19 Dicembre 2018

Feria Propria del 19 Dicembre

Oggi Gesù ci dice: «Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo.» (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Luca 1,5-25: Non temere, Zaccarìa: la stessa esortazione è rivolta a Maria, tuttavia le motivazioni sono diverse. A Zaccaria viene detto: la tua preghiera è stata esaudita, a Maria perché hai trovato grazia presso Dio. Per Zaccaria è la conferma dell’esaudimento di una preghiera, per Maria è la rivelazione di un progetto divino, un mistero unico e irripetibile nella storia della salvezza. Come potrò mai conoscere questo? Anche Maria muove un’obiezione, ma con diverso intendimento. Zaccaria mette in dubbio la possibilità di un intervento divino di carattere miracoloso che si era verificato altre volte nell’Antico Testamento e quindi la replica di Zaccaria è una mancanza di fede. Maria, invece, ha fede nelle parole dell’angelo, ma non riesce a capire come si possa conciliare il diventare madre col fatto che non conosce uomo. Il proseguo quindi va verso diverse direzioni: Zaccaria resta muto a causa della sua diffidenza, Maria dando il proprio assenso alla Parola di Dio «è diventata Madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza essere ritardata da nessun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente... alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del Mistero della Redenzione, sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente» (LG 56).

Elisabetta era sterile: Benedetto XVI (Udienza Generale, 29 agosto 2012): San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: San Giovanni per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità. E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio. Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza.Giovanni è il dono divino lungamente invocato dai suoi genitori, Zaccaria ed Elisabetta (cfr. Lc 1,13); un dono grande, umanamente insperabile, perché entrambi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile (cfr. Lc 1,7); ma nulla è impossibile a Dio (cfr. Lc 1,36). L’annuncio di questa nascita avviene proprio nel luogo della preghiera, al tempio di Gerusalemme, anzi avviene quando a Zaccaria tocca il grande privilegio di entrare nel luogo più sacro del tempio per fare l’offerta dell’incenso al Signore (cfr. Lc 1,8-20). Anche la nascita del Battista è segnata dalla preghiera: il canto di gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria eleva al Signore e che recitiamo ogni mattina nelle Lodi, il «Benedictus», esalta l’azione di Dio nella storia e indica profeticamente la missione del figlio Giovanni: precedere il Figlio di Dio fattosi carne per preparargli le strade (cfr. Lc 1,67-79).

Ed ecco, tu sarai muto... perché non hai creduto alle mie parole: Catechismo degli Adulti nn. 87-88: La fede è atteggiamento esistenziale: ci dà la convinzione di essere amati, ci libera dalla solitudine e dall’angoscia del nulla, ci dispone ad accettare noi stessi e ad amare gli altri, ci dà il coraggio di sfidare l’ignoto [...]. Credere è aprirsi, uscire da se stessi, fidarsi, obbedire, rischiare, mettersi in cammino verso le cose «che non si vedono» (Eb 11,1), andare dietro a Gesù «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). È assumere un atteggiamento di accoglienza operosa, che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane possibilità.

Giovanni, Precursore, Profeta e Battista - Catechismo della Chiesa Cattolica: n. 717 “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni” (Gv 1,6). Giovanni è “pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre”  Lc 1,15.41) per opera dello stesso Cristo che la Vergine Maria aveva da poco concepito per opera dello Spirito Santo. La “visitazione” di Maria ad Elisabetta diventa così visita di Dio al suo popolo.
n. 718 Giovanni è “quell’Elia che deve venire” (Mt 17,10-13); il fuoco dello Spirito abita in lui e lo fa “correre avanti” [come “precursore”] al Signore che viene. In Giovanni il Precursore, lo Spirito Santo termina di “preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,17).
n. 719 Giovanni è “più che un profeta” (Lc 7,26). In lui lo Spirito Santo termina di “parlare per mezzo dei profeti”. Giovanni chiude il ciclo dei profeti inaugurato da Elia. Egli annunzia che la Consolazione di Israele è prossima; è la “voce” del Consolatore che viene (Gv 1,23). Come farà lo Spirito di verità, egli viene “come testimone per rendere testimonianza alla Luce” (Gv 1,7). In Giovanni, lo Spirito compie così le indagini dei profeti e il desiderio degli angeli: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio... Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1,33-36).
n. 720 Infine, con Giovanni Battista lo Spirito Santo inaugura, prefigurandolo, ciò che realizzerà con Cristo e in Cristo: ridonare all’uomo “la somiglianza” divina. Il battesimo di Giovanni era per la conversione, quello nell’acqua e nello Spirito sarà una nuova nascita.

La fecondità del matrimonio - Gaudium et spes n. 50: Il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il dono più eccellente del matrimonio e contribuiscono grandemente al bene dei genitori stessi. Dio che disse: « non è bene che l’uomo sia solo» (Gn 2,18) e «che creò all’inizio l’uomo maschio e femmina» (Mt 19,4), volendo comunicare all’uomo una speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l’uomo e la donna, dicendo loro: «crescete e moltiplicatevi» (Gn 1,28). Di conseguenza un amore coniugale vero e ben compreso e tutta la struttura familiare che ne nasce tendono, senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a rendere i coniugi disponibili a cooperare coraggiosamente con l’amore del Creatore e del Salvatore che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia.
I coniugi sappiano di essere cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria.
E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi. Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia con forme alla legge divina stessa; e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo.
Tale legge divina manifesta il significato pieno dell’amore coniugale, lo protegge e lo conduce verso la sua perfezione veramente umana.
Così quando gli sposi cristiani, fidando nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio, svolgono il loro ruolo procreatore e si assumono generosamente le loro responsabilità umane e cristiane, glorificano il Creatore e tendono alla perfezione cristiana.
Tra i coniugi che in tal modo adempiono la missione loro affidata da Dio, sono da ricordare in modo particolare quelli che, con decisione prudente e di comune accordo, accettano con grande animo anche un più grande numero di figli da educare convenientemente.
Il matrimonio tuttavia non è stato istituito soltanto per la procreazione; il carattere stesso di alleanza indissolubile tra persone e il bene dei figli esigono che anche il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità. E perciò anche se la prole, molto spesso tanto vivamente desiderata, non c’è, il matrimonio perdura come comunità e comunione di tutta la vita e conserva il suo valore e la sua indissolubilità.

I figli, preziosissimo dono del matrimonio - Familiaris consortio n. 14: Secondo il disegno di Dio, il matrimonio è il fondamento della più ampia comunità della famiglia, poiché l’istituto stesso del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione ed educazione della prole, in cui trovano il loro coronamento (cfr. «Gaudium et spes», 50).
Nella sua realtà più profonda, l’amore è essenzialmente dono e l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre.
Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,15).
Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l’adozione, le varie forme di opere educative, l’aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati.

Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Quegli sposi, cui Dio non ha ancora concesso i figli che desiderano avere, hanno in Zaccaria e in Elisabetta un buon esempio e dei validi intercessori in cielo ai quali ricorrere. Ai coniugi che si trovano in tali condizioni monsignor Josemaria Escrivà raccomandava che, oltre a servirsi degli opportuni mezzi umani, “non devono darsi per vinti con troppa facilità: per prima cosa, bisogna che implorino Dio di concedere loro discendenza, di benedirli - se questa è la sua volontà - come benedisse i Patriarchi del Vecchio Testamento; e poi è bene ricorrere a un buon medico, sia lei che lui. Se, nonostante tutto, il Signore non dà loro dei figli, non devono vedere in questo alcuna frustrazione: devono essere contenti di scoprire in questo stesso fatto la volontà di Dio nei loro confronti. Molte volte il Signore non dà figli perché chiede di più. Chiede che lo stesso sforzo e la stessa delicata dedizione vengano posti al servizio del nostro prossimo, senza la legittima soddisfazione umana d’aver avuto figli; non c’è quindi motivo per sentirsi falliti e tristi” (Colloqui, n. 96). Al riguardo insegna con autorità Giovanni Paolo II: «Non si deve dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana famiglie, ai bambini poveri o handicappati» (Familiaris consortio, n. 14).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo” (Vangelo).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai rivelato al mondo con il parto della Vergine lo splendore della tua gloria, concedi al tuo popolo di venerare con fede viva e di celebrare con sincero amore il grande mistero dell’incarnazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...