5 Maggio 2018

Sabato Feria V Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo” (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,18-21: Il mondo, in questa pericope, è “il complesso delle potenze tenebrose che combattono contro la luce; è il dominio di Satana, simbolo e manifestazione del male” (Paul Marie de La Croix). Quindi, non è l’universo o il complesso degli uomini, ma la congrega di coloro che si oppongono a Dio. In questa cornice si comprende il perché dell’odio violento contro il Cristo, la sua Chiesa, e contro tutti i cristiani: il mondo esecra, ammazza i credenti, li perseguita perché odia Gesù e perché non conosce colui che mandato Gesù.

Mondo - John L. Mckenzie (Dizionario Biblico): L’ebraico non ha un’unica parola che possa essere tradotta con mondo. Quando si menziona in un’unica frase l’universo visibile, si parla di «cielo e terra»: ma quest’espressione non significa esattamente «mondo», Il mondo (greco kosmos) in greco e nel pensiero moderno è concepito come un tutto sistematico, fondato su un principio unificatore; nel pensiero semitico antico, il «mondo» era un insieme di forze in conflitto. La parola greca kosmos per designare il mondo appare nell’Antico Testamento soltanto nei libri greci più tardivi e il suo uso dimostra l’influenza greca. Dio ha fatto il mondo (Sap 9,9), ne è il creatore (2 Mac 7, 23; 13,14), lo governa (2Mac 12,15), ne è il re (2 Mac 7,5). Il mondo ha una «costituzione», un principio unificatore (Sap 7,17). Gli dei della natura sono i presunti principi del mondo (Sap 13,2), Il mondo combatte per Dio e per il giusto (Sap 5,20: 16,17). Kosmos è usato anche per indicare non l’universo ma la terra: l’uomo è creato per governare il mondo (Sap 9,3); il tempio è onorato nel mondo intero (2Mac 3,12), La morte e l’idolatria sono entrate nel mondo (Sap 2,24; 14,14). Il mondo significa anche l’umanità: Adamo è li primo uomo plasmato padre del mondo (Sap 10,1), Noè era la speranza del mondo (Sap 14,6), i saggi sono la salvezza del mondo (Sap 6,24). Nel Nuovo Testamento kosmos è un termine cosmologico e teologico: l’uso teologico è molto più comune, ma i due significati spesso si confondono. Dio è il creatore del kosmos (At 17,24), che fu fatto per mezzo della Parola (Gv 1,10). Il kosmos appartiene ai cristiani (1Co 3,22). L’aggiunta di «tutto, in esso» (At 17,24) riecheggia l’ebraico «cielo e terra e tutto ciò che contengono» ed è un’espressione più ebraica che greca; il kosmos è concepito come un recipiente spaziale, come in Gv 21,25. Il kosmos è di durata limitata: ha la sua età (Ef 2,2), il suo termine (Mt 13,40) e il suo inizio (Mt 24,21), che è la creazione (Rm 1,20) o la fondazione (Mt 25,34; Lc 11,50; Gv 17,24; Ef 1,4; Eb 4,3; 9,26; 1Pt 1,20; Ap 13,8). La «fondazione» del mondo è un’eco del linguaggio Antico Testamento sulla creazione. Il mondo (1Gv 2,17) e la sua forma (1Cor 7,31) passano. Gli elementi del mondo a cui siamo asserviti e che in un certo senso sono ostili a Dio (Gal 4,3; Col 2,8,20) sono oscuri; alcuni pensano che si debbano identificare con la legge, altri con gli spiriti degli elementi, come appaiono nel sincretismo ellenistico.

Paolo VI (Udienza Generale, 23 Febbraio 1977):  ... la parola «mondo», nel nuovo Testamento e nella letteratura ascetica cristiana, riveste spesso un significato sinistro, e negativo al punto da riferirsi al dominio del Diavolo sulla terra e su gli stessi uomini dominati, tentati e rovinati dallo Spirito del male, chiamato «Principe di questo mondo» (Cfr. Io. 14,30; 16,11; Eph. 6,12). Il «mondo», in questo senso peggiorativo, significa ancora l’umanità, o meglio quella parte di umanità, che rifiuta la luce di Cristo, e che vive nel peccato (Rom. 5,12-13), e che concepisce la vita presente con criteri contrari alla legge di Dio, alla fede, al Vangelo (1Io. 2,15-17).
L’ambiguità perciò di significato di questa parola «mondo» costituisce uno dei problemi più gravi e più drammatici della vita cristiana, dal momento che noi siamo immersi nel mondo, campo frammisto di bene e di male, di «buon grano e di zizzania» (Matth. 13,25), anche se senza nostra colpa esso è perciò buono e fecondo ed insieme guasto e nocivo, e se la convivenza, alla quale le condizioni stesse della vita ci obbligano non può materialmente essere da noi sempre evitata (Cfr. Io. 17,15; 1Cor. 5,10). Si vive in un ambiente equivoco ed inquinato, dove è necessario continuamente sapersi immunizzare, con una profilassi morale, che va dalla fuga dal mondo, come fanno appunto quelli che per desiderio di perfezione scelgono un genere di vita votato a più rigorosa ed amorosa sequela di Cristo (Cfr. Lumen Gentium, 40,40), alla disciplina ascetica propria d’ogni vita cristiana, che non solo fa suo programma lo stile morale e spirituale proprio di chi ha ricevuto il battesimo, «come si conviene a santi» (Cfr. Eph. 5,3; Rom. 6,22), ma cerca di diffondere il sentimento ed il costume cristiano nel mondo stesso che vi è ostile e refrattario (Cfr. Apostolicam Actuositatem, 3, etc.).

Cristo salvatore del mondo - Fausto Longo (Schede Bibliche Pastorali, Vol V): Eppure, sopra ogni solitudine e smarrimento del mondo, resta valida la parola di Cristo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17; cf. 12,47).
Al mondo è sempre offerta la possibilità della fede (17,21). Cristo è venuto nel mondo come luce perché ognuno che crede in lui non resti nelle tenebre (12,46). È venuto perché abbiano la vita e l’abbiano con abbondanza (10,10).
Così «Dio ha amato il mondo»; e tale amore ha avuto la sua espressione irrepetibile nella vicenda storica per cui il Figlio si è donato agli uomini. Ma tale dono è sempre presente; Cristo illumina come «luce vera... ogni uomo» (1,9). L’amore di Dio è un continuo presente in Cristo e la confessione dei samaritani vale per sempre: «Questi è veramente il salvatore del mondo» (4,42).
L’incredulità fa sì che l’amore di Dio diventi giudizio; anzi per la libera decisione dell’uomo, diventa autocondanna (3,18). Per costui l’esistenza è ancora immersa nel mondo; quel mondo al quale Gesù non si rivela (14,19.22), per il quale non prega (17,9), non certo per mancanza di amore, ma perché il mondo non è aperto a questa preghiera.
Se il peccato domina sul mondo, questo «peccato del mondo» è qualcosa di più che la somma dei peccati individuali. Esso è una potenza che risulta da tutti i singoli peccati. L’azione personale segue dal peccato del mondo. Si potrebbe forse descriverlo come la situazione esterna che fa maturare l’orientamento interiore della persona. L’uomo di fronte alla situazione conserva la libertà di decisione. Però tale libertà è profondamente ristretta dalla situazione; è una «libertà situata» o condizionata; e sono tutti i peccati di tutti gli uomini che determi­nano tale atmosfera o situazione. Fin dal primo momento dell’esistenza la libertà viene ristretta nel suo campo d’azione, le possibilità di scelta sono limitate a causa di cattivi esempi e influssi, di oscuramento parziale o totale di valori e di norme morali, di indisponibilità a ricevere gli aiuti di Dio. Tutto   ciò   costituisce il «peccato del mondo».
Resta sempre vero che con Gesù Cristo il regno di Dio ha fatto irruzione nel mon­do, satana è stato spodestato (cf. Lc 10,18; 11,20; Gv 12,31; 16,11), la potenza di Dio già si manifesta nel dominio di Cristo risorto sopra i principati e le potestà, è già in corso la anakefalàiosis (= riunificazione) di ogni cosa in Cristo (Ef 1,10). Perciò, certamente anche la chiesa ha un compito enorme verso il mondo, per salvarlo.

