2 Agosto 2019

 VENERDÌ DELLA XVII SETTIMANA T. O.

Lv 23,1.4-11.15-16.27.34b-37; Sal 80 (81); Mt 13,54-58 


Colletta: O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Nel Vangelo bene sono messi in evidenza i pensieri assai contorti dei nazaretani. Da una parte riconoscono il dire e gli insegnamenti sapienziali di Gesù, d’altra parte si scandalizzano perché conoscono le sue umili origini, perché conoscono tutto il parentado, e tra essi non c’è da annoverare che qualcuno abbia superato in sapienza e saggezza la media comune. Una mentalità contorta e contraddittoria che ancora oggi alligna nella Chiesa, e fuori dai sacri palazzi. Esegeti e teologi che si affanno nel ridurre a pura invenzione della comunità primitiva i miracoli, gli esorcismi, gli insegnamenti e la risurrezione di Gesù, e dall’altra parte il mondo che accetta l’onnipotenza di Dio, ma dinanzi a certi fatti drammatici, come i campi di sterminio nazisti, incominciano a sbuffare, a masticare amaro e pur non negando l’esistenza di Dio, denunciano la sua debolezza, o la sua incapacità di intervenire nella storia dell’uomo, magari fulminando con un infarto il capetto borioso di turno che vuole portare alla rovina l’intero universo. Gesù è vero uomo, ed è vero Dio e i nazaretani invece di inalberarsi potevano cercare di approfondire le loro ricerche genealogiche, ed avrebbero scoperto qualcosa di nuovo e di strabiliante. Dio è onnipotente, odia il peccato e i campi di sterminio, rossi o neri che siano, ma ha creato l’uomo libero, una libertà che spesso egli  usa male portando la malvagità del suo cuore ad estreme conseguenze, come raccontano la prima e la seconda guerra mondiale. I nazaretani moderni,  psicanalisti, filosofi e no, invece di investigare il Cielo e la capacità di intervento del buon Dio, dovrebbero scandagliare il cuore dell’uomo e la sua mente, allora troverebbero, a volte, qualcosa di molto pulito, ma qualche altra volta qualcosa di molto sporco, e capirebbero che tutto sta nella volontà dell’uomo a tirare fuori quello che è pulito, o quello che è sporco.

Dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58: In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. 

Chi è costui? (Mc 4,41), da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname?, l’episodio di Nazaret non è un episodio isolato, né la reazione di un piccolo paese: è invece il simbolo del comportamento dell’intero popolo d’Israele nei confronti di Gesù. Ed era per loro motivo di scandalo... la ragione dello scandalo è pruriginosa, stupida: i nazarateni dinanzi alla rivelazione del loro connazionale preferiscono usare gli occhi del corpo e non quelli dello spirito con i quali avrebbero superato la cortina della carne. Solo gli occhi dell’anima sanno cogliere il mistero del Figlio di Dio, la sua incarnazione, la sua scelta di un’esistenza umile e povera: Cristo Gesù pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (Fil 2,6-7). “Oggi”, nella sinagoga di un minuscolo paesino, si è avverato quanto più tardi proclamerà san Giovanni nel prologo del suo Vangelo: Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,9-11).

Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria?: Gaudium et Spes 22: Cristo Gesù è «l’immagine dell’invisibile Iddio» (Col 1,15) è l’uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato.

E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? - Gesù è l’unico Figlio di Maria: Catechismo della Chiesa Cattolica 499-501: L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la nascita di Cristo «non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata ». La liturgia della Chiesa celebra Maria come la ‘Aειπαρθενος, «sempre Vergine». A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, «fratelli di Gesù» (Mt 13,55), sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come «l’altra Maria» (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione non inusitata nell’Antico Testamento. Gesù è l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: «Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto “il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), cioè dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre».

E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Non è egli forse il figlio del falegname? Tέκτων designa un artigiano che lavora soprattutto il legno (falegname), ma quest’artigiano diventa anche muratore e fabbro, quando lo richiedono i bisogni. Il Tέκτωνquindi è un operaio che sa fare un po’ di tutto. L’espressione rivela che Gesù per i Nazaretani era ritenuto vero figlio di Giuseppe. Matteo non si preoccupa di chiarire queste parole, perché egli ha già narrato la concezione verginale di Cristo ed i lettori sapevano che Giuseppe era soltanto padre putativo di Gesù. «Il figlio del falegname» non ha un senso di disprezzo, ma è semplicemente una constatazione. Giuseppe per la sua condotta e per l’onestà del suo lavoro era certamente un cittadino stimato ed onorato. Inoltre il lavoro manuale era praticato anche dai Dottori della Legge.
E i suoi fratelli (non sono) Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? Matteo ricorda il nome dei fratelli di Gesù; per l’evangelista l’espressione non è affatto imbarazzante come lo può essere per il lettore moderno. Matteo ha chiaramente indicato i punti salienti della vita di Maria dai quali appare con evidenza che ella rimase vergine; l’evangelista, quindi, nominando i fratelli di Cristo, non può cadere in contraddizione aperta contro le sue stesse indicazioni; egli infatti constata i fatti seguenti: Maria è (promessa) sposa di Giuseppe; Maria è trovata madre e Giuseppe pensa di lasciarla libera; un angelo illumina Giuseppe su quanto è avvenuto in Maria; Giuseppe prende Maria come sua legittima sposa. Matteo nota in quella circostanza che Giuseppe non «la conobbe» (cf. 1,25, e commento al versetto). Per i contemporanei dell’evangelista, come per i primi cristiani, non era necessario accentuare la verginità di Maria, perché il fatto era incontestato. I fratelli di Gesù vanno quindi intesi come cugini (o parenti di vincolo ancora più largo) di lui. (Per i fratelli di Gesù, cf. M. J. Lagrange, L’évangile de Jésus Christ, Parigi 1948, pp. 193-194; D. Buzy, Évangile selon S. Matthieu, La Sainte Bible Pirot-Clamer, Parigi 1950, t. IX, pagine 166-167).

Il rifiuto opposto al profeta - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Perché questa inimicizia dichiarata verso Gesù? Perché, allineandosi ai profeti, egli diceva: «Dio vuole amore e misericordia, e non i sacrifici di un culto vuoto». Di fronte alla complicata casistica dei maestri della legge mosaica, guardiani dell’ortodossia, Gesù propose una semplificazione che recuperava l’essenziale della religione. La legge e i profeti si riassumono in un comandamento a doppio versante: amore per Dio e per il prossimo. Davanti al monopolio della salvezza, Gesù proclamava un vangelo di grazia e di benedizione per tutti gli uomini. Queste idee suonarono come una sfida per farisei, dottori della legge, anziani e sommi sacerdoti. Vacillava l’impalcatura che avevano costruito immiserendo la legge di Dio, legge d’amore e di libertà, in un ginepraio di precetti e proibizioni che conducevano a una religione senz’anima, perché dimenticavano lo spirito e l’amore, che danno valore all’osservanza della legge e al culto. San Paolo avrebbe annotato in seguito: i pagani, che non ricercavano la giustizia della legge mosaica, hanno raggiunto la giustizia che deriva dalla fede in Cristo, mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto neanche alla pratica della legge (cfr. Rm 9,30s). Gesù proclamò la novità assoluta del regno di Dio che rinnova, con il suo Spirito, tutte le cose, cominciando dal cuore dell’uomo. Ma il popolo ebreo nel suo insieme si mostrò cieco e ostinato; e invece di assecondare questo impulso salvifico di Dio, lo frenò ancora una volta, facendo mostra della sua infedeltà di sempre, perché il suo amore era effimero come la nebbia mattutina. Si chiuse alla gratuità di Dio per lui e per tutti gli altri popoli. Per questo rifiutò il suo profeta e messia, Gesù di Nazaret.

L’uomo, scandalo per l’uomo - C. Augrain (Dizionario di Teologia Biblica): L’uomo è scandalo per il proprio fratello quando cerca di allontanarlo dalla fedeltà a Dio. Chi abusa della debolezza del fratello, o del potere ricevuto da Dio su di lui, per allontanarlo dall’alleanza, è colpevole verso il proprio fratello e verso Dio. Dio ha in orrore i principi che hanno distolto il popolo dal seguire Jahve: Geroboarno (1Re 14,16; 15,30.34), Achab o Gezabele (1Re 21,22.25), e così pure coloro che hanno voluto trascinare Israele sulla china della ellenizzazione, fuori della vera fede (2Mac 4,7...). Sono invece degni di lode coloro che resistono allo scandalo per mantenere la fedeltà all’alleanza (Ger 35). Gesù, sebbene personalmente segno di contraddizione, con il compimento dell’alleanza viene a mettere fine al grande scandalo della rottura tra l’uomo e Dio. Perciò è implacabile verso i fautori di scandalo: «Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me! Sarebbe meglio per lui se gli appendessero al collo una macina e lo precipitassero nel profondo del mare!» (Mt 18,6). Ma Gesù sa che questi scandali sono inevitabili: falsi dottori (2Pt 2,1) o seduttori, come l’antica Gezabele (Apoc 2,20), sono sempre all’opera. Questo scandalo può venire anche dallo stesso discepolo; Gesù quindi esige con forza e senza pietà la rinuncia a tutto ciò che può creare ostacolo al regno di Dio. «Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te» (Mt 5,29s; 18,8). Sull’esempio di Gesù che non voleva turbare le anime semplici (Mt 17,26), Paolo vuole che si eviti di scandalizzare le coscienze deboli e poco formate: «Badate che la libertà di cui fate uso non diventi occasione di caduta per i deboli» (1Cor 8,9; Rom 14,13-15.20). La libertà cristiana non è autentica se non è pervasa di carità (Gal 5,13); la fede non è vera se non sostiene la fede dei fratelli (Rom 14,1-23). 


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** L’uomo è scandalo per il proprio fratello quando cerca di allontanarlo dalla fedeltà a Dio.  
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, nostro Padre, che ci hai dato la grazia
di partecipare al mistero eucaristico,
memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio,
fa’ che questo dono del suo ineffabile amore
giovi sempre per la nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.