1 DICEMBRE 2019

I DOMENICA DI AVVENTO - Anno A

  Is 2,1-5; Sal 121 (122); Rm 13,11-14a; Mt 24,37-44

Colletta: O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo ...

Prima Lettura - Nel momento in cui il profeta Isaia pronuncia le parole ricordate dalla prima lettura, il Tempio di Gerusalemme è ancora in piedi, ma l’intima cerchia dei discepoli fedeli, ai quali Isaia si rivolge, sa che il ruolo di questo Tempio è finito e che sarà distrutto. Pur essendo un tempo di crisi, Isaia preconizza per il popolo eletto, e per l’umanità intera, un tempo di pace: il Tempio di Dio accoglierà molti popoli ai quali verrà offerto il dono della salvezza e della pace. È un oracolo ripreso implicitamente da Gesù quando afferma alla Samaritana che la salvezza viene dai Giudei (Gv 4,22) e da Luca quando afferma che nel nome di Gesù «saranno predicati a tutti popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme» (Lc 24,47). Anche l’invito venite, camminiamo nella luce del Signore sarà un tema molto caro agli autori neotestamentari.

Salmo Responsoriale - “Tutte le tribù che Dio ha fatto uscire dall’Egitto si recano a Gerusalemme per rendere testimonianza al Dio d’Israele e per un rendimento di grazie… Questo raduno a Gerusalemme era, infatti, il momento più importante per far conoscere la legge, la Scrittura, la storia dei patriarchi e per riunire una comunità nella carità” (Origene).

Seconda Lettura - Poiché il giorno è vicino, san Paolo invita i cristiani a gettare le opere delle tenebre (orge, ubriachezze, lussurie, impurità, litigi, gelosie..., una lista di peccati che rappresentano il “sonno della coscienza”), e a vestire le armi della luce: amore, carità, pazienza, temperanza, gioia... L’Apostolo, in questo brano, sviluppa la nota antitesi luce-tenebre. Da un lato c’è la luce, con le sue opere di luce, dall’altra parte c’è il buio, simbolo del male, con le sue opere tenebrose. Inoltre, san Paolo invita i cristiani a rivestirsi di Cristo e a non lasciarsi prendere dai desideri della carne (Rom 13,14). Rivestirsi di Cristo significa vivere in comunione con lui, abbandonarsi a lui ed esporsi ai raggi benefici della luce divina.

Vangelo - Con il brano evangelico di questa I Domenica di Avvento ha inizio lo sviluppo del tema della vigilanza che si specificherà nelle parabole del servo fidato e prudente (24,45-51), delle dieci vergini (25,1-13) e dei talenti (25,13-30). Di fronte alla certezza del giudizio divino (24,30; 25,31ss) e all’incertezza del tempo (24,44; 25,13; 1Ts 5,1-6) una sola esortazione è possibile: Vegliate! (25,13; 24,42; Lc 21,34-36).

Dal Vangelo secondo Matteo 24,37-44: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli - ... come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano... Nel giudizio negativo di Gesù, non viene condannato il mangiare o il bere (bisogni primari del genere umano) o il matrimonio, ma l’insipienza di quegli uomini che non seppero tenere in alta considerazione altri valori (la comunione con Dio, la salvezza ...) per i quali valeva la pena occuparsi al pari di quelli materiali. Drogati dal soddisfare unicamente i loro primari bisogni non si accorsero che accanto alla storia umana c’era una storia parallela, quella di Dio, che doveva essere accolta anche con il digiuno, la sobrietà, la penitenza e la temperanza.
... due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via... Nel giorno del giudizio di Dio non vi sarà alcuna discriminazione: chi sarà vigilante nell’attesa verrà portato via, cioè sarà accolto nel regno; il secondo, che non è pronto ad accogliere il Figlio dell’uomo, sarà lasciato, cioè sarà abbandonato alla sua sorte di morte e di solitudine. In situazioni apparentemente identiche si compie il discernimento di Dio e la divisione degli uomini in base al giudizio divino.
Gli uomini, quando verrà il Figlio dell’uomo, saranno impegnati nelle loro attività di ogni giorno: la venuta del Signore «irrompe nel quotidiano. Questo ci dice che le azioni di tutti i giorni, quelle che si ritengono le più comuni, e al limite insignificanti, acquistano un senso in quanto momenti di un cammino orientato all’avvento del Signore» (Adrian Schenker - Rosario Scognamiglio).
Essere vigilanti non significa darsi all’ozio, ma semplicemente non farsi prendere la mano dalla carriera, dal successo, dal denaro per dare spazio alle cose di Dio e a quelle dello spirito.
Le occupazioni, che spesso diventano preoccupazioni, a lungo andare, appesantendo il cuore, fanno sprofondare l’uomo in un cupo sonno colpevole, il quale, in questo stato confusionale, non sentendo i passi di Dio nella sua vita, si avvia inesorabilmente verso un destino di morte e di distruzione.
... se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro... L’immagine del Figlio dell’uomo paragonato a un ladro notturno che entra in casa per rubare rende ancora più efficace il tema della vigilanza continua. L’immagine del ladro è usata frequentemente nel Nuovo Testamento per indicare la seconda venuta di Gesù (Cf. 1Ts 5,2; 2Pt 3,10; Ap 3,3; 16,15). Il padrone di casa che non vigila potrebbe perdere tutti i suoi beni, così il cristiano addormentato può perdere tutto se stesso all’appuntamento supremo.
In contrasto «con l’apocalittica giudaica, che si prefiggeva di calcolare in anticipo il giorno del giudizio, Gesù ne afferma il carattere sconosciuto e inaspettato e perciò raccomanda la vigilanza... L’attesa per la venuta improvvisa del Signore non costituisce per il credente un motivo di ansia o di paura. L’essenziale è esser trovati vigilanti e pronti per accogliere il Salvatore, senza lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni e dagli interessi mondani, che sono cose secondarie e contingenti» (A. Poppi).
In un’ottica tutta cristiana, la repentinità della venuta del Figlio dell’uomo ha un ruolo importante e decisivo nella vita del cristiano tanto da animarla profondamente anche negli impegni più banali.
Infatti a nutrire la vigilanza saranno le virtù teologali tanto necessarie al discepolo per conquistare il regno: la speranza certa della venuta di Gesù; la fede nella indefettibilità della parola del Maestro; la carità che bruciando il cuore lo sospinge a cercare le «cose di lassù» (Col 3,2).

