24 Febbraio 2020

Lunedì VII Settimana T. O.

 Gc 3,13-18; Sal 18 (19); Mc 9,14-29

Colletta: Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

I discepoli avevano cercato di esorcizzare un fanciullo posseduto dal demonio, ma ogni tentativo era andato a vuoto. O generazione incredula!: Il rimprovero di Gesù è rivolto ai discepoli, ma soprattutto alla folla e agli scribi, guide cieche del popolo d’Israele. Il suo ministero in Galilea stava per concludersi in modo deludente: anche il padre del fanciullo posseduto dallo spirito muto mostra un atteggiamento poco fiducioso in lui: Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci.
Solo alla replica di Gesù il padre professa la sua fede, una professione dettata forse dal tentativo di ricevere la guarigione del figlio.
L’esorcismo viene descritto con lo schema letterario consueto: la minaccia, il comando di uscire, la reazione rabbiosa del demonio che qui viene indicato come “spirito muto e sordo”, e infine la liberazione con l’uscita dello spirito impuro.
Alla domanda dei discepoli la risposta di Gesù è abbastanza eloquente: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». In alcuni manoscritti si legge “con la preghiera e con il digiuno”, mentre in Matteo 17,20 la risposta è diversa: “Per la vostra poca fede”. Le parole di Gesù indicano la preghiera come via maestra per cacciare il demonio, che è sinonimo di una vita vissuta in comunione con Dio e dalla quale il discepolo può trarre la potenza e la fede per abbattere il nemico infernale.

Dal Vangelo secondo Marco 9,14-29: In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte]e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

In quel tempo - Felipe F. Ramos: Questo passo è incluso nel contesto del racconto della trasfigurazione. L’evangelista intende mettere in rilievo che la messianità di Gesù e per conseguenza la stessa salvezza appartengono all’ambito della fede.
La descrizione dell’infermità fa pensare all’epilessia. I discepoli furono incapaci di guarire il ragazzo. Perché?
Gesù che, nelle pagine del secondo vangelo, rivela costantemente il suo carattere forte, sbotta contro la mediocrità religiosa dei suoi contemporanei: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi?». Qui abbiamo già un cenno di risposta alla domanda dei discepoli che gli chiedevano perché non avessero potuto guarire il ragazzo.
Anche al padre del ragazzo manca la fede, ma almeno egli lo riconosce umilmente: «Se puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù aveva intuito in quell’uomo un initium fidei, un principio di fede, che è già un primo segno di Dio. In conseguenza di questa fede iniziale gli viene concessa una fede più robusta, che è però preceduta dalla preghiera molto significativa: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
L’evangelista fa notare un particolare importante: Gesù, quando vide che la gente si radunava, affrettò la guarigione. Ci troviamo nuovamente di fronte alla riservatezza messianica: Gesù rifugge da ogni spettacolarità. Anzi, la gente resta delusa quando, in un primo momento, crede che il ragazzo sia morto. E allora Gesù con un semplice segno della mano lo fa alzare. La turba non aveva potuto godersi lo «show».
In fine, tornando a casa, i discepoli gli chiedono: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». La risposta di Gesù è chiara: «Questa specie di demoni», cioè il male, non cede «miracolosamente», se non alla preghiera.
Non si tratta della forza dell’uomo, ma della grazia di Dio.
Ci si presenta nuovamente il problema: Gesù credeva realmente che vi fossero spiriti maligni che si impossessavano dell’uomo, dato che oggi sappiamo che si tratta di un’infermità epilettica? Nella cristologia più ortodossa Gesù, sebbene Dio, non cessa di essere un uomo normale, eccetto che nel peccato. Quindi non deve meravigliare che partecipasse della cultura dei suoi contemporanei, che consideravano certi infermi come posseduti da esseri estranei. Effettivamente la prima vista d’un epilettico dà l’impressione che qualcuno o qualcosa si sia impadronito di lui. In questo modo si intendeva dire che l’uomo era infermo e, per conseguenza, non era responsabile dei suoi atti. Gesù poté molto bene condividere quell’interpretazione della realtà umana che oggi è superata scientificamente. La cosa interessante - e permanente - è che Gesù non tenta di avvalersi dei suoi poteri taumaturgici per meravigliare le folle, ma, al contrario, li nasconde e li usa solo quando il beneficiario è già un credente.
I «miracoli» di Gesù si possono spiegare scientificamente con la parapsicologia? Un autentico credente è indifferente alla risposta che si dà a questa domanda.

Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede: La risposta di Gesù, più che rimprovero sembra avere le sfumature dell’ironia: “Prima di intervenire, Gesù riprende ironicamente - non riesco a percepire un tono di rimprovero nei confronti di questo povero padre straziato eppure implorante - le stesse parole dell'uomo: «Se puoi... tutto è possibile a chi crede», e con questa frase squarcia ogni confine, finanche la pagina stessa, e arriva direttamente alle viscere dei discepoli, del lettore del suo tempo, di ciascuno di noi. Eccoci di fronte alla miseria della nostra fede. Eccoci di fronte ai dubbi di sempre, alle contro-testimonianze delle nostre vite e della storia. Tutto è possibile a chi crede... Eppure ci guardiamo alle spalle e vediamo, come i discepoli, tutte le volte in cui non siamo stati capaci di scacciare un demone, una malattia, un cancro, o evitare una tragedia o un dolore. Cosa dici, Signore Gesù? Quando mai ci è tutto possibile se crediamo? Come dobbiamo credere, forse? Perché, se tu hai ragione, è evidente che sbagliamo qualcosa…” (Annalisa Guida, Vangelo secondo Marco).

