12 Ottobre 2019

Sabato XXVII Settimana T. O.

Gl 4,12-21; Salmo Responsoriale 96 (97); Lc 11,27-28

Colletta: O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Il racconto evangelico vuol suggerire che la generazione secondo la carne non può salvare, non è sufficiente avere Abramo per padre. Ci si può salvare soltanto ascoltando il Figlio dell’uomo e la sua parola. Maria, la Madre di Gesù, è beata perché ha custodito la Parola nella mente, nel cuore, l’ha portata nel suo purissimo grembo per generalo e offrirlo a Dio come vittima soave e gradita  per la salvezza del mondo. Già Elisabetta aveva proclamato beata la madre del Signore per aver creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1,45). La Vergine Maria ha ascoltato la Parola e l’ha messa in pratica, diventando così modello per tutti i credenti (cfr. LG 65).

Dal Vangelo secondo Luca 11,27-28: In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

Mentre Gesù parlava…: Luca ha anticipato alla conclusione del discorso in parabole (8,19-21) l’arrivo dei parenti di Gesù a Cafarnao; Mt (12,4650) e Mc (3,31-35) lo collocano dopo la controversia su Beelzebul. Qui Luca lo supplisce con il presente episodio, a lui esclusivo, con un significato analogo, ma con un’accentuazione cristologica; invece, nell’episodio della famiglia spirituale riunita intorno a Gesù emergeva una valenza ecclesiologica con il riferimento alla comunità messianica.
v. 27 L’ammirazione d’una semplice donna del popolo verso Gesù si contrappone all’ostilità degli avversari, che lo calunniavano malignamente d’essere alleato di Satana. La donna si congratulò con la madre di Gesù, lodandola per la grandezza del figlio. Le sue parole riecheggiano il saluto di Elisabetta: “Benedetta tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo ventre” (1,42). Incominciava così ad avverarsi la profezia contenuta nel Magnificat, “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (1,48).
v. 28 Con questa espressione Gesù non sminuisce la dignità della madre, ma piuttosto la eleva a un livello superiore. La grandezza di Maria le deriva, più che dalla maternità fisica del Messia, dal suo atteggiamento di fede e di disponibilità totale al volere di Dio. L’evangelista l’ha già presentata come modello di fede nel racconto dell’annunciazione, quando la Vergine espresse la sua adesione al piano salvifico di Dio, dicendo all’angelo: “Ecco la serva del Signore; avvenga a me secondo la tua parola” (1,38). Quindi ella è “beata”, come l’aveva proclamata Elisabetta sotto la mozione dello Spirito, perché ha ascoltato e custodito la parola di Dio, l’ha messa in pratica (8,21 ) e l’ha conservata nel suo cuore (cf. 2,19.51). Gesù con la sua riposta alla “donna dalla folla” esaltava pure la grandezza della madre, motivandola in senso spirituale e non biologico

Maria, la madre di Gesù - Stefano De Flores: Il Nuovo testamento non narra la vita di Maria, perché il suo centro di interesse è l’annuncio di Cristo. Quando parla di Maria, la pone sempre in relazione a Gesù e sotto la luce che promana dalla sua morte e risurrezione. Tuttavia la realtà storica di Maria appare attestata da una molteplicità di elementi. I Vangeli sinottici, gli Atti degli apostoli. Paolo e Giovanni convergono nel trasmettere l’esistenza di una donna concreta dalla quale è nato Gesù. I primi tre evangelisti riferiscono anche il suo nome, Maria. La descrizione neotestamentaria di Maria è assai realistica e rifugge da ogni idealizzazione mistica. Maria appare come donna ebrea del suo tempo: si fidanza, visita l’anziana parente Elisabetta, partorisce, compie il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, ascolta, medita, parla, gioisce e soffre. Questi e altri dati biografici non sono trasmessi come testimonianze storicamente rigorose, ma in un contesto di riflessione teologica che approfondisce il significato di Maria nella storia della salvezza. Nella predicazione cristiana primitiva, concentrata sull’annuncio essenziale di Cristo morto e risorto, si tace su Maria. Tuttavia Paolo, in un contesto polemico contro i giudaizzanti, rompe il silenzio e introduce un testo di alto interesse cristologico che fa menzione anonima della “donna” dalla quale nacque Gesù (Gal 4,4). Nello stesso contesto Marco riferisce un episodio in cui, all’annuncio dell’arrivo della madre e e dei suoi fratelli e sorelle, Gesù proclama il primato di una nuova famiglia costituita dall’adesione alla volontà di Dio rispetto a quella fondata sui legami di sangue (Mc 3,31-35). Attutita la polemica antigiudaica, Matteo nei primi due capitoli del suo Vangelo, detti “Vangeli dell’infanzia”, descrive l’origine di Gesù (Mt 1,18) nel concepimento verginale da parte di Maria, preannunciato da Isaia 7,14. Così la Vergine madre risulta inserita nel misterioso piano di Dio mediante lo schema promessa-concepimento. Matteo interpreta di concepimento verginale in senso rigoroso, partendo dall’evento trasmesso nella comunità cristiana.

