IL VANGELO DEL GIORNO

1 APRILE 2018

DOMENICA DI PASQUA



Oggi Gesù ci dice: “Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia” (Cfr. Sal 138,18.5-6).


Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9: Tutti i Vangeli sono concordi nell’attestare la risurrezione di Cristo Gesù. È l’evento che suggella la sua vita terrena e che allo stesso tempo ne disvela tutta la grandezza e singolarità. Ad avvalorare la verità della risurrezione di Gesù gli Apostoli adducono due fatti: il sepolcro vuoto (Mc16,1; Mt 28,1; Lc 24,1; Gv 20,1) e i loro incontri con Gesù (Lc 24,36; Mc 16,14; Gv 20,19; Mt 28,16). In questi incontri gli Apostoli vedono, parlano, toccano, mangiano con Gesù risorto. La risurrezione di Gesù è attestata anche da parte di san Paolo. Nella prima lettera ai Corinti egli scrive: «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (1Cor 15,1.3-6.8). “La risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo […]. La tomba vuota e le bende per terra significano già per se stesse che il Corpo di Cristo è sfuggito ai legami della morte e della corruzione, per la potenza di Dio. Esse preparano i discepoli all’incontro con il Risorto. Cristo, «il primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,18), è il principio della nostra risurrezione, fin d’ora per la giustificazione della nostra anima, più tardi per la vivificazione del nostro corpo” (CCC 638.657-658).


La Bibbia e i Padri della Chiesa (I Padri vivi): La Domenica della Risurrezione, inizialmente, non aveva una sua liturgia poiché la Vigilia pasquale si prolungava fino alle ore mattutine. Quando le celebrazioni vigiliari furono trasferite al sabato mattina, la Messa della Domenica divenne nelle coscienze dei fedeli la Messa principale della festa.
La gioia e la commozione rispecchiano in tutti i testi liturgici di oggi. In bocca al Cristo risorto, la Chiesa mette le parole del Salmo: «Io sono risorto, o Padre. Io sono di nuovo con Te poni su di me la tua mano; stupenda per me la tua saggezza» (Sal 138). È un canto di gioia per la vittoria sulla morte, il canto di esultanza per il ritorno al Padre, l’inno di glorificazione del Padre per la sua fedeltà, l’ammirazione per le sue vie inconcepibili. Cristo è risorto, non subisce più la morte, è il Signore dei vivi e dei morti. «La morte è stata ingoiata dalla vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15,55). Ecco il canto di gioia cantato da tutti coloro che appartengono a Cristo. Cristo è risorto e la sua vittoria è la nostra vittoria.
Al mattino della domenica si affrettano al sepolcro le donne con gli unguenti. Vedono l’angelo e odono le parole: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù, il Crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti!» (Mt 28,5).
Il Signore è risorto dai morti: questo messaggio del mattino di Pasqua risuona nella Chiesa e attraverso la Chiesa risuona nel mondo da venti secoli. Lo sostiene l’autorità di Pietro stesso: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio» (At 10,4). Nel gioioso giorno di Pasqua, nel giorno «che ha fatto il Signore», bisogna di nuovo rendersi conto che il Signore è veramente risorto, rafforzare la nostra fede nella fede della Chiesa e se nel cuore dell’uomo nasce il dubbio, bisogna richiamarsi all’autorità di Pietro nella Chiesa. Insieme a tutti coloro che portano nel mondo il nome di discepoli di Cristo, bisogna oggi rendere grazie al Padre, che attraverso il suo Unico Figlio ha vinto la nostra morte e ci ha aperto l’accesso alla vita eterna.
Insieme con Cristo siamo risorti ad una nuova vita. Ci ricorda san Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1). Cristo è risorto e insieme con lui anche noi siamo risorti alla nuova vita. Il gioioso giorno della Risurrezione ricorda ai discepoli di Cristo, che portano in sé la vita del Signore risorto e che non appartengono più solo a questo mondo. Il cristiano rimane sulla terra, ma già cammina nella gloria della risurrezione. Cristo è risorto ed ha trasformato tutto.
Cantando il gioioso «Alleluia», l’uomo può non desiderare la trasformazione interiore e il miglioramento? Cristo fu sacrificato come nostra Pasqua. Bisogna perciò buttar via «il lievito vecchio, lievito di malizia e di perversità» e cominciare a vivere in «sincerità e verità» (1Cor 5,8).


Il sepolcro vuoto - GIUSEPPE TOSATTO (Risurrezione, in Schede Bibliche Pastorali): Si tratta di un argomento che solo più tardi fu inserito nel ciclo della risurrezione, essenzialmente per motivi polemico-apologetici, anche se l’antica tradizione già lo conosceva; ce ne ha con­servate tracce in 1Cor. 15,4 e in Atti 13,29 s., così come in Atti 2 ove il contrasto tra David, il cui «sepolcro è ancora tra noi», e Gesù, che «non ha visto la corruzione del sepolcro», presuppone la costatazione del sepolcro vuoto.
Che tale argomento non sia stato subito ampiamente utilizzato dagli apostoli risulta evidente se si considera il carattere non perentorio e non kerygmatico, ma apologetico e negativo che il fatto rivestiva. Del resto, in nessuna pericope evangelica la scoperta del sepolcro vuoto è presentata come argomento fondamentale per la verità del messaggio pasquale, ma solo come una conferma apologetica indiretta che, attraverso angelofanie e cristofanie successive, ottiene il suo pieno valore. Non è infatti il sepolcro vuoto che causò la fede pasquale (Solo Giovanni [Gv 20,8] crede vedendo il sepolcro vuoto.), bensì l’incontro del Signore vivente dopo la sua morte. Tre sono le narrazioni incentrate sulla verifica del sepolcro, trovato vuoto, su una apparizione angelica che notifica la risurrezione e invia le donne agli apostoli (Mt. 28,1-8; Mc. 16,1-8; Lc. 24,1-12).
Il valore di testimonianza è evidente: la risurrezione implicava la morte di Gesù; sul Calvario e presso il sepolcro gli apostoli non c’erano, per cui non potevano addurre argomenti in base a questi fatti, né parlare del sepolcro vuoto; per questo fu conservato il ricordo della presenza delle pie donne che poterono testimoniare il fatto della morte di Gesù, della sua sepoltura e del sepolcro vuoto, da cui, attraverso la rivelazione e il messaggio dell’angelo, apprendono poi la risurrezione del Maestro. L’aspetto polemico è chiaro soprattutto in Matteo (Cf. Mt. 27,62-66) che inquadra il fatto del sepolcro vuoto come replica alle calunnie del rapimento del corpo di Gesù (Mt. 28,11-15) e come invito a tutti a controllare la realtà dei fatti.
Infine lo scetticismo con cui gli apostoli accolsero la notizia delle pie donne sta a dimostrare che i dodici non erano dei creduloni, ma si convinsero della risurrezione di Gesù solo in base a dati di fatto riscontrati personalmente. Alla notizia data dalla Maddalena che il corpo di Gesù non c’era più, Pietro e «l’altro discepolo» corrono al sepolcro e costatano la verità della parola della donna. Questo testo giovanneo conferma, attraverso la testimonianza di due apostoli, la realtà del sepolcro vuoto e, descrivendo la loro sorpresa di fronte alla pietra rovesciata, respinge la calunnia che il corpo del redentore fosse stato trafugato.
Oltre al motivo apologetico, è da sottolineare quello parenetico-teologico. Pareneticamente si vuol insegnare che la fede nella risurrezione non è una soluzione a buon mercato escogitata dai discepoli, ma una conquista lenta e difficile; per questo anche i neo convertiti non dovevano scoraggiarsi di fronte alle difficoltà della fede in Cristo risorto, ma trovare in questi fatti motivo di fiducia e di consolazione. Infine teologicamente si ricorda che la fede pasquale, oltre che nelle apparizioni, trova suo fondamento nelle prove profetiche della Scrittura, pienamente avveratesi in Cristo.
In tal modo la tradizione del sepolcro vuoto, storicamente fondata, diventa una prova sussidiaria della risurrezione ed una conferma indiretta alla veridicità e realtà delle apparizioni testimoniate dagli apostoli come fondamento della loro fede.


Giovanni Paolo II (Giovanni Paolo II, Messaggio Urbi et Orbi, 20 aprile 2003): 1. “Surrexit Dominus de sepulcro qui pro nobis pependit in ligno” (dalla Liturgia). “È risorto dal sepolcro il Signore, che per noi fu appeso alla croce”. Alleluia! Risuona festoso l’annuncio pasquale: Cristo è risorto, è veramente risorto! Colui che “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto”, Gesù, Figlio di Dio nato dalla Vergine Maria, “è risorto il terzo giorno secondo le Scritture” (Credo). 2. Questo annuncio è il fondamento della speranza dell’umanità. Se infatti Cristo non fosse risorto, non solo sarebbe vana la nostra fede (cfr. 1Cor 15,14), ma vana sarebbe anche la nostra speranza, perché il male e la morte ci terrebbero tutti in ostaggio. “Ora, invece, - proclama l’odierna Liturgia - Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,20). Morendo Gesù ha infranto e vinto la ferrea legge della morte, estirpandone la radice velenosa per sempre. 3. “Pace a voi!” (Gv 20,19.20). Questo è il primo saluto del Risorto ai discepoli; saluto che quest’oggi ripete al mondo intero. O Buona Novella tanto attesa e desiderata! O annuncio consolante per chi è oppresso sotto il peso del peccato e delle sue molteplici strutture! Per tutti, specialmente per i piccoli e i poveri, proclamiamo oggi la speranza della pace, della pace vera, fondata sui solidi pilastri dell’amore e della giustizia, della verità e della libertà.


La risurrezione di Cristo Gesù continua:
1. Nei credenti, quando dallo stato di peccato, immergendo la loro vita nel salutare sangue di Cristo, risorgono dalla morte spirituale.
2. Nella Chiesa, Madre e Vergine, quando partorisce nelle acque salutari del battesimo nuovi figli. Finché dura questa esperienza terrena, la Chiesa, fortificata dalla potenza del Signore risorto, sarà icona perfettissima di Cristo portando nelle sue membra i segni della passione del suo Signore. Alla fine dei tempi la Chiesa tutta sarà associata a Cristo risorto.
“La chiesa «avanza nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni e le consolazioni di Dio», annunciando la croce e la morte del Signore fino a che venga [1Cor 11,26]. Dalla potenza del Signore risorto viene fortificata, per poter superare con pazienza e amore le afflizioni e difficoltà tanto interne che esterne, e per svelare fedelmente al mondo il mistero del Signore, anche se sotto l’ombra dei segni, fino al giorno in cui finalmente risplenderà nella pienezza della luce” (LG 8).
3. Nella creazione, la quale “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rom 8,19-21).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Il Cristo è risorto: tutto e tutti devono riflettere la luce di lui: l’uomo e la famiglia, le leggi e il costume, e le varie forme di vita comunitaria delle nazioni. Poiché Cristo ha vinto il peccato e la morte, instaurando nuovo ordine nei rapporti dell’uomo con Dio, nulla può ormai esimersi dal suo divino imperio: «come Cristo risuscitò da morte per la gloria del Padre, così noi camminiamo in novità di vita» [Rom. 6,4]” (Giovanni XXIII, Messaggio Urbi et Orbi, 14 aprile 1963).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio e vive e regna con te...