12 Aprile 2019

Venerdì della V Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.” (Salmo Responsoriale).

Dal Vangelo secondo Giovanni 10,31-42: I Giudei non vogliono capire: accettare le affermazioni di Gesù significherebbe per loro rinunciare alle tante sicurezze teologiche e umane grazie alle quali si sentivano in diritto discettare su tutto e su tutti. Gli interlocutori di Gesù se possono accettare in senso traslato che l’uomo è Dio, non possono accettare che Gesù è Dio, per il loro intendere il dire di Gesù è una bestemmia e chi l’ha pronunciata merita la morte così come recita la Legge. Voi siete dèi?: “questa frase è rivolta ai giudici, chiamati «dèi» per metafora in ragione della loro carica perché «il giudizio appartiene a Dio» [Dt 1,17; 19,17, Es 21,6, Sal 58]. Con un argomento a fortiori di tipo rabbinico, Gesù conclude che è strano gridare alla bestemmia, quando il Santo e l’Inviato di Dio si proclama Figlio di Dio” (Bibbia di Gerusalemme). Adesso è evidente che d’ora in avanti la sorte di Gesù si giocherà proprio attorno al titolo di «Figlio di Dio».

Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi? - Giuseppe Segalla (Giovanni): molte opere buone: letteralmente: «molte opere belle», cioè «ideali», per influsso forse del «pastore ideale» (10,8.11.14). Le opere sono «i segni» in primo luogo e non la rivelazione in sé come sostiene Bultmann, con evidente sforzo, nel suo commentario.
ti lapidiamo... per una bestemmia: «bestemmia» ricorre solo qui nel IV vangelo. Nel loro senso «Tu che sei uomo ti fai Dio» era davvero una bestemmia. Ma questo Gesù l’aveva sempre negato, affermando continuamente la sua essenziale dipendenza dal Padre (5,19.30; 10,18). È piuttosto vero il contrario, nella teologia di Giovanni: «Il Verbo, che era Dio, so è fatto carne», cioè uomo (1,14). L’accusa dei giudei è quindi una interpretazione errata della rivelazione di Gesù, nella loro prospettiva della ricerca di gloria (5,41-44).

Gesù accusato di bestemmia - Emanuela Ghini (Bestemmia in Schede Bibliche Pastorali): Il fatto di attribuire a se stessi, o a una creatura, prerogative divine è considerato, dagli ebrei, atto blasfemo, che va severa­mente punito come la bestemmia formale. Per questo Gesù, che pure onora il Padre (Gv 8,49), è accusato di bestemmia ogni volta che cerca di affermare, più o meno direttamente, il carattere trascendente della sua personalità e della sua missione: «Gli risposero i giudei: Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio. Rispose loro Gesù: Non è forse scritto nella vostra legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono figlio di Dio?» (Gv 10-33-36).
Ugualmente, quando dichiara il paralitico assolto dai suoi peccati, subito i dottori della legge pensano: egli bestemmia perché si arroga poteri divini: «Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Figliolo, ti sono i rimessi i tuoi peccati. Seduti lì erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?» (Mc 2,5-7; cf. Mt 9,2-3; Lc 5,20-21).
Per questo, ancora, dichiarando davanti a Caifa di essere il messia e affermando solennemente che lo si vedrà venire alla destra della Potenza sulle nubi del cielo, egli in pratica firmava la sua condanna: «Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? Gesù rispose: Io lo sono! E vedrete il figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: che bisogno abbiamo ancora di testimoni? avete udito la bestemmia; che ve ne pare? Tutti sentenziarono che era reo di morte» (Mc 14,61-64).

Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia - Catechismo della Chiesa Cattolica 574: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con dei sacerdoti e degli scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni, Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si accusa di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione.
590 Soltanto l’identità divina della Persona di Gesù può giustificare un’esigenza assoluta come questa: “Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c’è “più di Giona ... più di Salomone” (Mt 12,41-42), “c’è qualcosa più grande del Tempio” (Mt 12,6); quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, e quando afferma: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58); e anche: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).
591 Gesù ha chiesto alle autorità religiose di Gerusalemme di credere in lui a causa delle opere del Padre che egli compiva. Un tale atto di fede, però, doveva passare attraverso una misteriosa morte a se stessi per una rinascita “dall’alto” (Gv 3,7), sotto lo stimolo della grazia divina. Una simile esigenza di conversione di fronte a un così sorprendente compimento delle promesse permette di capire il tragico disprezzo del sinedrio che ha stimato Gesù meritevole di morte perché bestemmiatore. I suoi membri agivano così per “ignoranza” e al tempo stesso per l’“indurimento” (Mc 3,5; Rm 11,25) dell’incredulità.
594 Gesù ha compiuto azioni, quale il perdono dei peccati, che lo hanno rivelato come il Dio Salvatore. Alcuni Giudei, i quali non riconoscevano il Dio fatto uomo, ma vedevano in lui «un uomo» che si faceva Dio, l’hanno giudicato un bestemmiatore.

Se non compio le opere del Padre mio - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): Gesù qui si appella alle opere straordinarie da lui compiute nel nome del Padre, per invitare ancora una volta i suoi interlocutori alla fede nella sua divinità. Queste opere eccezionali provano in modo autorevole che il Maestro è l’Inviato di Dio, ma purtroppo i nemici del Cristo non vogliono credere (Gv 5,38.46s). È il Padre a compiere, nel Verbo incarnato, le sue opere (Gv 14,10s). I giudei però sono ostinati e accecati nella loro incredulità e nell’odio contro la luce: sarebbero senza colpa, se Gesù non avesse compiuto opere che nessun altro al mondo ha mai fatto; ma ora sono responsabili per tanto peccato (Gv 15,23-25).
Le opere eccezionali, compiute dal Verbo incarnato, hanno una finalità ben precisa: favorire la fede nella sua divinità: «Credete alle opere, affinché sappiate e conosciate che il Padre (è) in me e io (sono) nel Padre» (Gv 10,38). Le espressioni finali di questo passo, che rappresentano una formulazione molto simile all’idea proclamata in Gv 10,30, costituiscono il vertice di tutta la pericope in esame, nella quale il Maestro proclama e prova la sua unità di natura con il Padre. Gesù e Dio vivono in tale intima unione, da essere l’uno nell’altro, in modo da formare una cosa sola, giudei intendono bene il significato dell’affermazione del Maestro e perciò cercano di catturarlo (Gv 10,59), come avevano cercato di fare precedentemente (Gv 7,30.32.44) e tenteranno di fare in seguito (Gv 11,57). Gesù però, anche questa volta, sfuggì alle loro mani (Gv 10,39), come in altra occasione (Gv 8,59).

Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase - Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): Sotto minaccia, Gesù si allontana. Questo passaggio «di là del Giordano» potrebbe avere un valore simbolico. Gesù lascia la Giudea minacciosa e incredula. E qui raffigurata l’uscita delle pecore con il pastore. Nel contesto di fallimento che risuona nel capitolo 10, si profila la nascita della nuova comunità. «Molti» credono e «rimangono» con lui. Ricordando il ruolo di Giovanni Battista, l’evangelista evoca la sua prima confessione pubblica. Dopo quattro menzioni, ogni volta più brevi (1,19-36; 3,22-30; 5,33-35; 10,41), Giovanni scompare, compiendo così la sua missione di essere il testimone: «Molti dicevano: “Giovanni non ha fatto nessun segno; ma tutto ciò che egli disse di costui era vero”» (v. 41). Questi versetti hanno potuto costituire una conclusione della prima parte, quando i capitoli 11 e 12 non erano ancora inseriti nel vangelo di Giovanni.

La bestemmia - Catechismo della Chiesa Cattolica 2148: La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio - interiormente o esteriormente - parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell’abusare del nome di Dio. San Giacomo disapprova coloro “che bestemmiano il bel nome (di Gesù) che è stato invocato” sopra di loro (Gc 2,7). La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. È blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L’abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione.
La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave.
2149 Le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore. Il secondo comandamento proibisce anche l’ uso magico del nome divino.
Il nome di Dio è grande laddove lo si pronuncia con il rispetto dovuto alla sua grandezza e alla sua Maestà. Il nome di Dio è santo laddove lo si nomina con venerazione e con il timore di offenderlo.

Noi crediamo... Paolo VI (Omelia, Domenica, 30 giugno 1968): Noi crediamo in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri (Dz-Sch. 150); e per mezzo di Lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo l’umanità (cfr. Dz.-Sch. 76), ed Egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature ma per l’unità della persona (cfr. Ibid.).
Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in Sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo Comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri com’Egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo Sangue Redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all’Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto.
E il suo Regno non avrà fine.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.” (Gv 1,14).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata. Per il nostro Signore Gesù Cristo...