27 Aprile 2019

Sabato FRA L’OTTAVA DI PASQUA


Oggi Gesù ci dice: «Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15 - Cfr. Antifona alla comunione).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Marco 16,9-15: Il brano di Marco riecheggia passi di altri vangeli (cfr. Mt 28,16-20; Lc 24,36-49; Gv 20,19-23). Gesù rimprovera i discepoli a motivo della loro incredulità. Poi, il mandato missionario: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. L’annuncio della buona novella porterà o la vita o la morte agli uomini, a seconda della loro risposta di fede o di incredulità. Gli uomini di tutti i tempi devono fare una loro scelta.

L’apparizione ai due discepoli - Adalberto Sisti (Marco): versetti 12-13: L’episodio corrisponde senza dubbio a quello dei due discepoli di Emmaus, di cui riferisce con abbondanza di particolari Lc 24,13-35. Messi a confronto i due testi, si vede bene che questo di Mc ne è un brevissimo condensato, volto solo a coglierne gli aspetti fondamentali: di condiscendenza da parte del Risorto nel farsi vedere; e di incredulità da parte degli Undici (v. 14) nel rifiutare anche questa testimonianza.
versetto 12 sotto altra forma: per la notevole concatenazione logica che domina tutta questa finale di Mc, in cui tutti gli elementi narrativi sono legati l’uno all’altro, sembrerebbe che per altra forma si debba intendere una maniera di presentarsi diversa da quella ricordata al v. 9; a Maria Maddalena sotto l’aspetto di un giardiniere (Gv 20,15), qui nell’aspetto di un viandante (Lc 24,15). Ma poiché tanto Gv con l’insieme del suo racconto quanto Lc con parole esplicite ci dicono che sia l’una come gli altri in un primo tempo non riconobbero la persona del Maestro (Lc 24,16), si deve pensare ad un aspetto diverso da quello del Gesù terreno, da loro precedentemente conosciuto. Come insegna S. Paolo per i corpi di tutti coloro che saranno risuscitati da morte (1Cor 15,35-49), il corpo glorioso di Gesù doveva avere delle proprietà particolari, che gli permettevano di sottrarsi alle ordinarie leggi fisiche, potendo penetrare anche attraverso materie solide e manifestarsi o scomparire come e quando voleva (si veda ad esempio Lc 24,31 e Gv 20,19.26). - a due di loro: del gruppo dei discepoli ricordati al v. 10 (gli apostoli verranno dopo, v. 14, come al sommo della gerarchia rispettata dall’autore nel riferire le apparizioni). Lc 24,18 dandoci il nome di uno dei due (un certo Cleofa) indirettamente conferma la notizia che non si trattava di apostoli. - per andare in campagna, i due da Gerusalemme facevano ritorno alla loro casa in campagna, che secondo Lc 24,13 si trovava nel villaggio di Emmaus, distante 60 stadi (km 11,100) dalla stessa Gerusalemme.
versetto13 non credettero neppure ad essi: come abbiamo detto, l’insistenza sull’incredulità dei discepoli rientra nel disegno narrativo di questa finale di Mc. Si è fatto notare che, almeno in questo caso, l’annotazione contraddice a Lc 24,34-35 secondo il cui testo i due discepoli di Emmaus al loro ritorno a Gerusalemme trovano negli altri compagni degli animi già preparati ad accogliere il loro messaggio. Ma basta leggere qualche riga più sotto per vedere che la precedente affermazione viene di fatto attenuata con l’ammissione di tanti dubbi e incertezze, che Gesù stesso stenta a farsi riconoscere (Lc 24,37-49). Ciò significa che nella maggioranza i discepoli non erano ancora disposti a credere quanto veniva loro riferito da altri.

Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Il ricordo di questa apparizione è legato al severo rimprovero che il Maestro rivolse agli apostoli a motivo della loro incredulità e durezza di cuore; il rimprovero è molto più severo degli altri ricordati nel vangelo di Marco (cf. 4, 40; 8,17), perché il Maestro accusa gli apostoli di non aver creduto a coloro che l’avevano visto risorto. Gesù, apparendo agli Undici mentre erano a mensa, vuol togliere dal loro animo ogni resto di dubbio e di diffidenza. Quest’apparizione, richiamata fugacemente nella conclusione dello scritto di Marco, corrisponde a quella narrata più diffusamente da Luca, 29,36-49 e da Giovanni, 20,19-23. Agli Undici; dopo la defezione di Giuda e prima dell’elezione di Mattia «gli Undici» era il termine consacrato per designare il collegio apostolico, anche se il gruppo in quell’occasione risultava composto soltanto da dieci apostoli a motivo dell’assenza di Tommaso (cf. Gio., 20, 24). Il duro rimprovero del Salvatore era ben giustificato, perché gli apostoli dovevano essere ben disposti ad accogliere l’annunzio della risurrezione, richiamandosi alla memoria le profezie fatte dallo stesso Maestro durante il suo ministero pubblico in tre circostanze distinte ed accettando le testimonianze delle persone favorite dalle sue apparizioni (perché non avevano creduto a quelli che l’avevano visto risorto).
Tra il vers. 14 ed il vers. 15 il codice W (cod. Freerianus) inserisce il così detto Logion di Freer che, nel pensiero del compilatore, ha lo scopo di attenuare la colpevolezza degli apostoli. 

La missione di Gesù nei sinottici e negli Atti degli Apostoli - Giuseppe Ghiberti: Nel Nuovo Testamento, la missione per eccellenza è quella di Gesù. Da questa bisogna partire per comprendere le altre. Nella presentazione del mistero di Gesù, la riflessione neotestamentaria si rifà volentieri alla realtà della missione: essa sembra particolar­mente adatta a spiegare la presenza di Gesù fra gli uomini e dà ragione della sua attività.
Negli scritti di Marco, Matteo e Luca, la missione non è la categoria fondamentale nel discorso su Gesù; ma anche i cenni occasionali sono già assai istruttivi. Essi infatti ci consentono di individuare i caratteri fondamentali di questa realtà che segnalo in ordine sistematico.
L’origine della missione di Gesù, o mandante, è chiaramente Dio Padre, anche se solo una volta si dà rilievo alla cosa: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40; cf. Lc 10,16). L’andamento della frase è particolarmente significativo, perché pone identità fra la missione di Gesù e l’invio dei discepoli. Ritroveremo questo pensiero ancora più esplicito nel quarto vangelo (cf. Gv 20,21).
Oggetto della missione è la proclamazione della buona novella, come dice il passo classico di Lc 4,18 (in riferimento a Is 61,lss): «Egli però disse: Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Lc 4,43).
Altre informazioni raccogliamo indirettamente sulla missione di Gesù, quando egli dice perché sia venuto: a salvare quanto era perduto (Lc 19,10; cf. tutto il c. 15); «non a chiamare i giusti ma i peccatori» (Mt 9,13); non a essere servito ma a servire (Mt 20,28); non a portare la pace ma la guerra (Mt 10,34). Altrove, invece, in altro senso, si dice proprio che Gesù fu inviato per annunciare la pace (At 10,36): qui è la somma dei beni della salvezza, mentre prima era la tranquillità del disimpegno.
I destinatari della missione di Gesù, cioè coloro in favore dei quali essa a realizza, sono anzitutto i «figli d’Israele così At 3,25-26: «Voi siete i figli da profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta sue iniquità».
Ma la missione a Israele non è esclusiva: proprio nel contesto in cui Gesù proclama di essere stato mandato solo «alle pecore perdute della casa d’Israele» 15,24), egli interviene anche in favore della madre cananea. La stessa tendenza di Gesù in favore dei più sprovvisti d’aiuto («non i sani hanno bisogno del medico ma i malati»: Mc 2,17), dei peccatori a preferenza dei giusti, prepara a una comprensione della missione di Gesù che supera i confini materiali in cui si svolse. Se ne udrà la proclamazione in At 28 «Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani essi l’ascolteranno».
Il tempo della missione è quello che Gesù trascorre sulla terra; ma s. Pietro. At 3, conosce un’ultima missione, che coinciderà col ritorno di Cristo, ed è collegata all’attuale impegno di chi ha udito il mesaggio cristiano: «Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato messia, cioè Gesù» (vv. 19-20). Ciò non è altro che la conferma di quanto Gesù sulla sua venuta «sulle nubi, con potenza e gloria», nel giorno finale 13,26 e 14,62).
Concludendo: dai dati dei sinottici possiamo raccogliere suggerimenti preziosi non tanto per capire direttamente chi è Gesù e chi l’ha inviato, quanto per inquadrare la sua missione nella prospettiva della salvezza, da lungo attesa e ora offerta all’umanità, cominciando dai più bisognosi.

La spiritualità missionaria - Lasciarsi condurre dallo Spirito: Redemptoris missio 87: L’attività missionaria esige una specifica spiritualità che riguarda, in particolare, quanti Dio ha chiamato a essere missionari. Tale spiritualità si esprime, innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito: essa impegna a lasciarsi plasmare interiormente da lui? per divenire sempre più conformi a Cristo. Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall’opera dello Spirito. La docilità allo Spirito impegna poi ad accogliere i doni della fortezza e del discernimento, che sono tratti essenziali della stessa spiritualità. Emblematico è il caso degli apostoli, che durante la vita pubblica del Maestro, nonostante il loro amore per lui e la generosità della risposta alla sua chiamata, si dimostrano incapaci di comprendere le sue parole e restii a seguirlo sulla via della sofferenza e dell’umiliazione. Lo Spirito li trasformerà in testimoni coraggiosi del Cristo e annunziatori illuminati della sua Parola: sarà lo Spirito a condurli per le vie ardue e nuove della missione. Anche oggi la missione rimane difficile e complessa come in passato e richiede ugualmente il coraggio e la luce dello Spirito: viviamo spesso il dramma della prima comunità cristiana, che vedeva forze incredule e ostili «radunarsi insieme contro il Signore e contro il suo Cristo». (At 4,26) Come allora, oggi occorre pregare, perché Dio ci doni la franchezza di proclamare il Vangelo; occorre scrutare le vie misteriose dello Spirito e lasciarsi da lui condurre in tutta la verità (Gv 16,13).

L’apostolato dei laici: Ad Gentes (n. 21): La Chiesa non si può considerare realmente fondata, non vive in maniera piena, non è segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico. Non può infatti il Vangelo penetrare ben addentro nella mentalità, nel costume, nell’attività di un popolo, se manca la presenza dinamica dei laici … Principale loro compito, siano essi uomini o donne, è la testimonianza a Cristo, che devono rendere, con la vita e con la parola, nella famiglia, nel gruppo sociale cui appartengono e nell’ambito della professione che esercitano. In essi deve realmente apparire l’uomo nuovo, che è stato creato secondo Dio in giustizia e santità della verità. Questa vita nuova debbono esprimerla nell’ambito della società e della cultura della propria patria, e nel rispetto delle tradizioni nazionali. Debbono perciò conoscere questa cultura, purificarla, conservarla e svilupparla in armonia con le nuove condizioni, e infine perfezionarla in Cristo, affinché la fede di Cristo e la vita della Chiesa non siano già elementi estranei alla società in cui vivono, ma comincino a penetrarla ed a trasformarla. I laici si sentano uniti ai loro concittadini da sincero amore, rivelando con il loro comportamento quel vincolo assolutamente nuovo di unità e di solidarietà universale, che attingono dal mistero del Cristo. Diffondano anche la fede di Cristo tra coloro a cui li legano vincoli sociali e professionali: questo obbligo è reso più urgente dal fatto che moltissimi uomini non possono né ascoltare il Vangelo né conoscere Cristo se non per mezzo di laici che siano loro vicini. Anzi, laddove è possibile, i laici siano pronti a cooperare ancora più direttamente con la gerarchia, svolgendo missioni speciali per annunziare il Vangelo e divulgare l’insegnamento cristiano: daranno così vigore alla Chiesa che nasce.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Non i sani hanno bisogno del medico ma i malati» (Mc 2,17).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che nella tua immensa bontà estendi a tutti i popoli il dono della fede, guarda i tuoi figli di elezione, perché coloro che sono rinati nel Battesimo ricevano la veste candida della vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...