25 Aprile 2019
  
GIOVEDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA


Oggi Gesù ci dice: «Voi siete un popolo redento; annunziate le grandi opere del Signore, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce.» (1Pt 2,9 - Antifona alla comunione)

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48: Il Cristo risorto è una Persona, non è l’elucubrazione mentale di visionari o invenzione fantastica di menti malate. Gesù risorto non è un fantasma! È vivo! Palpatemi, toccatemi, «sono proprio io!».  E indubbiamente il racconto lucano ha anche uno scopo didattico. Per dei cristiani «che vivevano in ambiente greco, dove le diverse filosofie insegnavano che l’anima vive separata dal corpo, dopo la morte, era importante affermare che Cristo risorto non era uno “spirito” immortale senza corpo [...], perciò san Luca vuole prima di tutto dire ai suoi lettori che Gesù è veramente risorto perché adesso vive di nuovo con il suo corpo, quel corpo che era stato dato alla morte sulla croce» (Settimio Cipriani).

Sconvolti e pieni di paura - Mario Galizzi (Vangelo secondo Luca): Solo la parola di Gesù li riporta alla realtà, anche se a loro non basta risentire la stessa voce. E allora Gesù fa qualcosa di cui essi già hanno esperienza: legge nei loro cuori (5,22; 6,8; 9,48) e dice: «Perché sorgono tanti dubbi nel vostro cuore?». La parola di Gesù esprime bene la loro intima situazione, che si traduce in un atteggiamento di turbamento e incertezza. Sembra proprio lui, ma non riescono a darsi ragione del suo rendersi visibile e invisibile in modo improvviso.
Un vero essere umano non ha queste capacità ed essi non conoscono le capacità di un risorto. Essi hanno bisogno di convincersi che il Risorto e il Crocifisso sono la stessa e identica persona.
E Gesù li accontenta, li invita a guardare, toccare, palpare per capire che non è un puro spirito perché ha davvero carne e ossa, un’espressione questa che dà l’idea della concretezza, dell’individualità. Ma non perdiamo di vista Gesù che mentre diceva ciò mostrava loro le mani e i piedi (in Gv 20,20 invece di piedi si legge costato). Non c’era di meglio per capire che era lui il Crocifisso. Ed ecco che scoppia la gioia (idea presente pure in Gv 20,19), anche se la diffidenza non scompare ancora.
Allora chiede loro qualcosa da mangiare. E questo fatto di vederlo mangiare è la prova che li convince e a cui Pietro si appellerà per convincere altri, dicendo: «Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione» (At 10,41).

Credevano di vedere un fantasma - Catechismo della Chiesa Cattolica 644: Anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma. «Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti» (Lc 24,41). Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio e, quando vi fu l’ultima apparizione in Galilea riferita da Matteo, «alcuni [...] dubitavano» (Mt 28,17). Per questo l’ipotesi secondo cui la risurrezione sarebbe stata un «prodotto» della fede (o della credulità) degli Apostoli non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella risurrezione è nata - sotto l’azione della grazia divina - dall’esperienza diretta della realtà di Gesù risorto.

Lo stato dell’umanità di cristo risuscitato - Catechismo della Chiesa Cattolica 645: Gesù risorto stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che egli non è un fantasma, ma soprattutto a constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione. Questo corpo autentico e reale possiede però al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere o «sotto altro aspetto» (Mc 16,12) diverso da quello che era familiare ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede.
646 La risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena, come lo fu per le risurrezioni che egli aveva compiute prima della pasqua: quelle della figlia di Giairo, del giovane di Naim, di Lazzaro. Questi fatti erano avvenimenti miracolosi, ma le persone miracolate ritrovavano, per il potere di Gesù, una vita terrena «ordinaria». Ad un certo momento esse sarebbero morte di nuovo. La risurrezione di Cristo è essenzialmente diversa. Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un’altra vita al di là del tempo e dello spazio. Il corpo di Gesù è, nella risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che san Paolo può dire di Cristo che egli è l’uomo celeste. 

Guardate le mie mani e i miei piedi - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Vedete le mie mani ed i miei piedi; espressione sintetica piena di efficacia; il Maestro vuole che i presenti si accertino pienamente della realtà del suo corpo resuscitato, constatando in esso le impronte lasciate nelle mani e nei piedi dai chiodi della crocifissione. Preferiamo parlare di impronte invece di cicatrici, perché l’integrità del corpo glorioso di Gesù non poteva essere alterata da vere e proprie cicatrici. Non è poi necessario ritenere che il Redentore risorto e glorioso abbia conservato le impronte della crocifissione; è certo soltanto che egli le abbia mostrate in alcune circostanze particolari, nelle quali gli occorreva indicare questi segni inequivocabili dell’identità somatica del suo corpo glorioso. Ad esempio quando Gesù apparve ai discepoli di Emmaus non aveva certamente le cicatrici nelle mani; nel qual caso i suoi due compagni di viaggio si sarebbero accorti quando il Maestro gesticolava nel parlare oppure quando prese il pane per benedirlo e spezzarlo (cf. vers. 30). Il testo evangelico afferma che il Salvatore nella presente apparizione si mostrò con le impronte della sua crocifissione. Toccatemi ed osservate; altri traducono: toccatemi e rendetevi conto; oppure: ...e capite. Il toccare le mani ed i piedi costituiva una prova sicura che non si trattava di uno spirito, né di un fantasma, ma di un corpo reale; S. Agostino osserva acutamente: «le vostre mani si accertino nel caso ché gli occhi dubitino».

Così sta scritto ...: Carlo Ghidelli (Luca): Sono facilmente rilevabili, da questo versetto in poi, le grandi realtà salvifiche che, secondo le parole del Risorto, saranno operanti nella storia della Chiesa nascente: il Nome del Signore (v. 47; cfr At 2,21) che racchiude tutta la potenza divina [...]; il Promesso dal Padre (v. 49: cfr At 1,4; 2,33 in relazione a Gl 3,1-5), cioè lo Spirito Santo-dono, effuso dal Padre per mezzo di Cristo risorto sulla Chiesa nascente e confessante; questo Spirito è chiamato anche potenza - dynamìs (v. 49c e At 1,8) che viene dall’alto, cioè da Dio; infine la testimonianza, intesa come servizio prestato alla Parola di Dio, come obbedienza al comando del Risorto, come esercizio di un carisma speciale (il termine martus negli scritti lucani designa sempre e solo la testimonianza tipica che gli apostoli rendono a Cristo morto e risorto).
In queste parole di Gesù risorto possiamo riconoscere il testamento di Gesù ai suoi (nella redazione lucana). Inoltre vi troviamo la sintesi dell’insegnamento che Luca stesso, come storico e come evangelista, ha voluto trasmettere alla Chiesa attraverso la sua opera scritta. Qui troviamo affermata a chiare lettere: - la continuità tra Cristo e la Chiesa, tra la missione di lui e la missione della Chiesa; - la necessità della predicazione apostolica in ordine alla salvezza in Cristo da partecipare agli uomini di tutti i tempi (per questo non è sufficiente che Cristo sia morto e risorto, ma è necessario che il Risorto abbia dei predicatori e dei testimoni); - l’insostituibile compito dello Spirito Santo, che è la forza, la consolazione, lo stimolo della Chiesa stessa; troviamo, infine, un accenno al piano teologico dell’opera lucana, secondo cui la predicazione del regno, una volta arrivata a Gerusalemme, deve da questa stessa città ripartire per una diffusione universale.

Karl Barth: Gesù venne e stette in mezzo ai suoi discepoli; e disse loro: La pace sia con voi!» (Gv. 20,19).
Colui che in quel giorno si pose fra i discepoli, prese dunque il posto centrale, salendo sul trono che gli spettava di diritto e che si trova nel cuore della storia del mondo. Gesù ha augurato, portato e creato la pace per tutti gli uomini di tutte le nazioni e di tutti i tempi, dì tutta la terra, del mondo visibile e di quello invisibile.
Quel giorno. Gesù crocifisso e risorto, in quanto Signore di tutti, ha preso posto con autorità in mezzo a tutta la popolazione umana, che talvolta esulta di gioia, altre volte si affligge mortalmente, fra gli sciocchi e gli intelligenti, fra coloro che sono troppo sicuri di sé e coloro che sono troppo timorosi, fra gli uomini religiosi e coloro che non credono. Nel mezzo di tutte le malattie e le catastrofi naturali, di tutte le guerre e le rivoluzioni, dei trattati di pace e della loro rottura; nel mezzo del progresso, dell’immobilismo e del regresso, al centro di tutta la miseria umana innocente o colpevole, egli apparve e si rivelò come quello che era, è e sarà.
La pace sia con voi! e mostrò le mani e il costato. Quel giorno, fra tante spine ed erbacce, è stato seminato quel chicco di grano che sta maturando in vista del raccolto.
Possiamo fidarci: ciò che accadde quel giorno era e rimane il centro attorno al quale tutto il resto |si muove, dal quale tutto deriva e verso il quale tutto s’incammina. Esistono tante luci, vere e apparenti, chiare e fosche; questa è quella che brillerà più a lungo, allorché tutte le altre avranno fatto il loro tempo e si saranno estinte. Poiché ogni cosa ha il suo tempo di durata; ma l’amore di Dio, che era all’opera e si esprimeva attraverso la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, dura per l’eternità.
Dal momento che un giorno tale risurrezione ha avuto luogo, non vi è motivo di disperare; vi sono invece tutte le ragioni per sperare, perfino quando sfogliamo e leggiamo il quotidiano, con tutte le sue notizie spaventose, perfino a proposito di questa nostra storia dai molteplici aspetti inquietanti che chiamiamo la storia del mondo. Così dunque Gesù, l’unico grande Mediatore fra Dio e gli uomini, risorto dai morti, ha preso posto al centro della sua comunità, della vita di ciascun uomo e della storia del mondo. Ed è proprio partendo da là che Cristo ha pronunciato la prima Parola e l’ultima.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo.” (Sal 117,24).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del Battesimo e animati dall’unica fede, esprimano nelle opere l’unico amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...