31 Gennaio 2025
San Giovanni Bosco, Presbitero
Eb 10,32-39; Salmo Responsoriale Dal Salmo 36 (37); Mc 4,26-34
Colletta
O Dio, che hai suscitato il presbitero san Giovanni [Bosco]
come padre e maestro dei giovani,
concedi anche a noi la stessa fiamma di carità,
a servizio della tua gloria, per la salvezza dei fratelli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Il regno di Dio - Catechismo degli Adulti [120] Il regno di Dio, che Gesù annuncia e inaugura, desta interesse; ma rischia anche di lasciare sconcertati e delusi. Il Maestro se ne rende conto e afferma: «Beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6).
Il futuro [121] - Secondo Gesù, il Regno si affermerà pienamente solo nel futuro: adesso comincia appena a realizzarsi. Bisogna ancora pregare con insistenza e invocare: «Venga il tuo regno» (Mt 6,10). Presto, entro la durata di una generazione, accadrà qualcosa di nuovo: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza» (Mc 9,1). Finalmente, al termine della storia, la gloria del Regno riempirà il mondo intero.
Il presente [122] - D’altra parte il futuro è anticipato già nel presente. Nelle parole, nei gesti e nella persona di Gesù, il Padre comincia a manifestare la sua sovranità salvifica: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi» (Lc 17,21); «Se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio» (Mt 12,28).
Il presente, umile e nascosto, contiene una meravigliosa virtualità, che si dispiegherà nel futuro. È come il seme che silenziosamente germoglia dalla terra e produce la spiga; come il minuscolo granello di senape che poi diventa un albero; come il modesto pugno di lievito che finisce per fermentare tutta la pasta.
[123] - Il regno di Dio non si impone in modo clamoroso e spettacolare, come la gente immagina che debba succedere. Non viene in un istante. Non risolve magicamente tutti i problemi. Si propone piuttosto alla nostra cooperazione. Per sperimentarlo, bisogna accoglierlo attivamente, bisogna convertirsi. E, comunque, si tratta sempre di una esperienza germinale, destinata a compiersi perfettamente solo nell’eternità.
Il vissuto quotidiano [124] - Il Regno è più semplice e umano di quanto gli uomini stessi si aspettino. Si nasconde nella normalità della vita quotidiana e addirittura nella debolezza, nell’apparente fallimento. Non a caso Gesù, per le sue parabole, prende lo spunto dall’esperienza comune di tutti i giorni: il seminatore che esce a seminare, gli operai che lavorano nella vigna, il lievito che la donna mette nella pasta, il figlio che scappa di casa, il pastore che smarrisce una pecora.
Una proclamazione di felicità [127] - Il regno di Dio non risolve i problemi e non cambia le situazioni come per incanto. Ci si può chiedere, allora, in che senso esso sia una buona notizia, quale felicità porti e a quali condizioni se ne possa fare l’esperienza.
Senz’altro Gesù di Nàzaret intende fare un annuncio e un’offerta di felicità. Le beatitudini del Regno, riferite dagli evangelisti Matteo e Luca, non vogliono essere soltanto una promessa, ma una proclamazione. A motivo del futuro che comincia a venire, assicurano già nel presente gioia e bellezza di vita, come un anticipo.
I Lettura: I lettori della Epistola agli Ebrei stanno attraversando tempi difficili, ma la loro fede è salda perché temprata dalle fiamme della carità. Ora, perseguitati e maltrattati, non devono abbandonare il cammino intrapreso, perché alla prova seguirà una grande ricompensa: il possesso di quei beni eterni custoditi nel Cielo e riservati ai discepoli del Cristo. Il cristiano non è colui che cede dinanzi alla persecuzione ma vive di fede per la salvezza della propria anima.
Vangelo
L’uomo getta il seme e dorme; e il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
Le due parabole, la parabola del seme che spunta da solo e la parabola del granello di senape, vogliono suggerire che il regno di Dio “porta in se stesso un principio di sviluppo, una forza segreta che lo condurrà al pieno compimento” (Bibbia di Gerusalemme, nota a Mc 4,29).
