5 Aprile 2018

Giovedì fra l’Ottava di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo” (Sal 117,24).


Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48: Gesù risorto si presenta in mezzo ai suoi discepoli e li saluta con l’espressione tipica del mondo ebraico, shalom, pace. Questo termine si carica qui di un significato teologico in quanto indica il bene escatologico per eccellenza acquistato da Gesù con la sua morte. I discepoli sono impauriti e credono di vedere un fantasma. Gesù li rimprovera per la loro incredulità e, per dissipare i loro dubbi, presenta loro le sue mani e i suoi piedi, invitandoli a guardare e a toccare. Essi però restano increduli, perché da una parte si sentono riempire da una grande gioia, mentre dall’altra sono pieni di stupore: in altre parole ciò che stavano sperimentando sembrava loro troppo bello per essere vero. Egli allora si fa portare un po’ di pesce arrostito e lo mangia di fronte a loro. Questo gesto non ha un significato conviviale, ma rappresenta semplicemente una prova della realtà fisica della sua presenza.


La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Questa apparizione di Gesù risorto viene riferito da san Luca e da san Giovanni (cfr. Gv 20,19-23) San Giovanni vi riconnette l’istituzione del sacramento della Penitenza, laddove san Luca pone in rilievo la difficoltà dei discepoli ad accettare il miracolo della Risurrezione, nonostante la testimonianza degli angeli alle donne (cfr. Mt 28,5-7; Mc 16,5-7; Lc 24,4-11) e di coloro che avevano già veduto il Signore risorto (cfr. Mt 28,9-10; Mc 16,9-13; Lc 24,13ss.; Gv 20,11-18).
Gesù appare ai discepoli d’improvviso. mentre le porte sono chiuse (cfr. Gv 20,19), il che spiega la loro sorpresa e la loro reazione. SantAmbrogio osserva che il Signore “penetrò nella sala chiusa non perché la sua natura fosse incorporea, ma perché aveva una qualità propria del corpo risorto” (Expositio Evang. sec. Lucam, in loc.). Tra le doti del corpo glorioso v’è infatti lo sottigliezza, la quale fa sì che “il corpo sia completamente sotto l’impero dell’anima” (Catechismo romano, J, § 137), talché il Signore può passare attraverso gli ostacoli materiali senza incontrare resistenza alcuna.
La scena presenta un fascino singolare. dal momento che l’evangelista si sofferma a descrivere i particolari della condiscendenza divina volta a confermare i discepoli nella verità della Risurrezione.


Un’apparizione di riconoscimento - Rinaldo Fabris: 24,36-43: In quest’apparizione vengono superati i dubbi e le difficoltà dei discepoli nei confronti della risurrezione di Gesù. Egli si rende presente ai suoi discepoli improvvisamente, di sua iniziativa, e mediante alcuni «segni» elimina il sospetto che l’esperienza di pasqua non sia altro che la visione dello spirito di un morto. Per i cristiani che vivono nell’ambiente greco, dove ci immagina che lo spirito viva separato dal corpo dopo la morte, era indispensabile precisare che Gesù risorto non è uno spirito immortale, senza corpo. Le discussioni e le riflessioni delle comunità cristiane a contatto con questi problemi avevano già elaborato alcune risposte: Gesù non è un fantasma o uno spirito incorporeo perché i primi discepoli lo hanno veduto, hanno mangiato con lui (cfr. At 1,4; 10,41). Vi è una perfetta identità personale tra il crocifisso e il risorto, perché egli porta i segni della passione nelle mani e nei piedi; egli non appartiene più al regno dei morti, come gli spiriti, perché mangia con i vivi. Questi argomenti di carattere apologetico sono concentrati nell’autopresentazione solenne di Gesù: «Sono proprio io», 24,39. È questa presenza nuova di Gesù che riempie i discepoli di quella gioia che è il clima caratteristico della pasqua.


Il fatto della risurrezione Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Il Signore appare all’improvviso in mezzo agli Apostoli. Questi hanno di nuovo paura e non riescono a comprendere il fatto, sebbene ora sia già preceduto l’annunzio delle donne, di Simone e dei discepoli di Emmaus. Per questi Apostoli l’avvenimento e talmente inconcepibile che Gesù deve proprio farlo toccar loro con mano: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». E poiché neanche ora sono sicuri e ardiscono appena di guardare in faccia la realtà, chiede loro: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
E allora mangia davanti ai loro occhi. Ora non possono più sottrarsi all’evento. Gesù è presente fisicamente. La sua vita di risuscitato non è una sopravvivenza spirituale, ma un’esistenza corporea.
Si nota qui un altro fatto. Quando si dice: «mostrò loro le mani e i piedi» e quando Gesù aggiunge: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!», si rende chiaro che anche dopo la risurrezione egli ha i segni della crocifissione, le cicatrici. È dunque il crocifisso, che è risorto col suo stesso corpo. L’Apocalisse chiamerà il Signore glorioso «l’Agnello ucciso». Le cicatrici devono ricordare che il suo corpo è un corpo immolato e che la crocifissione è l’offerta di un sacrificio. Così la crocifissione del Signore non è soltanto un fatto storico, che si concentrò nel breve spazio di alcune ore, ma è un evento sempre permanente e sempre operante, poiché perdura l’oblazione. Il Signore glorioso è sempre l’immolato Signore, così che perdura l’efficacia del suo sacrificio.


Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio

126. Che posto occupa la Risurrezione di Cristo nella nostra fede? La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo e rappresenta, con la Croce, una parte essenziale del Mistero pasquale.

127. Quali «segni» attestano la Risurrezione di Gesù? Oltre al segno essenziale costituito dalla tomba vuota, la Risurrezione di Gesù è attestata dalle donne che incontrarono per prime Gesù e l’annunciarono agli Apostoli. Gesù poi «apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta» (1Cor 15,5-6) e ad altri ancora. Gli Apostoli non hanno potuto inventare la risurrezione, poiché questa appariva loro impossibile: infatti Gesù li ha anche rimproverati per la loro incredulità.

128. Perché la Risurrezione è al tempo stesso un avvenimento trascendente? Pur essendo un avvenimento storico, constatabile e attestato attraverso segni e testimonianze, la Risurrezione, in quanto entrata dell’umanità di Cristo nella gloria di Dio, trascende e supera la storia, come mistero della fede. Per questo motivo, Cristo risorto non si manifestò al mondo, ma ai suoi discepoli, rendendoli suoi testimoni davanti al popolo.

129. Qual è lo stato del corpo risorto di Gesù? La Risurrezione di Cristo non è stata un ritorno alla vita terrena. Il suo corpo risuscitato è quello che è stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso. Per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto aspetti diversi.

130. In che modo la Risurrezione è opera della Santissima Trinità? La Risurrezione di Cristo è un’opera trascendente di Dio. Le tre Persone agiscono insieme secondo ciò che è loro proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio «riprende» la vita che ha liberamente offerto (Gv 10,17) riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica


Giorgio De Capitani (Lettura Spirituale del Vangelo secondo Luca): Luca si è preoccupato di far capire ai suoi lettori provenienti dal mondo pagano che il Cristo risorto non era un fantasma. Forse bisognerebbe dimostrarlo anche all’uomo d’oggi. Non entriamo in certe discussioni teologiche sulla natura della Risurrezione, anche se sono utili per comprenderla meglio. Poniamoci invece una domanda pastorale: i cristiani di oggi come e in che cosa credono?
Non si ha la sensazione che tanti, tantissimi ormai sono attaccati solo a qualche formalità religiosa? Cristo è ritenuto ancora un fantasma a poco più. Pochi tra quei pochi che vanno in chiesa mettono Cristo nel centro della loro vita: vanno a pregare un fantasma. Quanta fede evanescente, nebulosa, priva del punto focale! Si crede e non si crede. Si crede fino a un certo punto, poi di Cristo si fa quello che si vuole: un oggetto da portare sul collo, un crocifisso da mostrare durante feste più pagane che religiose.
Cristo è qualcosa che non vive più. La religione è la proiezione delle esigenze formali dei praticanti occasionali: le cerimonie del battesimo a di prima comunione, per non dire di mille altre, sono monopolio dei credenti nel Cristo fantasma. Tutti possono dire la loro: sulle campane, sui fiori, sull’orario, sul vestito, tutti tranne il ministro di Cristo. Loro sono i ministri della nuova religione, di quella che non concede diritto di parola al Dio vivo. «Di questo voi siete testimoni»: ho sotto gli occhi il titolo di un libro di catechismo che richiama il dovere della testimonianza ai futuri cresimati. Certo, di passi se ne sono fatti dalla testimonianza, partita dagli apostoli e dai primi cristiani, a quella ora esigita fin da ragazzi. Oggi la Chiesa si sente più Chiesa universale, Chiesa in cui tutti, piccoli e grondi, devono crescere e maturare. C’è da una parte una forte proposta aperta a tutti, e dall’altra una spaventosa indifferenza. Nei primi tempi della Chiesa forse si discuteva meno sulla maturità dei laici, ma i laici maturavano nella fede; oggi si propone a tutti un Cristianesimo autentico, più aperto, chiedendo a ciascuno di collaborare nella costruzione del Regno di Dio, ma si preferisce rimanere infanti nella fede. Già ai ragazzi si insegna che la fede è testimonianza nel Cristo risorto, e poi succede che a malapena vengono al catechismo e chi viene fa di tutto tranne che prendere sul serie la scuola di catechismo. Provate a contare quanti bambini che si preparano alla Prima Comunione a alla Cresima vengono alla Messa festiva. La morale dal fai da te cioè del capriccio, dell’utile, del piacere a del comodo, i nostri bambini la imparano molto bene alla scuola della tv, pubblica e privata.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  “Gesù si rese presente in mezzo a loro. Non si descrive nessun passaggio attraverso le porte chiuse e nessun movimento dalla porta al centro della sala. Solo si afferma che rese visibile la realtà della sua presenza: mostrò loro le mani e il costato. Colui che sofferse la passione e li amò sino alla fine, ora è di nuovo con loro; è lì in mezzo, quasi a indicare che egli è l’unico punto di riferimento per la comunità” (Marco Galizzi).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del Battesimo e animati dall’unica fede, esprimano nelle opere l’unico amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...