28 AGOSTO 2019
Mercoledì XXI Settimana T. O.
Sant’Agostino, Vescovo e Dottore della Chiesa - Memoria
1Ts 2,9-13; Sal 138 (139); Mt 23,27-32
Dal Martirologio: Memoria di sant’Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant’Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell’odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede.
Colletta: Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercare te, fonte viva dell’eterno amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, e cieco di chi non vuol vedere, così un saggio adagio che bene si applica ai farisei e agli scribi del racconto evangelico di oggi. Sette guai che avrebbero dovuto illuminare le loro coscienze ottenebrate e aprirle a un serio esame di coscienza. Invece si sentono offesi, lesi nella loro dignità di maestri e di guide spirituali. Sono ipocriti perché bravi a erigere monumenti ai profeti ammazzati dai loro padri, ma dai quali si dissociano disconoscendo la paternità; sono solerti nel perpetuare la memoria dei giusti lapidati, ma ipocriti perché con le stesse pietre con le quali erigono monumenti e mausolei lapidano i giusti che hanno la brutta avventura di incrociare il loro cammino. Storia passata? Storia che si perpetua anche oggi, dentro e fuori la Chiesa. Certo oggi i monumenti sono affidati a scultori famosi e sono assai più pregevoli, deformando magari il messaggio evangelico come certi “Crocifissi” o “Madonne” che si vedono in tante Chiese moderne, e oggi più elegantemente non si usano più le pietre per ammazzare qualcuno, ma si usano le parole che spesso sono più pesanti di macigni, e oggi, grazie ai social, volano più in fretta e con maggiore precisione colpiscono il bersaglio. Farisei, scribi, sadducei, erodiani colmarono la misura dei loro padri perché la loro vittima non era un giusto o un profeta, ma il Figlio di Dio, il Giusto. Colpevoli? Non è facile dare un giudizio, ma certamente colpevoli sul piano intellettuale, perché la loro intelligenza, assai brillante nel conoscere la sacra Scrittura, doveva informarli che in Colui che li rimproverava c’era qualcosa che chiaramente sfuggiva a tutti i parametri umani. E, poi con un po’ di umiltà avrebbero potuto, dinanzi a tali rimbrotti, chinare il capo, ammettere di essere dalla parte del torto ed emendare la loro vita. Non l’hanno fatto e forse è questa albagia a renderli veramente colpevoli dinanzi agli occhi di Dio e degli uomini.
Dal Vangelo secondo Matteo 23,27-32: In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Colmando la misura - Basilio Caballero (La Parola Per Ogni Giorno): Con la sesta e la settima invettiva terminano le forti apostrofi di Gesù contro scribi e farisei. Oggi il testo è dominato dall’immagine e dal tema del sepolcro: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume». Questo rimprovero continua la seconda invettiva di ieri sulla corruzione interiore in contrasto con le purificazioni esteriori. Cambia solo l’immagine: prima il bicchiere, ora il sepolcro. L’uso palestinese di imbiancare i sepolcri con la calce aveva lo scopo di identificare facilmente le tombe, affinché i passanti si tenessero lontani, evitando così la contaminazione legale. La bella apparenza di un mausoleo dissimulava anche la realtà del suo interno, che comportava il massimo grado di impurità. Cosi sono i farisei, dice Gesù: di fuori sembrano giusti, ma dentro sono pieni di ipocrisia e di crimini. La stretta osservanza legale di cui faceva mostra la maggior parte di loro non era altro che un velo per nascondere una vita in contraddizione con la legge di Dio, i cui punti essenziali Gesù ricordava ieri. La settima e ultima minaccia denuncia un’ipocrisia farisaica con sfumature che la differenziano dalle altre apostrofi. Innalzando sepolcri e monumenti ai giusti e ai profeti del passato, monopolizzano per la loro gloria la fedeltà delle grandi figure della storia israelita. Ma di fatto, gli unici profeti che tollerano e sopportano sono quelli morti. Questo vano ritorno al passato rende evidente la loro ascendenza assassina, e lo dimostrano «colmando la misura dei loro padri» con la morte di Gesù e la persecuzione degli apostoli e missionari della prima comunità cristiana. È lo stesso ammonimento che Gesù espresse con la parabola dei vignaioli omicidi (Me 12,lss). Il Signore conclude le sue invettive con una profezia inquietante: «La vostra casa vi sarà lasciata deserta» (Mt 29,38). Allusione evidente alla distruzione di Gerusalemme e alla rovina del tempio nell’anno 70 a opera delle legioni romane di Tito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati...: toccare un morto o una sepoltura significava rendersi impuri e per evitare ciò, sopra tutto per chi viaggiava di notte, era diventata prassi imbiancare i sepolcri in modo da renderli visibili. Nel rimprovero di Gesù, il “punto centrale del paragone è chiaro, contrapposizione tra l’esterno e l’interno. La malvagità dello spirito farisaico sta nel fatto che, col pretesto di osservare la legge, mirano a evitarne le esigenze più profonde” (Felipe F. Ramos). Gesù, prendendo spunto dalle tombe, denuncia anche la falsa venerazione di quei profeti che, in realtà, erano stati uccisi dagli stessi Ebrei, a partire da Abele per giungere fino a Zaccaria, un sacerdote giusto ucciso dal re Ioas di Giuda. Non accogliendo Gesù e tramando contro la sua vita colmano la misura dei loro padri, ma ormai la sorte del popolo infedele è segnata per sempre: Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta! (Mt 23,37-38).
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti - J. Cantinat e X. Léon-Dufour: Storicamente sembra che la responsabilità della morte di Gesù ricada anzitutto sulla casta sacerdotale e sui Sadducei; i Farisei non sono nominati nei racconti della passione (salvo Gv 18,3); molti sembra siano stati quelli che vollero prendere contatto con Gesù invitandolo alla loro tavola (Lc 7,36; 11,37; 14,1); taluni di essi presero apertamente la difesa di Gesù (Lc 13,31; Gv 7,50) e dei cristiani (Atti 5,34; 23,9); parecchi videro in Gesù Cristo colui che portava a compimento la loro fede giudaica (Atti 15,5); così Paolo, il loro rappresentante più illustre (Atti 26,5). Nondimeno è certo che un gran numero di essi si oppose ferocemente all’insegnamento ed alla persona di Gesù. Questa opposizione, e non l’opportunismo dei sommi sacerdoti, presentava interesse agli occhi degli evangelisti, perché caratterizzava il conflitto tra giudaismo e cristianesimo. Per non giudicare farisaicamente i Farisei del tempo passato, è necessario riconoscere le qualità che stanno all’origine dei loro eccessi. Gesù ammira il loro zelo (Mt 3,15), la loro preoccupazione della perfezione e della purità (5,20); Paolo sottolinea la loro volontà di praticare minuziosamente la legge; sono ammirevoli nel loro attaccamento a tradizioni orali vive. Ma, forti della loro scienza legale, certuni di essi annientano il precetto di Dio sotto le loro tradizioni umane (Mt 15,1-20), disprezzano gli ignoranti, in nome della loro propria giustizia (Lc 18,11s); impediscono ogni contatto con i peccatori ed i pubblicani, limitando così al loro orizzonte l’amore di Dio; considerano persino di avere diritti su Dio, in nome della loro pratica (Mt 20,1-15; Lc 15,25-30). E poiché, secondo Paolo (Rom 2,17-24), non possono mettere in pratica questo ideale, si comportano da ipocriti, «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27). Questo è l’universo legalista che hanno dipinto i vangeli, non senza precisare come deve essere il comportamento di questo o quello. È già chiara l’intenzione degli autori di non fermarsi a degli individui, ma di considerare l’atteggiamento di coloro che sono ciechi a qualsiasi luce che venga da fuori e che si rifiutano di riconoscere in Gesù altro che un impostore od un alleato del demonio.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti - Giuseppe Barbaglio (Il Vangelo di Matteo): I maestri della legge e i farisei costruivano monumenti sepolcrali ai profeti e ai personaggi più esemplari dell’Antico Testamento. Mostravano così di dissociarsi dall’atteggiamento ostile e persecutorio dei loro antenati. Ma in realtà essi erano i degni discendenti degli assassini dei profeti, anzi ne prolungavano fino alle estreme conseguenze la linea operativa di in credulità e di ribellione omicida. Con sottile sarcasmo Gesù li esorta a portare a compi mento l’opera dei loro padri (versetto 32). L’allusione a tradurre in atto i loro propositi omicidi nei suoi confronti è abbastanza scoperta. Così la sua morte violenta si colloca nel solco delle esecuzioni sommarie dei profeti, e la loro violenza segue la logica degli antenati. Con la differenza che l’uccisione di Gesù raggiunge l’apice nella storia del rifiuto ostinato opposto ai messaggeri di Dio. Perché egli incarna l’appello estremo del Signore al popolo infedele, la chiamata definitiva alla conversione c alla fede, l’ultima possibilità di salvezza. In confronto ai profeti Gesù è come il figlio della parabola dei vignaioli omicidi in confronto ai servi mandati prima di lui (22,114). Nel contesto della vita di Cristo il vertice dell’ipocrisia farisaica consisteva dunque nel rendere omaggio alla memoria dei profeti e nell’uccidere il messia.
Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Settima invettiva: uccisori degli inviati di Dio. Con un’ironia penetrante e con una logica avvolgente Gesù prova che gli Scribi ed i Farisei sono i discendenti di coloro i quali hanno perseguitato ed ucciso gli inviati di Jahweh (cf. 21,35-36). Essi continuano ancora nella linea tracciata dai loro padri, anzi ne colmano la misura. Gli Ebrei non sono condannati perché erigono sepolcri ai profeti ed ai giusti, ma per i loro intenti omicidi e sanguinari che non rimangono nascosti alla loro coscienza, né allo sguardo di Cristo. I Farisei ammettono di essere discendenti di coloro che hanno ucciso dei profeti e dei giusti, ma vogliono allontanare da sé ogni responsabilità. Questo sforzo di scagionarsi è inutile, perché essi appaiono degni dei loro padri. Voi colmate la misura..., altri codici leggono: colmerete; avete colmato. Le parole del Maestro lasciano profondamente impressionato il lettore: gli antenati dei Farisei hanno ucciso gli inviati di Jahweh (cf. Mt., 21,35-36), gli Ebrei della presente generazione colmano la misura dei padri uccidendo il Figlio di Dio.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Padre, la partecipazione al tuo sacramento
c’inserisca come membra vive nel Cristo tuo Figlio,
perché siamo trasformati
in colui che abbiamo ricevuto.
Per Cristo nostro Signore.
c’inserisca come membra vive nel Cristo tuo Figlio,
perché siamo trasformati
in colui che abbiamo ricevuto.
Per Cristo nostro Signore.