24 Febbraio 2025
Lunedì VII Settimana T. O.
Sir 1,1-10 (NV); Salmo Responsoriale Dal Salmo 92 (93); Mc 9,14-29
Colletta
Il tuo aiuto, Dio onnipotente,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Catechismo degli Adulti: Significato dei miracoli - [191] I miracoli di Gesù sono strettamente collegati alla sua predicazione. È sempre in cammino, infaticabile, per città e villaggi della Galilea, «predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Affida ai discepoli la stessa duplice missione: «Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,2). Predicazione e miracoli attestano e attuano la nuova venuta salvifica di Dio nella storia. La sua parola converte; la sua parola risana. Il messaggio è centrato sul regno di Dio; i miracoli ne lasciano intravedere la presenza, ne sono i segni trasparenti.
Il loro significato è molteplice. Dio si è fatto vicino in modo nuovo, per vincere il peccato, la malattia, la morte e ogni forma di male, per dare all’uomo la salvezza integrale, spirituale, corporea, sociale e cosmica, ora come in un anticipo e poi alla fine della storia in pienezza, facendo «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Gesù è il Messia, «colui che deve venire» (Mt 11,3). Il popolo, davanti a questi gesti divini è chiamato a credere e convertirsi.
La stessa riluttanza a compiere miracoli, che Gesù manifesta più volte, ha un suo significato. Egli vuole evitare che la gente strumentalizzi Dio ai propri interessi immediati. Per chi non cerca la comunione con Dio, ma unicamente i suoi benefici, il miracolo diventa fuorviante. Gesù esige almeno una fede iniziale, un’apertura al mistero. Alla folla curiosa e avida di prodigi si sottrae volentieri, appena capita l’occasione favorevole.
I Lettura: vv. 1,1-8 Questi versetti che aprono la prima parte del libro sono un inno alla sapienza e anticipano la più elaborata rappresentazione fatta dall’autore al cap. 24. Già questa prima unità consente tuttavia a Ben Sira di mettere dei punti fermi: la sapienza viene da Dio che l’ha creata (cfr. anche Gb 12,13; Pry 2,6; Sap 7,25-26; 9,4) e presso di lui dimora in eterno (1.4.7). Non è l’uomo, creatura mortale, che può conquistare la sapienza di Dio, ma è Dio che, di sua iniziativa, la dona “a quanti lo amano” (8).
Vangelo
Credo, Signore; aiuta la mia incredulità.
La scena evangelica di oggi - la guarigione di un giovane posseduto da uno spirito muto e sordo - avviene quando Gesù scende, con Pietro, Giacomo e Giovanni, dal monte della trasfigurazione alla pianura, dove lo aspettano gli altri discepoli insieme a molta folla con il solito codazzo di alcuni scribi. Con questo racconto, molto circostanziato e di grande realismo, continua la rivelazione di Gesù ai discepoli. Di fronte al popolo ammalato di incredulità Gesù esalta con forza l’onnipotenza risanatrice della fede in lui e della preghiera. La liberazione del fanciullo posseduto da uno “spirito muto e sordo” conclama la venuta del Regno di Dio e la disfatta dell’Inferno, ora avanza la Luce e le tenebre arretrano. L’insuccesso dei discepoli è dovuto alla mancanza di “preghiera”, il demonio è debellato da chi è in feconda comunione con Dio, comunione che si attua sopra tutto con la preghiera. L’esorcismo fa fare un salto di qualità al padre del fanciullo indemoniato: dal “Se tu puoi qualcosa...” passa a una fede piena “Credo, aiuta la mia incredulità”.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,14-29
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Parola del Signore.
«Credo, aiutami nella mia incredulità» - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): La scena evangelica di oggi - guarigione di un bambino epilettico - avviene quando Gesù scende, con i suoi compagni, dal monte della trasfigurazione alla pianura, dove lo aspettano gli altri discepoli insieme a molta gente. Il racconto di Marco è circostanziato e di grande realismo.
La guarigione del bambino epilettico e sordomuto appare oggi come: a) una manifestazione pubblica del potere di Gesù sulla malattia e sul demonio; b) un invito alla fede in Cristo e alla preghiera; e un segno della sua risurrezione. Si noti che nel secondo spasmo epilettico, «il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “È morto”. Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi». Entrambi i verbi, «sollevò» e «si alzò in piedi», sono precisamente i verbi che usa il greco del Nuovo Testamento per indicare la risurrezione di Gesù.
C m filo conduttore della sua narrazione, Marco mette in relazione la fede supplicante del padre del ragazzo con la mancanza di fede e di preghiera dei discepoli di Gesù, che non erano riusciti a guarire il malato. Fede e preghiera appaiono qui in stretta unione. Il padre del bambino crede nel potere di Gesù, però riconosce che la sua fede è debole; per questo prega il Signore che lo aiuti: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
E alla mancanza di fede e di preghiera dei discepoli Gesù attribuisce il loro insuccesso. Quando essi gli chiedono in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?», egli risponde: «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». In Matteo la spiegazione di Gesù ha un tono di rimprovero: «Per la vostra poca fede» (Mt 17,19). Di fatto, fede e preghiera si implicano e si sottintendono a vicenda nella vita cristiana.
