25 Settembre 2019

Mercoledì XXV Settimana T. O.

Esd 9,5-9; Sal da Tb 13; Lc 9,1-6

Colletta: O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

La missione degli Apostoli è raccontata dal Vangelo secondo Matteo e dal Vangelo secondo Marco. In tutti e tre i vangeli è sottolineata la povertà degli apostoli: di non prendere nulla per il viaggio. La povertà dei missionari è necessaria, ma molto più essenziale è la povertà della stessa missione: quando la Chiesa fa dipendere il suo annuncio unicamente dai mezzi, «è una Chiesa che si è indebolita nella sua fede» (José Maria Gonzáles-Ruiz). Il potere su tutti i demòni, che Gesù conferisce ai Dodici, è un potere teso a liberare l’uomo nella sua totalità come persona umana: in modo specifico è finalizzato a liberarlo dal peccato, dalla morte corporale e da quella spirituale. Scuotere la polvere dai piedi era un gesto con il quale gli Ebrei esprimevano il distacco dal mondo pagano e la messa sotto accusa di chi si chiudeva al messaggio del vero e unico Dio. Operando guarigioni, l’evangelista Marco aggiunge: “Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). L’unzione con l’olio è bene testimoniata nel mondo pagano e in quello biblico. Nella sacra scrittura l’unzione compare come segno messianico con il quale si evidenzia quanto la forza di Dio è capace di operare sul corpo e sullo spirito dell’uomo.

Dal Vangelo secondo Luca 9,1-6: In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Gesù chiama i Dodici e li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Dal proseguo del racconto si intende che è una elezione che costa sacrifici e rinunzie; è una chiamata che colloca il missionario in uno stato totale di precarietà. Senza mezzi termini vien detto che il corredo del missionario deve essere la povertà. Se il missionario deve essere povero, anche la missione deve essere povera, soprattutto di mezzi umani: Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. Il missionario che pensa di procurarsi tutti i mezzi umani necessari per una buona riuscita della missione la vota al più sicuro fallimento. Gesù vuole una Chiesa povera, che non abbia fiducia sui mezzi umani, ma che si abbandoni fidente a Dio. Quindi le parole di Gesù vanno al di là del puro significato letterale: quello che conta «per l’apostolo è “la passione” per la sua missione, per cui non trova tempo neppure per progettare ciò che è strettamente necessario per il viaggio; e soprattutto è la immensa fiducia in Dio che non gli farà mancare l’indispensabile per vivere» (Settimio Cipriani).
Come il fallimento deve essere preventivato, così deve essere registrato; cioè deve essere messo in evidenza con un gesto molto forte al di là del puro significato simbolico: Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro. Per chi si ostina a non ascoltare o a non accogliere la parola di salvezza l’appuntamento con la giustizia divina è soltanto rimandato: la polvere dei sandali dei missionari sarà un capo d’accusa indelebile dinanzi agli occhi del Cristo redentore e giusto giudice.
La conclusione del brano evangelico, Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni, mette in evidenza una Chiesa decisamente carismatica: la parola e i prodigi sono complementari; il potere di scacciare i demòni e di guarire gli ammalati danno alla parola il sigillo della veridicità e l’annunzio conferma che i miracoli sono doni salvifici; non sono fine a se stessi, ma donati gratuitamente da Dio agli uomini per la loro salvezza. Gesù trasmette ai Dodici il potere di fare miracoli e di scacciare i demòni, per indicare la continuità della sua opera con l’opera degli Apostoli e della Chiesa.

Pastores gregis 9: Il Vangelo secondo Luca riferisce che Gesù diede ai Dodici il nome di Apostoli, che letteralmente significa inviati, mandati (cfr 6,13). Nel Vangelo secondo Marco leggiamo pure che Gesù costituì i Dodici «anche per mandarli a predicare» (3,14). Ciò significa che tanto l’elezione quanto la costituzione dei Dodici come Apostoli sono finalizzate alla missione. Il primo loro invio (cfr Mt 10,5; Mc 6,7; Lc 9,1-2) trova la sua pienezza nella missione che Gesù loro affida, dopo la Risurrezione, al momento dell’Ascensione al Cielo. Sono parole che conservano tutta la loro attualità: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20). Questa missione apostolica ha avuto la sua solenne conferma nel giorno dell’effusione pentecostale dello Spirito Santo.

Allora essi uscirono - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Essi partirono...; è un versetto conclusivo che, in forma molto sommaria, constata l’avvenuta esecuzione di quanto Gesù aveva disposto e comandato ai «Dodici». Allo storico interessava sottolineare il significato essenziale di questa missione (si noti l’avverbio «dovunque» alquanto iperbolico, che egli soltanto usa); con essa infatti il vangelo si diffondeva tra le popolazioni ed il grande annunzio della salvezza iniziava la conquista degli spiriti. Luca omette il particolare segnalato da Marco che gli apostoli, in questa circostanza, furono inviati due a due (cf. Mc., 6,7). L’intero episodio assume una particolare importanza, perché presenta in anticipo il gesto che Gesù compirà prima di salire al cielo, gesto al quale Matteo ha dato un’inquadratura maestosa e solenne ponendolo a conclusione del suo vangelo (cf. Mt., 28,18-20). Il fatto soprattutto svela un aspetto essenziale dell’economia della salvezza che si attua con la predicazione del vangelo, compiuta da persone che Cristo stesso ha deputate a tale scopo. I Dodici, ai quali era già stato riservato un insegnamento speciale, più diretto e più approfondito di quello che Gesù trasmetteva alla folla intorno ai misteri del regno (cf. Lc., 8,10-15), compiono ora, in virtù della missione ricevuta dal Maestro, una specie di tirocinio del loro apostolato annunziando la venuta del regno ed esercitando il potere di esorcizzare i demoni e di guarire gli infermi; questa loro attività, oltre al valore pedagogico che aveva, serviva anche opportunamente a rinsaldare la fede degli inviati nel potere soprannaturale di Gesù.

Gesù convocò i Dodici e ... li mandò ad annunciare il regno di Dio - Werner Wiskirchen: Israele viveva tra i popoli e lodava Dio senza assimilarsi ai popoli. Nel tempo escatologico i popoli affluiscono spontaneamente al monte di Dio e cercano l’incontro con il Dio di Giacobbe perché egli ha mostrato la sua gloria in Israele. Isaia e Geremia sono profeti “per le nazioni”. L’impulso alla missione partì dalla diaspora giudaica, che sviluppò una vivace attività di proselitismo nel mondo ellenistico. Per il I sec. d.C. si stima che il numero di ebrei nell’impero romano si aggirasse intorno ai 4,5 milioni. Chi si impegnava a osservare i comandamenti fondamentali del giudaismo (prescrizioni del sabato e alimentari, istruzione morale) era considerato timorato di Dio. Questo tipo di missione fu aspramente criticato da Gesù (Mt 23,15). È un’anticipazione arbitraria della raccolta dei popoli che avverrà ad opera di Dio. L’invio dei “Dodici” e dei “Settanta” non ha nulla a che vedere con la missione ai pagani. Esso è rivolto all’intero Israele, al quale va riservato per primo (Rm 1,16) l’annuncio della proclamazione della nuova alleanza. A causa della fine dell’antico eone, Gesù è inviato a Israele. Soltanto l’ubbidienza d’Israele illuminerà i popoli. Israele rigetta Gesù e con ciò se stesso. La croce è la motivazione della missione, il giudizio “per molti” (Mc 14,24) nel quale Dio ha di mira tutto il mondo (Gv 11,52). Tutti i racconti del Nuovo Testamento concordano nel fatto che i discepoli di Gesù non riuscirono da soli a comunicare il lieto messaggio di Gesù, vale a dire della sua risurrezione ed esaltazione, ai  loro fratelli giudei, men che meno a portare il vangelo ai pagani, al di là dell’ambito d’Israele. Fu lo stesso Signore risorto a dare l’ordine della missione. Questo ordine è in Matteo il culmine e il punto d’arrivo di tutto l’evangelo. Presupposto della missione è dunque il Signore esaltato, presente nella sua potente parola efficace. Sulla via di Damasco, Paolo diventa lo “strumento eletto” (At 9,15) della parola di Dio rivolta ai pagani. In lui si adempie così il messaggio del Deuteroisaia. Luca segna la morte di Stefano come l’“apertura” della chiesa e come una svolta nella chiesa primitiva. I “disseminati” espulsi da Gerusalemme annunciarono spontaneamente l’evangelo in Samaria, in Galilea e ad Antiochia. Accanto alla predicazione spontanea, la comunità antiochena fu la prima a considerare la missione con coscienza riflessa (At 13,1-3). Una tale missione rende impossibile che il cristianesimo venga livellato, come una nuova gnosi, al mondo delle religioni. L’evangelo non è in nessun caso scindibile dall’atto del suo annuncio. “Guai a me se non predicassi il vangelo” (1Cor 9,16).

Eucaristia e Unzione degli infermi - Sacramentum caritatis 22: Gesù non ha soltanto inviato i suoi discepoli a curare gli infermi (cfr Mt 10,8; Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per loro uno specifico sacramento: l’Unzione degli infermi. La Lettera di Giacomo ci attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr 5,14-16). Se l’Eucaristia mostra come le sofferenze e la morte di Cristo siano state trasformate in amore, l’Unzione degli infermi, da parte sua, associa il sofferente all’offerta che Cristo ha fatto di sé per la salvezza di tutti, così che anch’egli possa, nel mistero della comunione dei santi, partecipare alla redenzione del mondo. La relazione tra questi Sacramenti si manifesta, inoltre, di fronte all’aggravarsi della malattia: «A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all’Unzione degli infermi, l’Eucaristia come viatico». Nel passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo si manifesta come seme di vita eterna e potenza di risurrezione: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Poiché il Santo Viatico schiude all’infermo la pienezza del mistero pasquale, è necessario assicurarne la pratica. L’attenzione e la cura pastorale verso coloro che si trovano nella malattia ridonda sicuramente a vantaggio spirituale di tutta la comunità, sapendo che quanto avremo fatto al più piccolo lo avremo fatto a Gesù stesso (cfr Mt 25,40).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto
il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti,
perché la redenzione operata da questi misteri
trasformi tutta la nostra vita.
Per Cristo nostro Signore
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