La parabola del granello di senape (Mc 4,30-34) la troviamo nel Vangelo di Matteo (13,31-32) e nel Vangelo di Luca (13,18-19). La parabola mette in evidenza il sorprendente contrasto tra i piccoli inizi del regno e della sua espansione. Nonostante “l’insignificanza del suo ministero e l’apparente insuccesso, il regno si sarebbe attuato progressivamente in tutta la sua grandiosità. Il regno non va identificato con la Chiesa, ma la rapida diffusione del Vangelo tra le nazioni pagane l’azione di Dio nel mondo, quale manifestazione incoativa del regno di Dio. Lo dimostra la citazione di Ezechiele [17,22-23], che parla della dimora dei popoli all’ombra del cedro magnifico, piantato dal Signore sul monte alto d’Israele” (Angelico Poppi).
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
Così è il regno di Dio … Bibbia di Navarra: versetti 26-29 Gli agricoltori si affaticano a preparare il terreno per la semina; una volta però che il grano sia stato seminato, null’altro possono fare per esso, fino al momento della mietitura; il grano, infatti, cresce per potenza sua propria. Con questo paragone il Signore esprime il vigore insito nello sviluppo del regno di Dio sulla terra, fino al giorno della mietitura (efr Gl 4,13 e Ap 14,15), ossia fino al giorno del giudizio finale.
Il regno di Dio e la regalità di Gesù - Raymond Deville e Pierre Grelot (Dizionario di teologia Biblica): Nel Nuovo Testamento i due temi del regno di Dio e della regalità messianica si uniscono nel modo più stretto, perché il re-Messia è il Figlio di Dio stesso. Questa posizione di Gesù al centro del mistero del regno si ritrova nelle tre tappe successive, attraverso le quali questo deve passare: la vita terrena di Gesù, il tempo della Chiesa e la consumazione finale delle cose.
3. Al termine dei tempi, Cristo vincitore di tutti i suoi nemici «rimetterà il regno a Dio Padre» (1Cor 15,24). Allora questo regno «sarà pienamente acquisito al nostro Signore ed al suo Cristo» (Apoc 11,15; 12,10), ed i fedeli riceveranno «l’eredità nel regno di Cristo e di Dio» (Ef 5,5). Così Dio, padrone di tutto, prenderà pieno possesso del suo regno (Apoc 19,6). I discepoli di Gesù saranno chiamati a condividere la gloria di questo regno (Apoc 3,21), perché già in terra Gesù ha fatto di essi «un regno di sacerdoti per il loro Dio e Padre» (Apoc 1,6; 5,10; 1Piet 2,9; cfr. Es 19,6).
Il seme più piccolo per l’evento più grande - Giovanni Crisostomo (Comment. in Matth., 46, 2): “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo” (Mt 13,31). Siccome Gesù aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti, che una sola parte si sarebbe salvata e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni, i suoi discepoli potevano bene chiedergli: Ma quali e quanti saranno i fedeli? Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede mediante la parabola del granello di senape e mostrando loro che la predicazione della buona novella si diffonderà su tutta la terra.
Il Santo del Giorno - 31 Gennaio 2025 - San Giovanni Bosco. Allegria, studio, preghiera e bene: la sua “formula” della santità: La formula della santità? Per san Giovanni Bosco era semplice: “Primo: allegria. Secondo: doveri di studio e di preghiera. Terzo: far del bene agli altri”. Una formula che egli stesso visse da testimone con tutte le sue energie, contribuendo a costruire una delle più grandi “scuole di santi”: la famiglia religiosa salesiana. Un’eredità al cui cuore c’è l’impegno nell’educazione delle nuove generazioni: “Miriamo a formare onesti cittadini e buoni cristiani”, diceva don Bosco, che era nato nel 1815 a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco. Divenuto sacerdote nel 1841, nello stesso anno cominciò a lavorare all’opera che poi diventò la Società Salesiana, fondata nel 1854. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Bosco morì nel 1888: al mondo aveva donato le basi per una nuova “pedagogia del cuore”. (Matteo Liut)
Dio onnipotente,
rinvigorisca e accresca in tutti noi la grazia che da te proviene,
perché, celebrando la memoria di san Giovanni Bosco,
custodiamo integro il dono della fede
e camminiamo sulla via della salvezza da lui indicata.
Per Cristo nostro Signore.