Come furono i giorni di Noè - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Il diluvio venne perché tutta l’umanità era corrotta; qui però non si parla di corruzione, ma di una normale vita umana, che si viveva allora come oggi. Ci preoccupiamo delle necessità della vita, del mangiare e del bere, senza sospetto e timore. La vita procede per la sua via normale. È appunto il modo di vivere normale non quello corrotto ed empio - che qui viene accentuato; non quindi un giudizio punitivo, ma la fulmineità con cui questa «vita normale» viene improvvisamente troncata.
I contemporanei di Noè non sapevano nulla del cataclisma imminente, e non ne avevano alcun timore. Soltanto lui ne era conoscenza, e preparava il salvataggio della sua famiglia tra gli scherni e le derisioni dei concittadini. Solo quando era ormai troppo tardi, furono sopraffatti dallo spavento e coloro che si ritenevano sicuri vennero travolti. Altrettanto improvvisamente può cambiare la nostra vita, e il pensare umano si rivela stoltezza, e la stoltezza di Noè è saggezza divina.
Nella vita dell’uomo si sperimenta in diversi modi come il proprio edificio, costruito sulla roccia, possa cadere come un castello di carta. Il discepolo deve fare continuamente i conti con l’imprevisto e non cullarsi nella sicurezza; soprattutto se ha davanti agli occhi del cuore la venuta del suo Signore e lo aspetta ce speranza. La vita dell’uomo sicuro di sé è pesante e fiacca, la vita dell’uomo vigile è dinamica e piena di tensione vitale.

“La Chiesa ogni anno festeggia il ricordo della venuta al mondo del Figlio di Dio nel corpo umano, e attraverso la lettura dei profeti dispone i fedeli per questo giorno. Non lo fa soltanto per ricordare la realtà passata, il fatto storico, la lunga attesa del popolo eletto per la venuta del Messia. Cristo è venuto sulla terra, ha annunziato la buona novella della salvezza, ha compiuto la redenzione dell’uomo, ha riempito della nuova vita coloro che credono in lui, li ha fatti partecipare all’amore del Padre e ha dato loro la caparra della gloria futura. L’umanità ha visto la salvezza, è stata predetta dai profeti «la pienezza dei tempi».
Il tempo di preparazione al Natale deve servirci da introduzione per capire il mistero della presenza di Cristo in mezzo a noi. Il Signore è venuto, il Signore è presente, ma bisogna sentire il bisogno della salvezza che proviene dal Signore, comprendere l’inconcepibile amore di Dio, accogliere i doni del cielo.
La Chiesa, nei giorni dell’Avvento, si rende conto del «già» della salvezza, ma attende il «non ancora» che deve venire. Cristo è venuto, ma la Chiesa pellegrinante nel tempo attende il ritorno del Signore. Aspettare il ritorno di Cristo come i servi che aspettano il ritorno del padrone, vegliare per aprirgli appena sarà venuto e avrà bussato, andargli incontro con le lampade accese, ecco l’atteggiamento dell’Avvento.
Isaia e Giovanni il Battista, queste le due grandi figure dell’Avvento. La voce dei profeti e la voce del grande Precursore del Signore continuano a risuonare nella Chiesa, perché bisogna continuamente preparare la via al Signore e bisogna continuamente gridare: Convertitevi! Coraggio, non abbiate paura! Il Signore ha vinto il male, ma l’uomo rimane ancora nella sua schiavitù. La luce è venuta nel mondo, ma l’uomo può ancora amare le tenebre. Cristo ci ha fatti nuove creature, ma noi possiamo continuare a vivere secondo i desideri dell’uomo vecchio.
Cristo si fece uomo nel seno della Vergine Maria: Lei, Immacolata Vergine, coll’annuncio dell’angelo accoglie il Verbo Eterno, viene riempita dallo Spirito Santo e diventa il tempio di Dio. Il Verbo prese carne da Maria Vergine ed abitò in mezzo a noi. Le parole di Maria: «Avvenga di me secondo la tua parola», dovrebbero farsi preghiera dell’Avvento nel discepolo di Cristo, poiché vivere pienamente l’Avvento significa accogliere Cristo come Maria.” (La Bibbia e i Padri della Chiesa - [i Padri vivi]).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Il tempo di preparazione al Natale deve servirci da introduzione per capire il mistero della presenza di Cristo in mezzo a noi”.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

La partecipazione a questo sacramento,
che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita,
ci sostenga, Signore, nel nostro cammino
e ci guidi ai beni eterni.
Per Cristo nostro Signore.