8 Maggio 2018

Martedì Feria VI Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Manderò a voi lo Spirito della verità, dice il Signore; egli vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,7.13).

Dal Vangelo secondo Giovanni 16,5-11: Sarà lo Spirito Santo a dimostrare la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, lo Spirito metterà in luce, attraverso la testimonianza vitale della Chiesa, che Cristo fu innocente e il mondo è colpevole, e il peccato del mondo è quello dell’incredulità perché non ha creduto nel Figlio di Dio (cfr. Gv 3,19-21; 15, 21-25). Quanto alla giustizia, Gesù con la sua glorificazione manifesterà la giustizia. Dio solo è Giusto perché è Dio. E Gesù con la sua risurrezione, manifestazione della sua divinità, mostrerà anche lui la sua giustizia, cioè la sua divinità. Quanto al giudizio, il trionfo di Cristo segna la sconfitta definitiva di Satana. Una parola, dunque, di speranza per la Chiesa, per i credenti afflitti da innumerevoli prove e immersi nel crogiolo della persecuzione.

Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore: Giovanni Paolo II (Regina Coeli, 4 maggio 1986): 1. [...] Le parole di Cristo pronunciate alla vigilia della passione e della morte di croce assumono intera pienezza di significato nel momento in cui la Chiesa si prepara alla dipartita di Cristo nel 40° giorno dopo la risurrezione. Questo giorno è ormai vicino.
2. Ed è vicina quella gioia della quale parla Gesù ai suoi discepoli in quel giorno, nel cenacolo, prima della sua passione: “la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,20). Sarà la gioia per la nascita della Chiesa. La tristezza per la dipartita di Cristo si cambierà proprio in questa gioia, quando gli apostoli sperimenteranno - nel giorno della Pentecoste - che è in loro la forza dello Spirito di Verità, che consente loro - al di sopra di ogni riguardo umano e dell’intera debolezza umana - di testimoniare il Crocifisso risorto.
Insieme con la venuta dello Spirito Santo si inizierà nella storia dell’umanità il tempo della Chiesa, in cui continua a maturare la pienezza dei tempi, iniziata sulla terra col Cristo, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine, il cui nome era Maria.
3. È un grande mistero, quello che è racchiuso nelle parole al cenacolo: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore, ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16,7). Queste sono parole-chiave. Sono parole che svelano l’economia trinitaria secondo la quale l’inscrutabile Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - opera nel tempo. È l’economia della Redenzione, cioè del ritorno salvifico dell’uomo a Dio mediante la grazia: il ritorno “al prezzo” della venuta di Dio all’uomo nell’Incarnazione; il ritorno “al prezzo” della dipartita del Figlio Incarnato mediante la morte di croce; il ritorno dell’uomo e del mondo - uscito dalle mani di Dio - alle stesse mani paterne, alla comunione con la Divinità; il ritorno grazie alla figliolanza dell’uomo dell’Eterno Figlio, mediante la Grazia; il ritorno nello Spirito Santo.
4. “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre” (Gv 16,28). “Lascio il mondo”, sebbene non mi stacco dal mondo. Rimango in esso mediante lo Spirito Santo. Rimango in esso mediante la verità del Vangelo. Mediante l’Eucaristia e la Chiesa. Mediante la Parola e i Sacramenti. Mediante la grazia della figliolanza Divina. Mediante la fede, la speranza e la carità.
“Lascio il mondo” - ma non mi stacco dal mondo. Non mi stacco dall’uomo di tutti i tempi. Lo conduco al Padre! Alla casa del Padre. Nonostante ogni resistenza e obiezione che provengono dal peccato nella storia del mondo, conduco l’uomo al Padre.

Angelico Poppi ( I Quattro Vangeli): vv. 5-6  «Nessuno di voi mi domanda: “Dove vai.”». Questa frase sembra in contraddizione con 13,36 e 14,5: in effetti, Pietro e poi Tommaso avevano chiesto a Gesù dove volesse andare, forse per sapere il luogo dove avrebbe inaugurato il regno, da loro inteso ancora in senso politico. I discepoli non avevano compreso il significato della sua partenza. Adesso (nyn) questa aspettativa messianica mondana risultava ormai superata, perché avevano capito che una sorte dolorosa incombeva sul loro Maestro. Tuttavia, Gesù sollecita i discepoli a una comprensione più profonda delle sue parole. Invece di lasciarsi sopraffare dalla tristezza per la sua partenza, devono rallegrarsene, perché egli sta per ritornare al Padre, dopo aver compiuto la missione affidatagli. Il preannunzio della partenza aveva turbato i discepoli (14,1); ora, la predizione dell'ostilità del mondo e delle persecuzioni da parte dei giudei sgomenta maggiormente, riempiendoli di paura. Ma Gesù li rassicura.
v. 7 «Vi conviene che (io) me ne vada. Infatti se non (me ne) vado, il Paraclito non verrà a voi: ma se parto ve lo manderò». L’invio dello Spirito è subordinato alla partenza di Gesù, cioè alla sua morte e glorificazione. In occasione della festa delle Capanne, egli aveva promesso «fiumi d’acqua viva» a coloro che avrebbero creduto alla sua parola. L’evangelista annotava che «lo Spirito ancora non c’era, poiché Gesù non era ancora stato glorificato» (7,39). Lo Spirito Santo aveva preso possesso di Gesù fin dall’inizio della sua attività (1,32-33) e agiva in lui e per mezzo di lui durante il suo ministero pubblico. Tuttavia, rientrava nella funzione specifica dello Spirito l’essere inviato dal Padre e da Gesù innalzato in croce e glorificato in cielo, per assistere i discepoli e portare a compimento l’opera della salvezza.
«L’atto di mandare lo Spirito è atto specificamente divino» (Ferrara, p. 241). Gesù soltanto dopo essere entrato in possesso delle sue prerogative divine poteva mandare lo Spirito, per fungere da difensore e avvocato dei discepoli nel processo contro il mondo e per guidarli nella comprensione e assimilazione sempre più profonda della verità da lui rivelata. Ora attività dello Spirito presupponeva l’attuazione dell’atto culminante del disegno salvifico del Padre, che consisteva appunto nella «elevazione» di Gesù in croce e alla gloria del cielo. Lo Spirito avrebbe perfezionato la fede dei discepoli in relazione a questo contenuto essenziale della rivelazione.

Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada...: Cristo, è asceso in cielo per sua virtù e come Dio e come uomo: Catechismo Tridentino 82: I fedeli devono fermamente credere che Cristo, compiuto il mistero della nostra redenzione, ascese al cielo, in corpo ed anima come uomo, mentre in quanto Dio, non ne fu mai assente, poiché riempie ogni luogo della sua divinità. Il Parroco insegnerà come egli ascese per virtù propria, non elevato per forza altrui, come Elia che fu tratto in cielo da un carro di fuoco (2Re 2,11), o il profeta Abacuc (Dan 14,35), o il diacono Filippo (Atti 8,39), che, portati nell’aria per divina virtù, trasvolarono notevoli distanze. E lo fece per virtù propria non solo come Dio, per l’onnipotente virtù della sua divinità, ma anche come uomo. Poiché sebbene tale cosa non potesse compiersi con le forze naturali, pure la virtù, di cui era dotata l’anima beata di Cristo, poté muovere il corpo come le piacque; e questo, che già era glorificato, poté facilmente ubbidire all’impero dell’anima che lo muoveva. Questa è la ragione per cui crediamo che Cristo, come Dio e come uomo, è asceso al cielo per sua virtù.

... perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi: Catechismo della Chiesa Cattolica 243: Prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l’invio di un «altro Paraclito» (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione, che già aveva «parlato per mezzo dei profeti» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli), dimorerà presso i discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e «guidarli alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.

E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato: Catechismo della Chiesa Cattolica 1433: Dopo la Pasqua, è lo Spirito Santo che convince «il mondo quanto al peccato» (Gv 16,8-9), cioè al fatto che il mondo non ha creduto in colui che il Padre ha inviato. Ma questo stesso Spirito, che svela il peccato, è il Consolatore che dona al cuore dell’uomo la grazia del pentimento e della conversione.

Lo Spirito Santo dimostrerà la colpa del mondo...: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 maggio 1989): Spirito di verità, paraclito, è colui che, secondo la Parola di Cristo, “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8). È significativa la spiegazione che Gesù stesso dà di queste parole: peccato, giustizia e giudizio. “Peccato” significa soprattutto la mancanza di fede incontrata da Gesù tra “i suoi”, quelli cioè del suo popolo, i quali giunsero sino alla sua condanna a morte sulla Croce. Parlando poi della “giustizia”, Gesù sembra aver in mente quella giustizia definitiva, che il Padre gli renderà (... perché vado al Padre) nella Risurrezione e nell’Ascensione al cielo. In questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini. Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a Satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem, (Dominum et vivificantem, 27).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Fiducia, sempre! I discepoli “illuminati interiormente dallo Spirito, fortificati dalla sua luce, nonostante l’odio satanico del mondo e le persecuzioni, avrebbero diffuso ovunque il messaggio della vittoria di Cristo sul male, portando alla conversione moti fratelli” (Angelico Poppi).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale,  così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...