Secondo alcuni autori, questo racconto evangelico deve essere letto in chiave battesimale, perché riflette una liturgia catecumenale. Così questo brano sottolinea fortemente il ruolo della fede nell’intervento della comunità (padre e discepoli) che fa da padrino al candidato (il bambino), come pure il passaggio a una vita nuova (guarigione), e infine le pratiche catecumenali della comunità primitiva (preghiera e digiuno) come disposizioni che, insieme alla fede, collaborano (opus operantis) all’efficacia del sacramento (opus optum), che non si produce per puro automatismo.
L’ostinazione, grandezza di Dio - Bruno Maggioni (Il racconto di Marco): «O generazione incredula! Fino a quando dovrò stare con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatemelo», Questa prima parola di Gesù non è rivolta solo al padre, ma ai discepoli e alla folla.
Neppure si limita al caso preciso: sembra, anzi, una valutazione di tutto ciò che Gesù ha fatto finora. Che cosa hanno prodotto la sua predicazione, la sua pazienza, i molti segni compiuti? Nulla! I discepoli non hanno una fede sufficiente per cacciare il demonio (poveri discepoli perennemente sconfitti!). La gente è avida di prodigi, come sempre, ma pur avendone già visti molti non ne capisce mai la lezione.Gli scribi hanno sempre prove dalla loro - sembra di vederli sorridere con sufficienza di fronte all’inutile tentativo dei discepoli - per metterlo in discussione.
Il rimprovero di Gesù non tradisce rabbia e tanto meno meraviglia, ma piuttosto sofferenza, stanchezza. Alcuni commentari vi scorgono nell’esclamazione di Gesù un’allusione ad alcuni testi celebri dell’A.T., quali Is 42, 14; 46, 4; 63, 15. È il lamento del profeta che si sente stanco della sua situazione - una situazione che sembra ripetersi senza fine, monotona, senza sbocchi e deluso di fronte a Dio che nasconde la sua potenza.
Ma con tutto questo Gesù ricomincia: non si ritira, non rifiuta il suo aiuto. Dice: portatemelo.
È in questa ostinazione la grandezza di Dio.
Credo; aiuta la mia incredulità! - Enzo Bianchi: Fede è credere che là dove l’uomo verifica il suo limite, la sua impotenza, il suo peccato, Dio può manifestare la sua potenza.
Fede è dunque cessare di confidare nell’uomo per mettere la fiducia in Dio ... La fede è l’atto con cui l’uomo rinuncia a contare su di sé, a cercare la sua realizzazione, a fidarsi di se stesso e si dichiara pronto a ricevere tutto da Dio.
Non è dunque l’uomo che attraverso la fede agisce sulla sua salvezza sulla sua vita: è Dio che opera. Ma l’atto di fede è necessario all’intervento di Dio e Gesù lega l’uno all’altro: «La tua fede ti ha salvato». L’uomo è incapace di valutare la fede in modo adeguato e ciò che l’uomo chiama poca fede, incredulità, apistia, può essere agli occhi di Gesù già fede. La fede non è misurabile, poiché la fede debole è già fede nella sua totalità: non è la grandezza della fede che ottiene il miracolo, ma è la potenza di Dio all’opera in Gesù Cristo.
Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce - Minucio Felice, L’Ottavio 26, 8-27, 6: Il demonio ha il potere di condurre gli uomini alla perdizione. Questi spiriti, dopo aver perduto quella semplicità che è loro propria per natura, vinti dal peso dei vizi, per consolarsi della loro disgrazia, non smettono, ormai persi nel peccato, di spingere gli altri alla perdizione, e ormai depravati non smettono di infondere negli altri l’errore della pravità, e scacciati da Dio non smettono di deviare gli altri sotto la spinta di false credenze ... Quando sono scacciati in nome dell’unico e vero Dio, contro la loro volontà si chiudono impauriti nei loro miseri corpi: e o ne sono immediatamente allontanati, o compaiono gradatamente, in base all’aiuto che la fede del paziente può offrire o in virtù della grazia di colui che guarisce.
Il Santo del Giorno - 24 Febbraio 2025 - San Sergio di Cesarea. La profezia dell’amore vince le logiche del mondo: Quanto deboli sono le nostre divinità personali? Immagini sbiadite di Dio, di quel Dio che non ci vuole schiavi delle nostre ideologie ma testimoni di un amore infinito. Troppe volte, però, la violenza delle ideologie cerca di prendere il sopravvento. La soluzione è affidarsi alla forza profetica del Vangelo, così come fece, tra gli altri, anche san Sergio di Cesarea. Secondo una «Passio» latina, Sergio era un anziano magistrato, che aveva abbandonato la toga per ritirarsi a vita da eremita. Al tempo dell’imperatore Diocleziano, però, il governatore dell’Armenia e della Cappadocia, Sapricio, trovandosi in città, convocò tutti i cristiani di Cesarea, perché prendessero parte alle celebrazioni pagane in onore di Giove. Tra loro c’era anche Sergio, ma quando apparve in mezzo alla gente i fuochi accesi per rendere onore alla divinità pagana si spensero improvvisamente. Subito la colpa dello strano fenomeno venne data ai cristiani, ma Sergio spiegò che lo spegnersi di quei fuochi era il segno dell’impotenza e della vacuità degli dei pagani davanti al Dio dei cristiani, l’unico e vero Dio. Per questo l’anziano venne subito arrestato, condannato e decapitato. (Matteo Liut)
Dio onnipotente,
il pegno di salvezza ricevuto in questi misteri
ci conduca alla vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.