2 Ottobre 2019

Mercoledì XXVI Settimana T. O.

SANTI ANGELI CUSTODI - MEMORIA

Es 23,20-23a; Sal 90 (91); Mt 18,1-5.10

Dal Martirologio: Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

“Gli innumerevoli eserciti degli angeli stanno davanti al volto di Dio e incessantemente gli rendono onore. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia e glorifichiamo Dio nel prefazio per le sue grandi opere, noi radunati sulla terra c’inseriamo nel perenne cantico di lode che risuona in Cielo. Con tutti gli angeli e gli arcangeli, uniti a tutti i cori celesti esclamiamo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. L’uomo di fede, riconoscente a Dio per la sua bontà, acclama con le parole del salmo: «A te voglio cantare davanti agli angeli» [137,1] e sapendo che da solo non è capace di esprimere il cantico di gratitudine invoca gli angeli: «Benedite [con me], angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli» [Dn 3,58].
La Chiesa crede che gli angeli non soltanto circondano il trono di Dio nel sacro servizio, ma che Dio anche per loro, come per noi, in modo mirabile, ha stabilito dei doveri. Langelo fu mandato a Maria per annunciarle il mistero dellIncarnazione. Langelo incoraggia Cristo prima della Passione; tramite langelo fu annunciata la notizia della Risurrezione del Signore. Anche oggi, gli angeli sono presenti nella Chiesa, perché essa possa annunciare a tutti lIncarnazione, la Passione e la Risurrezione del Signore. La Chiesa crede che gli angeli proteggono la nostra vita terrena, hanno cura di noi, ci sostengono sulla via che porta alla salvezza. Nella loro cura, troviamo la difesa e, grazie a loro, evitiamo i pericoli.
In comunione con tutta la Chiesa, benediciamo gli angeli del Signore e glorifichiamo Dio perché ci permette di sperimentare la loro custodia. Poiché attendiamo la nostra unione con loro, quando il Signore verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli” (La Bibbia e i Padri della Chiesa [I Padri vivi]).

Colletta: O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza mandi dal cielo i tuoi Angeli a nostra custodia e protezione, fa’ che nel cammino della vita siamo sempre sorretti dal loro aiuto per essere uniti con loro nella gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Dopo aver indicato la via, quella dell’infanzia spirituale, per entrare nel regno dei cieli, il discorso prosegue sullo scandalo. Nel linguaggio biblico lo scandalo si colloca sul piano della fede e non tanto sul piano della morale. Scandalo è tutto ciò che disorienta la fede. Gesù condanna coloro che scandalizzano i “piccoli” che credono in lui. Da questi insegnamenti si può tracciare un direttiva per tutta la Chiesa: essa è fondata sul servizio, sull’accoglienza e sul rispetto della fede degli altri.

Dal Vangelo secondo Matteo 18,1-5.10: In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Ora, su un altro piano, la cruda severità del segno e del detto profetico vengono mitigati. La minaccia profetica continua, attenuata in richiamo etico, riguardante la mentalità che ricorda il detto: «Chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (23,12). Lo stesso concetto del capovolgimento dei valori lega le due espressioni: solo chi si sarà fatto piccolo e umile riceverà la ricompensa finale, «sarà innalzato». L’abbassarsi spiega il diventare come i bambini del nostro versetto. Alla decisione spirituale del v. 3, deve seguire la trasformazione del cuore e del modo di pensare. L’atto della conversione deve riguardare il pensare e il volere, deve “informare” il pensiero e la volontà. Chi fa questo è veramente piccolo e, quindi, umile. Questi è il più grande nel regno dei cieli; questa è la legge del regno dei cieli: chi è grande è piccolo, e chi è piccolo è grande. Il modello, dove questa legge si è incarnata, è il. Signore Gesù. Egli ha proclamato il regno di Dio e lo ha reso presente, dando inizio ad una graduale trasformazione del nostro modo di pensare “naturale”. Gesù dice: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore», umile nella sua più profonda interiorità (11,29). Dopo questo modello originario non è più possibile capovolgere l’ordine dei valori, che ormai hanno sostituito il “normale” ordine umano. Questa legge, incarnata in Gesù stesso, ora deve “incarnarsi” nella mentalità e nella vita dei suoi discepoli.
Sta qui la risposta alla domanda su chi sia il più grande, non solo davanti a Dio, ma anche nei rapporti vicendevoli. Può essere «più grande» di un altro solo chi si fa più piccolo. Il maggiore in senso assoluto può essere unicamente il minimo in senso assoluto. Leggiamo altrove, in Matteo, altre parole del Signore che mettono in risalto questa regola: «Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà il vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo» (20,26 s.); «Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (23,11s.).