Credo; aiuta la mia incredulità: Paolo VI (Udienza Generale, 20 aprile 1966): La fede è l’adesione al Signore, la quale rende possibile la dilatazione della sua potenza operante e salvatrice nel credente. «Non si turbi il Cuor vostro: credete in Dio, ed in me credete» dice ancora Gesù (Io. 14,1). «Colui che crederà e sarà battezzato, si salverà» (Marc. 16,16); e così via. Gli Apostoli ripeteranno questo fondamentale precetto della vita cristiana; S. Pietro, ad esempio, scriverà: «... Resistite fortes in fide, resistete (al demonio) forti nella fede» (1Petr. 5,8-9); e il capo II della lettera agli Ebrei è una lunga e lirica esaltazione della fede come principio efficiente nella vita di coloro che la professano [...]. L’atto di fede è difficile per la mentalità moderna, tanto abituata al dubbio sistematico e alla critica, e persuasa di limitare la propria certezza entro i confini della propria esperienza (mentre poi la massima parte di ciò che si sa, si fonda sulla fede - umana - di ciò che altri, i maestri, gli scienziati, i competenti ci dicono di credere) [...] la fede non è un atto puramente speculativo; è atto ragionevole, ma non frutto della sola ragione. Una componente volontaria lo rende possibile e meritorio: bisogna voler credere, quando, è ovvio, vediamo ch’è ragionevole, ch’è umano, ch’è bello il farlo. La certezza diventa un dovere, ad un dato momento (Newman); e la fede che ne risulta diventa un atto religioso; l’atto religioso fondamentale del cristianesimo. «L’atto di fede, omaggio reso a Dio dall’intelligenza umana, è un atto incontestabilmente religioso. Ma lo è a un titolo ancora più profondo: l’atto di fede è un’attività teologale che rende partecipe l’uomo della vita stessa di Dio, un’attività la quale non solo si orienta verso Dio, ma è orientata da Dio» (AUBERT, in Prob. e Orient. II, 694). Diremo dunque, come l’umile personaggio del Vangelo: «Credo, Domine, adiuva incredulitatem meam; credo, Signore, Tu aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,24). E cantando ora il Credo sul sepolcro dell’Apostolo, che ha avuto da Cristo la missione di confermare nella fede i fratelli (Lc 22,32), meglio comprenderemo il valore della fede nella vita cristiana; non più peso essa ci sembrerà, ma energia e gaudio; non più temeremo di immergerci nella vita profana del mondo, dove non saremo sperduti e naufraghi, ma testimoni sereni e forti d’una luce vigiliare e notturna, la fede nel tempo presente, foriera della luce piena del giorno eterno.

La fede non è soltanto da predicare - San Josemaría Escrivá: La fede non è soltanto da predicare, ma soprattutto da praticare. Spesso forse ci sentiremo mancare le forze. Ricorriamo allora ancora una volta al Vangelo e comportiamoci come il padre del ragazzo lunatico. Voleva la salvezza del figlio e sperava che Cristo lo avrebbe guarito, ma non riusciva a credere fino in fondo a tanta felicità. E Gesù, che sempre chiede fede, vedendo l’insicurezza di quell’anima, la esorta: «Se tu puoi credere, tutto è possibile per chi crede» [Mc 9, 23]. Tutto è possibile: siamo onnipotenti! Purché vi sia fede. Quell’uomo si rende conto che la sua fede è insicura, teme che la sua poca fiducia impedisca al figlio di guarire. E piange. Non vergogniamoci di questo pianto: è frutto dell’amor di Dio, della preghiera contrita, dell’umiltà. Il padre del fanciullo rispose piangendo: «Signore io credo, ma tu aiuta la mia incredulità!» [Mc 9, 24]. Al termine di questa meditazione, siamo noi, ora, a dire quelle stesse parole. Signore, credo! Sono stato educato nella tua fede, ho deciso di seguirti da vicino. Ripetutamente, durante la mia vita, ho implorato la tua misericordia. Eppure, ripetutamente mi è parso impossibile che tu potessi operare tante meraviglie nel cuore dei tuoi figli. Signore, credo! Ma tu aiutami perché possa credere di più e meglio! E rivolgiamo la nostra preghiera anche a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Maestra di fede: Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore [Lc 1, 45]”.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «L’atto di fede, omaggio reso a Dio dall’intelligenza umana, è un atto incontestabilmente religioso. Ma lo è a un titolo ancora più profondo: l’atto di fede è un’attività teologale che rende partecipe l’uomo della vita stessa di Dio, un’attività la quale non solo si orienta verso Dio, ma è orientata da Dio» (AUBERT, in Prob. e Orient. II, 694).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Il pane che ci hai donato, o Dio,
in questo sacramento di salvezza,
sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.