Il cristiano ed il mondo - C. Lesquivit e P. Grelot (Dizionario di Teologia Biblica): In rapporto al mondo i cristiani si trovano nella stessa situazione complessa in cui si trovava Cristo durante il suo passaggio in terra. Non sono del mondo (Gv 15 19; 17,16); e tuttavia sono nel mondo (17,11), e Gesù non prega il Padre di ritrarneli, ma soltanto di custodirli dal maligno (17,15). La loro separazione nei confronti del mondo malvagio lascia intatto il loro compito positivo nei confronti del mondo da redimere (cfr. 1Cor 5,10).
Separati dal mondo. - Anzitutto separazione: il cristiano deve custodirsi immacolato dal mondo (Giac 1,27); non deve amare il mondo (1Gv 2,15), perché l’amicizia per il mondo è inimicizia contro Dio (Giac 4,4) e porta ai peggiori abbandoni (2Tim 4,10). Evitando di modellarsi sul secolo presente (Rom 12,2), rinunzierà quindi alle concupiscenze che ne definiscono lo spirito (1Gv 2,16). In una parola, il mondo sarà un crocifisso per lui ed egli per il mondo (Gal 6,14): se ne servirà come se non se ne servisse (1Cor 7,29ss). Distacco profondo, che evidentemente non esclude un uso dei beni di questo mondo conforme alle esigenze della carità fraterna (1Gv 3,17): tale è la santità che è richiesta al cristiano.
Testimoni di Cristo dinanzi al mondo. - Ma da un altro lato, ecco la missione positiva del cristiano dinanzi al mondo attualmente prigioniero del peccato. Come Cristo vi è venuto per rendere testimonianza alla verità (Gv 18,37), così il cristiano è inviato nel mondo (17,18) per rendere una testimonianza che è quella di Cristo stesso (1Gv 4,17). L’esistenza cristiana, che è tutto l’opposto di una manifestazione spettacolare alla quale Gesù stesso si è rifiutato (Gv 7,3s; 14,22; cfr. Mt 4,5ss), rivelerà agli uomini il vero volto di Dio (cfr. Gv 17,21. 23). Vi si aggiungerà la testimonianza della parola. Infatti i predicatori del vangelo hanno ricevuto l’ordine di annunziarlo al mondo intero (Mc 14,9; 16,15): vi brilleranno come altrettanti luminari (Fil 2,15).
Ma il mondo si leverà contro di essi, come già contro Gesù (Gv 15,18), cercando di riconquistare coloro che fossero sfuggiti alla sua corruzione (2Piet 2,19s). In questa guerra inevitabile l’arma della lotta e della vittoria sarà la fede (1Gv 5,4s): la nostra fede condannerà il mondo (Ebr 11,7; Gv 15,22). Per nulla stupito di essere odiato ed incompreso (1Gv 3,13; Mt 10,14 par.) ed anche perseguitato dal mondo (Gv 15,18 ss), il cristiano è confortato dal Paraclito, lo Spirito di verità, inviato in terra per confondere il mondo: lo Spirito attesta nel cuore del fedele che il mondo commette peccato rifiutando di credere in Gesù, che la causa di Gesù è giusta poiché egli è presso il Padre ed il principe di questo mondo è già condannato (16,8-11). Benché il mondo non lo veda né lo conosca (14,17), questo Spirito rimarrà nel fedele, e lo farà trionfare degli anticristi (IGv 4,4 ss). Ed a poco a poco, grazie alla testimonianza, quelli, tra gli uomini, il cui destino non è definitivamente legato al mondo, riprenderanno posto nell’universo redento che ha Cristo per capo.


Con una vita coerente di fede, i cristiani diventano luce del mondo - Apostolicam actuositatem 13: L’apostolato nell’ambiente sociale, cioè l’impegno nel permeare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive, è un compito e un obbligo talmente proprio dei laici, che nessun altro può mai debitamente compierlo al loro posto. In questo campo i laici possono esercitare l’apostolato del simile verso il simile, qui completano la testimonianza della vita con la testimonianza della parola. Qui nel campo del lavoro, della professione, dello studio, dell’abitazione, del tempo libero o delle associazioni sono i più adatti ad aiutare i propri fratelli. 
I laici adempiono tale missione della Chiesa nel mondo anzitutto nella coerenza della vita con la fede, mediante la quale diventano luce del mondo, e con la loro onestà in qualsiasi affare, con la quale attraggono tutti all’amore del vero e del bene, e in definitiva a Cristo e alla chiesa; con la carità fraterna, con cui diventano partecipi delle condizioni di vita, di lavoro, dei dolori e delle aspirazioni dei fratelli e dispongono a poco a poco il cuore di tutti alla salutare azione della grazia; con la piena coscienza della propria responsabilità nell’edificazione della società, per cui si sforzano di svolgere la propria attività domestica, sociale, professionale con cristiana magnanimità. Così il loro modo d’agire penetra un po’ alla volta l’ambiente di vita e di lavoro.
Questo apostolato deve abbracciare tutti quelli che vivono nel proprio raggio di azione e non escludere alcun bene spirituale o temporale realizzabile. Ma i veri apostoli non si accontentano soltanto di questa azione, bensì cercano di annunciare Cristo al prossimo anche con la parola. Infatti molti uomini non possono udire il Vangelo e conoscere Cristo, se non per mezzo dei laici che sono loro vicini.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Il cristiano deve custodirsi immacolato dal mondo (Giac 1,27); non deve amare il mondo (1Gv 2,15), perché l’amicizia per il mondo è inimicizia contro Dio (Giac 4,4) e porta ai peggiori abbandoni (2Tim 4,10).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, che nel battesimo ci hai comunicato la tua stessa vita, fa’ che i tuoi figli, rinati alla speranza dell’immortalità, giungano con il tuo aiuto alla pienezza della gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...