5 Marzo 2019

Martedì VIII Settimana del Tempo Ordinario


Oggi Gesù ci dice: “Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.” (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Marco 10,28-31: Pietro ha lasciato tutto e adesso vuole sapere cosa gli toccherà come compenso. Gesù rispondendo - in verità vi dico - si impegna solennemente nelle sue parole. La ricompensa, solo per coloro che lasciano tutto per il Vangelo, è già donata al presente. Quindi, il centuplo promesso non è solo per la vita futura. È già per adesso. La nuova famiglia è la Chiesa dove i discepoli del Cristo si trovano uniti da un mutuo aiuto e dalla carità. A questi beni si assommano le persecuzioni.
Non verranno mai meno i beni e non cesseranno le ostilità: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Soltanto nel futuro sarà donata la vita eterna. È solo a questo punto che Gesù risponde al giovane ricco. È il percorso tracciato per ogni discepolo che vuole avere la vita eterna. Altre strade, o peggio ancora scorciatoie, non esistono. Ancora una volta nel messaggio evangelico si impone la radicalità.

Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Marco, seguito in ciò da Luca, ci ha conservato la risposta del Salvatore in una forma chiara e distinta. Per causa mia e per quella del vangelo; il Maestro pone in particolare rilievo la sua persona ed il vangelo. Luca ha invece: «per causa del regno di Dio», poiché dà all’espressione un senso più universale, che abbraccia tutti i seguaci di Cristo. Marco predilige la formula: «a causa del vangelo», che ricorre otto volte nel suo scritto, mentre Matteo l’usa soltanto quattro volte e Luca mai. L’evangelista distingue chiaramente tra: in questo tempo e nell’èra futura. La ricompensa consiste nel promettere ai discepoli il centuplo in questa vita; evidentemente l’espressione non va presa in senso quantitativo o matematico, ma in quello qualitativo e spirituale. Il Salvatore non fa una transazione commerciale tra ciò che si dà e ciò che si deve avere. Chi entra nella società di Cristo gode di tutto quello che hanno portato con sé coloro che già vi appartengono. Nel regno di Dio, cioè nella Chiesa, che è la società dei credenti vi è una comunicazione di beni e di aiuti. Il seguace di Cristo è sicuro di trovare nella Chiesa il regno della carità per cui quello che hanno gli altri può essere considerato come proprio. Nella Chiesa primitiva questo era un fatto assai frequente e visibile perché le comunità cristiane erano ristrette ed i suoi membri, vivendo in centri pagani o ebraici, si sentivano molto più vicini e solidali. Gli Atti (2,4; 4,2) ricordano che molti cristiani mettevano i propri beni in comune; testimonianze antiche elogiano la carità che regnava nei seguaci della nuova religione predicata da Cristo. Le parole del Maestro accentuano l’aspetto spirituale della ricompensa; esse quindi vanno considerate e spiegate in questa prospettiva. Si osservino due fatti: Cristo non promette come ricompensa delle mogli, eppure parla di fratelli, sorelle, madri e figli, né una vita umanamente tranquilla e beata. Il seguace di Cristo non avrà il centuplo in mogli, perché il termine non si presta per una prospettiva spirituale (Luca nel passo parallelo accenna alla moglie abbandonata a causa del regno di Dio, cf. Lc., 18, 9), né vivrà pacifico e beato perché dovrà sostenere delle persecuzioni. L’allusione alle persecuzioni (insieme con persecuzioni) indica chiaramente che il discepolo subirà nell’esistenza terrena delle prove nelle quali dovrà mostrare il suo spirito evangelico.
Questa promessa quindi non prospetta una felicità terrena, né l’instaurazione di un regno beato, quasi nuovo paradiso terrestre, come pensavano i Millenaristi.

In verità io vi dico: non cè nessuno che abbia lasciato - Enzo Bianchi (Evangelo secondo Marco, 177 Ed. Qiqajon): “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o figli o campi a causa mia e a causa dell’Evangelo che non riceva il centuplo adesso in questo tempo in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi insieme alle persecuzioni e la vita eterna nel secolo futuro.”. Non è un semplice annuncio ma anche un impegno del Kyrios nei confronti dei suoi discepoli e servi. Ciò che colpisce in questa promessa è innanzi tutto il dipendere della salvezza da una adesione, un coinvolgimento con la persona di Gesù: “a causa mia”. Nessun uomo di Dio, nessun profeta dell’A.T. e del NT. ha fatto dipendere la salvezza da un legame personale, Gesù invece sì e lo dichiara con forza, avendo piena coscienza della sua qualità e della sua missione. Qui va detto chiaramente: o Gesù davvero era il Messia, il Figlio di Dio oppure era un pazzo, un presuntuoso arrogante! Nessun uomo può, se è in senno, pensare che un altro determini la propria vita in base a lui e che da questo dipenda la salvezza, la vita eterna, l’entrata nel Regno. Gesù invece pretende questo a causa sua e dell’Evangelo, intimamente associato a lui, perché egli è araldo della buona novella, ma anche contenuto di essa. Gesù dice che chi ha lasciato la casa - cioè la patria, la propria terra -, chi ha lasciato le sorelle, i fratelli, la madre e il padre - cioè la famiglia, lo spazio dei vincoli di sangue - , chi la lasciato figli abbandonando la prospettiva del matrimonio, chi ha lasciato i campi quali segno del mestiere e della professione per essere coinvolto nella sua storia e per le esigenze dell’Evangelo, costui otterrà fin da ora il centuplo di tutto questo. Per alcuni discepoli questa lista di abbandoni e rinunce non è stata una eventualità ma un fatto che è diventato la loro situazione concreta, visibile e quotidiana: costoro però non conoscono solo l’aspetto negativo di questo lasciare tutto ma anche l’aspetto positivo della fecondità dell’amore cristiano, della moltiplicazione dei legami di fraternità, dell’abbondanza di paternità e maternità che procedono in terra da Dio (cfr. Ef 3,14- 15), della gioia di essere al servizio pieno del Signore attendendo solo a lui.

... insieme a persecuzioni - Raymond Deville: a) La persecuzione degli amici di Dio non è che un aspetto della guerra secolare che oppone Satana e le potenze del male a Dio ed ai suoi servi, e che si risolverà con lo schiacciamento del serpente. Dallapparizione del peccato (Gen 3) fino alla lotte finali descritte nellApocalisse, il dragone «perseguita» la donna e la sua discendenza (Apoc 12; cfr. 17; 19). Questa lotta si estende a tutta la storia, ma si amplifica sempre più a mano a mano che il tempo avanza. Raggiunge il vertice al momento della passione di Gesù, che è nello stesso tempo lora del principe delle tenebre e l’ora di Gesù, lora della sua morte e lora della sua glorificazione (Lc 22,53; Gv 12,23; 17,1). Nella Chiesa, le persecuzioni sono il segno e la condizione della vittoria definitiva di Cristo e dei suoi. A questo titolo hanno un significato escatologico, perché sono un prodromo del giudizio (1Pt 4,17ss) e della instaurazione completa del regno. Legati alla «grande tribolazione» (Mc 13,9-13.14-20), esse preludono alla fine del mondo e condizionano la nascita di una nuova era (Apoc 7,13-17).
b) Se i perseguitati rimasti fedeli nella prova (Apoc 7,14) sono fin dora vincitori e «sovrabbondano di gioia», la loro sorte gloriosa non deve far dimenticare laspetto tragico del castigo dei persecutori. Lira di Dio, che si rivela fin d'ora nei confronti dei peccatori (Rom 1, 18), alla fine dei tempi cadrà su coloro che si saranno induriti, specialmente sui persecutori (1Tess 2,16; 2Tess 1,5-8; Apoc 6,9ss; 11,17s; 16,5s; 19,2). La loro sorte era già annunziata nella fine tragica di Antioco Epifane (2Mac 9; Dan 7,11; 8,25; 11,45) che quella  Dan 7,11; 8,25; 11,45) che quella di Erode Agrippa ripete (Atti 12, 21ss). Questo nesso delle persecuzioni con il castigo escatologico è sottolineato nelle parabole dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-46 par.) e del banchetto nuziale (22,1-14). Lultimo delitto dei vignaioli ed i cattivi trattamenti subiti dagli ultimi servi costituiscono lanello finale di una serie di oltraggi e scatenano l'ira del padrone o del re. «Poiché hanno versato sangue dei santi, sangue ha dato loro da bere; ne sono meritevoli» (Apoc. 16,6; 19,2).

... e la vita eterna nel tempo che verrà - Jean Radermakers: La reazione di Pietro permetterà a Gesù di approfondire ulteriormente questo punto: la vita eterna è una grazia; non cè dunque bisogno di «fare» delle cose straordinarie ma di «ricevere» e accettare tutto ciò che viene dato. Pietro suppone che il problema sia ormai risolto per il gruppo dei discepoli: non hanno forse accettato le rinunce necessarie per seguire il Cristo? Le sue parole esprimono una presa di coscienza che costituisce un nuovo inizio (érxato léghein: 10,28; cf. 4,1; 8,31.32; 10,32,41), una comprensione più profonda della rinuncia accettata teoricamente nella risposta alla prima vocazione (1,16-20), anche se questa rinuncia non ha ancora stabilito una rottura definitiva col loro ambiente familiare e professionale, come dimostrano la visita di Simone alla suocera (1,29) e il continuo uso di una barca da parte dei discepoli (3,9; 4,1.36). Matteo insiste sulla ricompensa della loro decisione, che Gesù sviluppa nella promessa di associarli al giudizio escatologico delle dodici tribù dIsraele (Mt 19,27-28). Marco preferisce sottolineare la situazione concreta in cui li pone la chiamata di Gesù, confrontando ciò che hanno lasciato col centuplo che riceveranno, «ora, fin da questo momento» (10,30), «con persecuzioni», che sono il test di fedeltà alla cf. 4,7). Perciò aggiunge, come aveva fatto citando il loghion sul senso della vita umana: «a causa di me e del lieto annunzio» (10,29; cf. 8,35); poiché limpegno nei confronti del vangelo è lunica via che permetta di ricevere la vita eterna nel mondo futuro.
In tal modo Gesù si dimostra daccordo con Pietro, che scopre la gioia della rinuncia, nel centuplo che riceve come promessa di vita eterna. Situate in questo contesto, le persecuzioni non sono più lostacolo che lo faceva recalcitrare in occasione del primo «annunzio» della passione (8,32). In questo pegno gratuitamente offerto egli scorge in anticipo la potenza trasformante della risurrezione, che finora aveva omesso di considerare.

La verginità per il Regno - Catechismo della Chiesa Cattolica 1618: Cristo è il centro di ogni vita cristiana. Il legame con lui occupa il primo posto rispetto a tutti gli altri legami, familiari o sociali. Fin dall'inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per seguire “lAgnello dovunque vada” (Ap 14,4), per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli, per andare incontro allo Sposo che viene. Cristo stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il modello: «Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19,12).
1619: La verginità per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dellattesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa.
1821: Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano [Rm 8,28-30] e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare “sino alla fine” e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che «tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo: «Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né lora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve. Pensa che quanto più lotterai, tanto più proverai lamore che hai per il tuo Dio e tanto più un giorno godrai con il tuo Diletto, in una felicità ed in unestasi che mai potranno aver fine».

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo...