero ridursi, in ultima analisi, all’invocazione del Padre nostro: «Venga il, tuo regno» (Mt 6,10; Lc 11,2), cioè venga presto l’ora dell’intervento definitivo e ultimo di Dio a rendere giustizia a quelli che giustizia non hanno, a creare cieli nuovi e terra nuova.
 
La tua vita sia una preghiera incessante: «La preghiera è la domanda di un bene rivolta dai fedeli a Dio. Questa domanda non è limitata, secondo noi, alle parole. Non riteniamo infatti che Dio abbia bisogno di parole per ricordarsi, perché egli sa, anche se non lo preghiamo, ciò di cui abbiamo bisogno. Ma che intendiamo con ciò dire? Che non si deve far consistere la preghiera solo nelle sillabe, ma se ne deve riporre la forza piuttosto nelle scelte dell’anima, e nella pratica delle virtù estesa a tutta la vita. Sia che mangiate, dice l’Apostolo, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi cosa, fate tutto a gloria di Dio! [1Cor 10,13]. Sedendo a tavola, prega; prendendo il pane ringrazia chi te lo dona; rinfrancando col vino il corpo estenuato, ricorda chi ti porge questo dono per rallegrare il tuo cuore e rinfrancare la tua debolezza. È finito il pranzo? Non cessi il ricordo del tuo benefattore. Se indossi l’abito, ringrazia chi te lo ha dato; se ti getti sulle spalle il mantello, cresci nell’amore di Dio il quale ci provvede d’estate e d’inverno degli abiti adatti per proteggere la nostra vita e nascondere le nostre vergogne» (Basilio il Grande, Omelia per la martire Giuditta, 3-4).
 
Il Santo del Giorno - 13 Marzo 2025 - Sant’Ansovino, Vescovo: Sant’Ansovino fu vescovo di Camerino, di cui è patrono, alla metà del IX secolo, precisamente dall’850 all’868, presumibile data della sua morte. Di origini probabilmente longobarde, fu educato presso la scuola della cattedrale di Pavia. Prima di essere scelto come vescovo della località marchigiana, fu consigliere dell’imperatore Ludovico II sempre a Pavia. La sua carità e la visione netta del proprio ruolo pastorale lo portarono a contestare con coraggio proprio il sovrano: infatti, non accettò l’episcopato fin quando non ebbe da Ludovico l’assicurazione che non gli sarebbe stato chiesto di impugnare le armi, come purtroppo spesso accadeva ai vescovi del tempo. (Avvenire)
 
Signore nostro Dio,
questi santi misteri,
che hai affidato alla tua Chiesa
come forza e vigore nel cammino della salvezza,
ci siano di aiuto
per la vita presente e per quella futura.
Per Cristo nostro Signore.

ORAZIONE SUL POPOLO ad libitum

Scenda, o Signore, la tua misericordia
su coloro che ti supplicano;
la sapienza che viene dall’alto
ispiri la loro preghiera,
perché possano ottenere
i doni che invocano con fiducia.
Per Cristo nostro Signore.