Una donna della folla… - Redemptoris Mater 20: Il Vangelo di Luca registra il momento in cui “una donna alzo la voce di mezzo alla folla e disse”, rivolgendosi a Gesù: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!” (Lc 11,27). Queste parole costituivano una lode per Maria come Madre di Gesù secondo la carne. La Madre di Gesù non era forse conosciuta personalmente da questa donna; infatti, quando Gesù iniziò la sua attività messianica, Maria non lo accompagnava e continuava a rimanere a Nazaret. Si direbbe che le parole di quella donna sconosciuta l’abbiano fatta in qualche modo uscire dal suo nascondimento. Attraverso quelle parole è balenato in mezzo alla folla, almeno per un attimo, il vangelo dell’infanzia di Gesù. È il vangelo in cui Maria è presente come la madre che concepisce Gesù nel suo grembo, lo dà alla luce e lo allatta maternamente: la madre-nutrice, a cui allude quella donna del popolo. Grazie a questa maternità, Gesù - figlio dell’Altissimo (cfr. Lc 1,32) - è un vero figlio dell’uomo. È “carne”, come ogni uomo: è “il Verbo (che) si fece carne” (cfr. Gv 1,14). È carne e sangue di Maria! Ma alla benedizione, proclamata da quella donna nei confronti della sua genitrice secondo la carne, Gesù risponde in modo significativo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,28). Egli vuole distogliere l’attenzione dalla maternità intesa solo come un legame della carne, per orientarla verso quei misteriosi legami dello spirito, che si formano nell’ascolto e nell’osservanza della parola di Dio

Beato il grembo: Mulieris dignitatem 19: Nell’ordine dell’alleanza, che Dio ha stretto con l’uomo in Gesù Cristo, è stata introdotta la maternità della donna. E ogni volta, tutte le volte che la maternità della donna si ripete nella storia umana sulla terra, rimane ormai sempre in relazione all’alleanza che Dio ha stabilito col genere umano mediante la maternità della Madre di Dio. Questa realtà non è forse dimostrata dalla risposta che Gesù dà al grido di quella donna in mezzo alla folla, che lo benediceva per la maternità della sua Genitrice: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte”? Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Gesù conferma il senso della maternità in riferimento al corpo; nello stesso tempo, pero, ne indica un senso ancor più profondo, che si collega all’ordine dello spirito: essa è segno dell’alleanza con Dio che “è spirito” (Gv 4,24). Tale è soprattutto la maternità della Madre di Dio. Anche la maternità di ogni donna, intesa alla luce del Vangelo, non è solo “della carne e del sangue”: in essa si esprime il profondo “ascolto della Parola del Dio vivo” e la disponibilità a “custodire” questa Parola, che è “parola di vita eterna” (cfr. Gv 6,68). Sono, infatti, proprio i nati dalle madri terrene, i figli e le figlie del genere umano, a ricevere dal Figlio di Dio il potere di diventare “figli di Dio” (Gv 1,12). La dimensione della nuova alleanza nel sangue di Cristo penetra l’umano generare rendendolo realtà e compito di “creature nuove” (2Cor 5,17). La maternità della donna, dal punto di vista della storia di ogni uomo, è la prima soglia, il cui superamento condiziona anche “la rivelazione dei figli di Dio.” (cfr. Rm 8,19).

Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! - Lumen Gentium 58: Nella vita pubblica di Gesù la madre sua appare distintamente fin da principio, quando alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dar inizio ai miracoli (cfr. Gv 2,1-11). Durante la predicazione di lui raccolse le parole con le quali egli, mettendo il Regno al di sopra delle considerazioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr. Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51). Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cfr. Gv 19,26-27).

La beatitudine e Cristo - J.-L. D’Aragon e X. Léon-Dufour: Gesù non è semplicemente un sapiente di grande esperienza, ma è colui che vive pienamente la beatitudine che propone.
1. Le «beatitudini», poste all’inizio del discorso inaugurale di Gesù, offrono, secondo Mt 5,3-12, il programma della felicità cristiana. Nella recensione di Luca, esse sono abbinate a delle constatazioni di sventura, esaltando in tal modo il valore superiore di certe condizioni di vita (Lc 6,20-26). Queste due interpretazioni tuttavia non possono essere ricondotte alla beatificazione di virtù o stati di vita. Si compensano a vicenda; soprattutto esprimono la verità in esse contenuta solo a condizione che venga loro attribuito quel significato che Gesù aveva dato loro. Gesù infatti è venuto da parte di Dio a pronunciare un solenne si alle promesse del VT; il regno dei cieli è lì, le necessità e le afflizioni sono soppresse, la misericordia e la vita, concesse da Dio. Effettivamente, se certe beatitudini sono pronunciate al futuro, la prima («Beati i poveri...»), che contiene virtualmente le altre, intende attualizzarsi fin d’ora. C’è di più. Le beatitudini sono un sì detto da Dio in Gesù. Mentre il VT giungeva ad identificare la beatitudine con Dio stesso, Gesù si presenta a sua volta come colui che porta a compimento l’aspirazione alla felicità: il regno dei cieli è presente in lui. Più ancora, Gesù ha voluto «incarnare» le beatitudini vivendole perfettamente, mostrandosi «mite ed umile di cuore» (Mt 11,29).
2. Le altre proclamazioni evangeliche tendono tutte parimenti a dimostrare che Gesù è al centro della beatitudine. Maria è «proclamata beata» per aver dato alla luce il Salvatore (Lc 1,48; 11,27), perché ha creduto (1,45); con ciò essa annunzia la beatitudine di tutti coloro che, ascoltando la parola di Dio (11,28), crederanno senza aver visto (Gv 20,29). Guai ai farisei (Mt 23,13-32), a Giuda (26,24), alle città incredule (1,21)! Beato Simone, al quale il Padre ha rivelato in Gesù il Figlio del Dio vivente (Mt 16,17)! Beati gli occhi che hanno visto Gesù (13,16)! Beati soprattutto i discepoli che, in attesa del ritorno del Signore, saranno fedeli, vigilanti (Mt 24,46), tutti dediti al servizio reciproco (Gv 13,17).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Vangelo)
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.