IL PENSIERO DEL GIORNO

4 Marzo 2018

 III DOMENICA QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna” (cfr. Gv 3,16 - Acclamazione al Vangelo).


Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-25: Gesù vuole suggerire che il suo corpo risuscitato sarà il centro del culto in spirito e verità (Cf. Gv 4,21s), il luogo della presenza divina (Cf. Gv 1,14), il tempio spirituale da dove zampilla la sorgente d’acqua viva (Cf. Gv 7,37-39; 19,34). È uno dei grandi simboli giovannei (Cf. Ap 21,22).


Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Il contegno e le parole di Gesù all’atto di cacciare i venditori dal tempio rivelano chiaramente che egli è il Messia annunziato dai profeti. Per questo alcuni Giudei si avvicinano e gli chiedono un segno che confermi la sua potestà (cfr Mt 16,1; Mc 8,11; Lc 11,29). Le autorità giudaiche cercheranno in seguito di trasformare la risposta di Gesù (v. 20), oscura fino al momento della sua Risurrezione, in una invettiva indirizzata contro il tempio, tale da meritare la pena di morte (Mt 26,61; Mc 14,58; cfr Ger 26,4ss.): se ne serviranno poi per dileggiare con sarcasmo il Signore agonizzante sulla Croce (Mt 27,40; Mc 15,29) e, infine, sarà sufficiente che la sentissero ripetere da santo Stefano perché questi fosse accusato davanti al sinedrio (At 6,14).
Nelle parole pronunziate da Gesù non v’è la minima traccia di disprezzo, come in seguito pretenderanno i falsi testimoni. Il miracolo che il Signore offre ai Giudei, quello che chiama “il segno di Giona” (cfr Mt 16,4), sarà la sua Risurrezione. A indicare la grandiosità del miracolo della sua Risurrezione, Gesù si serve di una metafora, quasi a dire: vedete questo tempio? Ebbene, immaginate ora che sia distrutto. Non sarebbe un grande miracolo se venisse ricostruito in tre giorni? Tale sarà il segno che io darò. Voi infatti distruggerete il mio corpo, che è il vero tempio di Dio, ma io lo farò risorgere al terzo giorno.
La dichiarazione che Gesù è il tempio di Dio rimase oscura per tutti. Giudei e discepoli pensarono che il Signore parlasse di riedificare il tempio che Erode il Grande aveva iniziato a costruire nel 19-20 a.C. Solo più tardi i discepoli intesero il vero significato delle parole ciel Maestro.


Trovò nel tempio, è il recinto sacro, che comprendeva anche il cortile dei pagani. I cambiamonete, seduti ai loro banchi, avevano l’ufficio, dietro compenso, di cambiare per gli ebrei il denaro proveniente dalle nazioni pagane riproducenti l’effige dei sovrani e per tale motivo inadatte per pagare la tassa del Tempio.
A questo punto, Gesù, provoca i Giudei. A gente avvezza a tenere in mano la Sacra Scrittura, il gesto del Cristo è inequivocabile e di una portata straordinaria. Egli si pone al di sopra delle tradizioni giudaiche presentandosi come «il Figlio di Dio, perciò esigono da lui un segno - cioè un miracolo - che giustifichi il suo operato. Ci troviamo, qui, di fronte ad una richiesta tipicamente giudaica: in pratica, i Giudei non vogliono credere, ma vedere, per poi finire per negare l’evidenza... Rifugiandosi nell’affermazione che “costui scaccia i demoni per mezzo di Belzebul, il capo dei demoni”» (G. Gambino).
Gesù accetta la sfida dei Giudei e con l’immagine della distruzione e della ricostruzione del Tempio, preannuncia loro come segno la sua risurrezione.
I Giudei non afferrano il vero significato delle parole di Gesù per cui non possono non restare che beffardamente stupiti della sua pretesa di poter realizzare in tre giorni un’opera per la quale c’erano voluti ben quarantasei anni. L’equivoco, soggiacente alle parole di Gesù, annuncia una verità sconvolgente e che rivoluzionerà per sempre i destini dell’umanità: la morte e la risurrezione del «Figlio di Maria» (Mc 6,3) distruggeranno per sempre l’impero di Satana liberando l’uomo dal potere del peccato e della morte.
Il verbo greco, egheiro (lo farò risorgere), che troviamo nella frase è lo stesso usato per indicare la risurrezione di Gesù. Se negli altri testi del Nuovo Testamento è Dio che fa risorgere Gesù, nel Vangelo di Giovanni è Gesù ad avere il potere di risorgere: Figlio di Dio (Cf. Mc 1,1), Cristo Gesù, come il Padre risuscita i morti e dona la vita a chi vuole (Cf. Gv 5,21). Egli è la risurrezione e la vita, chi crede in lui, anche se muore, vivrà (Cf. Gv 11,25). Gesù ha il potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo (Cf. Gv 10,17-18). Se nell’episodio della purificazione del Tempio, l’attestazione della divinità di Gesù è discreta e alquanto velata, questa si farà sempre più chiara con l’incalzare degli eventi tanto da entrare tra i capi d’accusa contro il giovane Rabbi di Nazaret: i Giudei «cercavano di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio» (Gv 5,18).


Gesù si rivela come figlio di Dio - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): Nella scena della purificazione del tempio è di estremo interesse per la cristologia, la rivelazione di Gesù di essere Figlio di Dio o per lo meno di essere in rapporto eccezionale con Dio.
Il fatto che Gesù venga al tempio per purificarlo, realizzando in tal modo la profezia di Mal 3,1ss., mostra che Gesù è dotato di poteri divini, perché tale azione purificatrice, secondo questo oracolo profetico, è riservata all’angelo dell’alleanza, ossia al Signore in persona.
In Gv 2,16 inoltre Gesù insinua con sufficiente chiarezza di essere figlio di Dio, perché la casa di Dio è chiamata «casa di mio Padre». Con tale affermazione quindi Gesù implicitamente si manifesta come Figlio di Dio. L’intenzione di Giovanni in merito non ammette dubbi, perché la frase dei sinottici (Mc 11,17 = Mt21,13 = Lc 19,46): «La mia casa sarà (chiamata) casa di preghiera».
Nel quarto vangelo ricorre nella forma: «non fate della casa di mio Padre una casa di mercato!».
Questo passo giovanneo (Gv 2, 16) è molto importante, perché nel quarto vangelo contiene la prima autorivelazione di Gesù sulla sua filiazione divina.
«Gesù dice con grande naturalezza “la casa di mio Padre” ... e l’attenzione del lettore è attirata sull’intimità di Gesù con suo Padre». Nelle pericopi giovannee precedenti sono altri a vedere in Gesù una persona divina (cf. Gv 1,34 [?]).
In Gv 2,16 Gesù per la prima volta chiama Dio suo Padre. Nel seguito del vangelo giovanneo ciò si verificherà innumerevoli volte (cf. Gv 5,17.43; 6,32.40; 8,19.49.54; 10,18.25.29 ecc.).


Don Enzo Carli: La Pasqua dell’anno che correva quando arrivò Gesù a Gerusalemme, aveva perduto molto della religiosità ed era diventata una buona occasione di mercato. A Gerusalemme, presso il tempio, si erano istallati i mercanti che vendevano gli agnelli per il sacrificio. Tante bancarelle per i cibi, tanti banchi per cambiare le monete di quelli che venivano dall’estero. Insomma, per molti tutto si faceva fuorché pregare. E Gesù si arrabbiò, non perché avesse perso il controllo di se stesso, ma perché tanta variopinta gente offendeva la santità di quel luogo di preghiera, e a tutto pensava fuorché a Dio.
Noi dobbiamo imparare a rispettare questo luogo santo dove ci troviamo la casa di Dio, qui si viene per cantare le lodi di Dio, per alzare la voce nella preghiera, per incontrarci coi fratelli, per scambiarci il segno della pace. Questo luogo è sacro, e custodisce la presenza del Signore.
Poi Gesù, riportato il buon ordine nel tempio, prende a parlare di un altro tempio, il tempio del suo corpo. Perché lui è il vero «luogo» dove Dio si incontra con noi e noi; comunicando con lui, ci incontriamo con Dio.
Sul suo corpo Gesù fa una profezia: distruggerete il tempio del mio corpo, ma dopo tre giorni risorgerà. Gesù profetizza la sua morte e la sua risurrezione.
Impariamo pure quest’altra verità. La Chiesa, tempio della presenza di Cristo, avrà vita fino alla fine dei secoli. Come Gesù risorto non muore più, così la Chiesa, partecipando alla vita del Signore risorto, durerà finché nel mondo ci saranno uomini e donne da portare alla salvezza. In mezzo a noi c’è Gesù, uomo e Dio forte, Signore e amico nostro. Fidatevi di lui, guardate come è coraggioso, non ha paura a sfidare una grande folla. La sua forza è la sua verità e il suo amore.
Impariamo a onorare il tempio del nostro corpo, perché anche noi siamo tempio di Dio, dimora della presenza della Santissima Trinità, ad imitazione di Cristo, tempio vero della divinità che abita in lui come persona del Figlio di Dio. Impariamo ad onorare ed amare la Chiesa tempio indistruttibile del Signore. Anche noi, anima e corpo, siamo da rispettare e da indirizzare alla santità perché segnati dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo.


Benedetto XVI (Angelus, 11 Marzo 2012): La cacciata dei venditori dal tempio è stata anche interpretata in senso politico-rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, “zelanti” per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì. In realtà, è impossibile interpretare Gesù come violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza.
Ascoltiamo allora le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione. Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il “segno” che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. “Distruggete questo tempio - disse - e in tre giorni lo farò risorgere”. E san Giovanni annota: “Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,20-21). Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre “in spirito e verità” (Gv 4,23).
Cari amici, lo Spirito Santo ha iniziato a costruire questo nuovo tempio nel grembo della Vergine Maria. Per sua intercessione, preghiamo perché ogni cristiano diventi pietra viva di questo edificio spirituale.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Impariamo a onorare il tempio del nostro corpo, perché anche noi siamo tempio di Dio, dimora della presenza della Santissima Trinità.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Signore nostro Dio, santo è il tuo nome; piega i nostri cuori ai tuoi comandamenti e donaci la sapienza della croce, perché, liberati dal peccato, che ci chiude nel nostro egoismo, ci apriamo al dono dello Spirito per diventare tempio vivo del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo ...