11 Gennaio 2019


Tempo di Natale - Ferie dopo l’Epifania


Oggi Gesù ci dice: «Il Signore mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento.» (Salmo Responsoriale).

Vangelo: Dal Vangelo secondo Luca 5,12-15: Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra: la lebbra ci fa ricordare il nostro peccato, una nota che fa riaffiorare alla mente le parole del Salmista: Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre (Sal 51,7). Il lebbroso vede Gesù: uno sguardo che si incrocia con la misericordia di Dio che non ha mai abbandonato l’uomo, il capolavoro di Dio fatto a sua immagine (Gen 1,27); uno sguardo che in un Giardino aveva iniziato a scrutare il Cielo per ritrovare la pace del perdono, perché in quel Giardino l’uomo si era ritrovato nudo, coperto soltanto dalla lebbra del suo peccato. Ora, questo sguardo, può contemplare la Vita che si fa Carne in un seno purissimo (1Gv 1,1ss); ora, questo sguardo, in un Giardino, può contemplare l’Agnello di Dio versare lacrime di sangue perché l’uomo si incontri con Dio; ora, questo sguardo, può contemplare l’Amore confitto a un Croce perché l’uomo ritrovi la purezza perduta. Gesù se ha trasgredito la Legge toccando il lebbroso, ora, rammentando all’uomo purificato la prescrizione di Mosè, gli intima di presentarsi al sacerdote perché, accertata la sua guarigione, possa nuovamente far parte dell’antico popolo dell’alleanza e delle promesse. Là dove arriva l’Amore cadono le barriere e le esclusioni. Il Vangelo si chiude ricordando innumerevoli guarigioni e la preghiera di Gesù: “egli guarisce gli infermi che gli portano e allo stesso tempo, eleva la sua preghiera a Dio nella solitudine. L’unione di questi tratti [orazione personale e servizio al prossimo] costituiscono l’elemento primordiale di ogni autentica esistenza” (Javer Pikaza).

Gesù guarisce un lebbroso - Carlo Ghidelli (Luca): Sostanzialmente il racconto collima con quelli paralleli di Marco e di Matteo. Gesù non si accontenta di ridare la salute del corpo ad un povero disgraziato che la lebbra aveva messo al margine della società e della vita della comunità (cfr Lv 14,45-46), ma vuole che questa guarigione diventi un segno (eis marturion: v. 15), uno stimolo alla fede anche per coloro che, pur essendo i custodi della Legge e gli assidui lettori dei Profeti, sono più lontani dall’interpretare i miracoli di Gesù come segni della venuta del regno di Dio (cfr 7,22). Essi sono troppo intenti nel loro ufficio di dichiarare puri quei poveri ammalati che prima erano impuri, e perciò vitandi, e non si accorgono che in mezzo a loro c’è uno, più grande dei più grandi profeti (cfr 2Re 5), che sa guarire direttamente, istantaneamente, anche dalla lebbra più avanzata. Quell’infelice, pur violando la legge che gli vietava ogni partecipazione alla vita sociale, viene, si prostra ai piedi di Gesù, adorandolo e chiamandolo «Signore»: tutti gesti che esprimono una fede grande, assoluta, incoercibile (diremmo, una fede pasquale!) che ottiene il miracolo. Gesù lo tocca (altro gesto vietato dalla legge) eppure non viene contaminato, bensì purifica quell’uomo dalla sua impurità.

Signore se vuoi puoi purificarmi: La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Le parole del lebbroso costituiscono un modello di preghiera. Vi emerge in primo luogo la fede. «Non gli dice: se chiedi a Dio [...], ma se vuoi» (Om. sul Vangelo di san Matteo, 25). Parole integrate da un’affermazione perentoria - puoi - che è un’aperta confessione dell’onnipotenza divina. Questa medesima fede fu espressa dal salmista: «Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi» (Sal 134,6). Insieme alla fede spicca la fiducia nella misericordia divina. «A Dio, che è misericordioso, non occorre chiedere; basta esporgli le nostre necessità» (In Evang. Matthaei lectura, 8,1). E san Giovanni Crisostomo conclude: «La preghiera è perfetta quando in essa si uniscono la fede e la confessione; con quelle parole il lebbroso dimostrò la sua fede e confessò il suo stato di bisogno» (Om. sul Vangelo di san Matteo, 25).
«Domine! - Signore! -, si vis. potes me mundare - se vuoi, puoi guarirmi. - Che bella preghiera da ripetere molte volte con la fede del povero lebbroso, quando ti succeda quello che Dio, tu e io sappiamo! - Non tarderai a sentire la risposta del Maestro: Volo, mundare - Lo voglio, sii puro!» (Cammino, n. 142).

Una persona impura - Benedetto XVI (Angelus, 12 febbraio 2012): Il Vangelo [...] ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona “impura” e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra. Una speciale legislazione (cfr. Lv 13-14) riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale. Mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, un lebbroso gli si fece incontro e gli disse: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù non sfugge al contatto con quell’uomo, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione, stende la mano e lo tocca – superando il divieto legale – e gli dice: “Lo voglio, sii purificato!”. In quel gesto e in quelle parole di Cristo c’è tutta la storia della salvezza, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto “lebbroso” perché noi fossimo purificati.

La lebbra - Pierre Grelot (Lebbra in Dizionario di Teologia Biblica): Nella stessa categoria della lebbra propriamente detta (nega’, parola che significa anzitutto «piaga, colpo»), la Bibbia raggruppa sotto nomi diversi parecchie affezioni cutanee particolarmente contagiose, e persino la muffa delle vesti e dei muri (Lev 13,47 ... ; 14,33 ...).
1. La lebbra, impurità e castigo divino. - Per la legge, la lebbra è un’impurità contagiosa; perciò il lebbroso è escluso dalla comunità sino alla sua guarigione ed alla sua purificazione rituale, che esige un sacrificio per il peccato (Lev l3-14 l. Questa le è la «piaga» per eccellenza con cui Dio colpisce (naga’) i peccatori. Israele ne è minacciato (Deut 28,27.35). Gli Egiziani ne sono colpiti (Es 9,9 ss), e così pure Maria (Num 12,10-15) ed Ozia (2Cron 26.19-23). Essa è quindi, per principio, un segno del peccato. Tuttavia se il servo sofferente è col­pito (naga’; Vg: leprosum) da Dio, per modo che ci si scosta da lui come da un lebbroso, si è perché, quantunque innocente, egli porta i peccati degli uomini che saranno guariti in virtù delle sue piaghe (Is 5.3,3-12; cfr. Sal 7.3,14).
2. La guarigione dei lebbrosi. - Può essere naturale, ma anche avvenire per miracolo, come quella di Naaman nelle acque del Giordano (2Re 5), segno della benevolenza divina e della potenza profetica. Gesù, quando guarisce i lebbrosi (Mt 8,1-4 par.; Lc 17,11-19), trionfa della piaga per eccellenza; ne guarisce gli uomini di cui prende su di sé le malattie (Mt 8,17). Purificando i lebbrosi e reinserendoli nella comunità, egli abolisce con un atto miracoloso la separazione tra il puro e l’impuro. Se prescrive ancora le offerte legali, lo fa a titolo di tetestimonianza: i sacerdoti constateranno in tal modo il suo rispetto della legge e nello stesso tempo il suo potere miracoloso. Unita alle altre guarigioni, quella dei lebbrosi è quindi un segno che egli è proprio «colui che deve venire» (Mt 11,5 par.). Anche i Dodici, mandati da lui in missione, ricevono l’ordine ed il potere di mostrare con questo segno che il regno di Dio è giunto (Mt 10,8).

Le guarigioni di Gesù - Giuseppe Barbaglio (Guarigioni in Schede Bibliche Pastorali): Luca elabora con piglio personale il tema tradizionale delle guarigioni di Gesù. Anzitutto si deve menzionare l’inaugurazione della missione di Cristo a Nazaret, dove l’evangelista sottolinea il compimento profetico di Is 61,lss: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore ... Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi» (4,18-19.21).
Nello stesso tempo Luca ha modo di alludere all’apertura universalistica della missione di Gesù, su cui incombe il destino del profeta rifiutato dalla sua patria: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria! Poi aggiunse: Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche ... C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman il Siro» (4,23-25a.27). Nessun confine delimitante dunque all’azione guaritrice di Gesù, come dimostra anche la guarigione dei dieci lebbrosi, tra cui spicca il caso di un samaritano (17,11-19).
Che le promesse messianiche dell’Antico Testamento si realizzino nell’azione guaritrice di Gesù appare pure in Lc 7,18-23, dove l’evangelista si preoccupa di provare la fondatezza della risposta di Cristo ai delegati del Battista: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella» (v. 22). Ecco dunque Luca premettere l’annotazione: «In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi» (v. 21).
D’altra parte, Gesù è intenzionato a portare a termine la sua missione guaritrice e non lo arrestano le minacce di Erode, al quale manda a dire: «Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito» (13,32).
Infine Luca spiega le guarigioni con la forza divina che è in lui: «E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni» (5,17); «(molti) erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (6,18-19). Cf. anche il racconto dell’emorroissa, in cui Gesù ha avvertito che una forza era uscita da lui e aveva guarito la donna (Lc 8,46; cf. Mc 5,30).

Si ritirava in luoghi deserti a pregare - Friedrich Hauss: La preghiera è una funzione primaria dell’anima umana creata per Iddio, funzione che anche i pagani conoscono. Ma la preghiera di Israele è incomparabilmente molto più ricca della preghiera dei Greci, sebbene tutta la loro letteratura, da Omero ad Euripide, sia accompagnata dalla preghiera agli dèi. Questa superiorità è collegata al fatto che la preghiera di Israele è risposta alla rivelazione divina. La rivelazione del nome di Dio, che è l’Onnipotente e il Misericordioso e il Dio dell’alleanza, risveglia la preghiera fiduciosa in tutte le situazioni della vita. A questo scopo si eleva la preghiera dei pii, che la Bibbia ci trasmette a partire dai Patriarchi in poi, soprattutto la preghiera dei Salmi) libro di preghiera della comunità veterotestamentaria, una testimonianza che fa sbalordire. La preghiera del pio israelita è sostenuta dalla preghiera della comunità veterotestamentaria, dalla sua preghiera di penitenza, di domanda e di ringraziamento, dai suoi inni di lode. Il Salterio è il libro di preghiera di Israele, di Gesù e dei suoi discepoli e della comunità cristiana fino al giorno d’oggi.
Sulla croce Gesù prega con e parole del Salterio. Il costante dialogo di lode di Gesù col Padre (Mt 11,25) fino alla preghiera del Getsemani, il suo sospirare e gemere fino alla preghiera sulla tomba di Lazzaro fu per i discepoli e per la prima comunità un impareggiabile concreto insegnamento, che rimane per tutti i tempi. Gesù prega nella sua qualità di Figlio del Padre, con completa sicurezza di esser ascoltato. La sua comunità può pregare nel suo nome, trovandosi essa nello stato di adozione donatole per opera dello Spirito Santo ed è, per questo, certa di esser ascoltata.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** La preghiera è una funzione primaria dell’anima umana creata per Iddio.  
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente, manifesta anche a noi il mistero della nascita del Salvatore rivelato ai Magi dalla luce della stella, e cresca sempre più nel nostro spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...