8 Ottobre 2019
Martedì XXVII Settimana T. O.
Gn 3,1-10; Salmo Responsoriale 129 (130); Lc 10,38-42
Colletta: O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Marta tra le pentole, Maria ai piedi del Maestro. Anche se sant’Agostino dice che entrambi «i comportamenti sono degni di lode», in verità solo Maria viene lodata dal Signore, diventando in questo modo il tipo del vero discepolo di Gesù. L’errore di Marta, l’essere immersa instancabilmente e precipuamente negli affari quotidiani, è l’errore di molti uomini, e non solo contemporanei. Un mondo disposto ad ammirare unicamente l’uomo faber immerso in una vita attiva, fatta esclusivamente di opere concrete, ha trasformato il cristianesimo in una religione quasi solo al femminile: per cui, la preghiera è il rifugio di chi non sa o non vuole impegnarsi nel mondo; dell’inetto che non sa comprendere le grandi cause sociali e politiche e lottare per esse; o di chi non sa comprendere che il primo impegno è la promozione umana. Oggi «si fa un gran parlare di impegno nel mondo, di impegno nel sociale, di ‘promozione umana’. E sta bene... Ma dobbiamo oggi asserire che più necessario di tutto, di ogni altro impegno, è amare Dio, quindi onorarlo, servirlo e poi farlo amare, farlo onorare, farlo servire... Attenzione dunque ad un cristianesimo fatto tutto e solo orizzontale! Attenzione all’attivismo che tarpa le ali ai voli dello spirito, alla preghiera, alla contemplazione! Il rimprovero di Gesù a Marta è per tutti questi travisamenti della vocazione cristiana. Può essere per noi...» (Andrea Gemma). Potrebbe essere per noi..., ma qui ci vorrebbe un serio e onesto esame di coscienza.
Dal Vangelo secondo Luca 10,38-42: In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Gesù entrò in un villaggio - Carlo Ghidelli (Luca): Siamo a Betania, dove vivono queste due sorelle di Lazzaro (cfr Gv 11,1ss; 12,1ss). È un brano esclusivo di Lc (ricordiamo la sua preferenza per quei fatti in cui intervengono delle donne) con forti richiami a Giovanni (cfr v. 41s con Gv 6,27). I Padri della Chiesa hanno voluto leggervi la superiorità della contemplazione sull’azione. Alcuni autori moderni, invece, dicono che qui ci si riferisce ad un esempio di Gesù per raccomandare il valore di due ministeri vigenti nella Chiesa primitiva: la «liturgia» e la «diakonia». In questo senso il riferimento a ciò che sceglieranno gli apostoli (cfr At 6,1ss) è importante e sintomatico. Siamo comunque di fronte a due «tipi»: Maria diventa il tipo del vero discepolo di Gesù (è utile notare il passaggio dal tema dell’amore verso il prossimo al tema dell’ascolto della parola di Dio), che dà alla Parola di Dio il posto che merita nella sua vita (cfr 8,11), che si dispone non solo all’ascolto ma anche alla contemplazione (v. 39), sollecita di rinnovare le disposizioni interiori per far fruttificare il seme della Parola nel suo cuore e nella sua vita, che non disprezza chi si occupa delle faccende terrene, ma non sa rinunciare alla parte migliore che le è stata offerta. Marta, invece, diventa il tipo non di chi si trova impegnato in attività varie (anche queste possono essere ravvivate da motivi di amore evangelico: cfr 10,25-37), ma di chi si lascia travolgere dall’agitazione, dall’inquietudine, dalla dispersione e, così, finisce con il sottovalutare l’importanza della Parola di Dio e del dono della salvezza.
Maria seduta ai piedi del Signore, ascoltava la parola - Augustin George: La rivelazione biblica è essenzialmente parola di Dio all’uomo. Ecco perché, mentre nei misteri greci e nella gnosi orientale la relazione dell’uomo con Dio si fonda soprattutto sulla visione, secondo la Bibbia «la fede nasce dall’ascolto» (Rom 10,17).
1. L’uomo deve ascoltare Dio - a) Ascoltate, grida il profeta con l’autorità di Dio (Am 3,1; Ger 7,2). Ascoltate, ripete il sapiente in nome dell’esperienza e della conoscenza della legge (Prov 1,8). Ascolta, Israele, ripete ogni giorno il pio israelita per compenetrarsi della volontà del suo Dio (Deut 6,4; Mc 12,29). Ascoltate, riprende a sua volta Gesù stesso, parola di Dio (Mc 4,3.9 par.). Ora, secondo il senso ebraico della parola verità, ascoltare, accogliere la parola di Dio, non significa soltanto prestarle attento orecchio, significa aprirle il proprio cuore (Atti 16,14), metterla in pratica (Mt 7,24ss), obbedire. Questa è l’obbedienza della fede richiesta dalla predicazione ascoltata (Rom 1,5; 10,14ss). b) Ma l’uomo non vuole ascoltare (Deut 18,16.19), ed è questo il suo dramma. È sordo agli appelli di Dio; il suo orecchio ed il suo cuore sono incirconcisi (Ger 6,10; 9,25; Atti 7,51). Ecco il peccato dei Giudei denunziato da Gesù: «Voi non potete ascoltare la mia parola... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; se voi non ascoltate, è perché non siete da Dio» (Gv 8, 43. 47)- Di fatto Dio solo può aprire l’orecchio del suo discepolo (Is 50,5; cfr. 1Sam 9,15; Giob 36,10), «forarglielo» perché obbedisca (Sal 40,7s). Quindi, nei tempi messianici, i sordi sentiranno, ed i miracoli di Gesù significano che infine il popolo sordo comprenderà la parola di Dio e gli obbedirà (Is 29,18; 35,5; 42,18ss; 43,8; Mt 11,5). È quel che proclama ai discepoli la voce dal cielo: «Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo» (Mt 17,5 par.). Maria, abituata a conservare fedelmente le parole di Dio nel proprio cuore (Lc 2,19.51), è stata proclamata beata dal figlio Gesù, quando ha rivelato il senso profondo della sua maternità: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono» (Lc 11,28)
2. Dio ascolta l’uomo. Nella sua preghiera l’uomo domanda a Dio di ascoltarlo, cioè di esaudirlo. Dio non ascolta né gli ingiusti, né i peccatori (Is 1,15; Mi 3,4; Gv 9,31); ma ascolta il povero, la vedova e l’orfano, gli umili, i prigionieri (Es 22,22-26; Sal 10,17; 102,21; Giac 5,4). Ascolta i giusti, coloro che sono pii e fanno la sua volontà (Sal 34,16.18; Gv 9,31; 1Piet 3,12), coloro che domandano secondo la sua volontà (1Gv 5,14s). E lo fa perché ascolta «sempre» il suo Figlio Gesù (Gv 11,41s), attraverso il quale passa per sempre la preghiera del cristiano.
Il peccato come non ascolto della Parola di Dio - Verbum Domini 26: La Parola di Dio rivela inevitabilmente anche la possibilità drammatica da parte della libertà dell’uomo di sottrarsi a questo dialogo di alleanza con Dio per il quale siamo stati creati. La divina Parola, infatti, svela anche il peccato che alberga nel cuore dell’uomo. Molto spesso troviamo sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento la descrizione del peccato come non ascolto della Parola, come rottura dell’Alleanza e dunque come chiusura nei confronti di Dio che chiama alla comunione con Lui. In effetti, la sacra Scrittura ci mostra come il peccato dell’uomo sia essenzialmente disobbedienza e «non ascolto». Proprio l’obbedienza radicale di Gesù fino alla morte di Croce (cfr Fil 2,8) smaschera fino in fondo questo peccato. Nella sua obbedienza si compie la Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo e viene donata a noi la possibilità della riconciliazione. Gesù, infatti, è stato mandato dal Padre come vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo (cfr 1Gv 2,2; 4,10; Eb 7,27). Così, ci viene offerta la possibilità misericordiosa della redenzione e l’inizio di una vita nuova in Cristo. Per questo è importante che i fedeli siano educati a riconoscere la radice del peccato nel non ascolto della Parola del Signore e ad accogliere in Gesù, Verbo di Dio, il perdono che ci apre alla salvezza.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta - Novo millennio ineunte 40: Nutrirci della Parola, per essere «servi della Parola» nell’impegno dell’evangelizzazione: questa è sicuramente una priorità per la Chiesa all’inizio del nuovo millennio. È ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una «società cristiana», che, pur tra le tante debolezze che sempre segnano l’umano, si rifaceva esplicitamente ai valori evangelici. Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza. Ho tante volte ripetuto in questi anni l’appello della nuova evangelizzazione. Lo ribadisco ora, soprattutto per indicare che occorre riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste. Dobbiamo rivivere in noi il sentimento infuocato di Paolo, il quale esclamava: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di «specialisti», ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio. Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo. Occorre un nuovo slancio apostolico che sia vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani. Ciò tuttavia avverrà nel rispetto dovuto al cammino sempre diversificato di ciascuna persona e nell’attenzione per le diverse culture in cui il messaggio cristiano deve essere calato, così che gli specifici valori di ogni popolo non siano rinnegati, ma purificati e portati alla loro pienezza.
L’ospite di pietra - Papa Francesco (Angelus 17 Luglio 2016): Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare - e questo è il problema - la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, che era Gesù in questo caso. Si dimentica della presenza dell’ospite. E l’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato. Ricordate bene questa parola: ascoltare! Perché l’ospite va accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia. Ma se tu accogli un ospite a casa tua e continui a fare le cose, lo fai sedere lì, muto lui e muto tu, è come se fosse di pietra: l’ospite di pietra. No. L’ospite va ascoltato. Certo, la risposta che Gesù dà a Marta – quando le dice che una sola è la cosa di cui c’è bisogno – trova il suo pieno significato in riferimento all’ascolto della parola di Gesù stesso, quella parola che illumina e sostiene tutto ciò siamo e che facciamo. Se noi andiamo a pregare - per esempio - davanti al Crocifisso, e parliamo, parliamo, parliamo e poi ce ne andiamo, non ascoltiamo Gesù! Non lasciamo parlare Lui al nostro cuore. Ascoltare: questa è la parola-chiave. Non dimenticatevi! E non dobbiamo dimenticare che nella casa di Marta e Maria, Gesù, prima di essere Signore e Maestro, è pellegrino e ospite. Dunque, la sua risposta ha questo primo e più immediato significato: “Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza? - L’ospite di pietra! - Per accoglierlo non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo - ecco la parola: ascoltarlo -, dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio”.
Così intesa, l’ospitalità, che è una delle opere di misericordia, appare veramente come una virtù umana e cristiana, una virtù che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “La chiesa non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino. È una annotazione che ogni cristiano deve raccogliere e applicare a se stesso: solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può poi diventarne annunciatore. Egli infatti non deve insegnare una sua propria sapienza, ma la sapienza di Dio, che spesso appare stoltezza agli occhi del mondo [cf. 1Cor 1,23]” (Benedetto XVI).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.