3 Gennaio 2020

FERIA PROPRIA

1Gv 2,29-3,6; Sal 97 (98); Gv 1,29-34

Colletta: O Dio, tu hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri; fa’ che liberati dal contagio dell’antico male possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata da Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te...

Il Battista è immagine del discepolo che progredisce nella fede e nella conoscenza del Cristo. Il Precursore non lo conosceva, poi vede in Gesù il Messia sofferente, colui che battezza in Spirito Santo e infine il Figlio di Dio: è il cammino di fede che tutti i credenti devono percorrere. Il titolo di “agnello di Dio” è «la prima confessione cristologica del vangelo e rimanda al Servo di JHWH di Isaia 53,6-7, figura del popolo d’Israele le cui sofferenze sono salvezza per “molti”. In questo modo l’evangelista lascia intravedere fin dall’inizio il destino di morte di Gesù» (LA BIBBIA, Via Verità e Vita).

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,29-34: In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Ecco l’agnello di Dio - M.-É. Boismard: Allorché Dio ebbe deciso di liberare il suo popolo schiavo degli Egiziani, ordinò agli Ebrei di immolate per ogni famiglia un agnello «senza difetti, maschio, di un anno» (Es 12,5), di mangiarlo alla sera e segnare col suo sangue gli stipiti della porta. Grazie a questo «segno» essi sarebbero stati risparmiati dall’angelo sterminatore che veniva a colpire tutti i primogeniti degli Egiziani. Arricchendo il tema primitivo, in seguito la tradizione giudaica diede un valore redentore al sangue dell’agnello: «In virtù del sangue dell’alleanza della circoncisione e in virtù del sangue della Pasqua, io vi ho liberati dall’Egitto» (Pirge R. Eliezer, 29; cfr. Mekhilta su Es 12). Grazie al sangue dell’agnello pasquale gli Ebrei sono stati riscattati dalla schiavitù d’Egitto e quindi hanno potuto diventare «nazione consacrata», «regno di sacerdoti» (Es 19,6), legati a Dio da un’alleanza e governati dalla legge di Mosè.
 La tradizione cristiana ha visto in Cristo «il vero agnello» pasquale (prefazio della Messa di Pasqua), e la sua missione redentrice è ampiamente descritta nella catechesi battesimale soggiacente alla prima lettera di Pietro, ed alla quale fanno eco gli scritti giovannei e la lettera agli Ebrei. Gesù è l’agnello (1Piet 1,19; Gv 1,29; Apoc 5,6) senza difetto (Es 12,5), cioè senza peccato (1Piet 1,19; Gv 8,46; 1Gv 3,5; Ebr 9,14), che riscatta gli uomini a prezzo del suo sangue (1Piet 1,18s; Apoc 5,9s; Ebr 9,12-15). In tal modo egli li ha liberati dalla «terra» (Apoc 14,3), dal mondo malvagio dedito alla perversione che deriva dal culto degli idoli (1Piet 1,14.18; 4,2s), cosicché ormai essi possono evitare il peccato (1Piet 1,15s; Gv 1,29; 1Gv 3,5-9) e formare il nuovo «regno di sacerdoti», la vera «nazione consacrata» (1Piet 2,9; Apoc 5,9s; cfr. Es 19,6), offrendo a Dio il culto spirituale di una vita irreprensibile (1Piet 2,5; Ebr 9,14). Essi hanno lasciato le tenebre del paganesimo per la luce del regno di Dio (1Piet 2,9): questo è il loro esodo spirituale. Avendo, grazie al sangue dell’agnello (Apoc 12,11), vinto Satana, di cui il faraone era il tipo, essi possono intonare «il cantico di Mosè e dell’agnello» (Apoc 15,3; 7,9s.14-17; cfr. Es 15) che esalta la loro liberazione.
Questa tradizione, che vede in Cristo il vero agnello pasquale, risale alle origini stesse del cristianesimo. Paolo esorta i fedeli di Corinto a vivere come azzimi, «nella purezza e nella verità», poiché «la nostra pasqua, Cristo, è stato immolato» (1Cor 5,7). Qui egli non propone un insegnamento nuovo su Cristo-agnello, ma si riferisce alle tradizioni liturgiche della Pasqua cristiana, ben anteriori quindi al 55-57, data in cui l’apostolo scriveva la lettera. Stando alla cronologia giovannea, l’evento stesso della morte di Cristo avrebbe fornito il fondamento di questa tradizione. Gesù fu messo a morte la vigilia della festa degli azzimi (Gv 18,28; 19,14.31), quindi il giorno della Pasqua, nel pomeriggio (19,14), nell’ora stessa in cui, secondo le prescrizioni della legge, si immolavano nel tempio gli agnelli. Dopo la morte non gli furono spezzate le gambe come agli altri condannanti (19,33), ed in questo fatto l’evangelista vede la realizzazione di una prescrizione rituale concernente l’agnello pasquale (19,36; cfr. Es 12, 46).

Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni - I Volume): Giovanni è stato spettatore della teofania promessa da Dio, ossia ha visto lo Spirito santo scendere e rimanere su Gesù; quindi può attestare che Gesù è il Messia: E io vedo e rendo testimonianza che questi è l’eletto di Dio (v. 34). In realtà, come abbiamo già accennato, gli oracoli di Isaia presentano il rampollo di Jesse, l’eletto di Dio, ripieno dello Spirito del Signore. Anzi il targum d’Isaia parla esplicitamente del Messia, sul quale riposerà lo Spirito di Dio (T Is 11,1; 42,1). La letteratura giudaica apocrifa contiene la tematica che alla fine dei tempi il Messia possiederà in pienezza lo Spirito di Dio. Il primo libro di Enoc presenta il Messia come l’eletto di Dio, sul quale dimorerà lo spirito di sapienza e lo spirito che dona intelligenza (1Enoc 49,2s). Anzi in qualche testo si dichiara che il Signore concederà il suo Spirito per mezzo del Messia: «(Il Messia) aprirà le porte del paradiso ... e concederà ai santi di mangiare dall’albero della vita e lo spirito di santità sarà in essi» (Test. di Levitico 18,10s). Il Battista, avendo visto con i suoi occhi lo Spirito scendere e rimanere sopra Gesù, può rendere testimonianza che questi è l’eletto di Dio ossia il Cristo (Gv 1,34). L’eletto di Dio è uno dei titoli del Messia. Il Deutero-Isaia ha suggerito questa idea, e la letteratura giudaica ha esplicitato questa identificazione tra il Cristo e l’eletto di Dio. Il primo libro di Enoc parla continuamente del figlio dell’uomo come dell’eletto.
Siccome l’Antico Testamento e più ancora il giudaismo avevano descritto spesso il Messia come l’eletto di Dio, nel quale avrebbe dimorato lo Spirito santo, per il Battista dovette riuscire abbastanza semplice professare la sua fede nella messianicità di Gesù, avendo visto lo Spirito scendere e rimanere su di lui.

Giovanni testimoniò… I testimoni di Gesù - M. Prat e P. Grelot: 1. La testimonianza apostolica. - Per giungere agli uomini la testimonianza assume una forma concreta: la predicazione del vangelo (Mt 24,14). Per portarla a tutto il mondo gli apostoli sono costituiti testimoni di Gesù (Atti 1,8): dovranno attestare solennemente dinanzi agli uomini tutti i fatti avvenuti dal battesimo di Giovanni fino alla ascensione di Gesù, e specialmente la risurrezione che ha consacrato la sua sovranità (1,22; 2,32; ecc.). La missione di Paolo viene definita negli stessi termini: sulla via di Damasco egli è stato costituito testimone di Cristo dinanzi a tutti gli uomini (22,15; 26,16); in terra pagana egli attesta dovunque la risurrezione di Gesù ( Cor 15,15), e la fede nasce nelle comunità con l’accettazione di questa testimonianza (2Tess 1,10; 1Cor 1,6). Stessa identificazione del vangelo e della testimonianza negli scritti giovannei. Il racconto evangelico è un’attestazione data da un testimone oculare (Gv 19,35; 21,24); ma la testimonianza, ispirata dallo Spirito (Gv 16,13), verte pure sul mistero che i fatti nascondono: il mistero del Verbo di vita venuto nella carne (l Gv 1,2; 4,14). I credenti che hanno accettato questa testimonianza apostolica hanno ormai in sé la testimonianza stessa di Gesù, che è la profezia dei tempi nuovi (Apoc 12,17; 19,21). Perciò i testimoni incaricati di trasmetterla riprendono i tratti dei profeti antichi (11,3-7).
2. Dalla testimonianza al martirio. - La funzione dei testimoni di Gesù è messa ancor più in evidenza quando devono rendere testimonianza dinanzi alle autorità ed ai tribunali, secondo la prospettiva che Gesù apriva già ai Dodici (Mc 13,9; Mt 10,18; Lc 21,13s). Allora l’attestazione assume un carattere solenne, ma prelude sovente alla sofferenza. Di fatto, se i credenti sono perseguitati, si è «a motivo della testimonianza di Gesù» (Apoc 1,9). Stefano per primo ha suggellato la sua testimonianza con il suo sangue versato (Atti 22,20). La stessa sorte attende quaggiù i testimoni del vangelo (Apoc 11,7): quanti saranno sgozzati «per la testimonianza di Gesù e la parola di Dio» (6,9; 17,6)! Babilonia, la potenza nemica che si accanisce contro la Città celeste, si inebrierà del sangue di questi testimoni, di questi martiri (17,6). Ma riporterà soltanto una vittoria apparente. In realtà saranno essi ad aver vinto, con Cristo, il diavolo, «mediante il sangue dell’agnello e la parola della loro testimonianza» (12, 11). Il martirio è la testimonianza della fede consacrata dalla testimonianza del sangue.   

Testimonianza cristiana - Testimonianza di vita e dialogo - Ad gentes 10-11: La Chiesa, che da Cristo è stata inviata a rivelare ed a comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini ed a tutti i popoli, comprende che le resta ancora da svolgere un’opera missionaria ingente. Ben due miliardi di uomini infatti - ed il loro numero cresce di giorno in giorno - uniti in grandi raggruppamenti e determinati da vincoli culturali stabili, da tradizioni religiose antiche o da salde relazioni sociali, o non hanno ancora o hanno appena ascoltato il messaggio evangelico [...].
È necessario che la Chiesa sia presente in questi raggruppamenti umani attraverso i suoi figli, che vivono in mezzo ad essi o ad essi sono inviati. Tutti i cristiani infatti, dovunque vivano, sono tenuti a manifestare con l’esempio della loro vita e con la testimonianza della loro parola l’uomo nuovo, di cui sono stati rivestiti nel battesimo, e la forza dello Spirito Santo, da cui sono stati rinvigoriti nella cresima; sicché gli altri, vedendone le buone opere, glorifichino Dio Padre e comprendano più pienamente il significato genuino della vita umana e l’universale legame di solidarietà degli uomini tra loro.
Ma perché essi possano dare utilmente questa testimonianza, debbono stringere rapporti di stima e di amore con questi uomini, riconoscersi come membra di quel gruppo umano in mezzo a cui vivono, e prender parte, attraverso il complesso delle relazioni e degli affari dell’umana esistenza, alla vita culturale e sociale. Così debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti; debbono seguire attentamente la trasformazione profonda che si verifica in mezzo ai popoli, e sforzarsi perché gli uomini di oggi, troppo presi da interessi scientifici e tecnologici, non perdano il contatto con le realtà divine, ma anzi si aprano ed intensamente anelino a quella verità e carità rivelata da Dio. Come Cristo stesso penetrò nel cuore degli uomini per portarli attraverso un contatto veramente umano alla luce divina, così i suoi discepoli, animati intimamente dallo Spirito di Cristo, debbono conoscere gli uomini in mezzo ai quali vivono ed improntare le relazioni con essi ad un dialogo sincero e comprensivo, affinché questi apprendano quali ricchezze Dio nella sua munificenza ha dato ai popoli; ed insieme devono tentare di illuminare queste ricchezze alla luce del Vangelo, di liberarle e di ricondurle sotto l’autorità di Dio salvatore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, nostro Padre, che in questo sacro convito
ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio,
fa’ che contempliamo nella luce della tua gloria
il mistero che ora celebriamo nella fede.
Per Cristo nostro Signore.