4 Febbraio 2019

Lunedì IV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!» (Vangelo).


Vangelo - Dal vangelo secondo Marco 5,1-20: L’intento dell’evangelista Marco nel raccontare la liberazione dell’uomo posseduto da uno spirito impuro è quello di dimostrare la potenza straordinaria di Gesù persino dinanzi all’inferno: la Legione, all’ordine imperioso di Gesù, il Figlio del Dio Altissimo, deve arrendersi e abbandonare precipitosamente il campo. Il racconto della liberazione dell’uomo posseduto dalla Legione mette in risalto anche la missione di Gesù: “Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo” (1Gv 3,8). La violenza incontrollata dello spirito impuro, il suo dominio dispotico sull’uomo stanno a caratterizzare la forza demoniaca come potenza di morte e di distruzione disgregatrice della dignità e libertà umana. Ma se la forza di Satana è grandiosa, spettacolare, non è invincibile: infatti, noi “crediamo che Gesù ha vinto definitivamente Satana e ci ha sottratti così alla paura nei suoi confronti”; però, se “in Gesù è avvenuta la sconfitta del maligno, la sua vittoria tuttavia dev’essere liberamente accettata da ciascuno di noi, finché il male non sia completamente eliminato. La lotta contro il male richiede quindi impegno e continua vigilanza. La liberazione definitiva è intravista solo in una prospettiva escatologica (cfr. Ap 21,4). Al di là delle nostre fatiche e degli stessi nostri fallimenti rimane questa consolante parola di Cristo: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33).” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 18 agosto 1999).

Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? - Adalberto Sisti (Marco): Che c’è fra me e te ... -  Figlio del Dio  Altissimo: la confessione degli indemoniati è sostanzialmente sempre la medesima nei riguardi di Gesù, proclamato Figlio di Dio (1,24; 3,l1). Qui è aggiunto Altissimo in conformità all’uso pagano, attestato molte volte nella Bibbia (cf Gn 14,18ss; Is 14,14; Dn 3,26; At 16,17). Tuttavia non sembra che Gesù venga identificato con Dio stesso, giacché subito dopo è scongiurato in suo nome. Non mi tormentare: la richiesta rivela uno stato di disagio da parte del demonio, il quale si vede costretto a subire lo smacco di essere allontanato prima del tempo (Mt 8,1,9) dall’uomo da lui dominato, perdendo così parte del suo potere. Secondo alcuni libri apocrifi i demoni avrebbero il potere di dominare a loro piacimento sugli uomini fino al giorno del giudizio, quando saranno ricacciati definitivamente nell’inferno (Henoch, 15 -16; cf Ap 20,10).

Gesù è venuto a liberare l’uomo e a scacciare «il principe di questo mondo» che lo teneva schiavo: Gaudium et spes 13: L’uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione. Così l’uomo si trova diviso in se stesso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori «il principe di questo mondo» (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato. Il peccato è, del resto, una diminuzione per l’uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l’esperienza.

C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo - Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Gerasa era popolata in massima parte da pagani, come si desume dalla presenza di un così numeroso branco di porci, appartenenti senza dubbio a più padroni. Ai Giudei era infatti proibito l’allevamento di questi animali, come pure  mangiarne la carne (Lv 11,7).
Il miracolo evidenzia, una volta ancora, la realtà del diavolo e la sua influenza nella  vita degli uomini: il demonio può nuocere - se Dio lo consente - non solamente agli uomini, ma anche agli animali. Quando il Signore autorizza gli spiriti immondi a entrare nei porci, appare in piena luce tutta la loro malizia: reputano un gran dolore non poter fare del male agli uomini e, pertanto, pregano Gesù di poter almeno recare danno agli animali. Cristo concede il permesso per dimostrare che i demòni s’impadronirebbero degli uomini con la stessa violenza e con i medesimi effetti palesati allorché s’impossessarono dei porci, qualora Dio non li trattenesse.
È ovvio che l’intento di Gesù non fu quello di punire i padroni dei porci con la perdita del branco, poiché i proprietari delle bestie, essendo pagani, non erano tenuti ai precetti della Legge giudaica. Piuttosto, la morte dei porci è il segno tangibile che il demonio era uscito da quell’uomo.
Gesù permise la perdita di taluni beni materiali perché essi erano incomparabilmente inferiori al bene spirituale che la guarigione arrecava all’indemoniato.

Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati - Jean Radermakers: Con questo versetto (5,2), raggiungiamo la vetta del racconto. Già il lebbroso ebreo, purificato dal Maestro, era stato invitato, non a seguirlo, ma a mostrarsi al sacerdote; e se ne era andato « a proclamare molto» (keryssein polla) e «a divulgare la parola» (diaphemizein ton logon: 1,45). Ecco che nella Decapoli viene concesso di «proclamare» (keryssein) a un pagano, senza tuttavia penetrare la profondità di questa «proclamazione», poiché sulla sua bocca «tutto ciò che il Signore ha fatto per te» (v. 19) diventa « tutto ciò che Gesù aveva fatto per lui» (v. 20). L’azione trasformatrice del Signore è passata attraverso la mediazione di Gesù. Se non può ancora annunziare l’essenza del vangelo, può tuttavia preparare gli altri ad ascoltarlo (l’allusione alla Decapoli tornerà in 7,31).
È responsabile nel suo ambiente di ciò che gli è accaduto in parabole: ciò che ha sperimentato nel segreto della sua vita deve pervenire a una manifestazione (4,22). Le reazioni della gente lasciano supporre che questo scopo venga raggiunto: essi, che prima avevano paura alla vista dell’indemoniato liberato (5,15), ora si stupiscono (5,20), nella perplessità di una fede ancora in cerca di se stessa. Questo è l’«inizio» (erxato) del lieto annunzio di Gesù in terra pagana

Catechismo Tridentino (Parte Quarta - L’Orazione - Sesta Domanda): 410 I Parroci espongano al popolo le battaglie e i pericoli nei quali continuamente incorriamo, per tutto il tempo che l’anima si trova in questo corpo mortale: da ogni parte ci assalgono la carne, il mondo e Satana. Chi è che non abbia sperimentato, a suo danno, quanto possano in noi l’ira e le passioni? Chi non s’è sentito pungere dai loro stimoli, e non senta i loro aculei? Chi non si sente ardere del loro fuoco anche se soffocato? E tanto ne sono vari i colpi, e cosi divisi gli assalti, che molto difficile riesce non ricevere qualche grave ferita. Oltre a questi nemici che risiedono e vivono in noi, ve ne sono altri acerrimi, dei quali sta scritto: Non contro la carne e il sangue abbiamo da combattere, ma contro i principi e le potenze, contro i rettori di queste tenebre del mondo, contro gli spiriti maligni dell’aria (Ep 6,12).
411. Potenza dei demoni - Si aggiungono infatti alle lotte intime gli assalti esterni, gli urti dei demoni che ci assalgono apertamente, oppure penetrano nell’anima inavvertitamente, sicché a mala pena ci possiamo guardare da essi. E principi li chiama l’Apostolo, per l’eccellenza della loro natura, eccellendo essi per natura sugli uomini e su tutte le cose create che cadono sotto i sensi; li chiama potenze, perché superano gli uomini oltreché per la loro natura, anche per la forza; li nomina anche rettori delle tenebre del mondo, poiché essi reggono non il mondo della luce, cioè i buoni e i pii, ma il mondo oscuro e tenebroso, ossia quelli che, resi ciechi dalla sordidezza di una vita piena di disordini e di delitti, e dalle tenebre, amano lasciarsi guidare dall’angelo delle tenebre. Infine l’Apostolo chiama i demoni geni del male, poiché c’è il male dello spirito come c’è quello della carne. La cattiveria, o malizia carnale, attizza il desiderio alla lussuria, e ai piaceri dei sensi. Malizia spirituale, invece, sono i cattivi desideri, le cupidigie prave che hanno attinenza con la parte superiore dell’anima: e riescono tanto più vergognose delle altre, quanto la mente e la ragione sono più nobili ed alte. E poiché la malizia di Satana mira in modo speciale a privarci della celeste eredità, l’Apostolo aggiunge: nell’aria. Da ciò si può arguire che grandi sono le forze dei nemici, invitto l’animo, feroce e infinito l’odio loro verso di noi; eternamente essi ci fanno guerra, sicché nessuna pace può darsi con loro, e nessuna tregua. Quanta audacia abbiano, lo dice nel Profeta la voce stessa di Satana: Io salirò al cielo (Is 19,13)). Egli ha assalito i progenitori nel paradiso, aggredito i profeti, cercato di afferrare gli Apostoli, per vagliarli come il grano, come dice il Signore nel Vangelo Lc 22,31); e non ebbe ritegno nemmeno dinanzi a Cristo Signore.
La sua insaziabile cupidità e l’immensa sua ingegnosità sono espresse da san Pietro con le parole: Il diavolo, vostro avversario, vi gira intorno quale leone ruggente, cercando chi divorare (1Pt 5,8).
Né Satana è solo a tentare gli uomini; ma a volte i demoni riuniti fanno impeto contro ciascuno di noi, come confesso il demonio a Cristo Signore, che lo interrogava sul suo nome, rispondendo:Il mio nome è legione. Era cioè una moltitudine di demoni che lacerava quel disgraziato. Di un altro troviamo scritto: Prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, e rientrano in lui (Mt 12,45).

Jacques Hervieux (Vangelo di Marco): È interessante scoprire che cosa ha spinto Marco a narrare una così lunga e singolare storia. La sua prima preoccupazione è stata senza dubbio quella di mostrare la forza salvifica di Gesù che si estende al mondo pagano. La Chiesa di Roma che vive nel cuore stesso di questo mondo poteva rendersi conto che l’evangelizzazione del mondo pagano ha avuto la sua sorgente in Gesù stesso. Egli ha tracciato la via alla missione presso i pagani; i discepoli, e i cristiani dietro di loro, non devono temere tutto ciò che si oppone alla penetrazione del vangelo.
Si incontrano naturalmente ostacoli temibili: ma Gesù non ha rifiutato di affrontare la tempesta (4,35-41) che raffigurava già la lotta contro le forze coalizzate del male e della morte; egli ha condotto i suoi amici sul terreno stesso di queste potenze ribelli. Con la guarigione e l’invio in missione dell’indemoniato di Gerasa, ha ampiamente dimostrato la sua vittoria sul «paganesimo»: la salvezza di questi uomini che giacciono nelle tenebre del male e della morte. Evidentemente l’episodio, di cui alcuni particolari sono decisamente arcaici, è stato riletto alla luce della passione e risurrezione di Gesù, il suo trionfo decisivo sul «mistero» del male.
Un altro punto interessante del racconto, riferito alla sua redazione, riguarda il segreto messianico. Qui, come nel caso degli altri esorcismi, si vedono gli spiriti immondi dotati di perspicacia soprannaturale. Sulla loro bocca - e solo sulla loro, non su quella degli esseri umani - si incontra una perfetta professione di fede sull’identità e sulla missione di Gesù: egli è davvero il messia che viene a mettere fine al regno di Satana (cfr. vv. 23-24). Con queste rivelazioni larvate, paragonabili a quelle di un suggeritore in teatro, Marco invita il suo lettore a proseguire la ricerca sulla domanda fondamentale del suo scritto: chi dunque è Gesù?
In proposito, l’evangelista tiene il lettore in sospeso. Quest’ultimo non deve confessare troppo presto la messianità di Gesù, e ancor meno la sua divinità: occorre anzitutto che i titoli di «Cristo» e di «Figlio di Dio» siano liberati dalla loro ambiguità grazie alla passione di Gesù. Ciò spiega in parte il silenzio assoluto dei discepoli di Gesù nel presente episodio: essenziale è proseguire pazientemente la lettura.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Catechismo Tridentino: Non contro la carne e il sangue abbiamo da combattere, ma contro i principi e le potenze, contro i rettori di queste tenebre del mondo, contro gli spiriti maligni dell’aria.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te...