Gli angeli custodi degli uomini - M. Galopin e P. Grelot: In origine, agli angeli si attribuivano indistintamente compiti buoni o cattivi (cfr. Giob 1,12). Dio manda il suo buon angelo per vegliare su Israele (Es 23,20); ma per una missione funesta, manda messaggeri di male (Sal 78,49), come lo sterminatore (Es 12,23; cfr. 2Sam 24,16s; 2Re 19,35). Anche il Satana del libro di Giobbe fa ancora parte della corte divina (Giob 1,6-12; 2,1- 10). Tuttavia, dopo l’esilio, i compiti angelici si specializzano maggiormente e gli angeli acquistano una qualificazione morale in rapporto alla loro funzione: angeli buoni da una parte, Satana e i demoni dall’altra; tra gli uni e gli altri c’è una costante opposizione (Zac 3,1s). Questa concezione di un mondo spirituale diviso tradisce l’influenza indiretta della Mesopotamia e della Persia: per meglio far fronte al sincretismo iranicobabilonese, il pensiero giudaico sviluppa la sua dottrina anteriore; senza transigere sul suo monoteismo rigoroso, si serve talvolta di un simbolismo preso a prestito e sistematizza la sua rappresentazione del mondo angelico. Così il libro di Tobia cita i sette angeli che stanno dinanzi a Dio (Tob 12,15; cfr. Apoc 8,2), che hanno il loro riscontro nella angelologia della Persia. Ma la funzione attribuita agli angeli non è mutata. Essi vegliano sugli uomini (Tob 3,17; Sal 91,11; Dan 3,49s) e presentano a Dio le loro preghiere (Tob 12,12); presiedono ai destini delle nazioni (Dar 10,13-21). A partire da Ezechiele, spiegano ai profeti il senso delle loro visioni (Ez 40,3s; Zac 1,8s); questo diventa infine un elemento letterario caratteristico delle apocalissi (Dar 8,15-19; 9,21ss). Ricevono nomi in rapporto alle loro funzioni: Raffaele, «Dio guarisce» (Tob 3,17; 12,15), Gabriele, «eroe di Dio» (Dar 8,16; 9,21), Michele, «chi è come Dio?». A quest’ultimo, capo di tutti, è affidata la comunità giudaica (Dar 10,13.21; 12,1). Questi dati sono ancora amplificati nella letteratura apocrifa (libro di Enoch) e rabbinica, che tenta di organizzarli in sistemi più o meno coerenti. In tal modo la dottrina del Vecchio Testamento sull’esistenza dei mondo angelico e sulla sua presenza nel mondo degli uomini, si afferma con costanza. Ma le rappresentazioni e le classificazioni di cui essa si serve hanno necessariamente un carattere simbolico che ne rende molto delicata la estimazione.

A servizio di Cristo e della Chiesa - Giuseppe Barbaglio: I vangeli menzionano gli angeli di regola in rapporto stretto con Gesù. In particolare, li presentano in tre momenti della sua parabola a) di messia e Figlio di Dio nato a Betlemme, b) di risorto e c) di giudice venturo. Già si è detto sopra dell’angelo del Signore presente nel vangelo d’infanzia di Matteo (cf. 1,20.24;2,13.19). Da parte sua, Luca presenta in parallelismo intenzionale l’apparizione angelica a Zaccaria e l’annunciazione a Maria: nel primo caso è in azione l’angelo del Signore (1,11), nel secondo l’evangelista mette in campo l’angelo Gabriele (1,26). È ancora l’angelo del Signore che appare la notte di natale ai pastori di Betlemme (2,9); ma poi a lui si unisce «una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (2,13-14). Nei racconti evangelici di pasqua non è difficile costatare un processo di evidente amplificazione. Marco racconta di «un giovane... vestito di una veste bianca» che annuncia la risurrezione del crocifisso (16,56). Matteo già è più specifico: «Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve» (28,2-3). Nella versione di Luca due sono i messaggeri divini: «... ecco due uomini appaiono vicino a loro [alle donne] in vesti sfolgoranti» (24,4); e Giovanni li chiama espressamente angeli (20,12). In realtà, la testimonianza evangelica con il motivo angelico intende sottolineare l’origine divina dell’annuncio cristiano della risurrezione di Cristo.
I testi riguardanti la parusia ci rappresentano la venuta gloriosa di Cristo con un corteo di angeli. Matteo dice che «il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli» (16,27; cf. il passo parallelo 25,31). Marco e Luca non presentano differenze rilevanti: quando verrà avvolto di gloria divina e accompagnato dai «santi angeli», il figlio dell’uomo condannerà quanti lo hanno rifiutato (Mc 8,38; Lc 9,26). Nel discorso apocalittico del primo e del secondo vangelo si afferma che il figlio dell’uomo «manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti» (Mc 13,27; cf. Mt 24,31). Dà parte sua, Matteo spiega le parabole della zizzania e della rete gettata in acqua, attribuendo agli angeli un importante ruolo nel giudizio finale (Mt 13,39.41.49). Parallelo si dimostra anche un passo della 2Ts: «... quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza» (1,7). Sempre a proposito della scenografia apocalittica della parusia Paolo menziona la «voce dell’arcangelo» (lTs 4,16). Ancor più dettagliate sono le descrizioni dell’Apocalisse che mette in campo diverso angeli impegnati negli eventi ultimi (cf. 7,1; 8,2-3; 9,1.13; 10,1.8-9; 11,15; 12,7ss; 14,6ss; 15-16; 17,1; 18,1-2; 19,17; 20,1-2).
Non è tutto: anche altri momenti vedono gli angeli accompagnare il cammino di Gesù. Superata la tentazione, sono gli angeli che gli danno da mangiare (Mc 1,13; Mt 4,11). Un angelo gli recò conforto alla vigilia della passione e morte (Lc 22,43). Volendo indicare in Cristo il mediatore definitivo tra il mondo divino e quello umano, l’evangelista Giovanni afferma che gli angeli di Dio salgono e scendono sul figlio dell’uomo (1,51): Cristo è in realtà la simbolica scala vista da Giacobbe (Gn 41,55) che congiunge cielo e terra.
Anche nella storia della chiesa primitiva gli angeli svolgono una funzione non trascurabile. Due uomini vestiti di bianco appaiono agli undici annunciando loro che Gesù asceso al cielo ritornerà glorioso alla fine dei tempi (At 1,10-11). L’angelo del Signore apre le porte della prigione in cui erano detenuti gli apostoli (At 5,19); indica a Filippo il cammino missionario da percorrere (At 8,26); libera Pietro dal carcere (At 12,7ss). Un angelo di Dio appare a Cornelio preparandolo alla conversione (At 10,3ss e 11,13). Parimenti un angelo appare a Paolo durante il viaggio verso Roma e lo incoraggia (At 27,23). In realtà, si tratta di un motivo religioso popolare con cui Luca evidenzia la presenza tutelare del Signore nella storia della sua chiesa. Da parte sua, l’Apocalisse attribuisce a ciascuna delle sette chiese di Asia un angelo custode (1,10; 2,1.8.12.18; 3,1.7.14). Gli angeli delle chiese infatti sono in questi passi non i vescovi, bensì essere celesti.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «L’invisibile presenza di questi Spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto: essi camminano al nostro fianco e ci proteggono in ogni circostanza, ci difendono dai pericoli e ad essi possiamo ricorrere in ogni momento. Molti santi intrattenevano con gli Angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni. Gli Angeli vengono inviati da Dio “a servire coloro che erediteranno la salvezza”, come ricorda la Lettera agli Ebrei [1,14], e pertanto ci sono di valido ausilio nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste» (Benedetto XVI, Discorso 9 settembre 2008).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Padre, che in questo sacramento
ci doni il pane per la vita eterna,
guidaci, con l’assistenza degli Angeli,
nella via della salvezza e della pace.
Per Cristo nostro Signore.