IL PENSIERO DEL GIORNO

5 Febbraio 2018

LUNEDÌ V SETTIMANA «per annum»


Oggi Gesù ci dice: “Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.  Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,5-6 - Antifona alla Comunione).


Dal Vangelo secondo Marco 6,53-56: Genezaret: spinti dal vento, i discepoli non riescono a portarsi al posto voluto sulla riva ad occidente di Bcthsaida (v. 45). Dopo una notte laboriosa e tormentata giungono, dunque, molto più ad occidente, nella zona di Genezaret, da cui viene uno dei diversi nomi del lago [Mc 11,67; Lc 5,1; Mt 14,34]. La pianura di Genezaret, con circa 6 km di lunghezza e 4 di larghezza, si estende tra Magdala a sud e Et-Tabga a nord, sulla costa occidentale del lago. Secondo G. Flavio, Ant. jud., 3, 10, 8 nel I d.C. era tra le zone più fertili di tutta la Palestina. alcuni lo riconobbero: in greco il verbo manca di soggetto come tutta la descrizione successiva. Evidentemente è un tratto riassuntivo, in cui l’evangelista ha voluto condensare un periodo non determinato dell’attività di Gesù, soprattutto come taumaturgo. Nel testo non si parla di insegnamento impartito alle folle e ciò, secondo alcuni, starebbe a significare che, nonostante i miracoli, la gente andava distaccandosi con crescente indifferenza da Gesù, il quale a sua volta si distaccava da essa per recarsi in località sempre più lontane [cf 7,24]” (Alberto Siti, Vangelo secondo Marco).


Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse: ovunque Gesù si reca il suo passaggio suscita speranza, gioia. La sua presenza cambia letteralmente la vita e le giornate delle cittadine e dei villaggi: uomini e donne lasciano le loro occupazioni quotidiane, i bambini i loro giochi, i malati i loro letti di dolore, per affollarsi attorno alla sua Persona, cercando un contatto, attendendo una parola di consolazione, un gesto di compassione. La descrizione evangelica di questa folla dolorante mette in evidenza che finalmente è giunto tra gli uomini Colui che sa commuoversi sul dolore degli uomini. Tutti sperano e confidano in lui e nella sua forza di guarigione: è sufficiente per molti anche solo toccare la frangia del suo mantello per essere guariti: ... e quanti lo toccavano venivano salvati, ritrovare la sanità del corpo è importante perché significa reinserirsi nella vita, ritornare a gioire e a sperare..., ma è la salvezza che dona pienezza di vita, di gioia, di speranza perché mette in comunione l’uomo con Dio. Il Vangelo ci suggerisce un impegno, quello di farci lembo di mantello di Cristo per essere toccati dagli uomini, e donare ad essi la gioia della salvezza.


In contatto con la forza del regno - Basilio Caballero (La Parola Per Ogni Giorno): Gesù mise ripetutamente in relazione le guarigioni dì infermi con la venuta del regno di Dio nel mondo degli uomini; secondo lui, le guarigioni erano segni di liberazione, uniti ed equiparabili all’annuncio del vangelo. Così fece nella sinagoga di Nazaret, quando applicò il testo del profeta Isaia a se stesso, come unto dallo Spirito di Dio, mandato per annunciare ai poveri la buona novella, per ridare la vista ai ciechi e la libertà agli oppressi (Lc 4,18s).
Gesù si riferisce alle sue guarigioni anche nella risposta al Battista, che dal carcere manda emissari a chie­dergli della sua identità messianica: «”Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?”. In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Po diede loro questa risposta: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella”» (Lc 7,20ss).
Anche se con una sfumatura di magia, il gesto de malati che volevano toccare il mantello di Gesù per guarire raggiungeva un livello religioso di fede. Volevano entrare in contatto con il potere soprannaturale del rabbi di Nazaret, nel quale, come diceva la gente, agiva la forza di Dio. Era un primo passo dalla religiosità naturale alla fede; perché alla fede, come condizione preliminare, erano strettamente collegati i miracoli di Gesù, segni della salvezza portata dal regno di Dio agli esseri umani.
«I lettori cristiani di questo vangelo devono convincersi che è necessario toccare Gesù in senso più profondo di quanto facessero i galilei; cioè, si deve credere in lui come il messia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente Figlio di Dio » (R. Schnackenburg).
Tutto questo perché la fede è un incontro personale con Dio attraverso Gesù, giacché Cristo è il luogo e il sacramento visibile di questo incontro con Dio. Perciò non c’è altra strada se non quella di «toccare» con la fede Gesù, immagine del Padre e sua parola fatta uomo.


E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati: Compendio della Dottrina Sociale 261: Durante il Suo ministero terreno, Gesù lavora instancabilmente, compiendo opere potenti per liberare l’uomo dalla malattia, dalla sofferenza e dalla morte. Il sabato, che l’Antico Testamento aveva proposto come giorno di liberazione e che, osservato solo formalmente, veniva svuotato del suo autentico significato, è riaffermato da Gesù nel suo originario valore: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,27). Con le guarigioni, compiute in questo giorno di riposo (cfr. Mt 12,9-14; Mc 3,1-6; Lc 6,6-11; 13,10-17; 14,1-6), Egli vuole dimostrare che il sabato è Suo, perché Egli è veramente il Figlio di Dio, e che è il giorno in cui ci si deve dedicare a Dio e agli altri. Liberare dal male, praticare fraternità e condivisione è conferire al lavoro il suo significato più nobile, quello che permette all’umanità di incamminarsi verso il Sabato eterno, nel quale il riposo diventa la festa cui l’uomo interiormente aspira. Proprio in quanto orienta l’umanità a fare esperienza del sabato di Dio e della Sua vita conviviale, il lavoro inaugura sulla terra la nuova creazione.


Presenza della carità - Ad gentes 12: La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo.


Atteggiamento spirituale degli ammalati - Lumen gentium 41: Sappiano che sono pure uniti in modo speciale a Cristo sofferente per la salute del mondo quelli che sono oppressi dalla povertà, dalla infermità, dalla malattia e dalle varie tribolazioni, o soffrono persecuzioni per la giustizia: il Signore nel Vangelo li ha proclamati beati, e «il Dio... di ogni grazia, che ci ha chiamati all’eterna sua gloria in Cristo Gesù, dopo un po’ di patire, li condurrà egli stesso a perfezione e li renderà stabili e sicuri» (1Pt 5,10).
Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo.


Sant’Agata -  Messaggio e attualità - Enzo Lodi (I Santi del Calendario Romano): La colletta, scelta dalle due presenti nel sacramentario Gregoriano, pone in rilievo la gloria associata della verginità e del martirio. Il testo latino differenzia i termini chiamando «virtù» (potenza) il martirio e «merito» la castità: si vuole così sottolineare che se il martirio rivela la potenza di Dio, che trionfa anche della debolezza della creatura infondendole la sua forza, la castità è invece più opera della creatura, pur sempre nel corrispondere alla grazia del Signore. Nella lettura dell’Ufficio, scritta dal patriarca di Costantinopoli san Metodio (874), di origine siracusana (perciò detto il Siculo) e grande difensore del culto delle immagini (seguendo le orme del settimo concilio di Nicea: 787), si gioca sull’etimologia greca di Agata, che significa «buona», per presentarla come modello di fortezza nel martirio in quanto «portava le tracce del sangue purpureo di Cristo di cui era imbevuta». Le due antifone delle lodi e dei vespri, rimaste dall’Ufficio medievale (secolo X), sottolineano l’ardore di questa martire che «andava con grande gioia al carcere come una sposa verso le nozze»; e insieme la riconoscenza della martire vittoriosa dei tormenti dei carnefici. L’attualità di questa memoria può essere oggi evidenziata con l’illustrare il significato della lotta per il martirio incruento della castità cristiana, che concerne tutti gli stati di vita: anzitutto della verginità consacrata, che ha senza dubbio un merito speciale davanti al Signore per chi la offre per il servizio di Dio e dei fratelli; e poi anche dello stato coniugale e della condizione cristiana in genere, dove la castità è sempre una virtù essenziale. Non per nulla nel Medioevo è annoverata fra le sante «ausiliatrici» (per le malattie del seno).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** [Quando Gesù] era nel mondo, il solo tocco delle sue vesti sanava gli infermi, come si può dubitare, avendo fede, che non farà miracoli, così intimamente unito [nella comunione eucaristica], e non ci darà quanto gli chiederemo, trovandosi nella nostra casa? Sua Maestà non ha certo l’abitudine di pagare male l’alloggio, se gli viene data confortevole ospitalità. (Teresa d’Avila, Cammino di Perfezione [Vallodolid], capitolo 34,8)
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa:  Donaci, Signore, la tua misericordia, per intercessione di sant’Agata, che risplende nella chiesa per la gloria della verginità e del martirio. Per il nostro Signore Gesù Cristo...