16 Aprile 2018

Lunedì III Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4b - Acclamazione al Vangelo).


Dal Vangelo secondo Giovanni 6,22-29: Alla folla, affamata di pane e di «segni» analoghi a quello della manna (6,30-31), Gesù ha manifestato il suo potere divino con la moltiplicazione dei pani (6,1-15), ai discepoli camminando sul mare (6,16-21), ora, con il discorso del pane della vita, rivela la sua identità (6,22-59). Gesù, invitando i giudei a darsi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna, li esorta a darsi da fare a credere in Lui, pane vero disceso del cielo. Come la Sapienza invita gli uomini a mangiare il suo pane e a bere il suo vino (Cf. Pr 9,1-6; Sir 24,19-22), così Gesù invita a mangiare la sua carne, il pane vero che dà la vita al mondo e a bere il suo sangue, «versato per tutti gli uomini, in remissione dei peccati» (Mt 26,28). Gesù, Sapienza increata, invita la folla a porsi alla sua sequela: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Solo Gesù può dare un cibo e una bevanda veramente capaci di donare la vita eterna, in quanto superano la fragilità temporale e creaturale.


La folla sazia del pane miracoloso (Cf. Gv 6,1ss), affascinata dalla parola del Maestro (Cf. Lc 19,48), conquistata dalla dolcezza di Gesù (Cf. Mt 11,28-30), si mette alla ricerca del giovane Rabbi. Un entusiasmo non gradito, così invece di accoglienza trova un rimprovero: «Gesù rimprovera al popolo, che lo cerca, la incomprensione del miracolo come segno in cui leggere mediante la fede la rivelazione della sua persona. La loro comprensione è ancora solo naturale, materiale» (Giuseppe Segalla).
Al rimprovero segue una esortazione: Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna. Queste parole allargano gli angusti spazi spirituali del giudaismo: il pane, alimento che perisce, dà soltanto una vita che muore, il pane che il Figlio dell’uomo darà agli uomini spalanca le porte dell’eternità. L’eternità insegnata da Cristo era certamente una categoria religiosa assai lontana dalla teologia dei sadducei e dei farisei, anche se quest’ultimi, a differenza dei primi, credevano nella risurrezione.
Il Figlio dell’uomo darà questo pane perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Forse è un riferimento al Battesimo ricevuto da Giovanni nel fiume Giordano: potrebbe riferirsi alla voce del Padre che rivela al mondo Gesù come Figlio suo prediletto (Cf. Mt 3,17), oppure allo Spirito Santo disceso su di lui appena battezzato (Cf. Mt 3,16; Rom 4,11), potenza di Dio per effettuare i «segni» (Cf. Mt 12,28; At 10,38; Ef 1,13.30; 2Cor 1,22).
Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio? I giudei ammettono la loro ignoranza: comprendono la necessità di lavorare per avere il pane terreno, comprendono che devono darsi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna, ma non conoscono le condizioni che Dio pone per concederlo. Qui gioca molto la loro mentalità legalista, credono che Dio ponga un prezzo ai suoi doni e credono di poterlo pagare osservando qualche regola o precetto. Praticamente, una sorta di baratto, così come erano avvezzi a credere e a insegnare a motivo di una imperfetta educazione religiosa. La correzione non tarda ad arrivare. L’amore di Dio e i suoi doni sono gratuiti. L’opera che Gesù vuole è unica: credere in lui.


Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna -  L’uomo ha sempre temuto la morte, e così tutti «i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietà dell’uomo; il prolungamento di vita che procura la biologia non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore, invincibilmente ancorato nel suo cuore» (GS 18). Di fronte alla morte, solo la Chiesa può dare una risposta alle ansietà dell’uomo circa la sua sorte futura: infatti, «la Chiesa... istruita dalla rivelazione, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini delle miserie terrene» (GS 18). E per raggiungere questo fine di felicità, la Chiesa addita, come mezzo eccellente, l’Eucarestia, «medicina di immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell’eterna vita in Gesù Cristo» (Sant’Ignazio di Antiochia).
Non si può dire che si tratti di una pura metafora. Il suo significato pieno e autentico è fondato nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Si può affermare, come suggerisce padre Raniero Cantalamessa, che l’Eucaristia «permette di assaporare le primizie della vita eterna e per questo è la fonte in cui si rinnovano costantemente “la speranza e la gioia” del cristiano».


Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo - Henri van den Bussche (Giovanni): Nell’Antico Testamento il sigillo ha spesso un significato escatologico. I servi di lahvé sono segnati per essere risparmiati nella catastrofe finale (Ez 9,4-6; cfr. Ap 7,2-8; 9,14; Salmi di Salomone 15,6-9). Il libro che contiene i segreti del tempo escatologico è sigillato fino all’inizio di questo tempo (Dn. 12, 4-9; Ap. 5-6). Quando nel battesimo il cristiano è «segnato» dallo Spirito diventa, certo, mediante lo Spirito, possesso definitivo di Dio, ma soprattutto è destinato, messo da parte per il trionfo escatologico. Lo Spirito è il garante (2 Co. 1,22; Ef. l,13) del giorno che vedrà la liberazione escatologica (Ef. 4, 30). Quando Dio mette su Gesù il suo sigillo, Gesù diventa Figlio dell’Uomo ed è investito di una funzione escatologica. Non sono le opere che segnano Gesù, perché il sigillo è precedente ad esse (il verbo è all’aoristo), è contemporaneo alla missione. Le opere di Gesù rivelano questo sigillo, questo potere escatologico. In virtù del sigillo che conferma la sua missione di Figlio dell’Uomo, Gesù può compiere le opere. Il sigillo è parallelo e ha lo stesso valore della santificazione in Gv. 10,36, che è trasmissione di potere divino.
Questa legittimazione di Gesù come Figlio dell’Uomo è un passo verso la rivelazione del Figlio. Perché il potere concesso al Figlio dell’Uomo è tale da parte di Dio, che è precisamente il Padre di Gesù. Il procedimento giovanneo che orienta la rivelazione del Figlio dell’Uomo verso la rivelazione del Figlio qui è appena abbozzato. ma sarà ripreso con insistenza nelle sezioni seguenti.


I simboli dello Spirito Santo - Catechismo della Chiesa Cattolica 698: Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell’Unzione. Infatti su Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo. Poiché indica l’effetto indelebile dell’Unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine, l’immagine del sigillo [“sphragis”] è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il “carattere” indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.


Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio? - Marco Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Gesù ha messo a confronto due cibi: uno che perisce, uno che è sorgente di vita eterna. E la gente, sentendo che bisogna «darsi da fare» per ottenerlo, subito pensa alle molte opere che la Legge prescriveva per avere la vita (Dt 30,15-16). La domanda che fanno a Gesù sembra ovvia: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere che Dio esige da noi?» (6,28). Com’è difficile buttare giù una mentalità legalista, una concezione della vita che impedisce all’uomo di aprirsi al «dono»! Ebbene, Gesù tenta di farlo e indica la condizione per entrare nel definitivo disegno salvi fico di Dio. L’opera che Dio, oggi, esige è una sola: credere in colui che egli ha mandato (6,29). La gente capisce che Gesù sta parlando di sé e che non è possibile compiere l’opera di Dio e avere il nutrimento di vita eterna senza una totale adesione a lui per qualcosa che non può dare ora, ma che darà più tardi, quale Figlio dell’uomo (6,27). Per ora debbono credere che la darà e i segni miracolosi da lui compiuti sono più che sufficienti per dire che Dio Padre ha messo su di lui il suo sigillo (6,27).


Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Secondo i maestri della legge mosaica, le oere che erano gradite a dio e che ottenevano all’uomo la salvezza erano le preghiere e i digiuni, le elemosine e le decime, i riti e le purificazioni. Ma Cristo corregge la prospettiva e chiarisce che l’opera di Dio, il «lavoro» che gli è gradito, più che perdersi in prescrizioni legaliste, è accettare il suo inviato, credere nella persona di Gesù, il messia, sul quale il Padre ha messo il sigillo della divinità. Effettivamente, solo attraverso la fede, dono di Dio, Cristo può essere riconosciuto come suo Figlio e messia.
Dalle parole di Gesù si desume che la fede è grazia e dono di Dio e, allo tesso tempo, compito e risposta libera dell’uomo all’iniziativa e alla gratuità amorosa del Signore. Così lavoreremo per il cibo che dura per la vita eterna, come disse ripetutamente Cristo: non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Soprattutto, cercate il regno di Dio e la sua giustizia; il resto vi sarà dato in sovrappiù.
Tra gli affanni e le preoccupazioni di ogni giorno, fermiamoci un momento: che cosa cerchiamo e a che cosa mirano la nostra vita e il nostro lavoro? Fa male vedere che non c’è differenza tra molti cristiani e altri che si dicono non credenti. Immergiamoci nel compito essenziale della sequela di Cristo, avidi del suo pane che sazia definitivamente la nostra fame di giustizia e di pace, di speranza e d’amore, di silenzio e di contemplazione, di convivenza e di fratellanza, d’equilibrio e di maturità.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4b)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che manifesti agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo...