20 Ottobre 2018

Sabato XXVIII Settimana T. O


Oggi Gesù ci dice: “Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire.” (Vangelo). 

Dal Vangelo secondo Luca 12,8-12: I farisei assediano Gesù tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca (Lc 11,54). In questo contesto le parole di Gesù acquistano una valenza molto pregnante. Non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire...: qui lo Spirito Santo è l’avvocato difensore dei cristiani trascinati dinanzi ai tribunali umani, nel Libro degli Atti Apostoli lo Spirito Santo è invece presentato come forza-guida della Chiesa. Sarà lo Spirito Santo a muovere i passi dei primi missionari, a guidarli nelle loro scelte, e sarà lo Spirito Santo a sostenere con potenza e forza la Chiesa nelle persecuzioni, inizialmente scatenate dalla sinagoga di Gerusalemme e poi dallo stato romano. Tutto sarà perdonato agli uomini, non la bestemmia contro lo Spirito Santo. Tale bestemmia è “«irremissibile», poiché essa è nelle sue manifestazioni un ostinato rifiuto di conversione all’amore del Padre delle misericordie” (Giovanni Paolo II, Reconciliatio et Paenitentia). Più che opporsi all’azione dello Spirito, è necessario aprirsi alla sua azione: padre dei poveri e degli abbandonati, lo Spirito Santo, sarà guida, maestro, avvocato, conforto nella prova e nel dolore, forza nel sopportare la tentazione e audacia nelle persecuzioni, ma soprattutto per i discepoli sarà dolce memoria e intelligenza delle parole di Gesù: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi... Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,15-17.25-26).

Catechismo degli Adulti - Il dono
341 - Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo». Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito.
In questo «Amore-dono» increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità.
Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente.
342 - Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e  inafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito».
«Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui... il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato».
343 - Lo Spirito è la terza persona della Santissima Trinità, l’Amore-dono che procede dal Padre e dal Figlio. Viene comunicato a noi per unirci a Cristo e renderci figli di Dio. 
180 - Gesù è il Figlio amato del Padre; ma l’intimità divina, invece di separarlo, lo congiunge ai peccatori: Dio è vicino a chi si riconosce povero e bisognoso di essere salvato. Il Padre si compiace del suo Figlio e gli affida la missione di salvezza; gli comunica la potenza dello Spirito per attuarla.

Perché la terza Persona della santissima Trinità manca di nome proprio: Catechismo Tridentino n. 98: Nessuno si meravigli che la terza Persona non abbia, come la prima e la seconda, un nome proprio. La seconda Persona ha un nome proprio e si chiama Figlio, in quanto il suo eterno procedere dal Padre si chiama propriamente generazione, come è stato spiegato negli articoli antecedenti. Come, dunque, quel procedere viene chiamato generazione, cosi la Persona procedente vien detta propriamente Figlio, e quella da cui procede: Padre. Ora, non essendo stato dato un nome proprio alla emanazione della terza Persona, chiamata genericamente “spirazione” e “processione”, ne segue che anche la Persona prodotta manchi di nome proprio. Non lo ha, perché noi siamo costretti ad attingere i nomi, che attribuiamo a Dio, dalle cose create; e come tra queste non troviamo altro modo di comunicare la natura e l'essenza all’infuori della virtù generativa, ne segue che non possiamo esprimere con vocabolo proprio la maniera, con la quale Dio comunica tutto se stesso per forza di amore. Perciò la terza Persona è stata chiamata col nome generico di Spirito santo: nome che le conviene a perfezione, perché Egli infonde in noi la vita spirituale, e senza il soffio della sua santissima ispirazione non possiamo far nulla, che sia degno della vita eterna.


La bestemmia contro lo Spirito Santo: Catechismo della Chiesa Cattolica 1864: «Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna» (Mc 3,29). La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna.

Dominum et vivificantem n. 46: Perché la bestemmia contro lo Spirito Santo è imperdonabile? Come intendere questa bestemmia? Risponde san Tommaso d’Aquino che si tratta di un peccato “irremissibile secondo la sua natura, in quanto esclude quegli elementi, grazie ai quali avviene la remissione dei peccati”.

Secondo una tale esegesi la “bestemmia” non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, operante in virtù del sacrificio della Croce. Se l’uomo rifiuta quel “convincere quanto al peccato”, che proviene dallo Spirito Santo ed ha carattere salvifico, egli insieme rifiuta la “venuta” del consolatore - quella “venuta” che si è attuata nel mistero pasquale, in unità con la potenza redentrice del sangue di Cristo: il sangue che “purifica la coscienza dalle opere morte”.
Sappiamo che frutto di una tale purificazione è la remissione dei peccati. Pertanto, chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle “opere morte”, nel peccato. E la bestemmia contro lo Spirito Santo consiste proprio nel rifiuto radicale di accettare questa remissione, di cui egli è l’intimo dispensatore e che presuppone la reale conversione, da lui operata nella coscienza. Se Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere rimessa né in questa vita né in quella futura, è perché questa “non-remissione” è legata, come a sua causa, alla “non-penitenza”, cioè al radicale rifiuto di raggiungere le fonti della redenzione, le quali, tuttavia, rimangono “sempre” aperte nell’economia della salvezza, in cui si compie la missione dello Spirito Santo. Questi ha l’infinita potenza di attingere a queste fonti: “Prenderà del mio”, ha detto Gesù. In questo modo egli completa nelle anime umane l’opera della redenzione, compiuta da Cristo, dispensandone i frutti. Ora la bestemmia contro lo Spirito Santo è il peccato commesso dall’uomo, che rivendica un suo presunto “diritto” di perseverare nel male - in qualsiasi peccato - e rifiuta così la redenzione. L’uomo resta chiuso nel peccato, rendendo da parte sua impossibile la sua conversione e, dunque, anche la remissione dei peccati, che ritiene non essenziale o non importante per la sua vita. È, questa, una condizione di rovina spirituale, perché la bestemmia contro lo Spirito Santo non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione delle coscienze e della remissione dei peccati.


Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 25 luglio 1990): I Vangeli sinottici riportano un’altra affermazione di Gesù nelle sue istruzioni ai discepoli, che non può non impressionare. Riguarda la “bestemmia contro lo Spirito Santo”. Egli dice: “Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato” (Lc 12,10; cfr. Mt 12,32; Mc 3,29). Queste parole creano un problema di vastità teologica ed etica maggiore di quanto si possa pensare, stando alla superficie del testo. «La “bestemmia” (di cui si tratta) non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce... Se la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere rimessa né in questa vita né in quella futura, è perché questa “non-remissione” è legata, come a sua causa, alla “non-penitenza”, cioè al radicale rifiuto di convertirsi... Ora la bestemmia contro lo Spirito Santo è il peccato commesso dall’uomo, che rivendica un suo presunto “diritto” di perseverare nel male - in qualsiasi peccato - e rifiuta così la redenzione... (Esso) non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione delle coscienze e della remissione dei peccati» (Dominum et vivificantem, 46). È l’esatto rovesciamento della condizione di docilità e di comunione col Padre, in cui vive Gesù orante e operante, e che egli insegna e raccomanda all’uomo come atteggiamento interiore e come principio di azione.

Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi ... - Basilio Caballero (La Parola per ogni Giorno): Infine, dice Gesù, la forza dello Spirito che operò in lui continuerà ad agire nei suoi discepoli. Per questo, quando saranno perseguitati e portati davanti ai tribunali, non dovranno preoccuparsi di quello che diranno o di come si difenderanno, perché lo Spirito Santo li ispirerà, come fece con i profeti.
Qui è rispecchiato l'entusiasmo delle comunità apostoliche, e dell'evangelista Luca in particolare, per l'assistenza dello Spirito Santo nei processi di cui furono oggetto i primi cristiani. Di questo siamo informati dal libro degli Atti, nel quale si distinguono gli ammirabili discorsi degli apostoli Pietro e Paolo.
Secondo il vangelo di Giovanni, il processo del mondo incredulo contro Gesù si prolunga nell'esistenza dei credenti. È per questo che la testimonianza dello Spirito a favore di Cristo viene ad aggiungersi alla testimonianza del discepolo e si fa udire nella voce di questi, come testimone a discarico (cfr. Gv 15,26s).
Noi cristiani di oggi abbiamo bisogno di essere uomini e donne posseduti dallo Spirito, testimoni coraggiosi e audaci del vangelo di Gesù. Per questo, come san Paolo, preghiamo Dio Padre e Dio Spirito Santo chiedendogli che illumini gli occhi della nostra mente per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamato, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli (Ef 1,18).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Noi cristiani di oggi abbiamo bisogno di essere uomini e donne posseduti dallo Spirito, testimoni coraggiosi e audaci del vangelo di Gesù.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo.