20 Aprile 2019

Sabato della Settimana Santa


Oggi Gesù ci dice:  È compiuto!” (Gv 19,30). 

Questo è il giorno senza l’Eucaristia, il giorno del silenzio e del digiuno. Lo Sposo si è addormentato, riposa in un sepolcro nuovo. All’entrata del sepolcro fu posta una grande pietra, furono apposti i sigilli e le guardie. Se n’è andato il nostro Pastore, la fonte dell’acqua viva; perciò, la Chiesa piange su di lui come si piange l’unico figlio, l’Innocente. Il Signore riposa in pace, ma nella speranza che il suo corpo non subirà la corruzione della morte; si apriranno le porte eterne ed entrerà il Re della Gloria; il Signore sconfiggerà le forze infernali e le porte della morte; il Padre salverà la sua anima dal potere delle tenebre. Fra poco il Signore acclamerà: «Ero morto, adesso vivo in eterno - mie sono le chiavi della morte e dell’abisso». Il chicco di grano gettato in terra porterà frutto. La Chiesa in preghiera con Maria, la Madre di Gesù, attende la Risurrezione del Signore così come Egli aveva promesso ai suoi amici: «Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (Mt 12,40).

Il racconto della Passione inizia in un orto, con la cattura di Gesù, e “finisce in un orto. Introduzione ed epilogo costituiscono dunque un’inclusione all’interno della quale si svolge tutto il dramma.
In quest’epilogo è già suggerito un presentimento del mattino di Pasqua. Si rimane colpiti da due cose: anzitutto la menzione esplicita della preparazione della Pasqua; poi l’incredibile quantità di unguenti e di aromi portati per imbalsamare il corpo di Gesù. Quest’ultimo punto deve in particolar modo suscitare l’impressione di esequie regali, un clima di splendore. Che Gesù sia sepolto con sfarzo regale non è un’illusione di grandezza, ma un segno della sua vittoria: Giovanni prolunga fino al momento della sepoltura il tema della regalità di Cristo che domina tutto il racconto della passione. Il racconto termina non solo con l’indicazione del luogo del seppellimento, ma con l’evocazione del giorno della preparazione della festa, quella in cui avverrà la risurrezione” (Ignace de la Potterie, La Passione di Gesù).

Gesù Cristo fu sepolto - Catechismo della Chiesa Cattolica 624: «Per la grazia di Dio, egli» ha provato «la morte a vantaggio di tutti» (Eb 2,9). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha disposto che il Figlio suo non solamente morisse « per i nostri peccati » (1Cor 15,3), ma anche « provasse la morte », ossia conoscesse lo stato di morte, lo stato di separazione tra la sua anima e il suo corpo per il tempo compreso tra il momento in cui egli è spirato sulla croce e il momento in cui è risuscitato. Questo stato di Cristo morto è il mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. È il mistero del Sabato Santo in cui Cristo deposto nel sepolcro manifesta il grande riposo sabbatico di Dio dopo il compimento della salvezza degli uomini che mette in pace l’universo intero. 

Benedetto XVI (Meditazione, 2 maggio 2010): Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme... Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”. Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità. E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza.

Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 38 Dopo questi fatti; dopo i rilievi dell’evangelista sul colpo di lancia, si riprende il filo della narrazione. L’espressione μετά ταῦτα (dopo questi fatti; dopo ciò) è abituale in Giovanni e serve a introdurre una nuova sezione. Giuseppe di Arimatea; per le notizie su questo personaggio si veda il commento a Mt., 27,57; Mc., 15,43; Lc., 23,50. Ma in segreto per timore dei giudei; Marco e Luca dicono che Giuseppe era membro del sinedrio e uomo pio; Giovanni e Matteo lo presentano come un discepolo di Gesù; Giovanni tuttavia precisa ulteriormente che questo discepolo si teneva segreto per timore dei giudei (cf. 12,42). Queste notizie frammentarie fanno meglio capire l’iniziativa presa da Giuseppe. Come discepolo egli mostra venerazione e interessamento per la salma del Maestro; come membro del sinedrio può presentarsi a Pilato per chiedere la rimozione del corpo di Cristo. E Pilato glielo permise; il permesso gli fu facilmente accordato, poiché secondo gli usi romani il corpo dei condannati doveva essere rilasciato a coloro che lo richiedevano. Si può pensare che Giuseppe di Arimatea avesse richiesto la salma di Gesù quando la deputazione del sinedrio si recò da Pilato per pregarlo di accelerare la morte dei crocifissi per rimuoverle i cadaveri. Essi quindi vennero e rimossero il corpo di Gesù; preferiamo questa lettura (verbi al plurale), attestata da alcuni codici, all’altra comunemente accolta: «Egli quindi venne e rimosse...»; la lettura del plurale è la lectio difficilior. Questa premura è determinata dal desiderio di osservare la legge sulla sepoltura dei cadaveri dei giustiziati (cf. vers. 31) e di togliere l’occasione di far contrarre impurità legali.
versetto 39 Nicodemo, quello che in precedenza era andato da Gesù di notte; il personaggio è già noto al lettore (cf.Giov., 3,1ss.; 7,50); Giuseppe è aiutato da Nicodemo, un altro discepolo che si teneva occulto come lui; anche Nicodemo era membro del sinedrio. Una mistura di mirra e di aloe; siccome il tempo urgeva, poiché al tramonto incominciava il giorno di Pasqua, Nicodemo provvede a procurare gli aromi necessari per la sepoltura. La mirra è una resina o gomma aromatica, l’aloe è un legno odorifero che si riduceva in polvere; questa polvere veniva mescolata con la mirra e la miscela veniva sparsa sulle bende e sulla tavola funeraria. Gli aromi non erano usati per mummificare il cadavere, né impedirne la putrefazione, ma per vincere il cattivo odore della decomposizione della salma. La mirra e l’aloe sono ricordati dalla Bibbia in forma abbinata (cf. Salmo 45 [44], 8; Proverbi, 7,17; Cantico, 4,14). Circa cento libbre; la quantità è rilevante, poiché il peso indicato corrisponde a kg. 37,700. La salma di Cristo fu quindi cosparsa con abbondante quantità di aromi.
versetto 40 Essi presero il corpo di Gesù; al vers. 39 si accenna alla rimozione della salma dalla croce; qui invece si parla del trattamento funerario di essa. Lo avvolsero in bende; cf. Giov., 11,44. Del trattamento della salma di Cristo si ricorda soltanto che essa fu avvolta in bende. Evidentemente il cadavere ricoperto di sangue fu lavato, fu avvolto in un bianco lenzuolo (cf. Mt., 27,59) e fasciato con bende, come si faceva abitualmente (secondo l’uso dei giudei per le sepolture). Nulla del testo fa capire che tale trattamento fu soltanto un trattamento provvisorio della salma di Gesù; il racconto lascia soltanto intravvedere che si procedette con premura, perché il tempo stringeva (cf. vers. 42).
versetto 41 Essi presero il corpo di Gesù; al vers. 39 si accenna alla rimozione della salma dalla croce; qui invece si parla del trattamento funerario di essa. Lo avvolsero in bende; cf. Giov., 11,44. Del trattamento della salma di Cristo si ricorda soltanto che essa fu avvolta in bende. Evidentemente il cadavere ricoperto di sangue fu lavato, fu avvolto in un bianco lenzuolo (cf. Mt., 27,59) e fasciato con bende, come si faceva abitualmente (secondo luso dei giudei per le sepolture). Nulla del testo fa capire che tale trattamento fu soltanto un trattamento provvisorio della salma di Gesù; il racconto lascia soltanto intravvedere che si procedette con premura, perché il tempo stringeva (cf. vers. 42).

La sepoltura di Cristo conferma della sua risurrezione - Catechismo Tridentino (Articolo IV n.60): Confessando a parte che egli fu sepolto, non dobbiamo credere che sia questa un’altra parte dell’articolo, con qualche speciale difficoltà, oltre quelle già analizzate a proposito della morte. Se crediamo che Gesù Cristo morì, non ci sarà difficile anche ritenere che fu sepolto. La parola è stata aggiunta per due ragioni: primo, per evitare ogni dubbio intorno alla sua morte, costituendo la prova della sepoltura il più evidente argomento della morte; in secondo luogo, perché riceva maggior luce e conferma il miracolo della risurrezione. Quella parola pero non vuoi dire solamente che il corpo di Gesù Cristo fu sepolto. Principalmente con essa viene proposto di credere che Dio propriamente è stato sepolto, con la stessa validità con cui, in base alla formula della fede cattolica, diciamo con verità che Dio è morto, e che è nato da una vergine. Infatti, mai essendosi la divinità separata dal corpo, ed essendo stato questo chiuso nel sepolcro, è evidente che possiamo giustamente affermare che Dio è stato sepolto.
Intorno al genere e al luogo della sepoltura, il Parroco potrà limitarsi a riferire quanto narrano gli evangelisti (Mt 27,58-60; Mc 15,46; Lc 23,53; Gv 19,38). Ma due circostanze dovranno essere poste in luce. Primo, che nel sepolcro il corpo di Gesù Cristo non fu affatto soggetto a corruzione, conforme al vaticinio del Profeta: Non permetterai, o Signore, che il tuo Santo conosca corruzione (Sal 15,10; Atti 2,31). Secondo, (e ciò riguarda tutte le parti dell’articolo) che la sepoltura, come la passione e la morte vanno strettamente attribuite a Gesù Cristo quale uomo, non già quale Dio. Solo la natura umana infatti è suscettibile di patimenti e di morte; ma noi riferiamo tutto ciò anche a Dio, solo perché possiamo affermarlo di una Persona, che era nel medesimo tempo perfetto Dio e perfetto uomo.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.”  (Gv 1 9,30).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo:

Card. Angelo Comastri

O Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della Croce:
anch’io l’ho costruita con i miei peccati!
La tua bontà, che non si difende
e si lascia crocifiggere, è un mistero
che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, tu sei venuto nel mondo per me,
per cercarmi,
per portarmi l’abbraccio del Padre.
Tu sei il volto della bontà
e della misericordia:
per questo vuoi salvarmi!
Dentro di me ci sono le tenebre:
vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c’è tanto egoismo:
vieni con la tua sconfinata carità.
Dentro di me c’è rancore e malignità:
vieni con la tua mitezza e
la tua umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io:
il figlio prodigo che deve tornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime
per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con te e la gioia in te. Amen.