26 Gennaio 2019


SABATO II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO


Oggi Gesù ci dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.» (Vangelo).

Vangelo: Dal vangelo secondo Lc 10,1-9: Gesù è venuto a portare la pace destinandola a tutti gli uomini. Lo fa intendere anche il numero dei missionari inviati ad annunciare la Parola: settantadue erano, secondo i Giudei, i popoli della terra e presumibilmente l’evangelista Luca vuol prefigurare la missione universale. La missione ha le note della massima sollecitudine svolgendosi «sotto il segno di un’urgenza escatologica: si deve annunziare che il Regno è vicino; non è consentito attardarsi per via negli interminabili saluti caratteristici degli Orientali. È scoccata ormai l’ora della mietitura: tradizionale immagine del “Giorno di Jahvé”, l’intervento definitivo di Dio, salvifico e giudiziale al tempo stesso» (Don Vittorio Fusco).

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi - Dopo la missione dei Dodici (Cf. Lc 9,3-5), Gesù manda settantadue discepoli ad annunziare il regno di Dio che è già vicino.
Il numero dei discepoli forse è intenzionale. Gen 10, nella versione dei Settanta, elenca settantadue nazioni, se Luca si attiene a questo dato il numero dei discepoli inviati vuole indicare l’universalità della missione: la salvezza supera gli angusti confini d’Israele per raggiungere tutti gli uomini. Sono mandati a due a due perché, per la legge mosaica, sono necessari due testimoni per attestare la veridicità di un avvenimento (Cf. Dt 19,15).
I settantadue discepoli sono mandati davanti a Gesù (Lc 9,52), quindi come precursori, e il Regno di Dio che essi annunziano è in relazione con la persona di Gesù.
La missione già si presenta ardua in quanto le forze sono impari: «vi mando come agnelli in mezzo a lupi». I discepoli si trovano come pecore tra i denti affilati dei lupi. E i lupi quando azzanna­ no scarnificano la preda. Una missione tutta in salita. La persecuzione sarà sempre in agguato (Cf. Lc 6,22-23).
Gli inviati avranno in eredità il destino di Colui che li manda nel mondo: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non è una probabilità, è pura certezza: «Vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio» (Gv 16,2). Gli inviati dalla loro parte avranno soltanto lo Spirito Santo: «Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire: perche lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12,11-12)».
Il loro sangue non sarà sparso invano, testimonierà contro i carnefici, cosicché ricadrà su di essi «tutto il sangue innocente versato sulla terra, dal sangue di Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare» (Mt 23,35).
Gesù esige, data l’urgenza della missione, la massima povertà e anche essenzialità nelle relazioni: non bisogna perdersi in chiacchiere inutili.
Gesù poi tratteggia il bon ton del missionario. Innanzi tutto egli è un uomo di pace: è colui che porta la pace che per un israelita è la pienezza dei doni divini. Non bisogna vagabondare di casa in casa e di buon grado mangiare quello che sarà messo dinanzi. Una regola d’oro con la quale viene abrogata la distinzione mosaica tra cibi puri e impuri (Cf. Mc 7,19). Ridonare la salute agli infermi entra nell’opera missionaria: con essa si attesta il potere affidato agli inviati. Gesù è sempre presente e continua a insegnare e a guarire (Cf. Mc 16,20). 

Andate, ecco io vi mando... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): In mezzo ai lupi; la breve dichiarazione, che in Matteo ricorre al termine del discorso e segna il passaggio alla pericope seguente, nel contesto di Luca appare come un elemento isolato, perché non si limita alla circostanza concreta dell’invio dei discepoli, ma si apre ad una visuale più vasta; l’espressione infatti considera le difficoltà che s’incontrano in ogni tempo nell’esercizio dell’attività missionaria. Il lavoro di mietitura non sarà gioioso, né leggero, ma dovrà superare degli ostacoli, delle prevenzioni, dell’odio e dei pericoli. L’immagine rimane vaga, perciò sfugge ad ulteriori precisazioni.
Non portate borsa, né bisaccia, né calzature; la borsa serve per il denaro e la bisaccia per il viatico. L’elenco degli oggetti che non bisogna avere con sé è più ristretto di quello segnalato nel testo parallelo dello stesso Luca (cf. Lc., 9,3) e degli altri due Sinottici. Per via non salutate nessuno; particolare proprio del terzo evangelista; egli integra l’elenco con un tratto suggeritogli forse dal racconto di 2Re, 4,29, tratto che illustra bene il pensiero del Maestro. I missionari non devono esser distratti dalla propria attività da nessuna cosa estranea, anche se questa può essere utile per quelli che non hanno un compito urgente come il loro. Il saluto in oriente, essendo molto cerimonioso, richiedeva un indugio nel viaggio; per questo motivo va evitato dal missionario; evidentemente si tratta di una immagine.
Nella casa nella quale voi entrate...; nei verss. 5-12 sono impartiti dei consigli opportuni per illuminare il discepolo sulle varie situazioni in cui verrà a trovarsi nell’esercizio della sua opera evangelizzatrice. Nella parte centrale di questo discorso missionario si tratta della condotta che l’apostolo dovrà tenere nelle case che lo accolgono (verss. 5-7), nelle città che egli visita (verss. 8-9) ed in quelle infine che lo rigettano (verss. 10-12). Pace a questa casa! È la forma del saluto presso gli Ebrei; questo saluto non rappresenta una semplice formula di cortesia, ma è una parola piena di efficacia e latrice di ogni bene (pace - in ebraico: shalom - indica per il semita il complesso dei beni).

Pace a questa casa - Carlo Ghidelli (Luca): 4b-8 non salutate ... : il messaggio da portare è urgente (cfr 2Re 4,29): non c’è dunque tempo da perdere nei convenevoli che, secondo il galateo orientale, sarebbero interminabili. Gesù però suggerisce un nuovo saluto, carico di un significato nuovo: Pace a questa casa! Non siamo di fronte ad un comune shalom che ancora oggi si scambiano, salutandosi, gli ebrei, ma piuttosto di fronte ad un dono, ad una realtà capace di andare e ritornare. In questo saluto sta nascosta la potenza salvifica di colui che ha scelto e mandato il messaggero, è presente una benedizione apportatrice di beni. «Quel shalom, quel saluto non è che il segno del regno di Dio. È il segno della potenza, della forza di questo regno. È il segno della vita, della novità, del rinnovamento di vita che il regno di Dio porta all’umanità... Cosi Le fa della pace un oggetto della missione» (J. Comblin). - l’operaio ha diritto alla sua ricompensa: Gesù fa una affermazione alla quale si riferirà più tardi anche Paolo, facendone una regola della missione, anche se lui personalmente preferirà non applicarla (cfr 1Cor 9,14-18; 2Cor 11,7-11; 1Tm 5,18).
9-11 Il regno di Dio è vicino: in tutto il vangelo di Luca questa espressione ricorre solo qui. Essa esprime non una vicinanza locale o una imminenza cronologica, ma una apertura di Dio alla salvezza di chi crede e, corrispondentemente, una apertura di chi accoglie il messaggio alla salvezza come dono di Dio. Viene qui espresso l’oggetto della missione dei discepoli, che consiste non solo in parole ma anche in opere (cfr 9,6), nella duplice diakonia della evangelizzazione e delle guarigioni (come ha fatto Gesù e come faranno gli apostoli dopo Pentecoste).

La pace - La riflessione biblica - Gianni Colzani: Un modo del tutto originale di considerare la pace è presente nella Bibbia. Le Scritture nominano la pace con il vocabolo ebraico shalom, un termine costruito su una radice che significa da una parte essere intatti, essere integri, dall’altra rendere a ciascuno il giusto: la pace è l’atto che restituisce le persone alla loro pienezza, alla loro totale armonia. Diversamente dalla classicità greco-latina in cui la pace è il patto che garantisce la sospensione della belligeranza, considerata lo stato permanente dell’umanità, la pace biblica è benessere, vita, giustizia, salvezza. Dono di Dio, la pace non può essere confusa con un’apparenza di accordi politici nei quali il messaggio dii Dio non ha parte alcuna. Da qui l’appello dei profeti contro coloro che «curano la ferita del mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: “Pace! Pace!” ma pace non c’è” (Ger 6,14; la traduzione CEI rende shalom con “bene”). Lo smascheramento di queste contraffazioni terrene della pace permette di capire meglio l’annuncio cristiano: Cristo, nostra pace (Ef 2,14), rivela sia che la pace viene da Dio (Rm 15,33), sia che essa rinnova i rapporti sociali eventualmente spezzati.
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).
II testo del discorso della montagna richiama l’importanza degli uomini di pace: ordinando ogni cosa al progetto del Regno, gli uomini di pace mantengono la condizione umana aperta a tutto il messaggio evangelico e vi finalizzano tutte le proprie energie interiori.
La concezione cristiana, fondata su un annuncio di pace, non si limita a controllare ritualmente la violenza a attraverso il sacrifico o a ricompattare la comunità garantendo con il meccanismo del capro espiatorio la possibilità di una violenza legittima, ma si schiera dalla parte della vittima.
I racconti di Abele, dell’Esodo e del Servo di JIHWII c, con la massima evidenza, il racconto della Croce dicono come la vittima sia innocente c come la ritorsione vada sostituita dall’amore del prossimo e, addirittura, del nemico. Il Dio di Gesù è il Padre che vuole misericordia: smascherando il cerchio della violenza antropologica, ne dissolve il fascino perverso.

Quando entrerete in una città - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Le indicazioni che riguardano il comportamento nelle città denotano il carattere pubblico e universale della missione. La prima regola circa il cibo, «Mangiate quello che vi sarà posto dinanzi», costituisce una ripetizione del v. 7b. Per bocca di Gesù viene eliminata ogni preoccupazione per la distinzione mosaica tra cibi puri e cibi impuri (da lui abrogata, secondo Mc 7,19c; cf. lCor 10,27). Si trattava di una regola indispensabile per le missioni in terra pagana. Il missionario ha un duplice incarico: curare gli infermi, annunciare la vicinanza del regno (v, 9). Luca accentua lo stretto rapporto tra l’integrità fisica e la venuta del regno di Dio, perché si riferisce alla salvezza totale dell’uomo, attuata da Gesù. Secondo la prospettiva teologica lucana, il regno aveva già fatto irruzione nel mondo, in quanto la salvezza escatologica era in atto nella presenza e nell’attività messianica di Gesù (cf. Sabourin, p. 221).
Gesù prospetta ai missionari anche il rifiuto (v. 10); ma esso ha come conseguenza l’esclusione dalla salvezza escatologica. L’atto di scuotere la polvere equivale a un gesto profetico che segna la rottura della comunione e la minaccia della condanna nel giudizio. In Luca tale gesto di maledizione è connesso con l’annuncio del regno di Dio. La mancata adesione al vangelo comporta la condanna irrevocabile nel giorno del giudizio finale, con una sorte peggiore di quella toccata alla città di Sodoma, prototipo nell’AT della città maledetta da Dio per i suoi peccati nefandi (cf. Gn 19).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** È vicino a voi il regno di Dio. (Vangelo)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
  
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, che hai formato alla scuola degli Apostoli i santi vescovi Timoteo e Tito, concedi anche a noi per loro intercessione di vivere in questo mondo con giustizia e con amore di figli, per giungere alla gloria del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...