23 Luglio 2018

  Santa Brigida di Svezia, Patrona d’Europa


Oggi Gesù ci dice: “Rimanete nel mio amore, chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (Cfr. Gv 15,5 - Acclamazione al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8: Gesù è sempre “in mezzo” (Gv 19,10.26; Lc 24,36) ai suoi discepoli. I discepoli devono rimanere uniti a Gesù, anche se è velato ai loro occhi. Solo così i credenti porteranno frutti, cioè vivere la vita divina e produrre le opere buone che Dio si attende da essi. Staccarsi dal Cristo significa autodestinarsi alla Geènna, significa aprirsi all’arroganza dell’autosufficienza che conduce l’uomo a separarsi da Dio e a spezzare per sempre l’unione con lui.

La vigna, come segno di benedizione, nell’Antico Testamento, soprattutto nei libri profetici, raffigurava il popolo d’Israele. Ma poiché la vigna-Israele aveva prodotto «uva selvatica», dal Signore sarà trasformata in pascolo e calpestata dai suoi nemici. Il popolo eletto da Dio, «scelto come vigna scelta, tutta di vitigni genuini» (Ger 2,21), sarà abbandonato alla ferocia degli invasori che invaderanno il paese e devasteranno la vigna (Cf. Ger 2,10). Pur tuttavia, «sebbene i profeti abbiano utilizzato la vigna come immagine che serviva ad esprimere con forza e vivacità poetica il castigo divino, l’immagine rimaneva comunque aperta ad un ulteriore sviluppo che, sulla linea del Salmo 80, si sarebbe operato in un orizzonte di speranza e di salvezza», spingendo in questo modo «il credente a guardare in avanti, verso quel futuro nel quale rifulgerà in tutta la sua pienezza l’azione imprevedibile, ma sempre amorosa, di Dio» (G. Odasso).

Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato - Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Il termine «puri» fa assonanza nell’originale con il verbo «ripulire», quasi a dire: Avendo voi accolto la mia parola, questa parola vi ha resi disponibili per essere innestati in me. Perciò «rimanete in me e io in voi», cioè: continuate a rimanere uniti a me, non si perda la nostra intimità. Qui si sente davvero tutta la responsabilità che pesa su ogni discepolo, il quale deve convincersi di quello che Gesù gli dice e agire in conseguenza.
Infatti, continua Gesù: «Così come ogni tralcio non può portare frutto se non rimane nella vite, così voi se non rimanete in me» (15,4). Non si potrebbe dire con più chiarezza che solo Cristo è fonte di vita per il discepolo. Non c’è possibilità di bene e di vita se manca l’unione con lui. E Gesù insiste, riprendendo l’immagine iniziale, ma distinguendo la vite dai tralci. Dice così: «Io sono la vite (e la vite può vivere senza i tralci), voi i tralci». Questa distinzione serve a mettere i discepoli di fronte alle loro responsabilità.
Come il mutuo amore è diffusivo: ci si ama per amare gli altri; così il mutuo «rimanere in»: non è per formare un cerchio chiuso, una comunità ripiegata su se stessa, ma per aprirsi a un agire benefico nella storia, ed è una necessità assoluta per l’azione. Gesù qui è categorico: «Senza di me non potete fare niente» (14,5). Niente! Sterilità assoluta se si interrompe l’unione con Gesù. Perché «se qualcuno non rimane in me, è gettato via» (15,6), letteralmente: «gettato fuori», fuori dalla vigna, fuori dalla comunità, inutile per il suo apostolato, perché Gesù, il principale artefice di ogni apostolato, non può più agire in coloro che non rimangono in lui. E la sorte di costoro è tragica; basta leggere i verbi che si susseguono a ritmo serrato: «come il tralcio si secca; poi li raccolgono, li buttano nel fuoco, e bruciano» (15,6b). È la fine.

Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano: Un’allusione chiara al giudizio particolare prima e universale dopo: «Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia. Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l’accoglienza o il rifiuto della grazia» (CCC 680-681). Gli uomini, lasciata la vita terrena, vanno incontro al giudizio divino (cfr. Mt 25,31-46) e qui conoscono il loro ultimo destino: se sono rimasti uniti alla vite vera ricevono il regno preparato per loro fin dalla creazione del mondo; se sono rami secchi sono gettati nel fuoco eterno, preparato per i diavoli e per i suoi angeli. Un monito che non deve atterrirci e non deve essere considerato fuori moda. Il giudizio finale è «una realtà, un evento al quale saremo sottoposti anche noi. Se la nostra vita è contrassegnata dalla sterilità di fede, se noi siamo tralci infruttuosi, veniamo già ammoniti sulla sorte che ci attende alla fine dei nostri giorni. Sempre, ma soprattutto nei momenti forti della vita dobbiamo riflettere sul giudizio, non per rattristarci o disperarci, ma per stimolarci a una conversione sincera e profonda» (Salvatore Alberto Panimolle). Dove poi vengono gettati i rami secchi è ben conosciuto: «Gesù parla ripetutamente del fuoco inestinguibile che è riservato a chi, fino alla fine della vita, rifiuta di credere e di convertirsi. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita, e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira» (CCC 1034-1035). Un discorso altamente magistrale che richiama l’uomo ad una precisa responsabilità e a un sapienziale discernimento: l’uomo se ha scelto di restare unito a Cristo nella vita terrena, lo sarà per sempre nella vita eterna; diversamente la separazione terrena sarà eterna nella più drammatica disperazione.

La spiritualità dei laici in ordine all’apostolato - Apostolicam Actuositatem, 4: Siccome la fonte e l’origine di tutto l’apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo, secondo il detto del Signore: «Chi rimane in me ed io in lui, questi produce molto frutto, perché senza di me non potete far niente» [Gv 15,5]. Questa vita d’intimità con Cristo viene alimentata nella Chiesa con gli aiuti spirituali comuni a tutti i fedeli, soprattutto con la partecipazione attiva alla sacra liturgia. I laici devono usare tali aiuti in modo che, mentre compiono con rettitudine i doveri del mondo nelle condizioni ordinarie di vita, non separino dalla propria vita l’unione con Cristo, ma crescano sempre più in essa compiendo la propria attività secondo il volere divino. Su questa strada occorre che i laici progrediscano nella santità con ardore e gioia, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza. Né la cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei alla spiritualità della loro vita, secondo il detto dell’Apostolo: «Tutto quello che fate, in parole e in opere, fatelo nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio e al Padre per mezzo di lui » [Col 3,17]. Tale vita richiede un continuo esercizio della fede, della speranza e della carità. Solo alla luce della fede e nella meditazione della parola di Dio è possibile, sempre e dovunque, riconoscere Dio nel quale «viviamo, ci muoviamo e siamo» [At 17,28], cercare in ogni avvenimento la sua volontà, vedere il Cristo in ogni uomo, vicino o estraneo, giudicare rettamente del vero senso e valore che le cose temporali hanno in se stesse e in ordine al fine dell’uomo. Quanti hanno tale fede vivono nella speranza della rivelazione dei figli di Dio, nel ricordo della croce e della risurrezione del Signore».

Santa Brigida: Giovanni Paolo II (Lettera, 8 settembre 1991): Scelse Roma come seconda patria e, con il cuore ripieno di ardore apostolico, di amore senza ombre per la Sede di Pietro, promosse in tutte le maniere la pace in Svezia, in Francia, in Inghilterra e in Italia. La sua presenza fu particolarmente efficace a Milano, Pavia, Assisi, Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Bari, Benevento, Napoli, Aversa, Salerno, Amalfi: luoghi che ancora oggi conservano con gratitudine il ricordo del suo passaggio. Fu stimata e venerata dai credenti non soltanto nella sua terra d’origine, ma dovunque ebbe a lavorare. Tale corale testimonianza di devozione, che tuttora prosegue, costituisce un segno profetico di riconciliazione e di speranza per il Continente europeo e per l’intera umanità. Quanto attuale è lo spirito di santa Brigida! La sua esperienza religiosa è segnata dal desiderio di unità e di adesione a Gesù, Dio e uomo, cui la santa si rivolgeva con accenti di ispirata e tenera confidenza. Intenso e filiale era anche il suo amore verso la Vergine Maria, “Mater Gratiae”. A così ricco modello ascetico si sono ispirate durante i secoli numerose pratiche di pietà popolare, che dopo tanto tempo conservano ancora la freschezza della loro attrattiva. Si tratta di un filone spirituale semplice, che guarda a Gesù come allo “sposo” e al “compagno” di ogni giorno. Brigida appare, a quanti vogliono conoscerla e seguirne le tracce, la donna forte, che ha lasciato un’impronta particolare della sua femminilità nella casa e nella corte in cui visse, la sposa fedele avviata alle mistiche nozze con Cristo, la madre santa desiderosa di trasmettere ai figli i segreti dell’eterna salvezza; la religiosa esemplare che consumò la sua esistenza nella carità e arse tutta dal desiderio di “annullarsi” in Dio.

Benedetto XVI (Udienza Generale, 27 Ottobre 2010): Le Rivelazioni di santa Brigida presentano un contenuto e uno stile molto vari. A volte la rivelazione si presenta sotto forma di dialoghi fra le Persone divine, la Vergine, i santi e anche i demoni; dialoghi nei quali anche Brigida interviene. Altre volte, invece, si tratta del racconto di una visione particolare; e in altre ancora viene narrato ciò che la Vergine Maria le rivela circa la vita e i misteri del Figlio. Il valore delle Rivelazioni di santa Brigida, talvolta oggetto di qualche dubbio, venne precisato dal Venerabile Giovanni Paolo II nella Lettera Spes Aedificandi: “Riconoscendo la santità di Brigida la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l’autenticità complessiva della sua esperienza interiore” (n. 5).
Di fatto, leggendo queste Rivelazioni siamo interpellati su molti temi importanti. Ad esempio, ritorna frequentemente la descrizione, con dettagli assai realistici, della Passione di Cristo, verso la quale Brigida ebbe sempre una devozione privilegiata, contemplando in essa l’amore infinito di Dio per gli uomini. Sulla bocca del Signore che le parla, ella pone con audacia queste commoventi parole: “O miei amici, Io amo così teneramente le mie pecore che, se fosse possibile, vorrei morire tante altre volte, per ciascuna di esse, di quella stessa morte che ho sofferto per la redenzione di tutte” (Revelationes, Libro I, c. 59). Anche la dolorosa maternità di Maria, che la rese Mediatrice e Madre di misericordia, è un argomento che ricorre spesso nelle Rivelazioni.
Ricevendo questi carismi, Brigida era consapevole di essere destinataria di un dono di grande predilezione da parte del Signore: “Figlia mia – leggiamo nel primo libro delle Rivelazioni –, Io ho scelto te per me, amami con tutto il tuo cuore ... più di tutto ciò che esiste al mondo” (c. 1). Del resto, Brigida sapeva bene, e ne era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana; ma faceva questo sempre con un atteggiamento di rispetto e di fedeltà piena al Magistero della Chiesa, in particolare al Successore dell’Apostolo Pietro.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  “La Chiesa è il podere o campo di Dio (cfr. 1Cor 3,9). In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle Genti (cfr. Rm 11,13-26). Essa è stata piantata dal celeste agricoltore come vigna scelta (Mt 21,33-43, par.; cfr. Is 5,1ss). Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare (cfr. Gv 15,1-5)” (Lumen gentium 6).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Signore, nostro Dio, che hai rivelato a santa Brigida la sapienza della croce nella contemplazione amorosa della passione del tuo Figlio, concedi a noi tuoi fedeli di esultare di gioia nella manifestazione gloriosa del Signore risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te...