3 Novembre 2019

XXXI DOMENICA T. O.

Sap 11,22-12; Sal 144 (145); 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10


Colletta: O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

Prima Lettura - L’autore del Libro della Sapienza ci invita a riflettere sulla bontà di Dio. Il Signore ama tutti gli uomini e poiché è misericordioso e non vuole la morte del peccatore (Ez 18,23), non guarda «ai peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento».

Salmo Responsoriale: Il salmo mette in evidenza alcune qualità divine: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore”. Il salmista, in pieno accordo con il brano del libro della Sapiena (cfr I Lettura), continua: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. Con queste note vengono messe in risalto la gloria del Regno e la sua potenza. 

Seconda Lettura - I Tessalonicesi, oltre ad essere turbati da falsi voci sulla prossimità della venuta gloriosa del Cristo (2,1-3), sono duramente provati dalla persecuzione. In questo contesto di paura e di dolore, l’apostolo Paolo scrive ai Tessalonicesi cercando di rasserenare gli animi annunciando che la giustizia di Dio non tarderà a liberarli dalle afflizioni punendo esemplarmente i persecutori (1,5-10). Ai cristiani di Tessalonica non rimane che una scelta: mantenersi saldi nella vocazione di cui sono stati favoriti (1,11), perseverare nel bene in cui si sono impegnati e vivere il presente con la forza che viene dalla fede, affinché nella loro vita sia glorificato il nome del Signore.

Vangelo. Oggi, tra la prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza, e il Vangelo di Luca vi è un profondo legame. Infatti, la splendida affermazione del Libro della Sapienza, Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento,  trova una attuazione nell’episodio narrato dall’evangelista Luca. Gesù alza lo sguardo verso il pubblicano Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, e per questo odiato dai suoi compatrioti, si ferma a casa sua, e immantinente un torrente di luce e di misericordia investe Zaccheo, l’uomo che da tutti era considerato un peccatore pubblico: Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Zaccheo è avvolto dall’amore di Gesù, si sente toccato nel profondo dell’animo ed apre il suo cuore. E col cuore apre anche la mano, nel gesto della giustizia e della carità: Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto.

Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10: In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Il Figlio dell’uomo infatti è venuto ... - La storia di Zaccheo la si trova soltanto nel Vangelo di Luca e vuole esemplificare il giusto atteggiamento nei confronti delle ricchezze. Gerico era un’importante sede dell’amministrazione romana e sosta obbligata per chi dalla Perea si recava a Gerusalemme.
Zaccheo non faceva certamente onore al suo nome: forma grecizzata - Zakchaios - dell’ebraico Zakkai o Zaccai, il nome significa puro e innocente.
E Zaccheo non era né puro né innocente: «capo della mafia di Gerico» (Don Luigi Giussani), strozzino, ladro, collaborazionista degli odiati romani, certamente non poteva non essere che odiato. Per la sua professione, esattore delle tasse, e per il suo hobby preferito, estortore incallito, era considerato peccatore pubblico, cioè tagliato fuori dalla salvezza e di conseguenza emarginato dalla società e allontanato dalle famiglie.
... era piccolo di statura. Zaccheo vuole vedere Gesù ed essendo piccolo di statura si arrampica su un sicomoro. Questo particolare fisico di Zaccheo ha incuriosito il grande vescovo Ambrogio: «Perché le Scritture non precisano mai la statura di nessuno mentre di Zaccheo si dice che “era piccolo di statura” [Lc 19,3]? Vedi se per caso egli non era piccolo nella sua malizia, o piccolo nella sua fede: egli non aveva ancora promesso niente, quando era salito sul sicomoro; non aveva ancora visto Cristo, e perciò era piccolo».
Gesù non sta a controllare il curriculum vitae del capo dei pubblicani e lo invita a scendere subito dall’albero su cui si era arrampicato. La fretta indica l’urgenza messianica. Poiché il tempo della salvezza è arrivato e non si può più rimandare, Zaccheo è invitato a scendere subito, senza tentennamenti e senza perdere ulteriore tempo.
È entrato in casa di un peccatore. Come era previsto si alza un coro di dissensi. I soliti farisei, miopi e musi lunghi di professione, ligi alla legge e incollati ad una sua comprensione letterale, si scandalizzano: un ebreo non poteva venire a contatto con un peccatore (Cf. Mt 8,8).
... se ho rubato a qualcuno. Zaccheo sembra voler dare una mano a Gesù nel tentativo di tappare la bocca ai soliti saccenti: secondo la legge, la conversione a un pubblicano costava il venti per cento dei suoi beni da distribuire ai poveri come segno di pentimento; Lv 5,20-24 suggeriva di restituire i beni rubati con un quinto in più. Zaccheo va ben oltre la legge. Una decisione maturata nella gioia della ritrovata salvezza che lo catapulta tra le braccia di Dio misericordioso: «Zaccheo ha dimostrato con i fatti, cioè con “frutti degni della conversione” [Lc 3,8], che la salvezza l’aveva raggiunto nella sua casa. Anche lui, avendo imitato la fede di Abramo, doveva essere considerato suo vero figlio, appartenente al popolo di elezione a pieno diritto» (Angelico Poppi).
Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, un’affermazione che fa strabuzzare gli occhi alle ipocrite guide del popolo d’Israele. Con questa frase conclusiva, Gesù, come già aveva solennemente proclamato nella sinagoga di Nazaret (Cf. Lc 4,16-30), rivela la sua vera identità: Egli è il Salvatore di tutti gli uomini.
I pochi anni vissuti in mezzo agli uomini lo hanno visto portare la vita ai morti, la salute fisica agli ammalati, il perdono ai peccatori, la consolazione alle vedove e soprattutto il dono della grazia a coloro che gli si sono avvicinati con fede. Come all’adultera o alla donna peccatrice, ora Gesù porta la salvezza al piccolo Zaccheo.
Gesù significa “Dio salva” (Mt 1,21), un Nome che ben manifesta la divina missione del Figlio di Maria: «ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).
Gesù, vero Dio e vero Uomo, è il salvatore di tutti gli uomini e «invita i peccatori alla mensa del Regno: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” [Mc 2,17]. Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l’infinita misericordia del Padre suo per loro e l’immensa “gioia” che si prova “in cielo per un peccatore convertito” [Lc 15,7]. La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita “in remissione dei peccati” [Mt 26,28]» (CCC 545).

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo … (cfr. II Lettura) - Vincenzo Raffa (Liturgia Festiva): Fra i cristiani di Tessalonica si era diffusa la credenza che la seconda venuta di Cristo era ormai imminente. Uno degli effetti meno felici fu il turbamento e l’abbandono delle occupazioni ordinarie, quasi uno sciopero di carattere religioso o mistico, ma di falsa lega (2Ts 3,11). San Paolo smentisce l’imminenza della parusia. La data del ritorno di Cristo alla fine dei tempi, come egli precisa, è ignota. San Paolo poi sconfessa il sistema di quei cristiani che ritenevano l’astensione dal lavoro il modo più indicato per prepararsi alla parusia. La presa di posizione di san Paolo è per noi motivo di riflessione. Dio non vuole che la pratica legge divina e l’esercizio ascetico si svolgano sotto la pressione della paura. Per questo Gesù ha fatto capire di non voler comunicare il tempo della parusia: «Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa... ma solo il Padre» (Mt 24, 36). Anche la data della morte ce l’ha voluta tener celata per la medesima ragione. Sarebbe meno preziosa per Dio una vita offerta a lui sotto la spinta del timore. Invece quella che è scelta e condotta liberamente, per convinzione e per amore, è più responsabile, di maggior valore e quindi reca un onore più significativo all’Onnipotente.

Papa Francesco: Gesù va nella casa di Zaccheo, suscitando le critiche di tutta la gente di Gerico (perché anche a quel tempo si chiacchierava tanto!), che diceva: – Ma come? Con tutte le brave persone che ci sono in città, va a stare proprio da quel pubblicano? Sì, perché lui era perduto; e Gesù dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo» (Lc 19,9). In casa di Zaccheo, da quel giorno, entrò la gioia, entrò la pace, entrò la salvezza, entrò Gesù.
Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. “Dio ricorda”, sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno. Guardiamo Zaccheo, oggi, sull’albero: il suo è un gesto ridicolo, ma è un gesto di salvezza. E io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come ha fatto Zaccheo, sali sull’albero della voglia di essere perdonato; io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare! Ricordatelo bene, così è Gesù.
Fratelli e sorelle, lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesù! Nel profondo del cuore, ascoltiamo la sua voce che ci dice: “Oggi devo fermarmi a casa tua”, cioè nel tuo cuore, nella tua vita. E accogliamolo con gioia: Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo; lasciati guardare da Gesù!

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare! Ricordatelo bene, così è Gesù” (Papa Francesco).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
 
Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza,
perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita
ci preparino a ricevere i beni promessi.
Per Cristo nostro Signore.